Vincenzo Mulè http://www.terranews.it/news/2011/08/la-battaglia-di-falconara-contro-il-rigassificatore
PROTESTA. Da una parte Api e Regione, dall’altra ambientalisti e comitati. Che denunciano: inquina il nostro mare e non è sicuro
Con un termine un po’ inflazionato, c’è chi la chiama già l’età dell’oro del gas. Sembra essere infatti il gas la risposta più immediata del governo al no al nucleare. Un numero, più di tutti, rende bene l’idea di quella che sta accadendo nel nostro Paese. In tutta Europa esistono 21 progetti di nuovi rigassificatori. Di questi, 15 sono in Italia. Non è un mistero il piano del nostro governo: trasformare il nostro Paese in una piattaforma per la commercializzazione del metano in tutta l’Europa. Un piano che potrebbe avere impatti decisivi per l’ecosistema marino. Non è un caso neppure che la prima infrastruttura ad avere avuto il via libera dalla Conferenza dei servizi del ministero dello Sviluppo economico sia stata il rigassificatore di Falconara, un’opera che ha ricevuto un sì bipartisan lo scorso 6 luglio, nel corso di una infuocata conferenza regionale durante la quale i comitati cittadini e le associazioni ambientaliste che si oppongono all’impianto hanno dato vita ad una protesta con momenti di fortissima tensione e la presenza di agenti in tenuta antisommossa a circondare l’edificio.
Sono volati grida, insulti, lanci di monetine nell’emiciclo, e una pioggia di false banconote da 50 euro, con l’immagine del cavallino, il logo storico dell’Api. Alla fine, la risoluzione è passa con 28 sì, nove no, e un’astensione, con i consiglieri della maggioranza di centrosinistra (sostanzialmente compatta) e quelli del centrodestra che si spalmavano fra i favorevoli e i contrari. La nuova struttura sorgera’ a 16 km al largo delle coste di Falconara presso l’attuale polo energetico del Gruppo api dove sono già presenti le attività e i terminali di scarico per la raffinazione del greggio e di produzione di energia elettrica. La Regione ha chiuso un accordo con Api no’va energia che le riconosce un’opzione per l’acquisizione di una partecipazione nel capitale azionario (fino ad un massimo del 30%) della società titolare del progetto. La decisione è stata preceduta da un’ampia mobilitazione contro il nuovo progetto.
In un documento dello scorso aprile, venivano messe a confronto le valutazioni di impatto ambientale svolte dalla Regione Marche per i progetti di rigassificazione delle Società Gaz de France e Api Nòva Energia. Il documento, redatto da rappresentanti delle associazioni dei cittadini politici e dei partiti politici, denuncia «l’inspiegabile differente approfondimento di alcune rilevanti problematiche ambientali». In parole parole, per gli estensori delle due Via, il progetto di Api Nòva Energia rientrerebbe in un «quadro strategico di riferimento nazionale» nel quale il rigassificatore «rientra», mentre per il progetto di Gaz de France «non esiste un Piano energetico nazionale al quale fare riferimento per l’iserimento di questa tipologia di opere». Ma la protesta non si limita ai soli comitati cittadini. Per l’ottavo anno consecutivo, infatti, Legambiente ha assegnato la bandiera nera della Goletta verde allo stabilimento Api.
Tra le motivazione del poco ambito riconoscimento, proprio la realizzazione del rigassificatore che si va ad aggiungere alla «la sciagurata proposta» di realizzazione di altri due impianti di generazione di energia elettrica (di 530 e di 70 megawatt), accanto a quello già esistente di 290 megawatt di potenza. Secondo Legambiente, la costruzione delle nuove centrali, «oltre ad aumentare la pressione ambientale su tutto il territorio, già provato dalla presenza della raffineria e della centrale esistente, andrebbe a vanificare gli obiettivi e i principi ispiratori del Pear, indebolendo e rallentando la spinta positiva che ha caratterizzato lo sviluppo ambientale, economico e sociale degli ultimi anni». Indirettamente, un no all’opera arriva anche dalle aule di giustizia. Nei giorni scorsi, infatti, la procura di Rovigo ha riconosciuto gli effetti negativi del rigassificatore dell’Edison.
La vicenda risale alla scorsa primavera, quando una imponente presenza di schiuma giallognola veniva notata in mare attorno al terminal gasiero di Porto Viro, entrato in funzione un paio di anni prima, che arriva quasi vicino alla costa distante 15 km. Gli accertamenti fatti hanno portato alla scoperta che a produrre quella schiuma sono le lavorazioni sul rigassificatore per raffreddare il metano, con conseguenze disastrose per l’ecosistema marino dato che ci sono alterazioni della clorofilla e del fitoplacton. Una vicenda che, secondo Adriano Cardogna, capogruppo dei Verdi nel Consiglio regionale delle Marche «conferma tutti i nostri timori sull’opera di Falconara». Non solo danni ambientali, però. Il Comitato marchigiano Cittadini in Comune sottolinea come il rischio terrorismo collegato alle metaniere è stato concretamente preso in considerazione a livello internazionale dopo l’attacco agli Stati Uniti dell’11 Settembre 2001, tanto che è stato esplicitato con chiarezza il 13 settembre 2010 anche dalla Commissione Internazionale nominata dalla Regione Toscana per il terminale di rigassificazione che deve essere realizzato di fronte a Livorno e Pisa. Procedura ignorata, secondo il comitato, per Falconara.
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