Gianni Silvestrini
L'INTERVENTO. In anteprima un estratto della lectio magistralis sul cambio del paradigma energetico in atto che il direttore scientifico del Kyoto Club terrà oggi a Modena al Forum sull’Energia.
Per impostare una politica energetica nazionale occorre avere una visone sul lungo periodo, visto che molte delle scelte effettuate oggi avranno conseguenze che si prolungheranno nei prossimi decenni. Queste scelte devono tener conto dei vincoli climatici e della sicurezza degli approvvigionamenti dall’estero a rischio di forti tensioni. Un primo riferimento per le strategie del paese viene dagli obbiettivi europei al 2020 su emissioni, rinnovabili ed efficienza. Ma bisogna andare oltre. La Commissione Europea ha elaborato una “roadmap” al 2050 che consenta di ridurre i gas serra dell’80 per cento rispetto al 1990, un obbiettivo coerente con le indicazioni dell’Ipcc, l’organismo scientifico che supporta le negoziazioni sui cambiamenti climatici. Alcuni Paesi, come Germania, Francia e Gran Bretagna, hanno già definito analoghi obbiettivi al 2050. È importante, soprattutto dopo il risultato del referendum, che vengano elaborati degli scenari al 2050 che portino ad una riduzione delle emissioni climalteranti di cinque volte rispetto ai livelli attuali.
Una sfida estremamente ambiziosa che avrà implicazioni formidabili sulle modalità di consumo e di produzione dell’energia. Focalizziamo l’attenzione sull’efficienza e le rinnovabili che dovranno essere elementi centrali delle politiche energetiche italiane.
Efficienza energetica
L’efficienza energetica rappresenta la soluzione più economica e più efficace per ridurre le emissioni climalteranti e le importazioni di combustibili fossili. Il nostro Paese, pur avendo già ottenuto risultati interessanti in questo campo, presenta ancora notevoli margini di miglioramento. Le politiche messe in atto finora non sono in grado di garantire la riduzione richiesta del 20 per cento dei consumi al 2020 rispetto allo scenario tendenziale. Per di più, manca la certezza della continuità di alcuni strumenti che hanno dimostrato la loro efficacia negli anni scorsi. Se le attuali politiche di riduzione dei consumi venissero mantenute, fatto tutt’altro che certo, mancherebbero 12 Mtep per raggiungere il valore di consumi previsto nel Pan alla fine del decennio. Il Piano d’Azione Nazionale per l’efficienza energetica rilasciato dal governo italiano lo scorso giugno evidenzia questo gap, ma non definisce quali sono le aree sulle quali intervenire e con quali strumenti.
Rinnovabili oltre gli incentivi
Le fonti rinnovabili stanno trasformando il panorama energetico europeo e di molti altri Paesi. Oltre la metà della potenza installata in Europa tra il 2000 e il 2010 è alimentata dalle rinnovabili. Queste fonti si apprestano a svolgere un ruolo centrale in campo energetico nell’arco dei prossimi decenni. In particolare la generazione elettrica dovrà subire un processo di rapida decarbonizzazione. In Germania, prima di Fukushima, il governo aveva stabilito un percorso per arrivare a coprire con le rinnovabili almeno il 80 per cento dei consumi elettrici entro il 2050. Questo trend sarà inevitabile per la maggior parte dei Paesi, ma chi parte prima godrà di un notevole vantaggio competitivo. Alla fine del decennio poco meno di un terzo dei kWh utilizzati in Italia saranno generati dalle rinnovabili, una quota destinata peraltro ad innalzarsi significativamente nel lungo periodo. Lo sforzo maggiore al 2020 dovrà comunque essere concentrato sulle rinnovabili termiche. In questo campo gli incentivi necessari saranno minori rispetto a quelli destinati alla produzione di energia elettrica in quanto le tecnologie sono poco lontane dalla competitività economica. Il nostro Paese negli ultimi anni ha accelerato notevolmente il numero delle installazioni verdi, oltre 280mila, ed è attualmente al secondo posto nel mondo per la potenza solare e al sesto per quella eolica. Le politiche governative in questo settore sono state però schizofreniche. Incentivi troppo alti e continui cambiamenti del quadro normativo si sono accompagnati ad una scarsa attenzione alle attività di ricerca e di promozione industriale. Va sottolineato come la riduzione dei costi potrà consentire nel corso di questo decennio di rendere alcune tecnologie economicamente competitive. I moduli fotovoltaici negli ultimi tre anni hanno già visto un dimezzamento dei prezzi, tendenza che proseguirà consentendo di raggiungere la “grid parity”. Accanto ad una strategia coraggiosa che consenta al nostro Paese di rispettare gli obblighi europei, occorre sviluppare una robusta rete di imprese verdi. Ricordiamo che in pochi anni la Germania è riuscita a creare un comparto delle rinnovabili che conta oggi 370mila addetti. Anche nel nostro Paese questo settore è stato, malgrado la crisi economica, in controtendenza malgrado l’assenza di una organica politica di sostegno all’innovazione e alla creazione di filiere produttive nazionali.
Temi aperti
È in atto un cambio del paradigma energetico: nel secolo scorso vi erano un centinaio di impianti di produzione di energia elettrica, oggi sono quasi 300mila, nel 2020 sfioreranno il milione e nel 2050 la produzione elettrica sarà al 90-100 per cento rinnovabile. Il sistema vira dalla produzione centralizzata a quella decentrata. Come cambia il controllo dell’energia, che fine faranno le grandi utilities? Entro la metà del secolo le emissioni climalteranti dovranno ridursi dell’80 per cento. Basta operare un trasformazione tecnologica o vanno ripensati il modello di sviluppo e gli stili di vita? Crisi economica, crisi ambientale. L’attuale turbolenza può essere l’occasione per una seria riflessione sull’impercorribilità di un percorso di crescita costante in un mondo a risorse finite?
© Consorzio per il Festivalfilosofia 2011
Direttore scientifico Kyoto Club
http://www.terranews.it/news/2011/09/rinnovabili-ed-efficienza-nel-futuro-del-nostro-paese
Gli italiani vogliono puntare sulle energie alternative, eppure... http://www.gaetanobuglisi.it/2011/10/03/il-piano-energetico-italiano-slitta-fine-anno/
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