lunedì 1 aprile 2013

biogas truffa dei funzionari regionali soci delle centrali


http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2013/03/bogasopoli-funzionari-regionali-soci.html

Biogas: più sporco non si può

Il teorema del biogas: un affare così ricco e così sporco genera il massimo della corruzione: nelle Marche - dove sono state passate al vaglio - tutte le pratiche autorizzative si rivelano irregolari e vengono scoperti dirigenti e funzionari regionali che erano addirittura soci e membri del cda delle società proponenti.

Tutto questo salta fuori nella regione adriatica perché la questione è arrivata in consiglio regionale e ha spaccato la politica ma è impossibile non pensare che altrove, dove la partita è ancora più ghiotta (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte), non succeda lo stesso. O anche di peggio.
Serve una commissione parlamentare d'inchiesta.

fonte: http://www.ilrestodelcarlino.it/macerata/cronaca/2013/03/30/866498-inquinamento-biogas-funzionari-regionali-societa.shtml
Macerata, 30 marzo 2013 - I LEGAMI tra i funzionari della Regione, le fideiussioni, l’effetto sul sistema bancario locale. Su questi tre fronti proseguono e si allargano le indagini dei magistrati sul biogas. Nel mirino le autorizzazioni rilasciate per le centrali di Osimo, Castelbellino, Camerata, Agugliano, Fano, Morrovalle, Corridonia e Loro Piceno. Nell’inchiesta sono coinvolti Luciano Calvarese dirigente del Servizio infrastrutture ed energia della Regione, e i funzionari Mauro Moretti e Sandro Cossignani verso i quali, oltre all’associazione a delinquere, i sostituti procuratori di Ancona Paolo Gubinelli, Andrea Laurino e Marco Pucilli ipotizzano il reato di abuso d’ufficio.
 
In tutte le pratiche di autorizzazione degli impianti sarebbero state trovate delle irregolarità: passaggi mancanti, tempi non rispettati, rilievi mossi in conferenza dei servizi ignorati. Queste irregolarità, di per sé, potrebbero essere dovute a un’errata interpretazione delle leggi.
Invece per la procura erano volute, perché i tre funzionari avrebbero avuto un interesse nelle società che proponevano i progetti. Ad esempio, nel 2008 — secondo i riscontri della procurta — l’ingegner Calvarese e Moretti erano soci, con il progettista Diego Margione (anche lui sotto accusa), della Geiwatt,che ha realizzato in passato molti impianti fotovoltaici (tra cui alcuni a Treia) e che lavora con le energie rinnovabili; Calvarese era nel cda di questa società. A fine 2009 Calvarese e Moretti, che intanto erano finiti a lavorare nello stesso ufficio, cedono quindi le loro quote.
Nella stessa sede della Geiwatt a Osimo, in via Monsignor Romero, c’erano anche la Seraph, a cui la società Valli Varanensi della Comunità montana di Camerino affidò, senza gara, la realizzazione del mega parco eolico, autorizzato dalla Regione malgrado il parere contrario della Soprintendenza. E allo stesso indirizzo di Osimo risulta la Bluenergy del geometra Lorenzo Binci (altro indagato). Tutte queste società fanno riferimento alla holding Ergon, gruppo dell’ingegnere Margione, che ha ruoli di consigliere o amministratore in 20 società. Quanto a Cossignani, che istruiva le pratiche da sottoporre alla firma di Calvarese — ricostruiscono i pm —, la sua attività imprenditoriale inizia nel 2004 con la Picena Garden a Ripatransone, producendo piante per mimetizzare gli impianti fotovoltaici.Nel 2010 realizza un impianto fotovoltaico a Montefiore, con una società le cui quote sono a metà tra lui e la compagna, Maria Grazia Marchetti. Marchetti è socia anche con il figlio della Immobiliare Picena, a Cupra, società che si occupa di piante ornamentali; poi il 60 per cento delle quote passano a Lucia Virgili, madre di Cossignani. L’Immobiliare Picena ha il 50 per cento delle quote della Sviluppo agroalimentare Italia (a metà con Antonio Lazzarini, altro coindagato), che nel 2012 realizza la centrale a Camerata.
IL BUSINESS è ghiotto: con gli incentivi, chi produce con l’eolico incassa 22 centesimi a kilowatt/ora, chi produce con il biogas 30 centesimi, somme riconosciute per 15 anni. Sulla base di queste prospettive di guadagno, gli imprenditori si sono fatti anticipare dalle banche tutte le somme per gli impianti. Ad esempio, per il parco eolico la Valli Varanensi ha un mutuo di 60 milioni di euro. Se la produzione degli impianti si fermasse, parecchie banche si ritroverebbero con un buco imprevisto nelle casse. Infine, l’ultimo fronte. La legge impone alle società di produrre una fideiussione, che garantisca che, dopo 15 anni, gli impianti vengano smantellati. Ora però sembra che alcune di queste polizze siano false.
 
Paola Pagnanelli

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