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domenica 26 agosto 2012
discarica di Borgo Montello luci ed ombre sugli scavi dei fusti tossici
Gli interrogativi di un ecologista sulle verifiche nella discarica S-zero
Luci e ombre sugli scavi
Libralato: massa segnalata a più di 4 metri, ma la buca è di 3
«Non è stata raggiunta la profondità indicata dagli studi»
CON i primi risultati degli scavi
nella discarica S-zero, voluti dal
Comune e finanziati dalla Regione
Lazio per verificare la
presenza di fusti contenenti rifiuti
tossici nello storico primo
invaso cittadino, emergono pure
le prime osservazioni e le
critiche che gettano
ombre sulla
vicenda. Come
annunciato
dall’assessore
c o m u n a l e
a l l ’ a m b i e n t e
Fabrizio Cirilli
durante un sopralluogo
sulla
S-zero, il primo
degli scavi previsti
sulla base
degli studi geologici
ha permesso
di scoprire
che i macc
h i n a r i
de ll’Enea avevano
segnalato
una massa magnetica
lì dove
era stata sotterrata
una notevole
quantità di
pneumatici. Ma
Giorgio Libralato
dell’a ssociazione
Ecologia
e Territorio,
dopo un’attenta
analisi, mette in
dubbio che il
primo scavo sia
arrivato alla
profondità indicata
dallo studio
dell’Enea.
I n na n z i t ut t o
Libralato lamenta
il mancato
invito a cittadini
ed associazioni
per la
visita in discarica.
«Perchè cittadini,
associazioni,
forze politiche,
tecnici,
tutti quelli che
partecipano e
che hanno presentato domanda
per essere presenti al tavolo della
trasparenza non ne sono stati
ammessi?» chiede Libralato
agli amministratori.
Gli interrogativi più tecnici sono
il frutto di un’attenta analisi
della sovrapposizione dei due
studi condotti da Enea e dal
Comune con l’ausilio del gestore
di una parte della discarica
Ecoambiente. Studi che, tuttavia,
trovano pochi punti in comune
tra loro. «In base alle foto
del cantiere, con strumenti elettronici,
se il muro visibile al
centro dello scavo avesse uno
spessore di circa venti centimetri,
e in rapporto un’altezza di
circa un metro e mezzo, allora
l’altezza dello scavo, al di sopra
del muro, ha circa la stessa altezza
del muro per un’altezza
totale di circa 3 metri dello scavo
- premette Libralato - Durante
l’incontro per il tavolo della
trasparenza i tecnici avevano
spiegato che nel primo metro di
scavo non c’erano rifiuti ma
solo “terreno di protezione”.
Dalle altre informazioni date e
diffuse lo scavo mostrato l’altro
ieri era la zona più piccola, dove
le masse metalliche sarebbero
dovute stare tra 4 e 6 metri.
Dallo scavo si vede chiaramente
che stando alle condizioni
della scarpata, non c’è stato alcun
cedimento e che, contrariamente
a quanto annunciato quel
giorno, raggiunta la quota di
circa 4 metri si sarebbe dovuto
procedere con lo scavo a mano,
di cui non ci sarebbe traccia dai
resoconti. Inoltre la massa metallica,
secondo gli esperti, tenderebbe
a scendere per il peso.
È stata quindi raggiunta la quota
di 6 metri? Dalle immagini non
pare proprio. Gli organi di controllo
sanno bene che in questi
casi si mette una stadia colorata
con tacche ogni dieci centimetri.
Quindi perchè non è stata
data evidenza della quota raggiunta?
» domanda appunto Libralato.
Individuate le prime anomalie
rispetto alla tabella di marcia
annunciata in sede di tavolo per
la trasparenza, l’esponente di
Ecologia e Territorio chiede:
«Lo scavo a mano non si farà più? Così come appare evidente
si provvederà a richiudere tutto
lo scavo anche senza aver raggiunto
la quota indicata da Comune
ed Ecoambiente? Come
sanno bene gli operatori del settore
lo scavo a mano andrebbe
effettuato con apposite protezione
di sicurezza contro i crolli
ma di questi dispositivi e apprestamenti
come mai non c’è traccia
dalle immagini? Ma sicuramente,
ne sono certo, se fossim
o s t a t i a m m e s s i a l
sopralluogo sarebbe stata data
risposta pronta, certa, esauriente
e scientifica. Insomma abbiamo
perso un’occasione? Ne
avremmo un’altra?» chiede infine
Libralato a politici e tecnici,
Tra le poche certezze, punti
fermi acquisiti ancor prima
dell’inizio degli scavi, c’è la
pericolosità per l’ambiente della
discarica S-0, riempita praticamente
senza regole, con costi
altissimi per l’ambiente. Stando
alle poche testimonianze, come
quella dell’ex direttore del sito
Achille Cester, grandi quantità
di rifiuti industriali, tra i quali
molto probabilmente c’erano
pure fusti tossici, in realtà sarebbero
stati sotterrati negli invasi
aperti successivamente alla
chiusura della S-0. Ma è bene
ricordare che gli enti locali stanno
effettuando verifiche in base
agli studi condotti negli anni
‘90. Spetta alle amministrazioni
di oggi proseguire su quella linea
e compiere studi approfonditi
sugli altri invasi.
A.R. Latina Oggi 26 agosto 2012
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