Durban, ultima spiaggia
per salvare il pianeta
Si apre domani in Sudafrica la conferenza Onu. La prima fase del protocollo di Kyoto scade alla fine del 2012 e alcuni Paesi hanno già fatto sapere che non intendono assumere ulteriori impegni. Tra il 1990 e il 2009 le emissioni serra sono aumentate del 38%. Ma la scommessa non è ancora persa
di ANTONIO CIANCIULLO
Manifestazione in vista della conferenza Onu a Durban (reuters)
Le emissioni serra sono cresciute del 38 per cento tra il 1990 e il 2009. Il fragile accordo per ridurle, che impegna solo una minoranza dei Paesi inquinatori, sta per scadere. Il numero di governi pronti a sottoscrivere un'intesa per difendere l'atmosfera diminuisce. I climatologi avvertono che, continuando di questo passo, l'aumento di temperatura nel corso del secolo sarà devastante.
Messa in questi termini la scommessa di Durban, la conferenza Onu sul clima che si apre domani in Sudafrica, appare persa in partenza. La prima fase del protocollo di Kyoto del 1997, che impegnava i Paesi industrializzati a ridurre del 5,2 per cento le emissioni di gas serra entro il 2012, si concluderà alla fine del prossimo anno. Calcolando che per ratificarlo ci sono voluti sette anni di negoziati, con gli Stati Uniti che frenavano e l'Europa che spingeva, si comprende perché la missione di arrivare in tempo alla seconda fase di impegni appare impossibile.
Anche perché Canada, Russia e Giappone hanno già fatto sapere che non intendono firmare un impegno per il periodo che si apre con il 2013. Gli Stati Uniti non hanno mai sottoscritto alcun accordo vincolante sul clima. E i Paesi di nuova industrializzazione, dal 2008 responsabili della maggior parte delle emissioni serra, utilizzano la formula delle "responsabilità comuni ma differenziate" per rinviare l'accettazione di un target obbligato di riduzione.
La conferenza di Durban, presentata come "l'ultima occasione per salvare il clima", segnerà dunque il tramonto di un impegno per la difesa dell'atmosfera? Non è detto perché molti dei protagonisti della battaglia climatica non hanno gettato la spugna. L'Unione europea, che ha mantenuto gli impegni assunti a Kyoto, ritiene che solo se le emissioni globali di gas serra si dimezzeranno rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050 si potrà avere un 50 per cento di possibilità di contenere l'aumento della temperatura globale di 2 gradi, il tetto oltre il quale i danni comincerebbero ad assumere una dimensione catastrofica.
E l'Unep, il Programma Ambiente delle Nazioni Unite, ha elaborato uno scenario di riduzione nei vari settori (produzione di energia elettrica, trasporti, edilizia, agricoltura, rifiuti) in cui si dimostra che i tagli sono realizzabili non solo a costi contenuti, ma con meccanismi che porterebbero a ricadute positive sull'insieme del'economia.
Da Durban, con buona probabilità, uscirà dunque uno scenario di transizione, un ponte tra il 2012 e il 2015, l'anno in cui potrebbe essere raggiunto un accordo più ampio. Un'intesa che probabilmente risulterà agevolata dal ruolo crescente della green economy nei Paesi caratterizzati dalle economie più dinamiche, a cominciare dalla Cina che ha già conquistato la leadership nel campo dell'eolico e del fotovoltaico.
Già a Cancun, alla conferenza sul clima del 2010, i Paesi industrializzati avevano scelto la strada degli incentivi economici impegnandosi a stanziare un fondo per il trasferimento di tecnologie pulite ai Paesi in via di sviluppo di 30 miliardi di dollari nel periodo 2010-2012 e di 100 miliardi di dollari l'anno fino al 2020. Una cifra in linea con quella che, secondo i calcoli di Confindustria, servirebbe per realizzare gli obiettivi volontari proposti al tavolo del negoziato dai Paesi che hanno firmato l'accordo di Cancun: 40 miliardi di dollari all'anno da qui al 2020. Inoltre il mercato del carbonio, cioè la compravendita di emissioni serra, nel 2008 è arrivato a 92 miliardi di euro e continua a crescere.
Insomma i meccanismi di mercato stanno timidamente cominciando a rivelare la verità dei prezzi, cioè il costo occulto prodotto dall'inquinamento. Un costo nascosto dal fiume di denaro che per decenni ha sostenuto il sistema produttivo basato sui combustibili fossili (ancora oggi incentivati con 400 miliardi di dollari di sussidi l'anno). Ma il processo è lento, mentre il disastro climatico avanza veloce. La sfida di Durban è tutta qui: si riuscirà ad accelerare il percorso di guarigione dell'atmosfera prima che la malattia diventi devastante?
(27 novembre 2011)
http://www.repubblica.it/ambiente/2011/11/27/news/conferenza_onu_durban-25672159/
A Durban 200 Paesi per il futuro della Terra
Si e' alzato il sipario sul vertice mondiale Onu sui cambiamenti climatici
28 novembre, 13:18
DURBAN - Si è alzato questa mattina il sipario sul vertice mondiale Onu sui cambiamenti climatici a Durban, in Sudafrica. Alla diciassettesima Conferenza delle parti (Cop 17), che durerà fino al 9 dicembre, saranno presenti circa 200 Paesi con propri delegati e rappresentanti di governo, Ong e società civile.
Nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, l'Unfccc (United nations framework convention on climate change), il summit si troverà alle prese con alcune questioni aperte: come il prolungamento del protocollo di Kyoto che termina il primo periodo di applicazione nel 2012, il funzionamento del Fondo verde per il clima (che dovrebbe avere una dotazione di 100 miliardi di dollari all'anno al 2020), lotta alla deforestazione (con un progetto di maggior impegno, il Reed plus), trasferimento di tecnologie, investimenti 'green' nei Paesi in via di sviluppo.
L'obiettivo rimane quello di limitare entro i due gradi l'aumento della temperatura media globale rispetto ai livelli preindustriali. Su tutto poi, naturalmente, la discussione per costruire un accordo globale (naufragato nel 2009 alla Cop 15 di Copenaghen dove partecipò il presidente Usa Barack Obama). Intanto il Pianeta soffre: l'Ipcc (il panel di scienziati che studiano il clima su mandato dell'Onu), con un rapporto di pochi giorni, ha dato l'allarme per l'aumento degli eventi meteorologici estremi; mentre l'Unep (l'agenzia ambientale Onu) ha evidenziato che le emissioni sono in aumento e che il divario, rispetto alle 'promesse' di riduzione, potrebbe arrivare arrivare a 11 miliardi di tonnellate al 2020.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/speciali/2011/11/26/visualizza_new.html_13026767.html
Durban, i punti sul tavolo
27 novembre, 18:34
ROMA - Si alza il sipario sulla Conferenzamondiale sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite(Conferenza delle parti, Cop 17). Molte le questioni sul tavolo della Cop 17, nell'ambito dellaConvenzione quadro dell'Onu per i cambiamenti climatici,l'Unfccc (United nation framework on climate change): inparticolare gli aspetti che riguardano formule e modi relativial prolungamento del protocollo di Kyoto, il funzionamento delFondo verde per il clima (che dovrebbe avere una dotazione di100 miliardi di dollari al 2020).
L'obiettivo rimane quellosancito dalla precedente Cop 16 (a Cancun), di limitare entro idue gradi l'aumento della temperatura media globale rispetto ailivelli preindustriali. Mentre il nodo dei negoziati verte sullariduzione delle emissioni di gas serra a livello planetario e ladiscussioni su come, e quando, si possa giungere a un accordoglobale. Si parlerà di lotta alla deforestazione, trasferimentodi tecnologie e strumenti per investimenti 'green' nei Paesi invia di sviluppo.
Il Centro Euro Mediterraneo per i cambiamenticlimatici (Cmcc) prenderà parte al vertice di Durban, sia condelegati italiani (Sergio Castellari, Riccardo Valentini e SaraVenturini) che come organizzatore di un suo evento (il 3dicembre), oltre a partecipare ad incontri (finanza verde, ciclocarbonio, foreste, collaborazioni Africa e Ue).
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