Pontinia i pini sono un problema per l'Appia- ancora reazioni alle indagini sul caso indennità degli amministratori http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130331latina/index.html#/22/Sabaudia un poligono di tiro da spostare - il caso dell'avviso di interesse dei Pantani d'Inferno http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130331latina/index.html#/26/ l'inutile e devastante autostrada (così definita dal centro sinistra nel 2004 e 2005 nel programma elettorale vincente di Marrazzo) Roma Latina già buttati 250 milioni http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130331latina/index.html#/6/ il geologo Nello Ialongo già sindaco di Sabaudia e assessore provinciale: erosione basta interventi tampone via alle soluzioni http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130331latina/index.html#/4/

sabato 30 marzo 2013

Latina Raccolta differenziata, 12 milioni ai Comuni

La richiesta di convocazione dell’assise Impianti di trattamento, presto il Consiglio ad hoc «CHIEDEREMO in Consiglio Comunale di istituire un tavolo di confronto con Provincia e Regione, dove si possa ragionare intorno all’idea di raccolta differenziata spinta e chiusura del ciclo di smaltimento dei rifiuti in ambito provinciale». Il consigliere del Partito democratico Fabrizio Mattioli ha fatto questa richiesta all’amministrazione comunale. Presto la stessa cosa potrebbe avvenire in Provincia, dove il gruppo Pd sarebbe pronto a replicare la richiesta, chiedendo un Consiglio ad hoc sul tema della realizzazione degli impianti di trattamento a Borgo Montello. L’idea è quella di invitare anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. «Non aver pianificato e programmato in questi anni nel settore dello smaltimento dei rifiuti, sta determinando in provincia di Latina una situazione a dir poco allarmante e con possibili ripercussioni devastanti sul territorio di Borgo Montello - afferma Mattioli - Realizzare altri impianti significherebbe condannare definitivamente Latina e Borgo Montello a pattumiera del Lazio, con discariche ulteriormente da ampliare per i residui di lavorazione pari al 50% circa e un traffico veicolare che graverebbe sul territorio. Stefanelli: li investano in progetti concreti Raccolta differenziata, 12 milioni ai ComuniOLTRE dodici milioni di euro in ballo per la raccolta differenziata nei comuni pontini. L’amministrazione provinciale di Latina ha infatti predisposto proprio in questi giorni la delibera che mette a disposizione questi fondi. La proposta è stata predi sposta d a ll ’a ss e s so r e a ll ’A mb i e nt e Gerardo Stefanelli e la giunta Cusani punta a fare in modo che i comuni della provincia insistano nel porta a porta, così da arrivare in breve tempo a una percentuale di differenziata pari al 65%. Un risultato ambizioso ma, secondo le stime d el l ’am m in istrazione di via Costa, possibile. Soprattutto se i comuni maggiori (Latina, Aprilia e Terracina in particolare) iniziano a increme-ntare sensibilmente le loro percentuali. Come si può leggere nella delibera che arriverà presto sul tavolo della giunta, «stando alle risorse finanziarie attribuite alla Provincia per gli anni 2012-2014, destinate al potenziamento della Raccolta Differenziata dei Rifiuti Solidi Urbani per un importo complessivo pari adeuro 12.439.049,86 ed ha approvato il documento tecnico, allegato A , contenente il programma per la concessione dei contributi stessi ai Comuni a sostegno della Raccolta Differenziata per l’annualità 2012 per l’im - porto di euro 3.506.785,96». Stando a queste cifre, dunque, la Provincia delibererà lo stanziamento complessivo destinato ai comuni, di 12.439.049,86 euro, fino al 2014. In particolare, alle amministrazioni comunali pontine andranno 3.506.785,96 euro nel 2012; 4.467.101,97 euro nel 2013; 4.465.161,94 euro nel 2014. Le risorse sono state impegnate per acquisti di materiali di consumo, di mezzi, realizzazione di isole ecologiche stradali, realizzate in particolare nelle località turistiche, isole ecologiche comunali, campagne informative nonché per acquisto di compostiere domestiche per la riduzione della produzione dei rifiuti. Nel documento inviato qualche mese fa alle amministrazioni provinciali, la Regione Lazio faceva notare come: «Nel 2012 la quota % provinciale che si stima di raggiungere, non essendo ancora disponibili tutti i dati dei Comuni, potrà essere di circa il 30 %. Dalla lettura dei dati emersi dalla verifica dell’effettivo utilizzo delle risorse da parte dei Comuni, si rileva, nuovamente, che alcuni di questi hanno difficoltà di spesa per diverse possibili motivazioni: non dispongono delle ulteriori somme proprie per la realizzazione complessiva dell’azione progettata; difficoltà ad intervenire sulla modifica dei servizi affidati a società di servizi aggiudicatarie con capitolati con contenuti diversi da quanto necessario per gli obiettivi di raccolta differenziata». Proprio in questo senso si muove la nuova delibera provinciale. L’assessore Gerardo Stefanelli commenta così: «I comuni devono fare la loro parte in maniera significativa: i contributi saranno concessi per l'estensione del porta a porta, per la realizzazione di strutture fisiche (eco centri) a supporto della raccolta differenziata, per adottare politiche volte alla riduzione dei rifiuti e per campagne comunicative e di sensibilizzazione: insomma o i Comuni approfittano di queste risorse per far partire piani seri o dubito che nei prossimi anni ci sarà la possibilità di avere ulteriori risorse straordinarie. Mi auguro - prosegue l’as se ss or e Stefanelli - che i Comuni sappiano utilizzare in maniera intelligente tali risorse anche per evitare che futuri investimenti ricadano sulle bollette dei cittadini-utenti. L'obiettivo - conclude l’as - sessore provinciale all’Am - biente - è quello di raggiungere il 65% nei prossimi due anni: per vincere la sfida abbiamo bisogno dell'apporto decisivo delle amministrazioni locali a cui siamo vicini anche amministrativamente per affiancarli nella predispozione dei progetti e nelle attività di rendicontazione». Tonj Ortolevahttp://www.latina-oggi.it/read.php?hash=b627bff0ea617464eace266102659ddc

la Tarese mette paura aumenti dal 310 al 690%

LA TARES (TAriffa Rifiuti E Servizi) è un’imposta in tema di gestione dei rifiuti introdotta dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214, in sostituzione della Tariffa di igiene ambientale (TIA). Il nuovo tributo, introdotto dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214, di conversione del decreto legge 6 dicembre 2011 n. 201 consiste in un’imposta basata sulla superficie dell’immobile di riferimento, che ha come obiettivo la copertura economica per intero del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti del comune. La Tares interessa chiunque possieda o detenga locali suscettibili di produrre rifiuti, ma peserà in modo particolare sulle famiglie numerose e sulle imprese. Il pagamento delle quattro rate annuali, che doveva iniziare a gennaio 2013, slitta, secondo un emendamento alle legge di stabilità, ad aprile. La Tares rispetterà due nuovi parametri che ne aggraveranno il peso sulle tasche dei contribuenti. In primis la Tares dovrà coprire il 100% del costo del servizio sostenuto dai comuni, che oggi si ferma in media al 79% con picchi massimi che toccano il 91%. A questo si aggiunge il fatto che la Tares dovrà finanziare anche i “servizi indivisibili” forniti dall’ente locale come l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, la polizia locale, le aree verdi. Le risorse necessarie per coprire tali spese verranno dall’a umento di 30-40 centesimi al metro quadro. In sostanza, il corrispettivo per i servizi indivisibili porterà un incremento stimato di circa il 14% per una famiglia di tre componenti, ma in caso d’adozione dell’al iq uo ta massima può arrivare anche al 19%. Per ulteriori info: http://it.wikiped i a . o rg / w i k i / TA R E S . In ballo anche gli arretrati Tia Tutti i rincari per le famiglieLa media per ogni nucleo è di 80 euro in piùMENTRE si attendono nuove direttive del Governo nazionale per l’applicazio - ne della nuova Tares, entro il mese di aprile il Comune di Latina dovrà inviare agli utenti le bollette relative alle ultime due annualità che, inevitabilmente, andranno a sommarsi alla nuova tassa sui rifiuti. La Tares aumenterà, secondo una media elaborata dalle associazioni dei consumatori, rispetto alla vecchia tassa (la Tarsu - tassa presa in consi de raz io ne per lo studio a livello nazionale) per una media di 80 euro in più a ll ’anno per ogni famiglia media. Gli utenti dovranno pagare la bolletta in base alla dimensione dell’immobile abitato o utilizzato: appartamenti, case, uffici, negozi o capannoni. La Tares servirà al Comune, come in tutta Italia, per coprire interamente il costo del servizio rifiuti per le utenze domestiche e dovrà finanziare anche il costo dei cosiddetti «servizi indivisibili», come l’illumi - nazione pubblica, la manutenzione stradale o del verde. Se dunque il 2012 è stato l’anno dell’Imu, il 2013 sarà caratterizzato senza ombra di dubbio dalla nuova tassa rifiuti che, è il caso del Comune di Latina, andrà a sommarsi agli arretrati (2011 e 2012) che tutti gli utenti della città dovranno coprire nel corso dei prossimi dodici mesi. Ma gli aumenti non si fermeranno alla Tares. Secondo Federconsumatori e Adusbef in media ogni famiglia dovrà sostenere rincari fino a 1.500 euro. In ballo gli aumenti per le autostrade, le assicurazioni auto, le multe, i costi dei servizi aeroportuali, il canone della Rai, la bolletta del gas, i servizi postali, il bollo titoli e i conti corrente delle aziende.Intanto il Consiglio provinciale approva un ordine del giorno per scongiurarne l’applicazione La Tares mette già paura La Confcommercio ha stimato aumenti della tassa compresi tra 310 e 690%Evitare salasso per attività commerciali, imprese turistiche, servizi e famiglie - Continueremo la mobilitazione sulla problematica con la speranza che sia recepito il grave stato di crisiLA nuova tassa sui rifiuti, la Tares, che andrà a sostituire definitivamente la Tia, comporterà aumenti enormi, dal 310% al 690%. Si tratta della stima fornita dalla Confcommercio nazionale che, in previsione dell’introduzione della tassa in provincia, prevista per il prossimo mese di luglio, pone degli interrogativi in parte sollevati anche dall’or - dine del giorno appena approvato dal Consiglio provinciale. Il documento votato in Consiglio ripropone per gran parte le preoccupazioni della Confcommercio manifestate in occasione di diversi incontri avvenuti negli ultimi mesi in diverse zone della provincia, non ultima la consegna simbolica delle chiavi “de l commercio” ai sindaci, cosa avvenuta a Latina, Formia, Fondi, Gaeta, Terracina e San Felice Circeo. L’ordine del giorno del Consiglio provinciale di Latina, attraverso il quale si auspica formalmente un «intervento d’urgenza» del Presidente del Consiglio dei Ministri che preveda, per il 2013, il mantenimento degli attuali regimi di riscossione del servizio di gestione dei rifiuti (Tarsu, Tia 1 e Tia 2) servirà inoltre per chiedere «il rinvio dell’entrata in vigore del nuovo tributo a decorrere dal 1 gennaio 2014». Secondo i rappresentanti della Confcommercio provinciale, l’ordine del giorno «costituisce quindi un importante pronunciamento dell’Organo di rappresentanza delle istituzioni provinciali che si spera possa essere accolto dal Governo e sia sostenuto da tutte le forze politiche presenti nel nuovo Parlamento». Insomma, il pericolo che la nuova tassa possa affossare ulteriormente i già tartassati commercianti ed operatori della provincia è più che reale. La minaccia, nel caso del Comune di Latina, è poi ancora più concreta se si considera che l’amministrazione deve ancora recuperare due annualità arretrate della Tariffa di igiene ambientale. «La Confcommercio provinciale - ha dichiarato il vice presidente Gianni Gargano - nell’apprezzare e condividere la decisione assunta dal Consiglio provinciale continuerà la propria mobilitazione sulla problematica con la speranza che sia recepito il grave stato di crisi in cui versano le imprese in conseguenza della persistente e conclamata crisi dei consumi e dell’insosteni - bile carico fiscale che ha già prodotto nel corso del 2012 la cessazione di numerose attività». «La Confcommercio Imprese per l’Italia - si legge ancora in una nota inviata dall’asso - ciazione di categoria a seguito dell’approvazione dell’ordine del giorno - prende atto dell’approvazione, all’unani - mità, dal parte del Consiglio; (...) documento attraverso il quale si manifestano le gravi criticità scaturenti dalla entrata in vigore, dal prossimo 1 luglio, del nuovo tributo che già oggi ha prodotto “una grave crisi di liquidità dei Comuni della Provincia». Se il Governo nazionale non dovesse recepire le richieste di operatori, associazioni ed enti locali si tratterà di ragionare diversamente, cercando (è il caso di Provincia e Comune) soluzioni alternative che possano in qualche modo limitare i problemi collegati all’arrivo della pesante nuova tassa sui rifiuti. A . D. L .http://www.latina-oggi.it/read.php?hash=630437034e046d8ef7b9fc1d6a4bedfe

acqua pubblica De Monaco il Tar annulli il piano tariffario vigente

L’INTERVENTO DEL COMITATO ACQUA PUBBLICA SUL METODO DI CALCOLO DELLE BOLLETTE Rincari illegittimi De Monaco: «Il Tar annulli il piano tariffario vigente»«Dopo il parere del Consiglio di Stato che ha ritenuto che l'effetto del referendum del 2011 travolge tutte le norme che prevedevano la remunerazione del capitale investito, compreso il metodo di calcolo della tariffa e dopo che il Tar della Toscana ha annullato il piano tariffario 2011-2013 con cui l’Auto - rità Idrica Toscana il 6 dicembre del 2011 aveva reintrodotto il profitto di gestione nel calcolo della tariffa, possiamo dire che giustizia è fatta». Non si placa lo scontro tra Acqualatina ed il comitato Acqua pubblica sull'aumento incontrollato delle tariffe sul servizio idrico, una maggiorazione sulle bollette che, secondo l'associazione, poteva essere tranquillamente evitata se solo ci fosse stata la volontà politica da parte di Acqualatina e della conferenza dei sindaci. «Nella conferenza dei sindaci dell'undici novembre del 2011 – prose - gue il comitato guidato da Alberto De Monaco – ven - nero approvate le tariffe inerenti il servizio idrico fino al 2032 senza eliminare la remunerazione del capitale investito, un profitto abrogato con il referendum popolare del 12 e 13 giugno 2011 da ventisette milioni di cittadini, una votazione che la politica ha cercato di aggirare nonostante la chiara volontà dei cittadini. In quella conferenza, la maggior parte dei sindaci preferì chinare il capo alle politiche dettate dal gestore del servizio idrico, voltando le spalle ai cittadini. Come non ricordare in quell’oc - casione l'energica difesa del rappresentante del comune di Latina, l’assesso - re Cirilli, che sostenne che il referendum come congeniato non aveva travolto la remunerazione del capitale previsto nel metodo di calcolo della tariffa? Come non ricordare la superficialità con cui tanti sindaci si sono beffati della volontà popolare e hanno ridicolizzato i comitati civici? Ora dopo i pareri del Consiglio di Stato e del Tar della Toscana non ci resta che aspettare la pronuncia del Tar di Latina, investito dell'analoga richiesta di annullare il vigente piano t a r i ffa r i o d el l ’ATO4 , contenente ancora la remun erazi one del capitale investito. Un extra introito illegale di 6,5 milioni per il 2012 e di 6,7 milioni per il 2013 che se tolto avrebbe consentito di diminuire la bolletta del sei per cento nel 2012 e dell'otto ed otto percento nel 2013 http://www.latina-oggi.it/read.php?hash=0c699965366db22a9570192f2f8e77d3

Pontinia il paradosso delle indennità

La precisazione di Alfonso Donnarumma sulla vicenda «Una questione di principio, anche se fossi stato in maggioranza» NON ci sta ad essere inserito nella lista di chi approvò gli aumenti, Alfonso Donnarumma, esponente dell’Udc che nel 2007 era all’opposizione che votò contro la determina 29 del 30 aprile 2007. «Non solo non ho beneficiato in alcun modo di quanto fu approvato - ha commentato Donnarumma - ma feci di tutto in Consiglio comunale per bloccare quella delibera. Attraverso la presentazione di un emendamento, che poi fu bocciato dalla maggioranza, sottolineai come quegli aumenti, in stato di dissesto fossero illegittimi cosa che avrei fatto anche se fossi stato in maggioranza». Una posizione quella di Donnarumma quindi di estraneità come per gli atri consiglieri che non votarono (Novelli, Ramati, Di Trapano). LA DISCUSSIONE La determina sotto la lente in Consiglio AL Comune di Pontinia si è scatenata una guerra tra amministratori e settore finanziario sull'invito a dedurre, inviato dalla Procura regionale della Corte dei Conti inviata a 23 persone, coinvolte, a vario titolo in un presunto danno erariale di 508mila euro. I destinatari dell'atto, firmato dal vice Procuratore Generale dottor Peccerillo, hanno 30 giorni di tempo per depositare le proprie deduzioni presso la Procura regionale. La notizia ha suscitato una serie di reazioni da parte degli interessati che si son visti rovinare le vacanze di Pasqua e se ne vedranno gli effetti anche al prossimo Consiglio comunale convocato per il 4 aprile prossimo. I consiglieri d'opposizione daranno certamente battaglia, ad iniziare da Giuseppe Mochi, il quale sollevò la questione- indennità perfino alla Camera dei Deputati. Peraltro, tutti gli amministratori interessati sono pronti a giustificare l'approvazione delle indeennità, dopo aver acquisito il parere favorevole dei responsabili del settore finanziario e della Segreteria Generale. Molto attesi gli interventi dei consiglieri Mochi, Donnarumma, Belli e To r e l l i . A.S. Pontinia, in quattro si opposero agli aumenti ma le loro posizioni furono ignorate Il paradosso delle indennità Le notifiche della Corte dei Conti anche ai consiglieri che votarono controNon si esclude un errore della segreteria comunale AUMENTI delle indennità, qualcosa non torna. Com’è noto, nei giorni scorsi sono arrivate 23 notifiche da parte della Procura della Corte dei Conti, inviti a dedurre rispetto ad un presunto danno erariale per l’approvazione nel 2007 della delibera numero 29 del 30 aprile quella con cui, nonostante lo stato di dissesto venivano aumentate le indennità per gli amministratori comunali. C’è però un problema di fondo e cioè che tra i destinatari delle notifiche ci sono anche gli unici consiglieri che votarono contro in fase di approvazione della delibera. Parliamo di Alfonso Donnarumma, Sandro Novelli, Maurizio Ramati e Roberto Di Trapano. Attraverso la presentazione di osservazioni ed emendamenti puntualmente bocciati i consiglieri affermavano che gli aumenti fossero illegittimi proprio perchè l’Ente era in dissesto. In quell’occasione, il consigliere Torelli anche lui contrario all’approvazione degli aumenti, lasciò l’assise a seguito di un duro scontro con l’ex assessore al bilancio e continuando a seguire il consiglio tra il pubblico. Un braccio di ferro tra polemiche al vetriolo quello tra la maggioranza ed i consiglieri contrari che in realtà durò molto di più di un consiglio comunale. Nel documento della Procura della Corte dei Conti viene reso noto che il presunto danno erariale andrebbe imputato al Sindaco, agli assessori ed ai consiglieri che hanno approvato la delibera nonchè ai responsabili del servizi ed al revisore dei conti. Quindi per quale motivo nell’elenco figura anche chi votò contrariamente? Per una ragione che potrebbe essere semplice quanto discutibile. Da una prima lettura dell’elenco sembra infatti che dalla segreteria comunale sia stato trasmesso alla Procura della Corte dei Conti, semplicemente l’elenco dei presenti, fatta eccezione che per il consigliere Torelli che aveva lasciato il consiglio, senza quindi escludere o quantomeno menzionare in maniera differente chi aveva votato contrariamente all’approvazione della delibera. Una possibilità questa che probabilmente i diretti interessati andranno ad accertare e che comunque ha creato, per quanto riguarda le singole posizioni, davvero una gran confusione soprattutto nei confronti di quei quattro consiglieri ovvero Donnarumma, Novelli, Ramati e Di Trapano, da subito contrari all’aumento delle indennità. M.S.G.http://www.latina-oggi.it/read.php?hash=1dae759b2c2aaf10776c9b6c03d3f915

Pontinia le proposte di Anitori per migliorare la città

PONTINIA D eg r a d o urbano, s e r vo n o soluzioni SECONDO Giuseppe Anitori, presidente dell'Associazione Liberi e Forti, il Comune non si impegna a sufficienza per migliorare il decoro urbano ad iniziare dalla pulizia delle strade più trafficate del centro e ella periferia. Non basta bonificare l'area dell'ex Miralanza dalle «donnine» che la frequentano e dai loro clienti, ma occorre puntare a ripulire le strade che in fatto di decoro lasciano molto a desiderare. Anitori cita a caso: Via Calabria, piazza Roma, Piazza Kennedy, alcune traverse del quariere Gescal, tratti delle migliare 47 e 48, via della Striscia e la stessa Via del Tavolato. Aspetta anche lui l'arrivo del bel tempo per vedere realizzata la rotatoria di Borgo Pasubio a spese della Provincia. A questa Amministrazione chiede di eseguire una segnaletica più incisiva all'incrocio di Casal Traiano, luogo di frequenti incidenti provocati dalle auto dirette all'Appia che non rispettano il diritto di precedenza di quelle che provengono da Pontinia. «Costa troppo - si chiede Anitori - installare un semaforo? La spesa non vale meno di una vita umana?». Una provocazione, ovviamente per cui comunque Anitori aspetta risposta. A.S.http://www.latina-oggi.it/read.php?hash=7b12a109b68c2c64290a684e157d9e42

Buona Pasqua a tutti


« Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli »   (Matteo 5,3-12)

acqua comune Latina" ancora una volta abbiamo ragione noi


Comitato Cittadino Acqua Pubblica Aprilia
Comunicato stampa del 29 marzo 2013
ANCORA UNA VOLTA ABBIAMO RAGIONE NOI!

Nella conferenza dei sindaci dell’ATO4 dell’11/11/2011 la solita schiera dei sindaci dell’acqua-politica-latina, ha approvato[1] le tariffe dell’acqua (2012-2032) SENZA TOGLIERE LA REMUNERAZIONE DEL CAPITALE INVESTITO.

Un profitto abrogato con referendum popolare del 12 e 13 giugno 2011 da 27 milioni di cittadini. Uno dei tanti referendum che la politica disonesta cerca di aggirare facendo lacrime di coccodrillo … magari dopo 20 anni!
Anche questa volta sindaci ignoranti sul piano giuridico ed arroganti sul piano istituzionale, sotto la minaccia del gestore di sospendere gli investimenti avevano ancora una volta chinato il capo.
Come non ricordare in quell’occasione l’energica difesa del rappresentante del comune di Latina, l’ass.re CIRILLI, che sosteneva che il referendum come congeniato non aveva travolto la remunerazione del capitale previsto nel metodo di calcolo della tariffa? Come non ricordare la superficialità con cui tanti sindaci si sono beffati della volontà popolare e hanno ridicolizzati i comitati civici?
Ancora una volta giustizia è fatta!
Infatti non solo il Consiglio di Stato[2] ha ritenuto che l’effetto referendario travolge tutte le norme che prevedevano
la remunerazione del capitale investito, compreso il metodo di calcolo della tariffa, ma recentemente anche il TAR TOSCANA[3]  ha annullato il piano tariffario 2011-2013 con cui l’Autorità Idrica Toscana il 6.12.2011 aveva reintrodotto
il profitto di gestione nel calcolo della tariffa.
A questo punto dopo l'udienza dello scorso 7 febbraio non ci resta che attendere la pronuncia del TAR di Latina[4]
investito dell’analoga richiesta di annullare il vigente piano tariffario dell’ATO4 votato l’11/11/2011 e contenente ancora la remunerazione del capitale investito.
Un extra-introito illegale di 6,5milioni per il 2012 e 6,7milioni per il 2013, che se tolto avrebbe consentito di
diminuire la bolletta del 6% nel 2012 e 8,8% nel 2013.
Comitato cittadino acqua pubblica di Aprilia


[1]  Hanno approvato 17 comuni: GIULIANO, CASTELFORTE, CISTERNA, FONDI, FORMIA, LATINA, MAENZA, MONTE S.BIAGIO, ROCCAMASSIMA, ROCCASECCA, SABAUDIA, SANFELICE CIRCEO, SERMONETA, SONNINO, SPERLONGA, SS.COSMA E DAMIANO, NETTUNO
[2]  Consiglio di Stato parere n. 267 del 25.1.2013
[3]  TAR TOSCANA sen. 436-2013 del 21.3.2013 Annullamento Piano ambito nella parte di Remunerazione del Capitale
[4]  TAR LT Ricorsi Ruolo generale n.216,218,219/2012 avverso Piano tariffario 2012-2032 delibera ATO4 n.3 del 11.1

Pontinia indennità solidarietà a Eligio Tombolillo


A Pontinia l'argomento del giorno sono le indennità degli amministratori. Purtroppo questa storia rischia ancora una volta di far perdere opportunità, dall'altra di bloccare le attività amministrative e sicuramente mancheranno quelle risposte necessarie in questo momento di gravi difficoltà economiche. Il risultato sarà ancora e sempre di bloccare il recupero di importanti realtà industriali, lo sblocco delle attività di lavoro dell'urbanistica, dei lavori pubblici, delle attività sociali, della difesa dell'agricoltura, dell'economia, della realizzazione di alloggi per l'edilizia economica e convenzionata, le case popolari. Ancora una volta auguro alla magistratura buon lavoro sperando che possa far chiarezza quanto prima una volta tanto. E' ovvio che la magistratura debba procedere in base alle denunce. Magari un giorno avremmo una risposta anche ai tanti fatti oscuri di cui non so è saputo più nulla o di cui sembra siano spariti i fascicoli (vedere caso fusti tossici). Auspico allo stesso modo che tutte le forze politiche, sociali, i cittadini che hanno a cuore il bene comune e sociale, isoli e superi questo modo di fare politica solo con le denunce e le azioni legali. Rischiamo di bloccare l'attività l'amministrativa di innescare ritorsioni e denunce solo per assecondare l'interesse e l'ambizione di qualcuno danneggiando l'intera città ed economia di Pontinia. Il rischio è che l'incattivirsi e l'esasperazione dei conflitti personali allontanino le persone migliori e capaci dalla vita pubblica intimoriti da questo clima. Rinnovo la mia stima personale e politica al Dottor Eligio Tombolillo cui, casualmente, ancora una volta si tenta l'ennesima azione legale. La disponibilità umana, politica e amministrativa (oltre che professionale) di Tombolillo è riconosciuta da tutti. La sua capacità di garantire la stabilità amministrativa è senza pari nella politica provinciale, non per nulla è l'unico sindaco della provincia eletto 4 volte con la nuova legge di elezione diretta del sindaco. L'umanità di Tombolillo, la sua capacità di dialogo e di interpretare le esigenze delle persone, la sua disponibilità e l'impegno dai lui dimostrato in ogni tavolo, conferenza, incontro e sede da Latina a Roma per difendere l'economia, le aziende, le persone, le classi sociali deboli di Pontinia sono un caso unico nella politica. Tombolillo è l'esempio positivo della politica e dell'impegno senza risparmio. Tanto per cambiare l'ennesima inchiesta della magistratura in seguito all'ennesima denuncia di una parte politica che, come direbbe Berlusconi in una lettura sbagliata e imprecisa oltre che faziosa, grazie a magistrati politicizzati tenta di sovvertire il voto dei cittadini. Diversi sono gli aspetti da considerare: quello legale, amministrativo, politico e sociale. Partendo da quello amministrativo Pontinia ha uno dei migliori e più solidi bilanci della provincia di Latina, con servizi all'avanguardia (mensa e trasporto scolastico, cimitero), con costi ridotti (per esempio l'Imu al minimo di legge). Passando a quello politico Pontinia ha spesso precorso i tempi a livello provinciale e nazionale: la nascita dell'Ulivo nel 1994, con il progetto popolare per Pontinia che di fatto amministra dal 1994 con la breve interruzione della destra. Proprio da quella interruzione viene sancita la fine del predominio in provincia della destra. Dopo il commissariamento di Mochi (sindaco) come presidente provinciale di An (da lì inizia lo sgretolamento del partito a livello nazionale) c'è quello di Mochi sindaco, preludio del crollo delle giunte di destra di Sabaudia, Gaeta, Cori, Aprilia, Sezze e altre. Pontinia è un'anomalia perchè dove la destra ha percentuali bulgare dal 50 al 70% a livello regionale, nazionale ed europeo ottiene sonore sconfitte quando è candidato sindaco Tombolillo sia alle provinciali che alle comunali, dove le percentuali si ribaltano. Non potendo sconfiggere Tombolillo (non il pd che è un'altra cosa, non il centro sinistra che ugualmente con Tombolillo e con Pontinia non c'entrano nulla) sembrava essere stato approvato il dissesto. Se fosse stato riconosciuto avrebbe interdetto per 5 anni dai pubblici uffici (e quindi dalle elezioni) i responsabili (e quindi Tombolillo). La Corte dei Conti (2005), il TAR (per 2 volte 2004 e 2005), il ministero dell'interno riconoscevano, certificavano che il dissesto non c'era. Lo stesso consiglio di stato riconosceva che il dissesto inesistente era stato dichiarato in seguito a ripetuti errori di metodo o di calcolo. Ma che non poteva essere annullato se non dietro una sentenza penale che certificasse il dolo. A tale proposito alcuni giornali riportavano la notizia di false richieste di rimborso di alcuni cittadini di Pontinia che (guarda caso) erano state usate anche questa come prova del dissesto. Probabilmente un altro al mio posto si sarebbe inserito in quell'inchiesta della Procura (secondo i giornali) per avere quella sentenza penale (che sembrava dimostrabile in base a tali notizie) che serviva ad annullare anche formalmente il dissesto. Proprio il dissesto inesistente avrebbe bloccato l'attività amministrativa con grossi danni (anche erariali) ma per questo nessuno risulta essere indagato. Di più, se fosse vero che le indennità dovevano essere ridotte viene da chiedersi per esempio perchè gli amministratori che avevano approvato il dissesto avessero continuato a percepirlo. Sappiamo dalle notizie dei giornali che qualche amministratore (in qualità di dipendente pubblico nella vita lavorativa) che approvava il dissesto avesse indebitamente percepito una parte di compensi non dovuti. Questo che sarebbe un danno erariale evidente sembra non sia stato perseguito dalla Procura. Per i cittadini di Pontinia invece Tombolillo non era certo colpevole visto che confermavano, anzi aumentavano i consensi riducendo notevolmente i consensi per i responsabili del dissesto. Dal punto di vista legale Pontinia ha inaugurato i suoi guai giudiziari fin dal 1980 con l'arresto di un rappresentante nella Asl, passando all'arresto dei componenti della commissione edilizia del 1983, arresti per chi contrastava la porcilaia di La Cotarda, occupazione aula consiliare, ricorsi ed espulsioni della Dc e poi una serie infinita di ricorsi e denunce. Tali azioni legali hanno irrigidito le posizioni familiari (in qualche caso ai contendenti originari si sono succeduti figli, cugini,generi, nipoti), di parti politiche e partiti bloccando anche situazioni sociali. Spesso l'attività amministrativa rimane o è rimasta bloccata per le azioni giudiziarie. Di certo non viene aiutata dalle pretese personali e di parte con l'opposizione e il blocco di parte di qualche partito o politico, come di fatto è bloccata l'attività amministrativa da circa un anno a causa delle tensioni e immancabili accuse reciproche dell'udc che ricalca interamente le storiche divisioni della Dc degli anni '80 che aveva ugualmente bloccato l'attività amministrativa.  

Pontinia bookcrossing, agroindustria, Legambiente, offerte di lavoro

Su Il settimanale di Latina oggi in edicola si parla dell'iniziativa del Cantiere Creativo sull'agrindustria di domenica 7 aprile al MAP di Pontinia, articolo di GianPaolo Danieli. Poi oggi "la biblioteca comunale apre oggi le port al BookCrossing". Le indagini in corso sulle indennità ripercorrendo la storia politica di Pontinia dagli anni '80 in un crescendo di lotta personale e di ricorso alla magistratura per ribaltare i risultati elettorali.
 http://ilsettimanaledilatina.it/
Cantiere Creativo sull’agroindustria
di GIANPAOLO DANIELI
Si consolida sempre di più il percorso che il Cantiere Creativo ha messo in atto da circa tre anni con il Cinedocuforum. Un percorso che segue le orme dell'informazione, modellata sulle risorse locali e applicata in tempo reale. http://ilsettimanaledilatina.it/index.php?option=com_content&view=article&id=125:cantiere-creativo-sull-agroindustria&catid=13:notizie-generali&Itemid=138

Il Settimanale di Latina in edicola il 30 marzo 2013
E' polemica tra Legambiente e Amministrazione comunale sui dati territoriali sull'ambiente
Loreti: "Il nostro è un Rapporto trasparente e reale"
A breve spiegheremo pubblicamente come realizziamo i nostri rigorosi studi". Patarini risponde.
"Peccato che l'associazione non sia entrata nel merito della pianificazione che stiamo organizzando"
L'ennesimo dato negativo che riguarda la situazione ambientale del territorio comunale di Latina e soprattutto le prospettive in materia, hanno spinto il consigliere Patarini a sottolineare la poca attendibilità dei dati di Legambiente e a redigere un comunicato dove spiega la futura pianificazione che il Comune sta organizzando, specie in materia di piste ciclabili.
Laura Braida, cultura della differenza
di BARBARA RENZELLI
Il 4 febbraio scorso, Laura Brida, rappresentante della Confederazione italiana agricoltori, è stata eletta all'unanimità presidentessa del CIF (Comitato Imprenditoria Femminile) della Camera di Commercio di Latina.

APPUNTAMENTI

“Le relazioni pericolose”
Domenica 7 aprile presso Opera Prima Teatro a Latina
di SILVIA FRISINA
Lo abbiamo apprezzato e applaudito nei panni del poeta di Recanati e ora lo ritroviamo in quelli del Visconte de "Le relazioni pericolose".

SPORT

Un’Andreoli convinta va a fare visita ai Campioni d’Italia
di ANTONIA LIGUORI
Se dovessero scegliere ancora il regalo di Pasqua, i tifosi pontini non avrebbero alcun dubbio: ripetere a Macerata l'impresa che quest'anno è riuscita in casa già due volte.

IL PENSIERO BREVE di Pietro Antonelli

Una Pasqua vera

Ha fatto più questo nuovo pontefice in poche ore che interi pontificati in tanti anni.
Perché? Perché tanta gente si sente ora più vicina alla Chiesa? Per il semplice motivo che quasi tutti abbiamo letto il Vangelo e quasi tutti siamo rimasti colpiti dall'incredibile storia di Gesù Cristo, un uomo che sacrificò la sua esistenza per trasmettere il verbo dell'amore, della pace, della fratellanza.
Proprio quello che in pochi giorni ha testimoniato con grandissima umanità Francesco, un Papa che ha restituito quel sapore di spiritualità al mistero pasquale regalandoci una Pasqua di nuovo vera.

Ricordando don Cesare vittima delle ecomafie

Per non dimenticare perchè lo dobbiamo a don Cesare e perchè non succeda ancora. Perchè sia di monito a tutti coloro che non vedono il pericolo o che, peggio, fanno finta di non sapere, non vedere e non sentire. Per chi sa e non parla. Per chi avrebbe dovuto testimoniare, per chi doveva indagare, per chi doveva intervenire, per chi doveva vietare che lo scempio continuasse, per chi ha permesso che tesori archeologici venissero sepolti dopo che la loro ricerca era stata pagata dalla comunità europea, per chi doveva dire di no davanti ai progetti sbagliati, alle offerte di denaro, alle promozioni, alle promesse di un lavoro, un favore. Per chi pensa che la dignità abbia un prezzo. Per chi non si accorge che ci stiamo autodistruggendo, per chi vuole chiudere il ciclo in provincia, per chi siede in consiglio comunale e non si preoccupa del territorio, per i cittadini onorari che volevano massacrare il territorio con i rifiuti romani.

http://vittimemafia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=629%3A29-marzo-1995-borgo-montello-lt-don-cesare-boschin-81-anni-fu-trovato-nel-suo-letto-in-canonica-massacrato-di-botte-incaprettato-il-cerotto-sulla-bocca-vittima-delle-ecomafie&catid=35%3Ascheda&Itemid=67
29 Marzo 1995 Borgo Montello (LT). Don Cesare Boschin, 81 anni, fu trovato nel suo letto in canonica massacrato di botte, incaprettato, il cerotto sulla bocca. Vittima delle ecomafie.PDFStampa
Articolo del Quotidiano La Provincia del 30 Aprile 2009
Omicidio all’ombra dei rifiuti
di Rita Cammarone
La pista della rapina non portò a nulla. Un altro delitto sottoposto all’attenzione dell’Antimafia
Don Cesare Boschin pestato a morte. Un avvertimento alla gente del posto?
Don Cesare era sul letto, con un cerotto che gli chiudeva la bocca, la faccia e il corpo pieno di lividi, la tonaca indossata, legato mani e piedi con una corda che gli passava anche attorno al collo. Ecco la tragica fine di un prete, parroco di un borgo, avamposto di grandi interessi come la discarica di
Montello.
Era la mattina del 30 marzo 1995 quando la macabra scena apparve sotto gli occhi della perpetua. Gli inquirenti stabilirono che il decesso fu provocato da una cruente aggressione avvenuta all’interno del suo appartamento (l’autopsia stabilì che il parroco rimase soffocato da una protesi dentaria staccasi per via delle percosse). Ma chi lo ridusse in quello stato? E perché?
Gli interrogativi non furono mai sciolti. O meglio, la risposta restò soltanto nel limbo dei sospetti che alla fine finirono per gettare ombre sull’onorabilità della vittima. L’omicidio di don Cesare Boschin, da decenni parroco di Borgo Montello, fu bollato dalla cronaca come un delitto maturato negli ambienti gay e a scopo di rapina.  In pratica qualche giovane malfattore, in cerca di soldi, sarebbe stato ricevuto - la sera del 29 marzo - da don Cesare con l’illusione di un incontro proibito. Poi qualcosa sarebbe andato storto, dunque le botte, la morte per soffocamento della dentiera e la messa in scena dell’incaprettamento. Mentre i soldi, presumibile movente dei balordi, rimasero al loro posto: 800mila lire nella  tasca di don Cesare e cinque milioni in un cassetto della canonica. Sparirono invece due agende nelle quali il vecchio parroco annotava ogni dettaglio della sua vita e quella che scorreva nel borgo, tutt’altro che tranquilla.
E l’incaprettamento, possibile firma della malavita organizzata, finì per essere considerato un mero depistaggio. Ma solo agli occhi degli inquirenti. Perché al borgo, in pochi credettero a questa versione. Chi era don Cesare? Originario di Trebaseleghe (Padova), era arrivato a Borgo Montello negli anni Cinquanta. Un uomo puntiglioso e testardo e certamente non era uno che si faceva dire da altri quello che avrebbe o non avrebbe dovuto fare. Così i messaggi diretti o indiretti che di tanto in tanto riceveva, soprattutto negli ultimi cinque anni della sua lunga vita, non lo intimorivano affatto. Anzi, un bel giorno, prese il telefono e, attraverso uno dei suoi canali privilegiati, contattò chi di dovere. Forse l’inizio della sua disgrazia. A Borgo Montello soltanto da poco tempo si è tornati a parlare di don Cesare, mentre negli anni successivi alla tragedia il caso era diventato un tabù.
Non per don Cesare, ma per il messaggio celato con la sua uccisione.  Qualcuno, almeno più di una persona, quell’avvertimento deve averlo percepito in tutta la sua drammaticità. Tanto che in men che non si dica ciò che si stava organizzando al borgo, ovvero la battaglia per la legalità della discarica, fu subito sciolto come neve al sole. Via le carte del comitato, via anche il comitato medesimo. Mai più infilare le mani nei rifiuti, nei rifiuti che sporcano il territorio e che arricchiscono le tasche dei potenti.
Ma perché, cosa era successo? Era successo che nottetempo camion provenienti dalle concerie di Vicenza e Arezzo scaricavano rifiuti speciali, il cui «smaltimento» nella discarica di Borgo Montello sarebbe stato garantito ad un prezzo molto concorrenziale per via delle omesse procedure di legge. Don Cesare sapeva. Don Cesare sapeva, perché parlava con i suoi parrocchiani e «registrava » le confidenze di tutti, soprattutto di quelle madri preoccupate dei figli che dopo un paio di notti sui tir tornavano a casa con un mucchio di soldi.
Voci, testimonianze, conferme. Mai smentite. Il bubbone scoppiò a seguito di una denuncia sporta da un ragazzo che, per vendicare il suo licenziamento, raccontò di certi fusti sospetti interrati nei pressi della discarica. Raccontò di operazioni di carotaggio prima, e di maxi sepolture dopo. Forse fu lui a parlare per primo di un intero rimorchio con tanto di carico sotterrato nella zona S-zero. Forse, perché nel frattempo il comitato civico, con al fianco il parroco, riuscì a convincere l’amministrazione comunale di Latina ad intervenire. Il sindaco Ajmone Finestra incaricò l’Enea per le ricerche. L’esito, con tanto di rilevi positivi sulla concentrazione di metalli, scomparve misteriosamente.
In un successivo studio la parte riguardante i rilievi fu omessa. Sulla questione neanche la Digos riuscì a cavare un buco dal ragno: dopo la testimonianza del ragazzo licenziato, gli agenti della Questura indagarono sul caso. Soltanto che nel frattempo eseguire scavi era diventato impossibile per via della successiva stratificazione dei rifiuti, ma una bolla di trasporto rintracciata dagli investigatori segnava un percorso tutt’altro che trascurabile nella redditizia filiera dei rifiuti radioattivi: Livorno, Latina, Caserta. Mentre le cronache dell’epoca parlavano della nave dei veleni. Siamo ad inizio anni ’90. E’ in questo contesto che va letto il messaggio dell’uccisione di Cesare Boschin? Dire alla gente del posto di tacere per non fare la stessa fine del vecchio parroco?



Articolo dell'Unità del 23 Agosto 2009
Don Cesare Boschin che aspetta ancora di avere giustizia
Il parroco di Borgo Montello (Lt) fu trovato incaprettato in canonica. Aveva raccontato di uno strano giro di rifiuti Don Ciotti chiede oggi di riaprire l’inchiesta sulla sua morte
l problema è che don Cesare sapeva tutto. Arrivato a Borgo Montello, frazione di Latina, negli anni cinquanta dal Veneto, era un prete di quelli che scambiano la strada per la chiesa e nella strada trovano le omelie più giuste per la domenica. Per questo, perché glielo diceva la strada, don Cesare Boschin pochi giorni prima del 30 marzo 1995 era andato a trovare  il capitano dei carabinieri. E avevano parlato a lungo delle cose strane che stavano accadendo intorno e accanto alla discarica: carichi notturni, via vai di camion, cattivi odori. Troppo tardi. O troppo presto. Perché la mattina del 30 marzo 1995 don Cesare, 81 anni, fu trovato nel suo letto in canonica massacrato di botte, incaprettato, il cerotto sulla bocca. Un assassinio di violenza inaudita liquidato lì per lì come una rapina di balordi, forse polacchi. Poi soffiò la calunnia, «una vendetta maturata in ambienti gay»: fa così la mafia quando vuol confondere le idee e depistare. Di quella storia, infatti, per anni non si è saputo più nulla a parte qualche temerario locale come Elvio Di Cesare, presidente dell’associazione Caponnetto-Lazio, che ha continuato a cercare e scavare. Oggi la morte di don Cesare Boschin diventa un capitolo della complessa vicenda delle infiltrazioni di mafia nel sud del Lazio. DonCiotti e Libera chiedono la riapertura dell’inchiesta collegandola «a una vendetta da parte delle ecomafie». Scrivono i pm della Dda di Roma Diana DeMartino e Francesco Curcio, titolari delle inchieste Damasco 1 e 2 che hanno portato in carcere mezza amministrazione comunale di Fondi con l’accusa di essere collusa con gli interessi delle ‘ndrine calabresi e dei clan di camorra attivi nell’Agro Pontino: «Nella stragrande maggioranza dei casi si è proceduto da parte delle diverse autorità giudiziarie di questo distretto (Latina ndr.) rubricando la massa dei fatti oggetto di indagine – in realtà di stampo mafioso – in fatti di criminalità comune».
Quattordici anni dopo il dossier di don Cesare torna nell’agenda della cronaca. L’associazione «Articolo 21» - ospite della giornata della legalità organizzata ieri dal Pd nella piazza di Fondi, comune infiltrato che il governo non vuole sciogliere - ha ricordato come già nel 1996 Carmine Schiavone, cassiere dei cartelli casalesi, avesse spiegato gli interessi dei clan di camorra e delle ‘ndrine calabresi sul basso Lazio, droga, rifiuti, appalti, la politica. Schiavone raccontò la spartizione degli affari città per città. AFondi c’erano i Tripodo, delle nota famiglia di ‘ndrangheta: «Si occupavano di  stupefacenti, noi gli davamo dai 15 ai 30 kg al mese di cocaina». I fratelli Tripodo sono i protagonisti delle inchieste Damasco e la chiave per capire la capacità di infiltrazione della mafia nel territorio dell’Agro Pontino. E si torna a don Cesare, alle ecomafie e al movente del suo assassinio. Don Cesare sapeva che in quei mesi del ’95 nella discarica di Borgo Montello arrivavano di notte camion carichi di fusti di rifiuti. Glielo dicevano le persone che incontrava per strada. Glielo dicevano le mamme i cui figli guadagnavano «500mila lire a viaggio». Da dove? Allora navigavano lungo le coste italiane navi zeppe di rifiuti tossici. Non le voleva nessuno, per un po’ furono ormeggiate a Livorno. Solo anni dopo furono trovate bolle che testimoniavano che quei camion si muovevano lungo la tratta Livorno-Borgo Montello-Caserta. Solo oggi la Regione Lazio ha dato ordine di verificare cosa c’è sotto «S-zero», la parte dismessa della discarica di Borgo Montello. L’Arpa ha sentenziato in questi giorni: ci sono fusti tossici, a centinaia. Quelli di cui parlava don Cesare  con il capitano dei carabinieri pochi giorni prima di morire.



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Don Ciotti a Borgo Montello per commemorare don Cesare Boschin vittima della camorra

Borgo Montello (LT) don Ciotti, il prete antimafia per ricordare il sacrificio di don Cesare Boschin ucciso dalla camorra nel 1995. A 15 anni da questo omicidio fino ad oggi senza colpevoli si è arrivati vicino alla verità


Articolo del 18 marzo 2012 da  pontiniaecologia.blogspot.it 

Omicidio di don Cesare Boschin: riaprire le indagini

(oggi sui quotidiani locali http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/120318latina/index.html#/8/)

Qualcosa torna a muoversi attorno all'omicidio di don Cesare Boschin, un mistero lungo 17 anni.

A una settimana di distanza dall'ennesima interrogazione parlamentare con cui è stato chiesto di far luce sul delitto, arrivano le prime conferme alle indiscrezioni su nuove indagini relative all'uccisione del parroco, ai presunti affari loschi avvenuti negli anni novanta all'ombra della discarica di Montello e all'ipotesi che la morte del parroco non sia stato il risultato di una rapina degenerata, ma un messaggio chiaro inviato dalla malavita ai borghigiani: «Se parlate farete la stessa fine». Negli ultimi mesi infatti, a Borgo Montello, si sono presentati investigatori di Latina e Roma, che hanno bussato alle porte di diversi borghigiani, chiedendo informazioni sulla vicenda.
Degli agenti di polizia giudiziaria, qualificatisi come poliziotti del capoluogo pontino, hanno fatto domande in giro relativamente alla discarica, a quel che avveniva nel borgo una ventina d'anni fa e sul delitto del sacerdote. Altri investigatori, di Roma, sostenendo di essere stati inviati dall'Antimafia, hanno fatto domande analoghe. Dopo che sono stati finanziati gli scavi nella discarica, per accertare se realmente a Montello sono stati interrati fusti tossici, come rivelato dal pentito Carmine Schiavone, potrebbe così arrivare la verita anche sul delitto.
Don Cesare Boschin, alle nove del mattino del 30 marzo 1995, fu trovato privo di vita dalla perpetua Franca Rosati, recatasi come di consueto nella canonica. La porta della camera del sacerdote 81enne, da 45 anni alla guida della parrocchia S. Annunziata di Borgo Montello, era socchiusa. L'anziano parroco era sul letto, con mani legate e bocca chiusa da un nastro adesivo, il corpo coperto di lividi, privo di vita. Venne accertato che all'81enne gli aggressori avevano fatto ingoiare la dentiera ed era morto per soffocamento. La stanza era in disordine e gli inquirenti pensarono subito a una rapina degenerata, indagando inizialmente su alcuni tossicodipendenti. Nella stanza era stata però lasciata una preziosa croce d'oro e il portafogli di don Cesare, contenente 700mila lire, oltre a una busta con sette milioni di lire. A sparire erano state invece due agende su cui il sacerdote annotava tutto. Una strana rapina. Gli investigatori, dopo aver battuto anche la pista omosex, si convinsero però che l'assassino fosse un polacco, che lavorava nel borgo in nero come muratore, e che in concomitanza con il delitto sarebbe tornato nell'Est. Un caso irrisolto, che ora grazie soprattutto alle denunce di «Libera» torna a occupare gli investigatori.
Clemente Pistilli www.dimmidipiu.it



[Settimanale Tgr Lazio] I misteri di Borgo Montello e la morte di Don Cesare Boschin

La storia dei fusti tossici che - secondo il pentito di camorra Carmine Schiavone - sarebbero stati sepolti nella discarica; la morte di Don Cesare Boschin, trovato incaprettato in parrocchia; le inchieste giudiziarie e le paure, di ieri e di oggi. I misteri di Borgo Montello, frazione agricola di Latina, nel servizio di Alfredo Di Giovampaolo, trasmesso dal "Settimanale" del Tgr Lazio il 17 marzo 2012. Riprese e montaggio Danilo Paniccia

nucleare Fukushima google mappa ex residenti per riportarli a casa


Giappone, Google mappa Fukushima per “riportare” a casa gli ex residenti

La troupe di Google è riuscita a entrare a Namie, una delle cittadine evacuate di quest'area di circa 20 km, e vi è rimasta per circa tre ore, il tempo concesso dalle autorità giapponesi per la permanenza senza tute protettive. Grazie a una speciale webcam montata sul tettuccio dell'auto, è stato possibile scattare foto a 360 gradi delle strade e degli edifici danneggiati

di  | 29 marzo 2013 http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/29/giappone-google-mappa-fukushima-per-riportare-a-casa-ex-residenti/546771/
Giappone, Google mappa Fukushima per “riportare” a casa gli ex residenti
“Date le innumerevoli catastrofi del passato, sono sopravvissuti solo i popoli con la memoria corta”. In Giappone c’è chi usa questa citazione dello scrittore novencentesco Kaionji Chogoro per sostenere che i giapponesi abbiano la memoria corta. Un bene, se devi lasciarti alle spalle qualcosa di traumatico e ricominciare a vivere; un male perché rischi di non imparare mai dai tuoi errori. A due anni dal terremoto dell’11 marzo 2011, molti giapponesi sembrano essersi dimenticati del Nordest colpito dalla catastrofe. Tra qualche mese, ad aiutarli a ricordare ci sarà Google, il colosso mondiale dei motori di ricerca.
Grazie alla modalità Street View di Google maps, l’applicazione che milioni di utenti della Rete utilizzano per orientarsi in qualsiasi parte del mondo, sarà presto possibile entrare virtualmente nella zona di esclusione intorno alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi e vedere anche lo stato attuale di vere e proprie città fantasma dimenticate tra le macerie del sisma.
La troupe di Google è riuscita a entrare a Namie, una delle cittadine evacuate di quest’area di circa 20 km, e vi è rimasta per circa tre ore, il tempo concesso dalle autorità giapponesi per la permanenza senza tute protettive. Grazie a una speciale webcam montata sul tettuccio dell’auto, è stato possibile scattare foto a 360 gradi delle strade e degli edifici danneggiati. Nel giro di qualche mese la mappatura sarà completata e digitalizzata. L’intento è quello di riportare a casa – almeno via Internet – tutti coloro che sono stati costretti a trasferirsi lontano. “Certo non è come venire qui e vedere i danni di persona” ha dichiarato all’emittente americana Abc, Kei Kawai, product manager di Street View per il colosso californiano. “Ma almeno possiamo mostrare i posti allo stato attuale a chi ha dovuto evacuare la città. E a tutto il mondo”.  
L’idea originale però, conferma lo stesso Kawai, sarebbe venuta dagli stessi cittadini di Namie. “Dobbiamo indossare tute speciali e avere il permesso del governo, solo per andare a casa,” ha detto alla stessa emittente il sindaco di Namie, Tamotsu Baba. Ha appena finito di stilare un elenco telefonico dei suoi concittadini, in un estremo tentativo di tenere insieme la sua comunità. “E’ tutto così frustrante” ha dichiarato. “Qui a Namie c’è solo silenzio”. Più della metà dei 21 mila abitanti della cittadina, infatti, sono stati trasferiti in altre città della prefettura. L’iniziativa di Google per il ricordo degli eventi dell’11 marzo 2011 era già partita nel dicembre 2012, quando era stato messo in piedi un archivio digitale di foto delle aree disastrate, intitolato “Memories for the future”. Un progetto che ha l’obiettivo di “creare, salvare e pubblicizzare la documentazione fotografica degli esterni e degli interni degli edifici danneggiati dal Grande Terremoto del Giappone orientale”, ma anche quello di mostrare gli edifici che, assorbito l’impatto del sisma, continuano a essere utilizzati, e documentare i piccoli e lentissimi passi della ricostruzione. 
Una delle colpe attribuite ai precedenti governi di segno democratico è stata proprio questa: aver investito poco o nulla nella ripresa delle aree colpite dal terremoto e dallo tsunami e interessate dalla fuga di radiazioni dall’impianto di Fukushima Daiichi. In molte aree, la ricostruzione non è partita, e in altre, come nella stessa Namie, ancora si attende l’inizio delle opere di decontaminazione; circa 350 mila persone, poi, vivono ancora in case provvisorie. E i cittadini, ormai, sono stanchi. È di poco tempo fa la notizia, apparsa sullo Yomiuri Shimbun, il primo quotidiano giapponese, secondo cui all’ufficio per il recupero ambientale del Ministero dell’Ambiente nella città di Fukushima, continuerebbero le richieste di cittadini – dietro a cui si celerebbero anche alcuni clan della Yakuza – che chiedono rimborsi per danni subiti dalle opere di decontaminazione o di essere messi a contratto per il subappalto delle stesse. Il governo Abe, insediatosi lo scorso dicembre, ha promesso più volte di accelerare le opere di ricostruzione, ma ancora poco è stato fatto in concreto, nonostante i quasi 40 miliardi di euro messi inseriti nell’ultimo pacchetto di stimoli economici confezionato dal governo di Tokyo.
 di Marco Zappa