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giovedì 23 maggio 2013
lobby energia Cip6 Passera proroga 500 milioni di sconto alle centrali inquinanti
ecco perchè la lobby inquinante sul biogas sta lavorando contro l'energia naturale e rinnovabile del fotovoltaico con l'aiuto dei finti ambientalisti
il fatto quotidiano 23 maggio 2013
Energia, Passera ci lascia
un conto da 500 milioni
NELLE ULTIME ORE DI MANDATO IL MINISTRO PROROGA GLI AIUTI
ALLA LOBBY DELLE CENTRALI CIP 6. ADDIO SCONTO IN BOLLETTA
di Gionata Picchio
Un risparmio fino a
500 milioni di euro
in bolletta: i consumatori
di elettricità
italiani avrebbero potuto goderne
già da quest’anno. Sfruttando
gli effetti del nuovo dinamismo
del mercato del gas per
ridurre il peso dei vecchi incentivi
statali al Cip6. Invece un atto
firmato dall’ex ministro dello
Sviluppo Corrado Passera nelle
ultime ore di vita del governo
tecnico ha stabilito che tutto
slitterà (se va bene) almeno di
un anno.
Il decreto in questione è datato
24 aprile, lo stesso giorno in cui
Enrico Letta accettava con riserva
l’incarico dal presidente
Giorgio Napolitano. Si tratta
dell’atto con cui ogni anno il
ministero dello Sviluppo economico
definisce a conguaglio
la remunerazione per le centrali
soggette alle convenzioni di cui
al provvedimento Cip n. 6 del
1992. Un conto, pagato dalle
bollette, che quest’anno sarà più
salato del necessario.
Un passo indietro: il Cip6/92 è
stato il primo importante meccanismo
di incentivazione della
produzione elettrica privata in
Italia. Due le principali tipologie
sussidiate: le fonti rinnovabili
e le cosiddette fonti “assimi -
late” alle rinnovabili, ossia cogenerazione
da combustibili
derivati da processi industriali
come siderurgia, chimica e raf-
finazione del petrolio e, a certe
condizioni, da combustibili fossili.
Ha permesso la costruzione
di circa 3.000 MegaWatt di impianti
verdi e 5.000 MegaWatt
assimilati, in una fase in cui in
Italia mancava capacità produttiva.
Nel contempo però si è rivelato
costosissimo, nonché refrattario
a ogni tentativo di revisione
normativa. L’onere netto
in bolletta è arrivato così a pesare
3,5 miliardi di euro all’an -
no nel 2006, di cui due terzi per
le assimilate (spesso assai diverse
da quelle energie “verdi” che
si volevano incentivare).
OGGI MOLTE convenzioni sono
scadute o sono state risolte in
anticipo, come nel caso di Edison,
uno dei maggiori operatori
Cip6. Tra quelle restanti, ormai
prossime alle fine, le maggiori
sono quelle dei raffinatori come
Erg (Garrone) e Saras (Moratti).
L’onere in bolletta si aggira oggi
intorno a 1 miliardo all’anno.
Gli impianti Cip6 percepiscono
una remunerazione per kilowatt/
ora prodotto legata al tipo
di tecnologia e ai cosiddetti “co -
sti evitati”, quelli cioè che l’allo -
ra monopolista Enel avrebbe sostenuto
se fosse stato esso stesso
a costruire l’impianto. Il più importante
di essi è il costo evitato
di combustibile (Cec): il produttore
Cip6 riceve il valore del
quantitativo di gas che sarebbe
stato necessario a
produrre col metano
il kWh generato dall’impianto.
Ma come si calcola il
valore del gas “non
bruciato”? Il punto è
qui e con questo si arriva
al decreto di Passera.
Per il calcolo si
usano parametri simili
a quelli tradizionalmente
usati dall’Autorità
per l’ener -
gia per il definire i
prezzi del gas alle famiglie,
basandosi
cioè sull’andamento
del prezzo del petrolio
e derivati. Negli ultimi
anni però il mercato
gas è cambiato e i
prezzi di riferimento
sono diventati sempre
più quelli dei
mercati spot. Tanto
che l’Autorità ha deciso
che da ottobre i
prezzi regolati dipenderanno
dai mercati
spot anziché dai prezzi
del greggio.
Perché allora non adottare lo
stesso criterio anche per il costo
evitato Cip6? È quanto si è chiesta
la stessa authority in una delibera
pubblicata a dicembre, in
cui suggeriva al ministero dello
Sviluppo di cambiare il calcolo
del Cec legandolo ai prezzi del
mercato del bilanciamento. Così
facendo, stimava l’Aeeg, sull’energia
Cip6 ceduta nel 2012 si
risparmierebbero 500 milioni di
oneri in bolletta. Il ministero però
ha deciso di mantenere il vecchio
criterio di calcolo anche se
fuori mercato, per poi eventualmente
cambiare nel 2013.
A una richiesta di commento, i
tecnici del ministero replicano
che il Mise ha già in parte tagliato
il Cec con un decreto di novembre
(che però prevede deroghe).
Che i maggiori cambiamenti
del mercato sono arrivati
solo nel 2012. E che, in generale,
“un taglio retroattivo sarebbe
stato scorretto: gli operatori
avevano già chiuso gli acquisti
del combustibile. Dal 2013 arriverà
un cambiamento nel senso
indicato dall'Autorità, con una
fase di transizione”.
SARÀ, ma dov’è il problema-retroattività
se spesso acquirente e
venditore del combustibile sono
lo stesso soggetto? Secondo una
ricognizione dell’Autorità a novembre,
già nell’estate 2011 le
industrie acquistavano il gas per
l’anno successivo a un prezzo
sensibilmente inferiore alle formule
legate al greggio: circa 35
centesimi al metro cubo contro i
42 riconosciuti dal decreto Passera.
Segno che spazio almeno
per un ritocco c’era. Di sicuro gli
impianti Cip6 ringraziano. I
consumatori no.
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