Giorgio Mottola
INCHIESTA. I pochi soldi che il governo mette a disposizione del fotovoltaico potrebbero andare a centrali mai costruite. È quanto emerge dalle graduatorie del Gse. In Puglia l’80 per cento dei fondi.
I soldi degli incentivi per il solare potrebbero finire a impianti che non esistono. Lo scorso 15 luglio il Gestore dei servizi energetici ha pubblicato l’elenco delle aziende che avranno accesso ai 300 milioni di euro messi a disposizione dal governo nel quarto conto energia (decurtando i fondi quasi del 50 per cento rispetto allo scorso anno). Nella graduatoria compaiono impianti che, sebbene abbiano ottenuto le autorizzazioni diversi anni fa, non sono stati mai costruiti. Inoltre, quasi l’80 per cento delle centrali fotovoltaiche, cui il Gse ha consentito di iscriversi al Registro per i grandi impianti, si trovano in Puglia, dove ottenere i permessi è più facile che in qualsiasi altra parte d’Italia.
Il Registro, introdotto dal governo con il decreto del 5 maggio, si sta finora rivelando un vero e proprio pasticcio. La graduatoria presentata a metà luglio è stata ritirata in fretta e furia dal Gse. Nell’elenco erano infatti inserite molte più imprese rispetto al numero che poteva essere coperto dai 300 milioni di euro incentivi. Ora bisognerà rifare tutto da capo. Non c’è alcuna certezza sui tempi e nemmeno sul fatto che chi è stato, o sarà, inserito nella graduatoria finale ne abbia davvero diritto. Al Gestore dei servizi sono arrivate infatti oltre 11mila richieste. «Di sicuro nessuno si è messo a controllarle una per una, il Gse non ha assolutamente i mezzi per un’operazione burocratica di quella portata», accusa Massimo Sapienza, presidente di Asso energie future, che raggruppa le piccole e medie imprese del settore. Nel registro sono stati ammessi alla fine 947 impianti. I più alti in graduatoria, secondo quanto stabilito dal decreto, sono quelli che hanno l’autorizzazione più vecchia.
In questo modo, chi ha ottenuto i permessi per la costruzione di una centrale fotovoltaica nel 2007, ma non l’ha mai costruita, ha più possibilità di vedersi riconosciuto il diritto ai fondi rispetto a chi invece ha già pronto l’impianto, ma ha ricevuto però l’autorizzazione in data più recente. Un paradosso che dopo i tagli decisi dall’esecutivo ai contributi statali rischia di mettere ancora più in ginocchio il settore. «Viene avvantaggiato chi vuole speculare. Da quando è stato introdotto il registro, si è già aperto il mercato delle autorizzazioni. Esiste già un tariffario. Un impianto mai costruito ma inserito nelle graduatorie del Gse viene venduto fino a 200 mila euro», denuncia Sapienza.
Ed è in virtù del meccanismo dei requisiti deciso dal governo che la Puglia, nel Registro dei grandi impianti, fa la parte del leone. Nella regione guidata da Vendola per costruire una centrale solare è sufficiente una denuncia di inizio attività. Altrove, l’iter burocratico è molto più lungo, dal momento che vengono previsti studi sull’impatto ambientale, sulla tipologia dell’impianto e sulla potenza. Per questo, ad esempio, nelle graduatorie del Gse non è presente nemmeno un impianto siciliano.
«Un meccanismo farraginoso e contorto che ha già sortito l’effetto, da un lato di incrementare i fenomeni spelculativi, dall’altro di aumentare l’incertezza nel settore delle rinnovabili», è il giudizio che Aper, Assosolare e Asso energie future danno danno del Registro. Critiche al sistema di selezione degli impianti vengono anche da alcuni esponenti della maggioranza di centrodestra. «Così non va - spiega a Terra Angelo Alessandri, presidente leghista della commissione Ambiente alla Camera - si rischia di favorire un’imprenditoria incontrollata. Va fatta una vera distribuzione degli incentivi, su base regionale e non nazionale».
http://www.terranews.it/news/2011/07/gli-incentivi-del-solare-agli-impianti-fantasma
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