venerdì 10 agosto 2012

Pontinia via della Striscia come si brucia sulla fascia frangivento

L'immagine è stata scattata il 5, chissà da quanti giorni era presente quel materiale accatastato in modo inequivocabile. Dalla strada sembrava ci fossero rami, sterpaglie oltre ad un mobiletto bianco. Ieri sera il fuoco. Come sempre. Nel comune del non vedo non sento non parlo.
Se la Forestale ha degli esperti in grado di risalire a quelli che attentano all'ambiente bruciandolo a Pontinia trovare i responsabili, non sarebbe difficile. Ecco il servizio di oggi de Il Tempo http://www.iltempo.it/roma/2012/08/10/1357164-segreti_detective_fuoco_software_trova_incendiari.shtml L'INTERVISTAPARLA IL RESPONSABILE DEL NUCLEO NAZIONALE ANTINCENDI DELLA FORESTALE I segreti dei detective del fuoco «Un software trova gli incendiari» Di Fonzo:spesso sono del posto, tracce decisive dalle fiamme Sono i "detective del fuoco". Fanno parte del Nucleo investigativo anticendi boschivi del Corpo forestale dello Stato. Il responsabile nazionale è il commissario capo Marco Di Fonzo. Come si cerca un piromane? «Molte cose non posso dirle. Nella sua vasta esperienza, il Corpo forestale si è anche specializzato nella repressione dei reati in danno all'ambiente. Abbiamo formato più di mille operatori. Prima di tutto bisogna individuare il punto di insorgenza dell'incendio, da dove è partito. Per far questo si applica il metodo delle evidenza fisiche, cioè leggere i segni lasciati del fuoco: come si è desquamata la corteccia dell'albero, si sono anneriti un masso o la vegetazione». Al parco di Monte Mario cosa avete trovato? «Ci sono delle indagini in corso, ma sono stati trovati segni inequivocabili del dolo». È stato un piromane? «Stiamo attenti a parlare piromane, diciamo incendiario. il piromane è affetto da disagio psichico, prova piacere a dar fuoco. L'incendiario, invece, è colui che appicca le fiamme per colpa o dolo. Il 95% dei roghi è causato dall'uomo. Oltre 100 a Roma e provincia, 12 nella Capitale». I metodi possono subire delle variabili o sono sempre gli stessi? «Cambiano a seconda delle regioni, dai residui vegetali, dalle potature. Purtoppo si brucia nel periodo di massima pericolosità, per il rinnovo dei pascoli o liti tra confinanti. Addirittura c'è chi brucia per raccogliere asparagi». Avete rilevato elementi riccorrenti negli incendi dolosi? «È un'analisi della scena criminale a tutti gli effetti. D'estate piante e terreno sono più asciutti. Sono vulnerabili. I giorni preferiti dagli incendiari sono del weekend e le ore quelle più calde della giornata, fine mattina e primo pomeriggio». Lei non vuole dire molto sulle armi investigative antincendio. E gli incendiari, come li provocano? «I sistemi sono molti, ne abbiamo classificati oltre cento. Certo, si può anche usare un semplice accendino. In Italia per accensione diretta sono stati 140, 20 nel Lazio. La benzina è un accelerante classico. Poi ci sono gli ordigni, congeniati per dare un vantaggio a chi dà fuoco». L'identikit? «Dai 50 anni in su, vive sul posto, perché così raggiunge con facilità la sua "tana", come la chiamiamo. Ma si può essere anche più precisi, c'è un software che ci aiuta a descrivere il profilo dell'incendiario. In questo la Forestale è all'avanguardia. A novembre formeremo degli operatori dei paesi del Maghreb». Esiste l'incendio perfetto? «Se non sei del posto vieni notato come un faro. E nelle altre situazioni l'amministrazione è in grado di capire. Qualcuno ti vede sempre». La migliore prevenzione?SI è parlato anche di controllo satellitare «Gli incendi sono un fatto di cultura. Quando brucia un bosco rimane così per sette-otto anni. Non c'è niente di più deprimente. I nostri ecosistemi sono i più ricchi del pianeta. Roma è il più vasto come agricolo italiano. Il bosco è la cartina di tornasole di una società, racconta come siamo, se lo curiamo l'ambiente oppure no. È importante che i ragazzi capiscano il bosco». 10 agosto 2012

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