Quell’inutile centrale a biomasse "terra" 29 settembre 2011 Gian Luca Baldrati
Energia Il Comune di Russi e la Provincia di Ravenna vogliono l’impianto osteggiato da cittadini, Italia Nostra e Wwf
Come abbiamo già scritto su queste pagine, il 6 luglio scorso il Tar dell’Emilia-Romagna aveva accolto il ricorso presentato da Ravenna Virtuosa/ Clandestino e sottoscritto da Italia Nostra e Wwf nazionali e 130 cittadini contro la centrale a biomasse di Russi da 30 MW. L’accoglimento del ricorso impone allo stesso Tar di esprimersi sul merito ma, soprattutto, comporta una sospensione dei lavori di costruzione della centrale, quantomeno fino alla prima udienza, fissata per il prossimo 1° dicembre. Come in un’improbabile partita a scacchi, Powercrop, l’azienda proponente, ha a sua volta presentato ricorso, questa volta al Consiglio di Stato, contro la sospensione dei lavori.
Fin qui tutto normale. Quello che, però, ha ulteriormente movimentato la “calda estate delle biomasse romagnola” è stata la decisione del Comune di Russi e della provincia di Ravenna di costituirsi anch’essi presso il Consiglio di Stato contro la sospensione, iniziativa che costerà ai cittadini amministrati dai due enti svariate migliaia di euro.
Da notare che nella giunta provinciale, anche gli assessori in quota a Idv, Federazione della sinistra e Sel hanno approvato la decisione.
Viene da chiedersi se, in un periodo di vacche magre come quello che stiamo vivendo, destinato solamente a peggiorare e in cui i tagli del governo, pur salvaguardando i privilegi, costringono gli enti locali a demolire i servizi ai cittadini, questo impegno economico fosse proprio necessario. È comprensibile che Powercrop non molli e si impegni per portare a termine il prima possibile la costruzione della centrale, perché l’affare, circa 60 milioni di euro l’anno, è succoso, ma il Comune e la provincia? Non solo i due enti, insieme alla Regione Emilia-Romagna, pur con forti contestazioni popolari, hanno approvato la centrale, ma sono anche disposti a spendere soldi pubblici, quindi anche di quei cittadini che la centrale non la vogliono, per aiutare l’azienda privata a costruirla?
Invece, per l’altra centrale a biomasse della Bassa Romagna, quella a olio di palma di Conselice (da 49 MW, recentemente ampliata a 58 MW, con un aumento anche ai limiti di emissione), va tutto a gonfie vele, anche se...
La centrale, costruita in barba alle prescrizioni (ricordiamo che il raccordo ferroviario, che doveva essere costruito entro il 31 ottobre 2009 e senza il quale non poteva entrare in esercizio la centrale, non c’è ancora!), preleva la sua materia prima principalmente dal sudest asiatico.
In Asia, il principale esportatore dell’olio di palma utilizzato in tutto il mondo è l’Indonesia, che era una delle nazioni con la più ampia percentuale di territorio ricoperta da foreste vergini. Oggi quelle foreste vengono selvaggiamente abbattute, per far posto alle redditizie (per le multinazionali che le posseggono) coltivazioni di palma da olio.
Risultato: l’Indonesia, a causa del disboscamento, è il terzo emettitore di CO2 in atmosfera, dopo USA e Cina, tanto che l’ONU ha deciso di applicare in questo stato un costoso programma per frenare le deforestazione.
Ad ogni livello si privatizzano gli utili e si socializzano i costi.
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