Roma venerdi' 21 dicembr, IO CI STO! Incontro con ANTONIO INGROIA. Noi ci stiamo ! E tu ?
Ingroia che botta per Di Pietro: non si fa così
Che botta per Di Pietro: “Non si fa così” E DE MAGISTRIS RINCARA: “IO METTEREI IN LISTA ALTRE PERSONE”. TUTTI GLI EQUIVOCI DEL DIETRO LE QUINTE di Beatrice Borromeo Il fatto quotidiano 22 dicembre 2012 I VERDI Tra gli alleati a cui Ingroia ha chiesto un passo indietro, ci sono i Verdi presenti con Angelo Bonelli "Antonio, ti hanno chiesto due passi indietro, non uno! Due!”. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando segue Di Pietro in un angolo del backstage del teatro Capranica di Roma. Passi essere il numero due, pur di evitare la batosta alle urne che l’Idv prenderebbe se si presentasse sola alle elezioni. Ma il discorso di Ingroia, che sul palco si è rivolto ai leader di partito confluiti nel Nuovo Polo chiedendo loro di fare “un passo indietro”, li ha spiazzati. Tanto che la platea è ammutolita e lo staff dello stesso Ingroia si è fissato con aria stupefatta. Il volto dell’ex pm di Mani Pulite invece è rimasto immobile. Almeno fino a che il leader Idv non si è accorto di essere inquadrato da una telecamera (ha poi tentato un tiratissimo sorriso). Perché Antonio Di Pietro sapeva che quella di ieri non sarebbe stata una serata facile. E sapeva che Ingroia avrebbe chiesto a lui, a Paolo Ferrero di Rifondazione e a Oliviero Diliberto del Pdci di abbandonare i simboli di partito per confluire in una lista unica, senza colori. Ma non si aspettava di essere lasciato quasi a margine del lungo discorso, staccato di almeno mezz’ora dai ringraziamenti al sindaco di Napoli Luigi De Magistris, dalle lodi a “Cambiare si può” del professor Marco Revelli e dagli appelli a Don Luigi Ciotti di Libera , aMaurizio Landini o aMichele Santoro perché lo appoggino (possibilmente candidandosi). Soprattutto, Di Pietro non si aspettava i toni. É lo stesso Ingroia, dietro le quinte, a tranquillizzarlo: “Non c’è nessuna preclusione per le candidature, mi riferivo solo ai simboli”. Una posizione, questa, largamente condivisa dalla gente sia in sala che fuori (dove una cinquantina di persone ha tentato di sfondare il portone d’en - trata del teatro già strapieno) ma che ha definitivamente tolto lo scettro di azionisti di riferimento a quei politici che, proprio come Di Pietro, si aspettavano di poterci mettere la faccia. E De Magistris, scendendo le scale del Capranica, rincara: “Io sono per una forte discontinuità, e in lista metterei una maestra, un precario, un operaio. Di Pietro? Se metto questi vuol dire che non c’è posto per altri...”. Una frase che il leader dell’Idv non prende bene: “A voi dice questo, ma a me Luigi ha sempre detto il contrario, non si può andare avanti così!” (mentre Orlando sussurra “Guarda che per molto meno... per molto meno...”). Di Pietro alza le braccia: “Sono 5 anni che faccio opposizione da solo, 5! La posso avere un po’ di compagnia in Parlamento?!”. Come verranno scelti i candidati però ancora non si sa: “Per le primarie il tempo è un po’ pochino”, ammette Ingroia. Intanto rimbomba la musica del Boss Bruce Springsteen, sui muri vengono proiettate frasi fluo prese dalla Costituzione e le facce di chi si mette in fila per uscire sono sorridenti e di tutte le età. Ingroia, Di Pietro e De Magistris si sono visti ieri sera. Per parlare degli equivoci non c’era neanche tempo: mancano meno di due mesi alle elezioni. Twitter: @BorromeoBea
Ingroia "io ci sto se i partiti fanno un passo indietro"
INGROIA ANNUNCIA LA SUA CANDIDATURA MA DETTA
LE CONDIZIONI: NESSUN SIMBOLO NÉ POLITICI GIÀ VISTI LE RAGIONI DEL PM La battaglia sulla verità delle stragi di mafia deve arrivare anche in Parlamento Non posso aspettare in Guatemala che passi il cadavere dell’Italiadi Caterina Perniconi Il fatto quotidiano 22 dicembre 2012 La sala è buia e lo resta per oltre un’ora. C’è un solo faro, puntato su di lui, arrivato a Roma per dettare le condizioni ai suoi alleati. “Sono qui per questa” esordisce Antonio Ingroia alzando la Costituzione mentre suonano le ultime note di Take care of our own di Bruce Springsteen. Lui, dice, vuole prendersi cura del Paese prima che sia troppo tardi. “Potevo farlo anche dal Guatemala – spiega il magistrato protagonista nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia – aspettando che passasse il cadavere del nemico. Ma qui l’unico cadavere che rischia di passare è quello dell’Italia”. IL TEATRO È PIENO, come la piazza antistante. In prima fila sono schierati tutti i potenziali alleati: Luigi De Magistris, Antonio Di Pietro, Leoluca Orlando, Oliviero Diliberto, Paolo Ferrero, Angelo Bonelli e molta società civile. Ognuno di loro ha organizzato un evento indipendente dagli altri per lanciare il nuovo polo e l’appun - tamento di ieri non fa eccezione. A distanza, si sono giurati amore eterno, ma una foto opportunity ancora non esiste. E forse non ci sarà mai. Perché nella lista unica che Ingroia chiede per candidarsi non c’è posto per i simboli di partito né per le “vecchie glorie” del Parlamento. “Vi vogliamo al nostro fianco – dice l’ex procuratore – ma per aiutare la società civile a fare un passo in avanti, credo che voi dobbiate farne uno indietro. Un passo indietro non significa sparire ma semplicemente contribuire a far avanzare esponenti della società civile”. Le facce dei rottamati parlano da sole. Ma Ingroia insiste: “La mia decisione di candidarmi dipende da voi. Se esiste un progetto condiviso io sono pronto a metterci la faccia”. É più un sì che un no quello dell’ex procuratore, che cerca di spiegare ai suoi “ami - ci”, quelli che lo hanno sconsigliato, perché vuole impegnarsi in politica: “Per esempio devo rispondere ad Antonio Padellaro, direttore del Fatto quotidiano che non è convinto della mia scelta e che ha promosso una raccolta di firme sul suo giornale a difesa della procura di Palermo quando siamo stati attaccati. Dico a lui e agli altri amici che la battaglia sulla verità delle stragi di mafia deve arrivare anche in Parlamento. Penso che quando Giovanni Falcone decise di arrivare a Roma, al ministero della Giustizia, lo fece con lo stesso obiettivo sul quale io sto riflettendo ora. Un magistrato non è un arbitro è un cittadino come tutti gli altri che agendo nella polis fa anche politica”. E la farà davvero Ingroia “se il progetto che è nato oggi sarà l’unico polo alternativo alle politiche di Berlusconi e Monti”. Sanità e scuola pubblica, lavoro, legge sul conflitto d’interessi alcune parole chiave. Tra lui e la candidatura ci sono però una serie di condizioni. Non solo il passo indietro dei partiti preesistenti e dei loro leader, ma anche la chiarezza che il polo non sarà arancione ma variopinto, senza somigliare però all’Arcoba - leno del 2008. A dimostrazione, sullo sfondo i colori scelti sono sì l’arancione ma anche il rosso, il verde e il blu. ALLORA CHI DEVE animarlo questo quarto polo? Ingroia si rivolge per primo a Maurizio Landini, il leader della Fiom, “gli chiedo un passo avanti perché le sue battaglie sono le nostre battaglie”. Poi Don Luigi Ciotti, Salvatore Borsellino, le donne di “Se non ora quando”, Michele Santoro, Sandro Ruotolo (che ha già firmato il manifesto), le associazioni, i No Tav, gli operai dell’Ilva. L’espressione di quella società civile che al Pd potrebbe mancare e con cui Ingroia vuole dialogare: “Ho scritto una lettera a Bersani, persona che non conosco ma che stimo. Mi sembra ben intenzionato, ma anche la strada dell’inferno è lastricata dalle buone intenzioni. Gli chiedo perciò di parlarci, confrontarci, anche se alcune idee reciproche non le condividiamo. Io non ho preclusioni ideologiche verso nessuno, solo qualcuna personale, quindi con Berlusconi e Monti non mi confronterei”. E con Beppe Grillo? La risposta arriva poco dopo: “Non mi sottrarrei invece a un confronto con il movimento Cinque stelle. Conosco Beppe Grillo da anni, l’ho apprezzato per alcune sue battaglie prima che intraprendesse attività politica”. In sottofondo suonano i Black Eyed Peas, la rottamazione parte dalla musica.
LE CONDIZIONI: NESSUN SIMBOLO NÉ POLITICI GIÀ VISTI LE RAGIONI DEL PM La battaglia sulla verità delle stragi di mafia deve arrivare anche in Parlamento Non posso aspettare in Guatemala che passi il cadavere dell’Italiadi Caterina Perniconi Il fatto quotidiano 22 dicembre 2012 La sala è buia e lo resta per oltre un’ora. C’è un solo faro, puntato su di lui, arrivato a Roma per dettare le condizioni ai suoi alleati. “Sono qui per questa” esordisce Antonio Ingroia alzando la Costituzione mentre suonano le ultime note di Take care of our own di Bruce Springsteen. Lui, dice, vuole prendersi cura del Paese prima che sia troppo tardi. “Potevo farlo anche dal Guatemala – spiega il magistrato protagonista nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia – aspettando che passasse il cadavere del nemico. Ma qui l’unico cadavere che rischia di passare è quello dell’Italia”. IL TEATRO È PIENO, come la piazza antistante. In prima fila sono schierati tutti i potenziali alleati: Luigi De Magistris, Antonio Di Pietro, Leoluca Orlando, Oliviero Diliberto, Paolo Ferrero, Angelo Bonelli e molta società civile. Ognuno di loro ha organizzato un evento indipendente dagli altri per lanciare il nuovo polo e l’appun - tamento di ieri non fa eccezione. A distanza, si sono giurati amore eterno, ma una foto opportunity ancora non esiste. E forse non ci sarà mai. Perché nella lista unica che Ingroia chiede per candidarsi non c’è posto per i simboli di partito né per le “vecchie glorie” del Parlamento. “Vi vogliamo al nostro fianco – dice l’ex procuratore – ma per aiutare la società civile a fare un passo in avanti, credo che voi dobbiate farne uno indietro. Un passo indietro non significa sparire ma semplicemente contribuire a far avanzare esponenti della società civile”. Le facce dei rottamati parlano da sole. Ma Ingroia insiste: “La mia decisione di candidarmi dipende da voi. Se esiste un progetto condiviso io sono pronto a metterci la faccia”. É più un sì che un no quello dell’ex procuratore, che cerca di spiegare ai suoi “ami - ci”, quelli che lo hanno sconsigliato, perché vuole impegnarsi in politica: “Per esempio devo rispondere ad Antonio Padellaro, direttore del Fatto quotidiano che non è convinto della mia scelta e che ha promosso una raccolta di firme sul suo giornale a difesa della procura di Palermo quando siamo stati attaccati. Dico a lui e agli altri amici che la battaglia sulla verità delle stragi di mafia deve arrivare anche in Parlamento. Penso che quando Giovanni Falcone decise di arrivare a Roma, al ministero della Giustizia, lo fece con lo stesso obiettivo sul quale io sto riflettendo ora. Un magistrato non è un arbitro è un cittadino come tutti gli altri che agendo nella polis fa anche politica”. E la farà davvero Ingroia “se il progetto che è nato oggi sarà l’unico polo alternativo alle politiche di Berlusconi e Monti”. Sanità e scuola pubblica, lavoro, legge sul conflitto d’interessi alcune parole chiave. Tra lui e la candidatura ci sono però una serie di condizioni. Non solo il passo indietro dei partiti preesistenti e dei loro leader, ma anche la chiarezza che il polo non sarà arancione ma variopinto, senza somigliare però all’Arcoba - leno del 2008. A dimostrazione, sullo sfondo i colori scelti sono sì l’arancione ma anche il rosso, il verde e il blu. ALLORA CHI DEVE animarlo questo quarto polo? Ingroia si rivolge per primo a Maurizio Landini, il leader della Fiom, “gli chiedo un passo avanti perché le sue battaglie sono le nostre battaglie”. Poi Don Luigi Ciotti, Salvatore Borsellino, le donne di “Se non ora quando”, Michele Santoro, Sandro Ruotolo (che ha già firmato il manifesto), le associazioni, i No Tav, gli operai dell’Ilva. L’espressione di quella società civile che al Pd potrebbe mancare e con cui Ingroia vuole dialogare: “Ho scritto una lettera a Bersani, persona che non conosco ma che stimo. Mi sembra ben intenzionato, ma anche la strada dell’inferno è lastricata dalle buone intenzioni. Gli chiedo perciò di parlarci, confrontarci, anche se alcune idee reciproche non le condividiamo. Io non ho preclusioni ideologiche verso nessuno, solo qualcuna personale, quindi con Berlusconi e Monti non mi confronterei”. E con Beppe Grillo? La risposta arriva poco dopo: “Non mi sottrarrei invece a un confronto con il movimento Cinque stelle. Conosco Beppe Grillo da anni, l’ho apprezzato per alcune sue battaglie prima che intraprendesse attività politica”. In sottofondo suonano i Black Eyed Peas, la rottamazione parte dalla musica.
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