Maenza, non si placano le polemiche sulle centrali
«Biogas pericoloso
per i residenti»
Daniele Neroni smentisce il comitato Anche gli allevatori
non sono
d’accordoSI fa sempre più incandescente il dibattito sul biogas
a Farneto di Maenza. Contrapposti il fronte del no e
del sì. Sul fronte del no
registriamo questa volta la
voce di Daniele Neroni che
contesta quanto asserito dal
comitato che dice sì al biogas a proposito del fatto che
«nessuna abitazione esistente, davvero poche tra l’altro
quelle vicine agli impianti e
comunque più vicine ad
aziende zootecniche esistenti, avrà una distanza dal
fermentatore inferiore a 150
metri circa». Si tratta di affermazione quanto mai errata- sottolinea Neroni. «L’
impianto da 599 kw è stato
invece progettato a ridosso
di civili abitazioni (la casa
dei miei genitori dista a 35
m dalla recinzione»; inoltre,
nella contrada ‘Fon t an a
N u ova ’ è presente anche un
centro estetico all’avanguar -
dia che ne risulterebbe assai
danneggiato. Farneto ormai
è un piccolo paese densamente popolato che non può
permettere la costruzione di
impianti a 50 - 100 metri».
C’è dell’altro. Gli allevatori
allo stato attuale hanno terreno a sufficienza per lo
spandimento, pertanto non è
vero che non si sa come
smaltire il letame.
Infatti, per la categoria, sarebbe preferibile concimare
con il letame rispetto al digestato dell’impianto.
Senza contare che alcuni tra
gli allevatori più importanti
contattati di Farneto si dicono estranei all’iniziativa di
cui si parla.
«Oltre al letame – continua
Neroni - l’impianto avrà bisogno di mais e per la coltivazione a servizio dell’im -
pianto il progettista parla di
30 ettari per il primo impianto. A quanto risulta tutti
questi terreni non ci sono e
neanche sono menzionati;
oltre al mais l’impianto avrà
bisogno di triticale, materiale che comunque dovrà essere prodotto o comprato
per poi essere immesso
nell’impianto». Il tutto dove
sarà stoccato? Questo signiPRIVER NO, l’imprend itoria
femminile punta sull’i nve n t iva .
Negozi che rischiano di abbassare le saracinesche per inerzia
del commercio; attività che
cessano di esistere per mancanza di attrattiva turistica e forme
di incentivazione all’animazio -
ne; progetti di rianimazione del
centro storico che non decollano. Un elenco che potrebbe
avere la coda ancora più lunga
e che dà il sentore di un’econo -
mia, quella collinare dei centri
lepini, fortemente prostrata.
Eppure c’è chi reagisce e dà
fondo alla creatività! Se una
cartolibreria è un contenitore
dove si entra solo per certi acquisti di routine, ecco allora
che la titolare, come Mena
D’Alessio di «Carta Magia»,
nelle lunghe pause di attesa del
cliente che stenta ad arrivare
non se ne sta con le mani in
mano. Mette mano all’uncinet -
to e realizza le borse dell’esta -
te; confeziona bellissimi anelli
di stoffa,; crea collane riciclando pezzi di bottiglie di plastica.
Il negozio di trasforma in una
«bottega dell’arte» e si offre a
modello di quella filiera di piccoli esercizi commerciali che
doveva nascere nei vicoli di
Priverno come forma di rivitalizzazione di un microcosmo
sociale in estinzione. Vecchi
progetti rimasti allo stato di
idee senza concretizzazione
che avrebbero dovuto unirsi e
valorizzare le capacità acquisite nell’istituto d’arte. «Quando
la crisi economica ha raggiunto
il suo fondo – sottolinea la
commerciante delle ‘Callette’
di Priverno – la donna che lavora, che ha impiantato un negozio da 31 anni e che lo ha
mantenuto in vita con grandi
sacrifici, non può vederselo
crollare come un castello di
sabbia da un momento all’al -
tro. La mente allora schizza dal
basso in alto e riesce a trasformare il lavoro in mestiere e il
mestiere in arte». La storia del
commercio a Priverno corre
lungo un tracciato fatto di queste, come altre iniziative, che
mira diritto a cogliere un obiettivo difficile: tenersi pronti con
un’offerta ampia, variegata
e…originale alla domanda del
cliente locale, ma anche forestiero. I turisti, che a Priverno
trovano archeologia d’ep oc a
romana, chiese medievali, palazzi signorili e l’intersezione
dei vicoli in alto e in basso con
Via Consolare per aprirsi alla
«passeggiata» di Via Giacomo
Matteotti, potrebbero riempirsi
gli occhi di meraviglia e dare
un po’ di ossigeno ai commercianti. C’è bisogno di una pianificazione che la nuova amministrazione, guidata dal giovane sindaco Angelo Delogu,
dovrebbe mettere in conto per
arrivare a un’estate animata che
dia slancio all’economia. La
stessa proposta dovrebbe valere per Fossanova, borgo medievale che ha nell’abbazia e
n el l’incanto di un perimetro
abitativo unico i suoi gioielli,
ma che appare sottovalutato nei
suoi punti commerciali.
Mina Picone
Mena
D’Alessio
titolare del
negozio
«Carta
Magia»
fica che il territorio verrà
deturpato perché le terre
verranno tutte coltivate a
mais e gli allevatori indotti a
cessare la loro attività perché non più remunerativa.
Converrà più affittare i terreni che altro. Il latte che ora
producono viene venduto
nella filiera del Dop, ma
domani quale sarà il loro
destino? Perché non si
considera la
r eg o l am e nt azione della regione EmiliaRomagna nelle sue linee
guida per la
locali zzazione delle centrali a biogas
(delibera dell’Assemblea
regionale n. 51 del 26 luglio
2011) che stabilisce che il
territorio di produzione del
Parmigiano-Reggiano è
considerato non idoneo
all’installazione di impianti
per la produzione di energia
da biogas? A Maenza, in
caso di realizzazione
dell’impianto, bisognerà dimenticare qualunque tipo di
riconoscimento delle produzioni locali. Si consideri che
da anni c’è chi si batte per il
riconoscimento DGP per la
produzione dell’olio di oliva
locale. Quale sarà il destino
della coltivazione spinta di
mais dopo cinque o sei anni
quando la terra sarà resa
totalmente improduttiva?
Secondo quanto scritto nel
progetto, potranno essere
conferiti all'impianto anche
rifiuti di ogni genere, rifiuti
vegetali, tra cui la sansa delle olive nonché gli scarti
industriali derivanti dalla
t ra s f or m a zi one degli alimenti. Con
quale coraggio si racconta
che gli odori
non ci saranno
e comunque
verranno assorbiti dall’al -
beratura perimetrale? Dove verrà gettato lo scarto? In
tutta Farneto a soli 5 metri di
profondità c'è acqua a non
finire. Chi assicura che le
falde non vengano inquinate? «Nel progetto non c'è
uno straccio di perizia idrogeologica». La movimentazione di tutti questi materiali
quanto inciderà sul traffico e
la viabilità?
Mina Picone http://www.latina-oggi.it/public/newspaper/read/hash/d6df4cbcdb7a3c3c98533298308cff00
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