Elettrosmog, limiti più alti per i cellulari Quotidiano Terra 1-11-2011
Salute Nella bozza del decreto Sviluppo il governo eleva la soglia di legge
per l’inquinamento elettromagnetico. E cambia le modalità di misurazione
La nuova tecnologia 4g porterà una nuova ondata di antenne.
L’oncologo: «Osservare Sempre il principio di precauzione»
C on l’asta per le licenze 4g, la frequenza di nuova generazione per i telefoni cellulari conclusasi appena un mese fa, lo Stato ha incassato 3.950 milioni di euro. Il livello minimo che il ministero dell’Economia aveva previsto nella legge di Stabilità era di 2,4 miliardi. A breve gli utenti potranno usufruire di una rete più veloce con telefonini e palmari di ultima generazione: con il 4g potranno vedere ancora più fluidamente video, fare acquisti online e sfruttare tante altre innovazioni. Intanto, lo Stato ha incassato di più di quanto aveva previsto. Che in tempi di magra non è affatto male. Tutto bene, dunque. Ma a ben guardare un problema c’è. I comitati contro l’elettrosmog se ne stanno già occupando, ma i grandi media non l’hanno ancora raccontato. Tecnologia più potente significa segnale più forte: le compagnie telefoniche, quindi, hanno bisogno di potenziare la rete e il segnale. Sono previsti investimenti per decine di milioni di euro. Bisogna installare nuove antenne per questa nuova tecnologia: il rischio, però, è che i limiti di inquinamento elettromagnetico possano essere superati. E così il governo prepara un “regalo” ai gestori telefonici: nella bozza del decreto in discussione è inserita una diversa valutazione dei limiti di legge previsti dal decreto del 2003 (6 Volt/metro) che vuole allargare le maglie del “limite di attenzione”, previsto per i luoghi ove la permanenza umana è superiore a 4 ore giornaliere, escludendo balconi, terrazzi e spazi aperti condominiali, per i quali il nuovo limite è fissato in 20 Volt/metro.
Così i gestori telefonici potranno anche risparmiare, accumulando più antenne su uno stesso traliccio (all’aperto), struttura che ora sarà sottoposta a limiti di emissione meno rigidi. «Con valori così elevati consentiti nelle pertinenze, all’interno degli edifici abitati si avrebbe come conseguenza un consistente aumento delle radiazioni», denunciano i comitati della rete No elettrosmog di Roma, che hanno inviato una lettera a tutti i deputati per chiedere un intervento «a tutela del principio di precauzione». Ma non basta: nel decreto è indicata anche una nuova modalità di rilevazione dei campi elettromagnetici. Il “limite di sicurezza” non avrà più misurazioni medie calcolate in un arco di tempo di sei minuti come adesso, ma sarà il risultato d’una media calcolata sulle 24 ore. I livelli più alti riscontrati nelle ore diurne, dove saranno possibili picchi più elevati di quelli attuali, verranno così compensati da quelli più bassi della notte, quando molti telefonini sono spenti e le stazioni radio base abbassano la potenza irradiata. Scorrendo la bozza del decreto, ci si imbatte poi nella previsione secondo la quale «alle apparecchiature contemplate dal decreto legislativo 9 maggio 2001, n. 269 (...) non sono applicabili i limiti di esposizione definiti per gli impianti radioelettrici fissi per telecomunicazioni e radiotelevisivi». In parole povere, secondo quanto denunciano i comitati, «le apparecchiature come cellulari, i-pad, computer, baby phones, non sarebbero più soggette ai limiti di esposizione fissati dal D.P.C.M. 2003, con la conseguenza che questi apparecchi potranno essere immessi sul mercato con le potenze ed emissioni che i produttori riterranno più opportune». E così «ogni produttore potrà contemplare le potenze di campo elettromagnetico che riterrà più opportune per il prodotto», ribadisce Giuseppe Teodoro, del Coordinamento dei Comitati Romani contro l’elettrosmog. «Siamo di fronte a un’iniziativa molto pericolosa », commenta amaro l’oncologo dell’associazione Medici per l’ambiente-Isde Antonio Marfella.
«Già adesso ci sono impianti fuori norma, se non addirittura abusivi. E i controlli sono scarsi.
Figuriamoci come potrebbero aumentare le giungle selvagge di tralicci che, spesso, non sono nemmeno piazzati a distanza di sicurezza l’uno dall’altro, comportando un aumento delle emissioni globali dell’intero luogo dove sono collocati». «Nessuno è contro il progresso, ci mancherebbe», precisa Marfella, «ma bisogna rispettare dei principi sacrosanti di tutela della salute umana. Quelli vigenti, peraltro, sono stati stabiliti come limiti da non superare per non subire un danno biologico da onde elettromagnetiche. Che sono sempre le stesse di prima, mica sono cambiate! Quindi perché ritoccare i limiti al rialzo?». Appena nel maggio scorso l’Istituto per la Ricerca sul Cancro dell’Oms ha classificato la radiofrequenza della telefonia mobile come cancerogeno di classe 2B: numerose, poi, le risoluzioni del Parlamento Europeo (4 settembre 2008, 9 febbraio 2009) e del Consiglio d’Europa (23 maggio) che hanno invitato - in controtendenza rispetto al governo italiano - gli Stati membri ad abbassare i limiti di legge per le esposizioni elettromagnetiche.
«Se lo sviluppo economico deve avvenire a spese della salute pubblica », avverte Francesca Romana dell’associazione l’Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale (Amica), «si rischia di guadagnare qualcosa oggi per ritrovarsi inesorabilmente con un netto aumento della spesa socio-sanitaria nel prossimo futuro a causa dell’aumento di casi di cancro, disturbi neurodegenerativi, infertilità, insonnia, depressione, allergie e di tutte le problematiche legate alle radiofrequenze».
In Italia i limiti per l’inquinamento elettromagnetico sono tra i più rigidi d’Europa. Trattandosi di salute umana, più che di vincolo antimodernità dovrebbe essere un esempio da imitare.
Nessun commento:
Posta un commento