Marco De Vidi
INQUINAMENTO Le analisi di Greenpeace evidenziano i livelli troppo alti del metallo tossico. Le autorità prima negano, poi arrestano i responsabili dei recenti scarichi abusivi nel fiume Nanpan.
Per mesi le autorità cinesi hanno negato. Ma finalmente sta venendo alla luce il caso di inquinamento da cromo che riguarda il fiume delle Perle. La denuncia arriva da Greenpeace China, divisione dell’organizzazione ambientalista che ha deciso di analizzare le acque e i terreni dello Yunnan, una provincia della Cina meridionale. I livelli di cromo sono troppo alti e la responsabilità ricade tutta sulla Luliang Chemical Industry.
L’azienda di Qujing avrebbe gettato 5.000 tonnellate di cromo in tre diversi punti del Nanpan, affluente del fiume delle Perle, in una zona a circa mille chilometri dalla metropoli di Guangzhou (o Canton), terza città del Paese con più di 10 milioni di abitanti. Le analisi di Greenpeace dicono che vicino a Qujing il livello di cromo nell’acqua è di 0,204 milligrammi per litro, quando il livello massimo ritenuto sicuro dall’Oms è di quattro volte inferiore. Inoltre il fenomeno esiste da tempo visto che il metallo è stato assorbito dal terreno, tant’è che in una fattoria vicina la dose di cromo rilevata era di 162 volte superiori alle quantità previste. L’acqua per l’irrigazione ne contiene 24 milligrammi per litro, rendendola inutilizzabile.
La cosa è particolamente grave se si pensa che la provincia dello Yunnan rifornisce di prodotti agricoli la zona di Guangdong e la speciale regione amministrativa di Hong Kong. Ancora il 13 agosto le autorità dello Yunnan affermavano che il territorio non era compromesso. Tuttavia sul popolare sito Weibo (sorta di social network) sono stati smascherati i tre scarichi abusivi. Gli allevatori locali hanno denunciato la morte di 77 capi di bestiame tra aprile e giugno. Le autorità hanno fatto arrestare cinque persone, due autisti che hanno svuotato le cisterne di liquami nel fiume e alcuni responsabili della fabbrica incriminata.
Quanto questioni ambientali, le autorità cinesi sono sempre state ambigue. In alcuni cables che Wikileaks ha reso pubblici negli ultimi giorni, gli ambasciatori statunitensi lamentano il fatto che i reali livelli di alcune sostanze nocive non sono misurati con costanza e raramente vengono resi pubblici, per non causare allarme tra gli osservatori internazionali. Sostanze come le particelle Pm2.5, che causano malattie respiratorie e morti premature, non sono ancora nella lista degli inquinanti in Cina, ma vengono volutamente escluse dal monitoraggio perché i livelli troppo alti sono inaccettabili secondo gli standard internazionali. Un cable del 19 settembre 2006 parla degli ostacoli che incontrano anche gli accademici. Ad alcuni scienziati che cercavano collegamenti tra l’inquinamento e le malformazioni neonatali furono negate le autorizzazioni a partecipare a convegni in quanto i temi sono troppo sensibili. Se è vero, afferma il cable, che la Cina sta facendo progressi nella diminuzione dell’inquinamento dell’aria, alcuni problemi restano e la trasparenza è uno di questi.http://www.terranews.it/news/2011/08/cina-il-cromo-avvelena-le-acque-dello-yunnan
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