Regione Lazio: piano casa, manna per la cricca
DOVEVA GARANTIRE UNA CASA A CHI NON CE L’HA INVECE ASSICURERÀ GLI INTERESSI DEI PALAZZINARI
Tra i potenziali beneficiari i fratelli Anemone. Sanate le piscine costruite sull’Appia Antica,
permessi 45 nuovi porti di Daniele Martini Il Fatto quotidiano 6 agosto
A vanti, prego, ci sono regali per tutti, grandi e piccini. A un patto: i beneficiari non devono essere rispettosi dell’ambiente e non devono considerare la tutela del territorio un valore e una ricchezza. Con grande prodigalità la politica romana e laziale sta elargendo i doni di Ferragosto a mezza imprenditoria locale e nazionale, in prevalenza costruttori e immobiliaristi, compresi nomi di rango. E pure a tanta gente comune, il popolo degli abusi del mattone, peccatucci e peccatoni già fatti o programmati, elettori desiderosi di mettersi “a posto” oppure vellicati della ricerca di nuovi affari b o rd e r l i n e .
Data l’importanza del momento, i partiti
presenti alla Regione Lazio guidata da Renata Polverini (Pdl), dove hanno organizzato l’albero della cuccagna, si sono armoniosamente dati una mano in più di una occasione, grazie al contributo di spezzoni del Pd e dell’Api di Francesco Rutelli. Il cavallo di Troia dell’operazione l’hanno chiamato Piano casa, un programma che dovrebbe servire a dare un tetto a chi non ce l’ha rilanciando nello stesso tempo l’industria del mattone che langue assai. In teoria, perché nei fatti hanno organizzato un’altra roba, tanto che secondo l’interpretazione di Vincenzo Maruccio, capogruppo dell’Italia dei Valori, oppositore a oltranza del provvedimento assieme al presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, più che un piano casa quello
della Regione Lazio è un piano Casa della libertà, così come la ritraeva Corrado Guzzanti, dove a tutti era elargita la facoltà di fare di tutto a capocchia. In un soprassalto di resipiscenza il Pd ha annunciato di voler raccogliere le firme per un referendum che cancelli la legge. Tra i potenziali beneficiari del programma laziale ci sono, per esempio, i fratelli Anemone, Daniele e Diego, che ebbero una parentesi di notorietà con le vicende della cricca della Protezione civile. E poi Franco Caltagirone, l’imperatore capitolino del mattone ed editore del più grande quotidiano romano, Il Messaggero, e del Mattino di Napoli. E ancora gli onnipresenti Angelucci, i re delle cliniche, famiglia bipartisan da sempre, cioè inclini a fare affari con tutti, e innamorati della carta stampata essendo stati contemporaneamente o di volta in volta editori di Libero, dell’Unità e del Riformista.
IN TEORIA sulla qualità del piano che porta la firma di Luciano Ciocchetti, un ex democristiano temprato da mille battaglie e infine accasatosi nell’Udc, avrebbe dovuto vigilare la commissione regionale dell’Ambiente.
Ma a presiederla c’è non solo un altro Udc, ma pure uno per cui gli affari immobiliari sono la vita, Roberto Carlino, di professione venditore di case, un tizio noto a Roma per i rapporti con Caltagirone e la pubblicità martellante per strada e sui giornali. Carlino, del resto, il suo regalo dalla politica l’aveva già avuto quando il comune di Roma di Gianni Alemanno aveva deciso di acquistare soprattutto nei quartieri di Lunghezza e Talenti migliaia di appartamenti vuoti da destinare, è stato detto, a residenza popolare, una quota di quell’immenso stock di invenduto che secondo gli esperti ha toccato a Roma la cifra record di 120 mila unità. Carlino ha assistito in silenzio all’operazione ed ha pure subito lo schiaffo del ministro dei Beni culturali, il pidiellino Giancarlo Galan, che zitto non è stato definendo la faccenda laziale una sostanziale porcata. I consiglieri d’opposizione Bonelli e Maruccio si sono divertiti (si fa per dire) a mettere a fianco di ogni riga della legge regionale il nome del potenziale beneficiario del dono.
Ai fratelli Anemone, per esempio, la legge regionale concede l’insperata possibilità di regolarizzare il Salaria Sport Village, l’impianto preferito dal capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, costruito in un’area golenale del Tevere. La norma permette inoltre la sanatoria delle piscine dei mondiali di nuoto costruite in aree protette come l’Appia Antica, un affare che sta molto a cuore a Paolo Barelli, senatore Pdl e presidente della Federazione nuoto. Poi c’è il permesso di costruire porti ovunque, addirittura 45 secondo il calcolo del ministro Galan, uno ogni 5 chilometri in media, compreso quello sul fiume viterbese Marta a Marina Velca su cui punta un gruppo di imprenditori locali legati all’ex presidente regionale Francesco Storace.
E infine c’è il buono 30 per cento a Caltagirone per l’ampliamento dei piani attuativi nei quartieri romani di Tor Pagnotta e Tor Bella Monaca. Il dono agli Angelucci, invece, è in un passaggio che permette di trasformare in residence le cliniche private tagliate fuori dal piano regionale della sanità. Gli Angelucci ne possiedono almeno un paio con quelle caratteristiche, l’immenso edificio del San Raffaele nella zona Portuense e la clinica tra i boschi dei Castelli Romani dove ha esercitato come primario anche Massimo Fini, fratello di Gianfranco. Non è finita perché a questi regaloni c’è da aggiungere la pletora dei doni diffusi. Come il permesso di realizzare sul Terminillo impianti per lo sci abbattendo una foresta di 7 mila faggi o di distruggere e ricostruire i casali dell’Agro romano posteriori al 1930 o ottenere l’agognato condono per gli abusi sui monti della Tolfa tra Viterbo e il mare.
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