Presentato da Legambiente il Rapporto Comuni Rinnovabili 2013. Le fonti pulite soddisfano ormai il 100% del fabbisogno di 2400 centri urbani e coprono il 28% dei consumi elettrici nazionali. Ora la nuova sfida è riformare la rete e i regolamenti per completare la rivoluzione
di VALERIO GUALERZI http://www.repubblica.it/ambiente/2013/03/26/news/comuni_rinnovabili_2013-55332706/
La distribuzione dei Comuni rinnovabili in Italia
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BLOG La Lezione di Prato allo Stelviodi ANTONIO CIANCIULLO
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Modelli ribaltati. I numeri dello studio realizzato dall'associazione ambientalista in collaborazione con il Gse e Sorgenia sono impressionanti e, come si legge nella premessa del dossier, "ribaltano completamente il modello energetico costruito negli ultimi secoli intorno alle fonti fossili, ai grandi impianti, agli oligopoli". "La portata di questi processi - avverte il curatore del rapporto e vicepresidente di Legambiente Edorardo Zanchini - è tale che in molti faticano a capirla, ed è tale la loro diffusione da risultare difficilissima da monitorare".
COMUNI RINNOVABILI: MAPPE, GRAFICI E TABELLE
Oltre 600 mila impianti. Nel 2012 in Italia la produzione da energie rinnovabili, grazie ad oltre 600 mila impianti distribuiti nel 98% dei Comuni, ha garantito il 28,2 % dei consumi elettrici e oltre il 13% di quelli complessivi. Dal 2000 ad oggi 47,4 TWh da fonti "verdi" si sono aggiunti al contributo dei "vecchi" impianti idroelettrici e geotermici. Nel Paese ci sono 2400 Comuni (su circa 8mila) che producono più energia elettrica di quanta ne consumino le famiglie residenti grazie ad una o più fonti rinnovabili. I casi più virtuosi sono naturalmente quelli dei piccoli centri urbani, dove oltre a sole e vento è possibile contare anche su mini idroelettrico e su una vasta disponibilità di biomasse. In testa alla classifica assoluta (e per questo premiata) c'è quindi una vecchia conoscenza, Prato allo Stelvio, minuscolo municipio dell'Alto Adige.
Non solo piccoli municipi. La rivoluzione sta iniziando però a coinvolgere anche le città maggiori. Cuneo, Ravenna, Terni e Foggia ad esempio, grazie ad un mix di fonti pulite, riescono a soddisfare il 100% dei fabbisogni elettrici delle famiglie residenti. Altri 56 Comuni con più di 30 mila abitanti, tra cui Matera, Bergamo, Padova, Perugia e Grosseto, coprono invece una quota dei consumi tra il 50 e il 99%. Una trasformazione che sta facendo sentire i suoi effetti positivi su diversi piani.
Prezzi in calo. Dal punto di vista economico la produzione da termoelettrico e i conseguenti costi per le importazioni delle materie prime dall'estero si stanno riducendo, anche se non in valori assoluti visti i rincari dei prezzi, con un conseguente calo dei prezzi dell'energia sul mercato elettrico. Stando ad alcune stime, nel 2012 il prezzo unitario nazionale dell'energia è calato fino al 22% nelle ore in cui è più rilevante il contributo del fotovoltaico.
Ambiente e occupazione. La diffusione delle rinnovabili ha portato poi importanti benefici ambientali e occupazionali. Le emissioni di CO2 sono diminuite, permettendo all'Italia di ridurre il suo ritardo nel raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto e le conseguenti multe in denaro, mentre il numero di persone impiegate nel settore sono oggi comprese tra le 100 e le 120 mila unità. Se azionata insieme all'altra grande leva del cambiamento in campo energetico, quella dell'efficienza, la diffusione di quelle che una volta si chiamavano "fonti alternative" può davvero cambiare le carte in tavola. Un primo vistoso calo nei consumi si è già avuto (-5% rispetto al 2007), anche se dettato in buona parte dalla recessione. E' possibile però prepararsi ad un'auspicabile ripresa economica spingendo ancora di più sull'efficienza.
Il nodo incentivi. Successi indiscutibili che secondo i detrattori sono stati ottenuti però ad un costo esorbitante, ovvero la concessione di generosi incentivi che hanno pesato fortemente sulle bollette di imprese e famiglie. "Comuni rinnovabili", pur riconoscendo errori e distorsioni nella gestione dei diversi "conti energia" che si sono succeduti negli anni, rigetta però le accuse, ricordando che gli sprechi e i regali ingiustificati sono ben altri. "Secondo i dati dell'Authority per l'energia - ricorda il rapporto - la spesa annua delle famiglie per l'elettricità è passata da una media di 338,43 euro nel 2002 a 515,31 euro nel 2012. Ossia 176,88 euro in più a famiglia e un aumento del 52,5%. La spiegazione la conosciamo da tempo: la dipendenza nella produzione di energia da fonti fossili che importiamo dall'estero, che ci fa rimanere un Paese in balia degli eventi che accadono intorno al prezzo del greggio tra conflitti, speculazioni, interessi delle imprese".
Indignazione a senso unico. "In Italia gli incentivi alle vere fonti rinnovabili pesano oggi per circa il 14,9% nelle bollette delle famiglie, con una dinamica di crescita sicuramente da tenere sotto controllo", afferma ancora Legambiente, che sottolinea però come "è l'International Energy Agency a quantificare nel 2012 un ammontare di sussidi alle fonti fossili nel mondo pari a 630 miliardi di dollari, in netta crescita negli ultimi anni".
Ciò che resta da fare. Ma con la polemica sugli incentivi ormai logora e il "Quinto conto energia" praticamente agli sgoccioli, la sfida è diventata un'altra. Parafrasando e ribaltando il celebre motto di Massimo D'Azeglio, si potrebbe dire che le rinnovabili italiane sono state fatte: ora si tratta di fare l'Italia delle rinnovabili. E' giunto il momento, ovvero, di realizzare le nuove infrastrutture e soprattutto le nuove regole in grado di far decollare definitivamente la rivoluzione.
Reti intelligenti. "La prima chiave di lettura di questa prospettiva - spiega Legambiente - è quella dell'autonomia energetica, e dunque di edifici, quartieri e ambiti territoriali che progressivamente riescono attraverso le fonti rinnovabili termiche ed elettriche a soddisfare fabbisogni ridotti grazie ad attenti interventi di efficienza energetica. La seconda chiave è quella delle smart grid energetiche, e dunque di una gestione delle reti di distribuzione innovativa, perché aiuta la generazione più efficiente attraverso un sistema sempre più integrato, dove si avvicina e scambia energia in rete, integrata con impianti di accumulo".
L'esempio dell'alveare. Il modello è quello di un sistema elettrico nazionale sempre più strutturato come un alveare che mette in comunicazione intelligente tra loro tante piccole celle/reti autonome (le cosiddette microgrid), più efficienti e flessibili, oltre che più resilienti a eventuali incidenti come il devastante black out del 2003. Uno degli esempi italiani più evidenti delle potenzialità di questo sistema arriva proprio da Prato allo Stelvio che gestisce in cooperativa una propria rete elettrica con sostanziosi vantaggi economici, ambientali e politici.
Il futuro è delle SEU. "L'obiettivo che tiene assieme queste due chiavi - sottolinea ancora il rapporto - sta nell'aiutare tutti coloro che riescono ad auto produrre l'energia elettrica e termica di cui hanno bisogno. In questo modo infatti si riduce complessivamente la domanda di energia e si utilizza la rete per un interscambio sempre più efficiente tra gli utenti/produttori". Legambiente è convinta in particolare che occorra quanto prima gettare le basi normative e regolamentari per favorire la creazione di reti private e sistemi locali di utenza, le SEU. E' questa la nuova sigla su cui sono pronti a scommettere gli ambientalisti.
(26 marzo 2013)© RIPRODUZIONE RISERVATA
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