Mattanza senza
fine.
La
strage di Sezze è la conferma di come siano stati contaminati
dalla criminalità organizzata nei modus operandi, non solo
pezzi dell’economia del Lazio,ma anche consistenti settori della
delinquenza locale. Una lettura non collegata dei singoli episodi
criminali da anni fa sbagliare la diagnosi su quanto è avvenuto, su
quanto avviene e quanto avverrà nel basso Lazio e nella provincia di
Roma sin dai prossimi mesi.
Dal
Garigliano a Roma c’è un flusso continuo di enormi quantitativi di
droga che riforniscono i mercati della Capitale e di tutto il
litorale e che tende a conquistare le piazze di spaccio della
Toscana,dell’Umbria e di altre zone del centro nord del Paese.
Gli
omicidi dimostrativi di Netturo e Terracina di questa estate che
hanno visto soccombere due noti esponenti della camorra napoletana
sono il sintomo inconfutabile di come non siano ammessi sconfinamenti
e di come il Lazio sia un tutt’uno con le problematiche criminali
del sud d’Italia.
La
provincia di Roma ha il primato dell’esercizio dell’usura che
genera a prescindere la commissione di reati ancor più gravi
quale le estorsioni e la violenza sulle persone. L’Usura nel Lazio
è da alcuni anni affare di mafie e presuppone sempre il
tentativo a volte riuscito di controllare pezzi di territorio.
Il
tempo delle sottovalutazioni è finito. La violenza
farà comunque il suo tragitto e le risposte non potranno
più ritardare. Su tutte quella dell’inasprimento delle
attività investigative, di controllo del territorio e di
bonifica sociale attraverso investimenti nella politica delle
opportunità: lavoro e cultura.
Il
resto corre il rischio di generare un senso di impotenza tra i
cittadini che sfocerà come già avviene in alcune aree
della regione Lazio e della provincia di Roma in paura e omertà.
Antonio
Turri
I
Cittadini contro le mafie e la corruzione
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