Fonti rinnovabili e Conto Energia, braccio di ferro sui nuovi incentivi
Il Governo intende conciliare le esigenze delle rinnovabili con il loro costo. Il 18 aprile nuova mobilitazione delle Associazioni
di Rossella Calabrese
11/04/2012 - È fissata per il 18 aprile una nuova manifestazione del settore delle fonti rinnovabili, organizzata da ISES Italia e Kyoto Club, per chiedere del Governo chiarezza sul futuro degli incentivi alle energie pulite, reso incerto dalle bozze dei decreti per l’incentivazione delle rinnovabili elettriche e del quinto Conto Energia per il fotovoltaico (leggi tutto http://www.edilportale.com/news/2012/03/risparmio-energetico/fotovoltaico-a-breve-il-quinto-conto-energia-incentivi-ridotti-e-priorit%C3%A0-ai-piccoli-impianti_26753_27.html).
Un confronto - il primo in assoluto con il Governo Monti - si è già svolto il 2 aprile scorso, con gli “Stati Generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica”, in occasione dei quali 23 Associazioni del settore hanno incontrato i rappresentanti dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente.
Nell’incontro le Associazioni hanno affermato che “i valori di alcuni incentivi, contenuti nelle bozze non ufficiali in circolazione, se confermati, dovranno essere riesaminati per evitare il blocco dello sviluppo delle relative tecnologie”. Il contenimento dei costi degli incentivi - secondo le Associazioni - può essere compensato rimuovendo dalle tariffe gli oneri impropri (oggi per quella elettrica superiori a 2 miliardi) e parte di quelli fiscali.
Un’altra necessità è la semplificazione di norme e procedure, in totale contrasto con le ipotesi di estendere il Registro agli impianti di piccola dimensione, di fissare tetti di potenza per le singole tecnologie e per ciascun anno e di prevedere una durata triennale del provvedimento.
Il direttore del Dipartimento Energia delMinistero dello Sviluppo Economico, Leonardo Senni, ha difeso la scelta di estendere lo strumento dei Registri che - ha spuegato - “hanno lo scopo di garantire uno sviluppo ordinato del settore e consentono un controllo degli obiettivi per le singole tecnologie”. Anche il contingentamento dei volumi, secondo Senni, non solo non frenerà lo sviluppo delle rinnovabili, ma otterrà darà certezze agli operatori sulla copertura, mediante le incentivazioni, di una parte dei loro costi.
Il Governo, con il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, ha condiviso l’esigenza di sviluppare le rinnovabili al di là degli obiettivi fissati per il 2020 e ha confermato di credere fortemente nel contributo che le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica possono dare al mix energetico, tenendo però conto del costo dell’energia che, da troppi anni, pesa sulla produzione e sui consumi del Paese. Di qui la necessità di contemperare le esigenze delle rinnovabili con il loro costo per la collettività, stabilendo obiettivi di produzione energetica compatibili con gli obiettivi sia ambientali che economici, e dotandoli di strumenti in grado di dare certezze agli investitori, quali l’estensione del Registro e i tetti alla potenza incentivabile.
A riaffermare le ragioni del settore è intervenuta APER - Associazione dei Produttori di Energie Rinnovabili, contestando la tesi che che l’aumento del prezzo dell’elettricità sia dovuto alle rinnovabili, “visto che il 70% dell’energia elettrica in Italia è prodotta dal gas che paghiamo circa il 30% in più rispetto alla media europea”. Ciò che pesa sulla bolletta elettrica - ha spiegato il Presidente APER, Agostino Re Rebaudengo - non è tanto il sostegno alle rinnovabili, quanto altre voci di costo: il CIP6, grazie al quale le famiglie italiane si finanziano da oltre 20 anni le cosiddette ‘fonti assimilate alle rinnovabili’, dall’incenerimento dei rifiuti urbani agli scarti della raffinazione del petrolio; o il costo del decomissioning delle centrali nucleari che, a 25 anni dal ‘no’ referendario del 1986, continua a pesare in bolletta e ammonta oggi a circa 19 miliardi di euro.
Non si possono sottolineare solo i costi delle rinnovabili - ha continuato Re Rebaudengo - e ignorare i vantaggi: l’incremento del PIL, l’aumento del gettito fiscale, la diminuzione del picco diurno della domanda, la maggiore occupazione, il miglioramento della bilancia commerciale per le mancate importazioni dei combustibili fossili”. Secondo un studio dell’Università Bocconi di Milano, i benefici economici delle rinnovabili (senza contare quelli ambientali e per la salute), attualizzati ad oggi, ammontano a 76 miliardi di euro.
Nel frattempo, domani 12 aprile, GIFI-ANIE, l’Associazione delle imprese fotovoltaiche aderente a Confindustria, presenterà al Governo la sua proposta per il futuro degli incentivi al fotovoltaico, una proposta messa a punto dopo l’assemblea straordinaria, tenutasi il 5 aprile scorso. “Abbiamo ascoltato gli imprenditori - ha detto Valerio Natalizia, Presidente GIFI-ANIE - i loro dubbi ed i loro timori. Se le bozze del quinto Conto Energia che circolano in questi giorni fossero ufficializzate ed approvate così come formulate, molte imprese chiuderebbero e con loro migliaia di persone perderebbero il lavoro. Per questo vogliamo proporre una soluzione innovativa che tenga conto delle esigenze del Sistema Paese. Bisogna rivedere gli incentivi senza penalizzare il settore”.
Anche ANTER, Associazione Nazionale Tutela Energie Rinnovabili, ha le sue proposte per il nuovo regime di incentivi al fotovoltaico: il posticipo dell’entrata in vigore del Quinto Conto Energia al 1° gennaio 2013; l’estensione dell’obbligo di registro per gli impianti limitatamente a quelli di potenza superiore a 20 kWp; il ripristino del premio fisso per gli impianti installati su edifici che abbiano sostituito le coperture in eternit o amianto.
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