Andrea Palladino quotidiano Terra 10 settembre 2011
GLI SPRECONI. A Terracina il primo cittadino Nicola Procaccini, compagno del ministro Meloni, riceve un ultimatum dal Prefetto: «Rischiate lo scioglimento». Il governatore del Lazio: «Vi aiuto io».
Non è un comune qualsiasi Terracina, città del sud pontino. L’immensità del tempio di Giove Anxur, che sovrasta la città e il mar Tirreno, sembra sottolineare quanto conti questo centro di pescatori. Quantacinque mila abitanti, una storia antichissima, Terracina è guidata da un nome eccellente della politica rampante del Pdl pontino, Nicola Procaccini. Compagno da tempo del ministro Giorgia Meloni, figlio di un ex magistrato e di una ex senatrice di Forza Italia, durante le ultime elezioni amministrative è stato apertamente appoggiato dal numero uno della provincia di Latina, il senatore di Fondi Claudio Fazzone.
Il 31 agosto scorso il neo sindaco Procaccini ha ricevuto una lettera perentoria dal prefetto di Latina Antonio D’Acunto, che «ha diffidato l’amministrazione comunale di Terracina ad adottare la deliberazione di approvazione del bilancio». Un atto fondamentale che, per il prefetto, deve avvenire entro il 20 settembre; in caso contrario «si attiverà la procedura di cui all’articolo 141, comma 2 del d.lgs 267/2000», ovvero lo «scioglimento del consiglio comunale».
I conti a Terracina, dunque, per ora non tornano. Anzi, sembra che lo stesso sistema informatico che dovrebbe gestire il bilancio abbia seri problemi, tanto che la Guardia di Finanza all’inizio dell’estate si era presentata nel palazzo comunale per verificare il software finanziario. Il rischio concreto della dichiarazione del dissesto – se il bilancio verrà approvato in tempo – o dello scioglimento del comune pendono sulla testa del Pdl locale.
Insieme a Fondi, a Gaeta e Formia, Terracina è uno dei centri più importanti, politicamente, nello scacchiere del sud pontino. Perdere il consenso in questa zona è una faccenda estremamente seria per il partito che ha garantito l’elezione di Claudio Fazzone al senato e di Renata Polverini alla presidenza della Regione Lazio. Così il sindaco Nicola Procaccini ha provato nei mesi scorsi a chiedere aiuto anche al presidente del consiglio Silvio Berlusconi, bussando cassa al consiglio dei ministri, attraverso Renato Brunetta. Non è stato molto fortunato, perché nel frattempo si è aggravata la crisi economica ed un intervento “ad comunem” sarebbe stato decisamente inopportuno. C’è ancora un’ancora di salvataggio, arrivata ieri da Roma. Il presidente Renata Polverini ha fatto sapere che è disposta a dare una mano, finanziando parte del debito di Terracina. Un aiuto che stride con i conti della Regione, costretta a chiudere ospedale e a ridurre l’assistenza sanitaria. Ed è paradossale come l’annuncio della ciambella di salvataggio arrivi nello stesso giorno in cui il governatore del Lazio dichiara che sarà costretta, dopo la manovra, a non garantire più i contratti con Trenitalia per il trasporto pubblico locale. Ma una una mano agli amici, si sa, non si nega mai.
Il buco di bilancio ancora non è stato fino in fondo chiarito. E’ probabile che all’interno dei debiti vi siano anche le gestioni dei servizi pubblici locali, affidati dalle passate amministrazioni – sempre del Pdl – a società miste. La città guidata da Nicola Procaccini è stata al centro della cronaca giudiziaria per diversi mesi all’inizio dell’anno a causa di un’inchiesta – ancora in corso – della Procura di Latina sulla gestione dei rifiuti. I magistrati lo scorso febbraio hanno disposto il sequestro preventivo delle quote della Terracina Ambiente, società mista, con la parte di azioni private detenute dalla Unendo, il gruppo ambientale controllato da Pietro Colucci. Nell’ordinanza di sequestro i magistrati descrivevano la gestione della Terracina Ambiente, riferendosi al periodo precedente l’amministrazione Procaccini: «L’insieme degli elementi raccolti denota senz’altro una gestione improbabile, inefficiente e poco rispondente ai dati iniziali dell’aggiudicazione di gara e della convenzione firmata, con conseguente compressione degli interessi della Collettività amministrativamente rappresentata dal Comune di Terracina». Per la Procura la società detenuta per il 51% dall’amministrazione comunale «anziché procedere all’espletamento del servizio di igiene urbana con risorse adeguate, ovvero con attrezzature e mezzi nuovi come elencati nella originaria offerta, ha seguito la logica della continua emergenza; fattispecie questa che è servita per giustificare affidamenti sconsiderati a terzi di noli a freddo e a caldo». E, sempre secondo l’ordinanza del Gip di Latina, le conseguenze per le finanza locali sarebbero state drammatiche: «Sono stati così favoriti, a costi superiori a quelli programmati e previsti nel progetto esecutivo di dettaglio, soggetti imprenditoriali terzi».C’è infine il sospetto che i rapporti con le aziende non sempre fossero state trasparenti: «Tra l’altro, tra i soggetti beneficiari di tali affidamenti – scrivono i magistrati - compaiono imprese ed imprenditori privi, da tempo, dei certificati antimafia e già interessati dal provvedimenti di diverse autorità giudiziarie».
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