I MEDICI AVVERTONO: QUI GIÀ SI MUORE DI PIÙ
ITALIA MALATA
L’assessore all’Ambiente: “Studiamo meglio i rischi, ma senza ritardare i lavori”
Smog Si paga già un caro prezzo agli insediamenti industriali nel Savonese
“La mortalità generale standardizzata dell’intera Provincia di Savona è risultata significativamente più elevata rispetto alla media regionale in entrambi i sessi, con un eccesso di 1356 decessi fra i maschi e 1308 negli anni dal 1988 al 2004”. È scritto in uno studio dell’Ordine dei Medici di Savona. Che scende nei dettagli: “A Quiliano fra i maschi i tassi di mortalità per centomila abitanti sono stati 288, a Vado Ligure addirittura 327 (240 in Italia). Ancora maggiore la discrepanza fra Italia e provincia di Savona per le femmine: il tasso per centomila abitanti è pari a 140 per l’Italia contro i 199 per Savona. A Vado Ligure si arriva a 211”.
Non c’è solo il cancro: “Le malattie ischemiche del cuore sono forse le patologie più frequentemente causate dall’esposizione all’inquinamento, in particolare alle polveri sottili… si nota un incremento rispetto alla media regionale sia fra i maschi (+ 16,4% in provincia di Savona, + 32% a Savona, + 45,6% a Vado , +49,1 % a Quiliano) che fra le femmine (+ 21,9% in provincia di Savona, + 36,7% a Savona, +41,6% a Vado, + 56,9% a Quiliano)”.
Poi gli ictus: “La mortalità risulta fortemente più elevata in provincia di Savona rispetto alla media regionale, sia fra i maschi (+ 36,8%) , che fra le femmine (+22,6%)”.
Certo, i dati non si riferiscono alla centrale.
Non è stato studiato scientificamente l’effetto del carbone di Vado.
E’sorprendente: dopo 40 anni nessuno ha pensato a redigere uno studio attendibile che poteva salvare migliaia di vite.
“L’accordo appena siglato prevede finalmente lo studio epidemiologico, come condizione per l’ampliamento. Senza dati non si costruisce il nuovo impianto”, sostengono i comitati che sperano in quest’ultima arma.
L’ASSESSORE all’Ambiente della Regione, Renata Briano, però avverte: “Le analisi vanno fatte, ma i lavori partiranno senza ritardi... Anche perché aspettare l’indagine per aprire i cantieri sarebbe un’imposizione che va contro il principio, accolto da tutti, di migliorare la situazione ambientale. Le analisi vanno fatte dopo che sono stati migliorati gli impianti”.
Tesi bocciata dai comitati: “Assolutamente no, così se i risultati delle analisi fossero allarmanti ormai l’ampliamento della centrale sarebbe cosa fatta e dovremmo tenercelo per decenni”.
Così quasi un mese fa hanno scritto una lettera alla Regione chiedendo subito lo studio epidemiologico. Finora non è arrivata risposta.
Il fatto quotidiano
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