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30/07/11 Fukushima: Per documento governo, 1.600 lavoratori esposti a radiazioni
« inserito:: 30 Lug 11, 10:49:15 »
Fukushima: Un documento del governo stima 1.600 lavoratori esposti alle radiazioni
Traduzione di ProgettoHumus da http://mdn.mainichi.jp
Il Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria giapponese ha stimato che circa 1.600 lavoratori che hanno partecipato agli sforzi per frenare il disastro di Fukushima saranno esposti a più di 50 millisievert di radiazioni. Il documento a riguardo è emerso lo scorso 26 luglio, dopo che un gruppo di cittadini ha presentato una richiesta di accesso alle informazioni governative.
Il documento interno del ministero è stato rilasciato al pubblico dopo che nel mese di Giugno il “Centro per il lavoro, la salute e la sicurezza giapponese (JOSHRC) aveva invitato alla diffusione di questi dati. Il documento dice: “Coloro che nei giorni a venire saranno esposti a più di 50 millisievert di radiazioni, si prevede che saranno circa 1.600 persone”.
Sulla base di questa stima, il documento, del 25 aprile, esprimeva preoccupazioni sul fatto che “sarà difficile garantire la sicurezza degli impianti nucleari a meno che coloro che sono stati esposti a più di 50 millisievert di radiazioni si prendano l’impegno di lavorare in queste condizioni di esposizione”. Il rapporto sottolinea come i lavoratori debbano essere istruiti ed informati di non essere esposti a più di 100 millisievert di radiazioni per un periodo di 5 anni.
La legge stabilisce che il massimo livello di esposizione alle radiazioni che i lavoratori possono ricevere all'anno in condizioni normali è di 50 millisievert. Secondo l'operatore della centrale nucleare di Fukushima, la Tokyo Electric Power Co. (Tepco), a partire dal 13 luglio, sei dipendenti della società erano stati esposti a più di 250 millisievert di radiazioni - la quantità consentita per i lavoratori in situazioni di emergenza. Nello stesso tempo, secondo TEPCO, un totale di 416 dipendenti e di collaboratori presso l'impianto sono stati esposti a più di 50 millisievert di radioattività.
Un rappresentante dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e industriale del ministero (NISA) dice che devono ancora confermate le informazioni inserite nel documento e come il ministero abbia effettivamente eseguito i calcoli per elaborare una stima.
« Ultima modifica: 30 Lug 11, 16:42:45 da massimo »
Pontinia (LT) dall'ambiente, alla difesa dei diritti civili e sociali, dalla politica alla tecnica. Si riportano stralciriportandone autori. Nota: qualora si ritenga la pubblicazione (o i commenti) siano lesivi o notizie superate si prega di comunicarlo con mail giorgio.libralato@gmail.com e saranno rimossi. Oppure allo stesso modo si può esercitare il diritto di replica. Qualora si ritenga che una pubblicazione o parte di essa ledano i diritti di copyright o di autore saranno rimossi
domenica 31 luglio 2011
energia solare notturna
In Spagna da qualche mese è entrata in funzione una grande centrale solare a concentrazione,http://www.torresolenergy.com/TORRESOL/gemasolar-plant/en basata sul sistema a torre centrale, illuminata da 2.650 grandi specchi che automaticamente inseguono il Sole e concentrano tutti i loro raggi sulla caldaia posta su una torre di 140 metri al centro del campo.
L'impianto, realizzato dalla Gemasolar, ha una potenza elettrica di 19,9 Megawatt e la sua caratteristica più innovativa è quella di essere dotato di un sistema di accumulo del calore, basato su sali fusi, che permette di produrre energia elettrica anche per diverse ore, dopo il calar del Sole.
Superato brillantemente il problema della discontinuità della fonte solare, resta il problema della grande occupazione di suolo (185 ettari ) che comunque, dal punto di vista paesagistico non sembra essere tanto devastante, in quanto gli specchi sono distanziati e alti rispetto al suolo. Pertanto l'erba può crescere su tutto il campo, come si può vedere dall'allegata immagine..
Non ci aspettiamo che queste grandi centrali solari sostituiscano le ben più potenti centrali a carbone, ma è importante che la Spagna sia uscita dai prototipi sperimentali e abbia intrapreso la via commerciale per la produzione solare di elettricità.
Come ben sanno i lettori di questo blog, il vantaggio delle energie solari è la loro grande flessibilità (ogni territorio ha le sue energie rinnovabili) e una equa distribuzione di queste fonti di energia su tutta la superfice del Pianeta.
E questo ben si presta ad un utilizzo decentrato.
Per quanto ci riguarda, è doveroso ricordare l'attività pioneristica del prof Giovanni Francia, docente dell'Università di Genova che, a partire dal 1960, ha progettato e realizzato il primo impianto solare a specchi piani con torre centrale.
L'impianto è ancora visibile, anche se conciato male, sulle belle colline di Sant'Ilario, proprio quelle cantate da Fabrizio De Andrè.
Un restauro dell'impianto e un centro didattico sull'energia solare a Sant'Ilario, dedicato al prof Francia, più noto all'estero che in Italia, è quantomeno doveroso.
Pontinia, Battisti e ambiente virtuoso Borgo Pasubio
continuano i roghi a Pontinia e nessuno interviene
Anche questa mattina a fuoco una decina di alberi di eucaliptus bruciati da roghi dolosi, sempre nel comune di Pontinia, sulla via Lungo Botte (direzione Terracina lato sinistro) tra la via Migliara 50 e la Migliara 50 e 1/2 verso le 11 una decina di esemplari erano ancora ardenti. Sul posto, tanto per cambiare, nessuno. Eppure il fumo invadeva la sede stradale creando pericolo per la circolazione. Il mese di luglio è stata quella strage temuta da S.E. il Prefetto. Ma nessuno gli ha dato retta. Giorgio Libralato
sabato 30 luglio 2011
Napoli così ci avvelenano ogni giorno con diossina
Daniela Scodellaro
DENUNCIA. Nell’immenso hinterland a nord di Napoli da anni continua la pratica criminale dell’incendiare i depositi abusivi di rifiuti tossici. Una lettrice ci scrive: «Non ce la facciamo più».
Pomigliano d’Arco (Napoli), 27 luglio 2011, sono le 7 del mattino. Mi sveglio di soprassalto. Come ogni giorno, spero che a svegliarmi sia l’odore di un buon caffè. Invece è tutt’altro. è invece la puzza acre e velenosa di pneumatici bruciati, che fa da sveglia non solo a me ma alla gran parte dei cittadini campani che vivono questo trauma da molti anni. Ti affacci al balcone, solita scena: una cappa di diossina, una coltre di colore scuro. è il cielo che copre la mia terra. Stanno bruciando in qualche campagna, sotto qualche ponte, a lato di qualche strada, o forse, vicino qualche scuola. Soliti rituali: chiami il 115, il 1515, il 113. A volte non rispondono, a volte hanno altro da fare, altre volte arrivano, quasi sempre in ritardo, quando l’incendio si consuma da solo, depositando diossina sui terreni coltivati e nei polmoni di tanti cittadini, vittime di questo lento olocausto.
Ecco, questa è la triste realtà quotidiana, di gran parte dei Comuni napoletani e casertani. Si parla spesso dell’immondizia di Napoli. Ma chi si occupa di questo disastro ambientale, molto più grave, che interessa mezza regione? Certo, l’attenzione sulla spazzatura di Napoli non deve mai essere distolta, soprattutto perché ad oggi non sono state trovate soluzioni strutturali ed efficaci. Il problema mai risolto dei rifiuti solidi urbani, però, distoglie e allontana l’attenzione da quello che è un fenomeno ancora più grave, e che purtroppo spesso con molta facilità si sottovaluta, cioè la combustione illegale dei rifiuti speciali pericolosi. è paradossale, a mio avviso, accanirsi sull’inceneritore di Acerra quando nella mia terra, tutti i giorni, vengono appiccate centinaia di roghi di materiale tossico-nocivo pari alla quantità di diossina che produrrebbe l’inceneritore in dieci anni di esercizio.
Quantomeno l’inceneritore ha un sistema di dispersione delle diossine in atmosfera, mentre i veleni prodotti dai roghi si depositano direttamente sul terreno. E ci avvelenano tutti. Da molti anni, ormai, questo fenomeno criminoso distrugge la terra e i polmoni di chi vive in queste zone. Quelli che bruciano sono rifiuti derivanti dalle attività di costruzione e demolizione - tra i più pericolosi c’è l’amianto - rifiuti da lavorazioni industriali, rifiuti da attività commerciali in particolar modo pneumatici, rifiuti derivanti da attività sanitarie e ospedaliere, residui domestici e da ufficio, come ingombranti, elettronici, ecc. La “Terra dei fuochi” conosciuta come il triangolo Giugliano-Villaricca-Qualiano, da un po’ di anni comprende anche il quadrilatero Scampia-Casoria-Acerra-Afragola ed i Comuni limitrofi. Qui vivono centinaia di migliaia di persone. Il cielo su questa “Diossina Land” è pieno di fumo ed aria irrespirabile!
Qui avvertiamo i sintomi legati ad un’intossicazione da fumo, bruciori alla gola e alle vie respiratorie, bruciori allo stomaco e nausea, salivazione accelerata e gonfiore alle gengive. Si brucia senza sosta, come una fabbrica che lavora a ciclo continuo, giorno e notte, in modo incessante. Fino a qualche anno fa, l’ora X scattava alle 20, per tirare fino alle 7 del giorno successivo. Negli ultimi tempi, in mancanza di un sistematico e rigoroso controllo, la combustione di rifiuti tossici, avviene anche in pieno giorno, sotto gli occhi di tutti. Ad ogni ora è facile vedere questi roghi, con colonne di fumo alte più di 50 metri, come bombe sganciate in aperta campagna. A volte per strada, tra la gente. Questo fumo nerissimo spesso provoca problemi anche alla viabilità delle auto e dei treni, poiché gli incendi vengono appiccati anche sotto i cavalcavia dei binari ferroviari e delle superstrade.
Ogni rifiuto speciale ha un costo di smaltimento, spesso molto oneroso per le aziende, soprattutto per quei rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, come l’amianto. Anche molte ditte di pneumatici preferiscono smaltire illegalmente, intascando la tassa di smaltimento, che l’acquirente paga all’acquisto della gomma. Sono circa 90mila le tonnellate di gomma che, in Italia, vengono bruciate insieme a sostanze ancora più pericolose e inquinanti nelle 1.049 discariche illegali spesso gestite dalla criminalità organizzata. Di queste, si stima che circa 60mila tonnellate/anno, in ingresso legale e illegale in Campania, costituiscano il “combustibile ordinario” della ormai famosa in tutto il mondo “Terra dei fuochi”. Si stima che circa 60mila tonnellate all’anno di copertoni vengano bruciate in queste zone insieme ad altri rifiuti ancora più pericolosi ed inquinanti.
Una manovalanza a basso costo è caratterizzata soprattutto da nomadi e rumeni, che per 40 euro a “spedizione” appiccano il fuoco a montagne di rifiuti, scaricati spesso direttamente all’esterno dei loro campi. è difficile per molti Comuni e quartieri soprattutto per Scampia, Secondigliano, Casandrino, Casoria, Afragola, Acerra, convivere nelle vicinanze di questi campi, per lo più abusivi e mai controllati, dove quotidianamente avvengono gli incendi che avvelenano tutti. Denunce, raccolte di firme, foto, filmati, comitati, associazioni, incontri istituzionali, interventi delle Forze dell’ordine non sono finora bastati a fermare questo scempio ambientale. Un’assente e malaccorta politica verso gli ecocriminali che ogni giorno, da anni, avvelenano in Campania l’ambiente e i polmoni di milioni di persone.
In Campania, peraltro, ed è questo il caso clamoroso, non vi è una discarica di rifiuti industriali, e poche sono quelle per rifiuti speciali pericolosi. Ci pensa però l’ecomafia, che da anni smaltisce sotterrando, nascondendo, spedendo all’estero, bruciando! Serve più attenzione da parte delle istituzioni, un maggiore controllo da parte delle Forze dell’ordine, magari anche aereo se fosse possibile, e soprattutto un’attiva videosorveglianza. Il Triangolo della morte, Campania Infelix, la “Terra dei fuochi” continuano a rispecchiare una amarissima realtà venefica che dura ormai da 20 anni. E a farne le spese sono sempre i cittadini. Qui il tasso di mortalità per malattie da inquinamento ambientale aumenta di anno in anno. Nessuna bonifica, nessun intervento è stato mai fatto. Niente di niente. I veleni ci sono e ci rimangono. Anzi, i reati ambientali sono continui, si diversificano e aumentano come le malattie. Qui, nella mia “maledetta” quanto meravigliosa terra.
http://www.terranews.it/news/2011/07/%C2%ABcosi-ci-avvelenano-ogni-giorno%C2%BB-il-dramma-di-%E2%80%9Cdiossina-land%E2%80%9D
DENUNCIA. Nell’immenso hinterland a nord di Napoli da anni continua la pratica criminale dell’incendiare i depositi abusivi di rifiuti tossici. Una lettrice ci scrive: «Non ce la facciamo più».
Pomigliano d’Arco (Napoli), 27 luglio 2011, sono le 7 del mattino. Mi sveglio di soprassalto. Come ogni giorno, spero che a svegliarmi sia l’odore di un buon caffè. Invece è tutt’altro. è invece la puzza acre e velenosa di pneumatici bruciati, che fa da sveglia non solo a me ma alla gran parte dei cittadini campani che vivono questo trauma da molti anni. Ti affacci al balcone, solita scena: una cappa di diossina, una coltre di colore scuro. è il cielo che copre la mia terra. Stanno bruciando in qualche campagna, sotto qualche ponte, a lato di qualche strada, o forse, vicino qualche scuola. Soliti rituali: chiami il 115, il 1515, il 113. A volte non rispondono, a volte hanno altro da fare, altre volte arrivano, quasi sempre in ritardo, quando l’incendio si consuma da solo, depositando diossina sui terreni coltivati e nei polmoni di tanti cittadini, vittime di questo lento olocausto.
Ecco, questa è la triste realtà quotidiana, di gran parte dei Comuni napoletani e casertani. Si parla spesso dell’immondizia di Napoli. Ma chi si occupa di questo disastro ambientale, molto più grave, che interessa mezza regione? Certo, l’attenzione sulla spazzatura di Napoli non deve mai essere distolta, soprattutto perché ad oggi non sono state trovate soluzioni strutturali ed efficaci. Il problema mai risolto dei rifiuti solidi urbani, però, distoglie e allontana l’attenzione da quello che è un fenomeno ancora più grave, e che purtroppo spesso con molta facilità si sottovaluta, cioè la combustione illegale dei rifiuti speciali pericolosi. è paradossale, a mio avviso, accanirsi sull’inceneritore di Acerra quando nella mia terra, tutti i giorni, vengono appiccate centinaia di roghi di materiale tossico-nocivo pari alla quantità di diossina che produrrebbe l’inceneritore in dieci anni di esercizio.
Quantomeno l’inceneritore ha un sistema di dispersione delle diossine in atmosfera, mentre i veleni prodotti dai roghi si depositano direttamente sul terreno. E ci avvelenano tutti. Da molti anni, ormai, questo fenomeno criminoso distrugge la terra e i polmoni di chi vive in queste zone. Quelli che bruciano sono rifiuti derivanti dalle attività di costruzione e demolizione - tra i più pericolosi c’è l’amianto - rifiuti da lavorazioni industriali, rifiuti da attività commerciali in particolar modo pneumatici, rifiuti derivanti da attività sanitarie e ospedaliere, residui domestici e da ufficio, come ingombranti, elettronici, ecc. La “Terra dei fuochi” conosciuta come il triangolo Giugliano-Villaricca-Qualiano, da un po’ di anni comprende anche il quadrilatero Scampia-Casoria-Acerra-Afragola ed i Comuni limitrofi. Qui vivono centinaia di migliaia di persone. Il cielo su questa “Diossina Land” è pieno di fumo ed aria irrespirabile!
Qui avvertiamo i sintomi legati ad un’intossicazione da fumo, bruciori alla gola e alle vie respiratorie, bruciori allo stomaco e nausea, salivazione accelerata e gonfiore alle gengive. Si brucia senza sosta, come una fabbrica che lavora a ciclo continuo, giorno e notte, in modo incessante. Fino a qualche anno fa, l’ora X scattava alle 20, per tirare fino alle 7 del giorno successivo. Negli ultimi tempi, in mancanza di un sistematico e rigoroso controllo, la combustione di rifiuti tossici, avviene anche in pieno giorno, sotto gli occhi di tutti. Ad ogni ora è facile vedere questi roghi, con colonne di fumo alte più di 50 metri, come bombe sganciate in aperta campagna. A volte per strada, tra la gente. Questo fumo nerissimo spesso provoca problemi anche alla viabilità delle auto e dei treni, poiché gli incendi vengono appiccati anche sotto i cavalcavia dei binari ferroviari e delle superstrade.
Ogni rifiuto speciale ha un costo di smaltimento, spesso molto oneroso per le aziende, soprattutto per quei rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, come l’amianto. Anche molte ditte di pneumatici preferiscono smaltire illegalmente, intascando la tassa di smaltimento, che l’acquirente paga all’acquisto della gomma. Sono circa 90mila le tonnellate di gomma che, in Italia, vengono bruciate insieme a sostanze ancora più pericolose e inquinanti nelle 1.049 discariche illegali spesso gestite dalla criminalità organizzata. Di queste, si stima che circa 60mila tonnellate/anno, in ingresso legale e illegale in Campania, costituiscano il “combustibile ordinario” della ormai famosa in tutto il mondo “Terra dei fuochi”. Si stima che circa 60mila tonnellate all’anno di copertoni vengano bruciate in queste zone insieme ad altri rifiuti ancora più pericolosi ed inquinanti.
Una manovalanza a basso costo è caratterizzata soprattutto da nomadi e rumeni, che per 40 euro a “spedizione” appiccano il fuoco a montagne di rifiuti, scaricati spesso direttamente all’esterno dei loro campi. è difficile per molti Comuni e quartieri soprattutto per Scampia, Secondigliano, Casandrino, Casoria, Afragola, Acerra, convivere nelle vicinanze di questi campi, per lo più abusivi e mai controllati, dove quotidianamente avvengono gli incendi che avvelenano tutti. Denunce, raccolte di firme, foto, filmati, comitati, associazioni, incontri istituzionali, interventi delle Forze dell’ordine non sono finora bastati a fermare questo scempio ambientale. Un’assente e malaccorta politica verso gli ecocriminali che ogni giorno, da anni, avvelenano in Campania l’ambiente e i polmoni di milioni di persone.
In Campania, peraltro, ed è questo il caso clamoroso, non vi è una discarica di rifiuti industriali, e poche sono quelle per rifiuti speciali pericolosi. Ci pensa però l’ecomafia, che da anni smaltisce sotterrando, nascondendo, spedendo all’estero, bruciando! Serve più attenzione da parte delle istituzioni, un maggiore controllo da parte delle Forze dell’ordine, magari anche aereo se fosse possibile, e soprattutto un’attiva videosorveglianza. Il Triangolo della morte, Campania Infelix, la “Terra dei fuochi” continuano a rispecchiare una amarissima realtà venefica che dura ormai da 20 anni. E a farne le spese sono sempre i cittadini. Qui il tasso di mortalità per malattie da inquinamento ambientale aumenta di anno in anno. Nessuna bonifica, nessun intervento è stato mai fatto. Niente di niente. I veleni ci sono e ci rimangono. Anzi, i reati ambientali sono continui, si diversificano e aumentano come le malattie. Qui, nella mia “maledetta” quanto meravigliosa terra.
http://www.terranews.it/news/2011/07/%C2%ABcosi-ci-avvelenano-ogni-giorno%C2%BB-il-dramma-di-%E2%80%9Cdiossina-land%E2%80%9D
crisi a rischio 225 mila posti di lavoro
Federico Tulli
IL CASO. Secondo uno studio del dipartimento Industria della Cgil, sono 187 i tavoli di crisi che il ministero dello Sviluppo economico dovrà affrontare dopo la pausa estiva. Coinvolti tutti i settori.
La crisi non va in vacanza. Dalla chimica alle nuove tecnologie, dai mobilifici alla farmaceutica, dalla ceramica alla navalmeccanica, sono tanti i settori a rischio tracollo in Italia e coinvolgono circa 225mila lavoratori. Tanto che tra vecchie e nuove vertenze sono ben 187 i tavoli aperti presso il ministero dello Sviluppo economico (Mise). Questi i numeri che emergono da una mappatura sulle vertenze aziendali, prodotta dal dipartimento Industria della Cgil su dati del Mise in vista della pausa estiva. Secondo quanto ha calcolato alla Cgil, alla luce dell’andamento dei tavoli ci sarebbero 54 vertenze indirizzate al momento verso una «soluzione individuata» ma ne rimarrebbero ancora 133 da dirimere urgentemente. Di conseguenza almeno 57mila dei 223.608 lavoratori interessati sono a serio rischio.
In totale, i lavoratori in casa integrazione sono circa 500mila, di questi 380mila sono in straordinaria o in deroga, mentre il numero di aziende che fanno ricorso alla cassa è in aumento. Tra i tanti casi spicca quello di due interi settori in crisi su tutto il territorio nazionale, vale a dire i call center e le installazioni telefoniche. Qui è in gioco il futuro di 24 mila lavoratori, tra i complessivi 75 mila del primo e i 14 mila del secondo settore. Non di meno preoccupa quello della ceramica che nel solo distretto di Civita Castellana nel Lazio conta oltre 3.000 operai in cassa integrazione. Di questi circa 700 sono in capo alla Ideal Standard. E colpisce la vicenda del centro di ricerca della Pfizer di Catania, attivo nel campo della farmaceutica.
È questo un settore storicamente tra i più floridi al mondo ma il sito del capoluogo etneo dell’azienda è in stato di agitazione per protestare contro l’apertura della procedura di mobilità per 151 lavoratori dello stabilimento. Tra le situazioni prese in esame Cgil ne individua 20 estremamente difficili che si trascinano da molti mesi e potrebbero deflagrare definitivamente dopo l’estate. Tra queste Agile-Eutelia (1.900 lavoratori coinvolti), Vynils (450), Fiat (con i 2.300 di Termini Imerese e i 700 dello stabilimento Irisbus di Grottaminarda venduto), a cui si sono da poco aggiunti nuovi “focolai” come Alenia (quasi 12mila lavoratori), Fincantieri (2mila in cig), Antonio Merloni (2.350), Phonemedia (5.200) e ThyssenKrupp (circa 3mila).
«Le situazioni di crisi sono ormai troppe e continuano ad aumentare senza che ci siano concrete soluzioni positive» commenta il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, nel sottolineare come i casi riguardino «l’intero Paese e tutti i settori produttivi». Secondo il sindacalista, inoltre, «per interi settori portanti della nostra economica non si intravedono soluzioni e al rientro dalla pausa estiva si corre il rischio che esplodano le tensioni sociali accumulate».
http://www.terranews.it/news/2011/07/il-belpaese-delle-vertenze-rischio-225mila-posti
IL CASO. Secondo uno studio del dipartimento Industria della Cgil, sono 187 i tavoli di crisi che il ministero dello Sviluppo economico dovrà affrontare dopo la pausa estiva. Coinvolti tutti i settori.
La crisi non va in vacanza. Dalla chimica alle nuove tecnologie, dai mobilifici alla farmaceutica, dalla ceramica alla navalmeccanica, sono tanti i settori a rischio tracollo in Italia e coinvolgono circa 225mila lavoratori. Tanto che tra vecchie e nuove vertenze sono ben 187 i tavoli aperti presso il ministero dello Sviluppo economico (Mise). Questi i numeri che emergono da una mappatura sulle vertenze aziendali, prodotta dal dipartimento Industria della Cgil su dati del Mise in vista della pausa estiva. Secondo quanto ha calcolato alla Cgil, alla luce dell’andamento dei tavoli ci sarebbero 54 vertenze indirizzate al momento verso una «soluzione individuata» ma ne rimarrebbero ancora 133 da dirimere urgentemente. Di conseguenza almeno 57mila dei 223.608 lavoratori interessati sono a serio rischio.
In totale, i lavoratori in casa integrazione sono circa 500mila, di questi 380mila sono in straordinaria o in deroga, mentre il numero di aziende che fanno ricorso alla cassa è in aumento. Tra i tanti casi spicca quello di due interi settori in crisi su tutto il territorio nazionale, vale a dire i call center e le installazioni telefoniche. Qui è in gioco il futuro di 24 mila lavoratori, tra i complessivi 75 mila del primo e i 14 mila del secondo settore. Non di meno preoccupa quello della ceramica che nel solo distretto di Civita Castellana nel Lazio conta oltre 3.000 operai in cassa integrazione. Di questi circa 700 sono in capo alla Ideal Standard. E colpisce la vicenda del centro di ricerca della Pfizer di Catania, attivo nel campo della farmaceutica.
È questo un settore storicamente tra i più floridi al mondo ma il sito del capoluogo etneo dell’azienda è in stato di agitazione per protestare contro l’apertura della procedura di mobilità per 151 lavoratori dello stabilimento. Tra le situazioni prese in esame Cgil ne individua 20 estremamente difficili che si trascinano da molti mesi e potrebbero deflagrare definitivamente dopo l’estate. Tra queste Agile-Eutelia (1.900 lavoratori coinvolti), Vynils (450), Fiat (con i 2.300 di Termini Imerese e i 700 dello stabilimento Irisbus di Grottaminarda venduto), a cui si sono da poco aggiunti nuovi “focolai” come Alenia (quasi 12mila lavoratori), Fincantieri (2mila in cig), Antonio Merloni (2.350), Phonemedia (5.200) e ThyssenKrupp (circa 3mila).
«Le situazioni di crisi sono ormai troppe e continuano ad aumentare senza che ci siano concrete soluzioni positive» commenta il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, nel sottolineare come i casi riguardino «l’intero Paese e tutti i settori produttivi». Secondo il sindacalista, inoltre, «per interi settori portanti della nostra economica non si intravedono soluzioni e al rientro dalla pausa estiva si corre il rischio che esplodano le tensioni sociali accumulate».
http://www.terranews.it/news/2011/07/il-belpaese-delle-vertenze-rischio-225mila-posti
agricoltura i sussidi UE favoriscono pratiche dannose
Rapporto Europarlamento: “I sussidi Ue per l’ambiente favoriscono pratiche dannose” Secondo uno studio di Bruxelles il 49% del budget destinato alla salvaguardia di territorio e paesaggio è destinato alla costruzione di strade per sviluppare il trasporto su gomma, mentre solo il 2,8% è destinato al contrasto del surriscaldamento globale Mobilità su gomma, agricoltura intensiva, incenerimento dei rifiuti, nucleare: i sussidi elargiti dall’Unione europea risultano dannosi per l’ambiente. I settori maggiormente agevolati dagli aiuti pubblici comunitari sono ancora lontani dal promuovere la sostenibilità ambientale. A denunciarlo è un nuovo rapporto della commissione Ambiente del Parlamento Europeo, che mostra come nel vecchio continente si continuino a stanziare decine di miliardi di euro per sussidi che, invece di promuoverne la salvaguardia, incentivano pratiche molto dannose per l’ambiente.
Lo studio (“EU Subsidies for polluting and unsustainable practices”) si focalizza su agricoltura, politiche di coesione, trasporti, energia e pesca, i settori che traggono i maggiori benefici dagli aiuti pubblici, ma che allo stesso tempo sono collegati ai principali effetti indesiderati in termini di ambiente e salute. Ritenuti dagli autori del rapporto un “fenomeno pervasivo”, i sussidi comunitari stanziati per l’ambiente, ad esempio, promuovono soprattutto i trasporti su gomma: il 49% dei fondi sono usati infatti per la costruzione di strade e autostrade, mentre alla mobilità urbana sostenibile rimane il 7% degli stanziamenti.
Per contrastare il surriscaldamento globale, invece, dal 2007 al 2013 si utilizzerà solo il 2,8% di un budget di circa 344 miliardi di euro, vale a dire il 9% di tutti i fondi destinati all’ambiente. Va ancora peggio alle energie pulite, sulle quali si investe solamente il 2,6% del budget. Per quanto riguarda l’efficienza energetica, invece, di questi 344 miliardi ne verranno usati circa 4.
Dello stesso budget va alla salvaguardia della biodiversità un misero 1,5%, mentre per la ricerca sulle tecnologie verdi rimane lo 0,7%. Uno schiaffo morale alle intenzioni europee di essere leader mondiale in questo campo, soprattutto se si considera che, mentre alle fonti rinnovabili rimane un 4%, da dividersi con le rimanenti fonti tradizionali, alla ricerca sulla fusione nucleare va il 14% dei fondi, a cui si aggiunge un altro 12% destinato al settore nucleare nel suo complesso.
Altro esempio di “pratica insostenibile” agevolata dai sussidi europei è quello dell’incenerimento dei rifiuti. Con gli oltre 100 inceneritori finanziati in tutta Europa, infatti, si stanno bloccando “fondi preziosi per soluzioni più sostenibili ed economiche come la raccolta differenziata, il riciclaggio o il compostaggio”. Un esempio su tutti è quello della Polonia, dove si prevede la realizzazione di 12 nuovi inceneritori: lì i fondi “bruciati” ammonterebbero a 1,2 miliardi di euro, il 66% di tutti i finanziamenti destinati allo smaltimento dei rifiuti.
Se si parla di agricoltura e sviluppo rurale, le cifre si gonfiano ulteriormente. I 42,5 e 14,4 miliardi di euro stanziati nel 2011 per questi due settori, infatti, secondo EU Subsidies for polluting and unsustainable practices, favoriscono soprattutto l’agricoltura intensiva. Questa, legata esclusivamente a una logica di produttività e ben lungi dal considerare la salvaguardia del territorio, risulta essere fra i fenomeni maggiormente inquinanti, sia per il suo massiccio uso di protesi chimiche che per gli effetti che queste possono avere sulla salute umana.
Insomma, l’Ue non sembra proprio sulla strada giusta. Secondo il rapporto della commissione Ambiente, “c’è ancora molto da fare per gestire il budget Ue in modo compatibile con gli obiettivi della EU2020 Strategy”, il piano che vorrebbe trasformare quella europea, entro la fine di questo decennio, in un’economia “intelligente, sostenibile e inclusiva”.
Ma le cose potrebbero cambiare. Per Connie Hedegaard, commissaria per l’Azione per il Clima, l’Europa investirà (solo per il clima) il 20% del nuovo budget totale per gli anni 2014-2020. Del resto, “se si chiede ai cittadini del vecchio continente non ci sono dubbi”, osserva Hedegaard: “Un recente sondaggio mostra che quasi nove europei su dieci sono favorevoli a destinare più fondi alle attività collegate al clima e all’ambiente”. Il problema, però, è che “starà soprattutto agli Stati membri e al Parlamento europeo mantenere tali ambizioni" http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/30/i-sussidi-ue-per-lambiente-favoriscono-pratiche-dannose/148940/
Lo studio (“EU Subsidies for polluting and unsustainable practices”) si focalizza su agricoltura, politiche di coesione, trasporti, energia e pesca, i settori che traggono i maggiori benefici dagli aiuti pubblici, ma che allo stesso tempo sono collegati ai principali effetti indesiderati in termini di ambiente e salute. Ritenuti dagli autori del rapporto un “fenomeno pervasivo”, i sussidi comunitari stanziati per l’ambiente, ad esempio, promuovono soprattutto i trasporti su gomma: il 49% dei fondi sono usati infatti per la costruzione di strade e autostrade, mentre alla mobilità urbana sostenibile rimane il 7% degli stanziamenti.
Per contrastare il surriscaldamento globale, invece, dal 2007 al 2013 si utilizzerà solo il 2,8% di un budget di circa 344 miliardi di euro, vale a dire il 9% di tutti i fondi destinati all’ambiente. Va ancora peggio alle energie pulite, sulle quali si investe solamente il 2,6% del budget. Per quanto riguarda l’efficienza energetica, invece, di questi 344 miliardi ne verranno usati circa 4.
Dello stesso budget va alla salvaguardia della biodiversità un misero 1,5%, mentre per la ricerca sulle tecnologie verdi rimane lo 0,7%. Uno schiaffo morale alle intenzioni europee di essere leader mondiale in questo campo, soprattutto se si considera che, mentre alle fonti rinnovabili rimane un 4%, da dividersi con le rimanenti fonti tradizionali, alla ricerca sulla fusione nucleare va il 14% dei fondi, a cui si aggiunge un altro 12% destinato al settore nucleare nel suo complesso.
Altro esempio di “pratica insostenibile” agevolata dai sussidi europei è quello dell’incenerimento dei rifiuti. Con gli oltre 100 inceneritori finanziati in tutta Europa, infatti, si stanno bloccando “fondi preziosi per soluzioni più sostenibili ed economiche come la raccolta differenziata, il riciclaggio o il compostaggio”. Un esempio su tutti è quello della Polonia, dove si prevede la realizzazione di 12 nuovi inceneritori: lì i fondi “bruciati” ammonterebbero a 1,2 miliardi di euro, il 66% di tutti i finanziamenti destinati allo smaltimento dei rifiuti.
Se si parla di agricoltura e sviluppo rurale, le cifre si gonfiano ulteriormente. I 42,5 e 14,4 miliardi di euro stanziati nel 2011 per questi due settori, infatti, secondo EU Subsidies for polluting and unsustainable practices, favoriscono soprattutto l’agricoltura intensiva. Questa, legata esclusivamente a una logica di produttività e ben lungi dal considerare la salvaguardia del territorio, risulta essere fra i fenomeni maggiormente inquinanti, sia per il suo massiccio uso di protesi chimiche che per gli effetti che queste possono avere sulla salute umana.
Insomma, l’Ue non sembra proprio sulla strada giusta. Secondo il rapporto della commissione Ambiente, “c’è ancora molto da fare per gestire il budget Ue in modo compatibile con gli obiettivi della EU2020 Strategy”, il piano che vorrebbe trasformare quella europea, entro la fine di questo decennio, in un’economia “intelligente, sostenibile e inclusiva”.
Ma le cose potrebbero cambiare. Per Connie Hedegaard, commissaria per l’Azione per il Clima, l’Europa investirà (solo per il clima) il 20% del nuovo budget totale per gli anni 2014-2020. Del resto, “se si chiede ai cittadini del vecchio continente non ci sono dubbi”, osserva Hedegaard: “Un recente sondaggio mostra che quasi nove europei su dieci sono favorevoli a destinare più fondi alle attività collegate al clima e all’ambiente”. Il problema, però, è che “starà soprattutto agli Stati membri e al Parlamento europeo mantenere tali ambizioni" http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/30/i-sussidi-ue-per-lambiente-favoriscono-pratiche-dannose/148940/
la TAV non ha senso 130 docenti universitari scrivono a Napolitano
CANTIERE TAV, IN VALLE DI SUSA GUERRIGLIA CONTINUA
Ancora scontri giovedì notte. Oggi nuova manifestazione
di Stefano Caselli
133 docenti universitari scrivono a Napolitano: “Quest’opera non ha alcun senso”
Maroni annuncia nuove iniziative “per garantire la prosecuzione dei lavori e isolare i violenti”
la Valle di Susa è un vicolo cieco all’orizzonte del quale non si intravedono nè vincitori né vinti. L’assedio del movimento No Tav al cantiere-fortino della Maddalena di Chiomonte, presidiato da centinaia di uomini delle forze dell’ordine, prosegue in uno stanco susseguirsi di bollettini di guerriglia.
L’ULTIMO ATTO è andato in scena nella notte tra giovedì e venerdì, secondo il solito, collaudato copione: poco dopo la mezzanotte, dal campeggio No Tav a pochi metri di distanza dalla “zona rossa ”, si sono staccati due gruppi di manifestanti, uno diretto verso il viadotto Ramat dell’A32 Torino-Bardonecchia, la zona più vicina all’area del futuro scavo del tunnel esplorativo, l’altro in prossimità dell’area archeologica della Maddalena, dove si concentra il grosso delle forze dell’ordine .
In entrambi punti - riferisce la Questura - è cominciato un fitto lancio di sassi, petardi e bombe carta, al quale si è risposto con idranti e lacrimogeni caricati a gas “cs”. Le stesse scene già viste almeno altre tre volte nelle notti delle ultime settimane, con la sola differenza che - a poche ore dagli ennesimi scontri – sono scattate sette perquisizioni (cinque a Torino, alcune a vuoto) su iniziativa della Procura della Repubblica e della Digos che hanno fruttato il sequestro di “fionde, maschere antigas, petardi e una balestra ”. Perquisizioni che seguono di 48 ore 21 denunce e svariati fogli di via a carico di personaggi più o meno noti dell’antagonismo torinese e di 24 ore il fermo sull’A32 di un uomo di 46 anni, sorpreso in autostrada con un carico di 57 maschere antigas imballate (valore approssimativo stimato dagli agenti 3.000 euro), 118 filtri per le maschere, 96 sfere in piombo del peso di 8 grammi, una fionda di tipo sportivo con impugnatura in plastica nera, flettenti metallici ed elastici tubolari in gomma .
La conferma che gli unici a trarre reale giovamento dall’assurda guerriglia della Valle sono i rivenditori di maschere antigas (di quelle solitamente usate per proteggersi dalle esalazioni di vernice) che stanno facendo affari d’oro.
Oggi, giorno di chiusura ufficiale del campeggio No Tav, sarà un’altra giornata difficile: alle 14 è prevista una nuova marcia di protesta con partenza da Giaglione, “una grande marcia popolare, pacifica e determinata – sostengono gli organizzatori - per dimostrare a tutti che gli inviti a non partecipare ai cortei di protesta (il riferimento è al coordinamento Pd della Valle che ha invitato gli iscritti a non partecipare alla manifestazione, ndr) non contano nulla ”. Una marcia “pacifica”, dunque, ma le premesse non sono delle migliori: “Ho chiamato oggi il prefetto di Torino - dichiara il ministro dell’Interno Roberto Maroni - per essere informato e abbiamo valutato alcune iniziative che saranno prese nelle prossime settimane per garantire la prosecuzione dei lavori e isolare i violenti”. “L’allerta è massima - conferma la Digos di Torino - i segnali non sono positivi, dal momento che manifestazioni analoghe si sono sempre concluse male”.
Timori condivisi da Antonio Ferrentino, ex leader No Tav (oggi sindaco di Sant’Antonino di Susa e segretario provinciale di Sel) che nei giorni scorsi è stato al centro di vivaci contestazioni per aver visitato il cantiere di Chiomonte in segno di solidarietà con i lavoratori delle imprese incaricate: “Se prevarrà l’intelligenza, cosa che finora non è accaduta, andrà tutto liscio.
Bisogna rendersi conto che la situazione è assurda per tutti, per i No Tav che non possono pensare di assediare ogni notte e per i sostenitori di un’opera che richiederebbe decine di cantieri come quello di Chiomonte”.
MA ANCHE su questo versante le premesse sono scoraggianti: da una parte la sterile radicalizzazione dello scontro, dall’altra le granitiche certezze di una politica totalmente impermeabile alle buone ragioni di chi si oppone a un’opera dai costi faraonici (almeno 20 miliardi di euro) che - così come è stata pensata - ha scarsissime possibilità di essere realizzata: “Credo che non ci sia nessuna ragione per contestare quest’opera ”, sono le parole del sindaco di Torino Piero Fassino.
Non la pensano così 133 esponenti del mondo accademico italiano che hanno sottoscritto un appello al presidente della Repubblica per chiedere “trasparenza tecnico scientifica” sul progetto Tav in Valle di Susa: “Il processo decisionale - scrivono - è sempre stato afflitto da una scarsa considerazione del contesto tecnologico, ambientale ed economico tale da giustificare la razionalità della scelta. Esiste una consistente documentazione scientifica che sconsiglia nettamente la costruzione dell’opera ”. Fino ad oggi si è scelto di discutere solo con chi è d’accordo a prescindere. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Il Fatto quotidiano 30 luglio 2011
Ancora scontri giovedì notte. Oggi nuova manifestazione
di Stefano Caselli
133 docenti universitari scrivono a Napolitano: “Quest’opera non ha alcun senso”
Maroni annuncia nuove iniziative “per garantire la prosecuzione dei lavori e isolare i violenti”
la Valle di Susa è un vicolo cieco all’orizzonte del quale non si intravedono nè vincitori né vinti. L’assedio del movimento No Tav al cantiere-fortino della Maddalena di Chiomonte, presidiato da centinaia di uomini delle forze dell’ordine, prosegue in uno stanco susseguirsi di bollettini di guerriglia.
L’ULTIMO ATTO è andato in scena nella notte tra giovedì e venerdì, secondo il solito, collaudato copione: poco dopo la mezzanotte, dal campeggio No Tav a pochi metri di distanza dalla “zona rossa ”, si sono staccati due gruppi di manifestanti, uno diretto verso il viadotto Ramat dell’A32 Torino-Bardonecchia, la zona più vicina all’area del futuro scavo del tunnel esplorativo, l’altro in prossimità dell’area archeologica della Maddalena, dove si concentra il grosso delle forze dell’ordine .
In entrambi punti - riferisce la Questura - è cominciato un fitto lancio di sassi, petardi e bombe carta, al quale si è risposto con idranti e lacrimogeni caricati a gas “cs”. Le stesse scene già viste almeno altre tre volte nelle notti delle ultime settimane, con la sola differenza che - a poche ore dagli ennesimi scontri – sono scattate sette perquisizioni (cinque a Torino, alcune a vuoto) su iniziativa della Procura della Repubblica e della Digos che hanno fruttato il sequestro di “fionde, maschere antigas, petardi e una balestra ”. Perquisizioni che seguono di 48 ore 21 denunce e svariati fogli di via a carico di personaggi più o meno noti dell’antagonismo torinese e di 24 ore il fermo sull’A32 di un uomo di 46 anni, sorpreso in autostrada con un carico di 57 maschere antigas imballate (valore approssimativo stimato dagli agenti 3.000 euro), 118 filtri per le maschere, 96 sfere in piombo del peso di 8 grammi, una fionda di tipo sportivo con impugnatura in plastica nera, flettenti metallici ed elastici tubolari in gomma .
La conferma che gli unici a trarre reale giovamento dall’assurda guerriglia della Valle sono i rivenditori di maschere antigas (di quelle solitamente usate per proteggersi dalle esalazioni di vernice) che stanno facendo affari d’oro.
Oggi, giorno di chiusura ufficiale del campeggio No Tav, sarà un’altra giornata difficile: alle 14 è prevista una nuova marcia di protesta con partenza da Giaglione, “una grande marcia popolare, pacifica e determinata – sostengono gli organizzatori - per dimostrare a tutti che gli inviti a non partecipare ai cortei di protesta (il riferimento è al coordinamento Pd della Valle che ha invitato gli iscritti a non partecipare alla manifestazione, ndr) non contano nulla ”. Una marcia “pacifica”, dunque, ma le premesse non sono delle migliori: “Ho chiamato oggi il prefetto di Torino - dichiara il ministro dell’Interno Roberto Maroni - per essere informato e abbiamo valutato alcune iniziative che saranno prese nelle prossime settimane per garantire la prosecuzione dei lavori e isolare i violenti”. “L’allerta è massima - conferma la Digos di Torino - i segnali non sono positivi, dal momento che manifestazioni analoghe si sono sempre concluse male”.
Timori condivisi da Antonio Ferrentino, ex leader No Tav (oggi sindaco di Sant’Antonino di Susa e segretario provinciale di Sel) che nei giorni scorsi è stato al centro di vivaci contestazioni per aver visitato il cantiere di Chiomonte in segno di solidarietà con i lavoratori delle imprese incaricate: “Se prevarrà l’intelligenza, cosa che finora non è accaduta, andrà tutto liscio.
Bisogna rendersi conto che la situazione è assurda per tutti, per i No Tav che non possono pensare di assediare ogni notte e per i sostenitori di un’opera che richiederebbe decine di cantieri come quello di Chiomonte”.
MA ANCHE su questo versante le premesse sono scoraggianti: da una parte la sterile radicalizzazione dello scontro, dall’altra le granitiche certezze di una politica totalmente impermeabile alle buone ragioni di chi si oppone a un’opera dai costi faraonici (almeno 20 miliardi di euro) che - così come è stata pensata - ha scarsissime possibilità di essere realizzata: “Credo che non ci sia nessuna ragione per contestare quest’opera ”, sono le parole del sindaco di Torino Piero Fassino.
Non la pensano così 133 esponenti del mondo accademico italiano che hanno sottoscritto un appello al presidente della Repubblica per chiedere “trasparenza tecnico scientifica” sul progetto Tav in Valle di Susa: “Il processo decisionale - scrivono - è sempre stato afflitto da una scarsa considerazione del contesto tecnologico, ambientale ed economico tale da giustificare la razionalità della scelta. Esiste una consistente documentazione scientifica che sconsiglia nettamente la costruzione dell’opera ”. Fino ad oggi si è scelto di discutere solo con chi è d’accordo a prescindere. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Il Fatto quotidiano 30 luglio 2011
pd gioca a perdere e candida l'avversario
IDEA PD PER CONQUISTARE IL MOLISE: SOSTENERE UN CANDIDATO DEL PDL
Elezioni di novembre, l’uomo forte delle primarie non è di sinistra
Un nome un destino È Paolo Frattura a far tremare la base in regione
di Marco Palombi
Questa è una storia piccola, ma simbolica, che accade proprio in questi giorni nel regno di Michele Iorio, quello che un tempo si chiamava Molise: 320mila anime in un fazzoletto di terra dove tutto è “iorizzato”, persino l’immaginario.
Qui, però, non si racconta dell’ennesimo scandalo sulla giunta o i parenti dell’eterno governatore, ma di quanto accade nel campo avverso: l’opposizione.
A novembre si vota proprio per eleggere il nuovo presidente: il centrodestra - Udc e Fli comprese - ricandiderà ancora “sua Sanità”, mentre il centrosinistra farà le primarie. Bene, si dirà, viva la partecipazione. Mica tanto: i candidati sono cinque, tra cui due importanti personalità del Partito democratico in regione – Michele Petraroia, vicino ai movimenti e appoggiato anche da Sel e Pdci, e Antonio D’Ambrosio, ex presidente della provincia di Campobasso – ma il segretario regionale Danilo Leva ha deciso di appoggiarne un altro.
Chi? Paolo Frattura (nomen omen), il quale ha però il piccolo inconveniente di essere un uomo del PdL: presidente di Unioncamere, tra i fondatori di Forza Italia, organico al sistema di potere Iorio, con cui si è candidato nel 2001 e nel 2005, è pure figlio d’arte, visto che suo padre fu assessore regionale e deputato democristiano. Ma allora perché? Secondo Leva - che nelle assemblee del partito s’era ben guardato dal sostenere questa soluzione - gli altri candidati sono perdenti e per farcela bisogna aprirsi al nuovo, all’impresa. E al PdL, evidentemente.
Ovviamente, però, più di qualcuno non ha gradito: Rifondazione e il movimento del senatore ex Idv Astore (Partecipazione democratica) sono subito usciti dal comitato per le primarie, Petraroia e D’Ambrosio si sono appellati alla segreteria nazionale del Pd, SeL e Pdci abbandoneranno il campo se il loro candidato non correrà, mentre Italia dei Valori non ha voluto partecipare alle primarie fin dall’inizio.
Insomma, un pastrocchio epico: d’altronde la data scelta, l’11 settembre, non pare di buon auspicio.
IL FATTO è che in Molise anche il centrosinistra è ammalato di “iorismo”: accanto a militanti e dirigenti che lottano contro il malgoverno regionale, c’è anche chi s’è accoccolato in quel sistema di potere e se ne lascia cullare o, peggio, ne è complice.
Tra i democratici questo andazzo può essere riassunto nel nome del vero dominus del partito a Isernia e Campobasso: Roberto Ruta, ex deputato vicino a Fioroni, talmente sbarazzino che sta nel Pd, ma ha pure un partito tutto suo – Alternativa – che si presenta alle elezioni (cosa che, a norma di statuto, ne dovrebbe comporterebbe l’immediata espulsione). È Ruta, a maggio, che lancia l’idea di candidare Frattura, è lui che - grazie agli uomini dei suoi due partiti nel comitato promotore - è riuscito a far passare per un pelo la candidatura alle primarie dell’uomo del PdL, è lui che ha “schierato ” il giovane Leva (ex Ds, unico segretario regionale eletto sia in appoggio a Bersani che a Franceschini) a sostegno del presidente di Unioncamere. Nel centrodestra se la godono un mondo: “Se volevano vincere potevano candidare me, così non perdevamo tempo”, li ha sfottuti Iorio.
NON HA tutti i torti visto che in cinque anni Ruta e Leva hanno perso tutto quel che c’era da perdere: comuni, province e politiche.
Non è nemmeno una questione di linea politica, la “iorizzazione”: basti dire che un personaggio come Candido Paglione – ex capogruppo Pd in regione, un moderato dell’area Letta – ha lasciato il partito a inizio luglio e s’è iscritto a SeL, di cui ora è coordinatore molisano. Intanto né Bersani né altri si sono fatti vivi con Petraroia e D’Ambrosio.
O meglio qualcuno, si dice, si sarebbe fatto sentire, ma non nel senso auspicato: si tratta del responsabile organizzativo del Pd Nico Stumpo – peraltro grande amico di Leva – che pare abbia chiamato D’Ambrosio per convincerlo ad abbandonare la corsa.
“Caro Pier Luigi, il Pd non può non porsi una ‘questione ideale’ che quando sbiadisce lascia riaffiorare i miasmi di quella ‘morale’, perché in assenza di valori forti si finisce con lo scadere nel pragmatismo più bieco, nel cinismo del potere per il potere, nel tatticismo senz’anima e nella politica senza cuore, né passione (…) Non rimuoviamo la nostra storia ritenendoci culturalmente inferiori alle destre e rilanciamo con grinta un progetto di cambiamento della società”. Lo ha scritto una giovane militante di Campobasso, Marinella Di Carlo, in una lettera aperta al suo segretario. A oggi, nessuna risposta. Il Fatto quotidiano 30 luglio 2011
Elezioni di novembre, l’uomo forte delle primarie non è di sinistra
Un nome un destino È Paolo Frattura a far tremare la base in regione
di Marco Palombi
Questa è una storia piccola, ma simbolica, che accade proprio in questi giorni nel regno di Michele Iorio, quello che un tempo si chiamava Molise: 320mila anime in un fazzoletto di terra dove tutto è “iorizzato”, persino l’immaginario.
Qui, però, non si racconta dell’ennesimo scandalo sulla giunta o i parenti dell’eterno governatore, ma di quanto accade nel campo avverso: l’opposizione.
A novembre si vota proprio per eleggere il nuovo presidente: il centrodestra - Udc e Fli comprese - ricandiderà ancora “sua Sanità”, mentre il centrosinistra farà le primarie. Bene, si dirà, viva la partecipazione. Mica tanto: i candidati sono cinque, tra cui due importanti personalità del Partito democratico in regione – Michele Petraroia, vicino ai movimenti e appoggiato anche da Sel e Pdci, e Antonio D’Ambrosio, ex presidente della provincia di Campobasso – ma il segretario regionale Danilo Leva ha deciso di appoggiarne un altro.
Chi? Paolo Frattura (nomen omen), il quale ha però il piccolo inconveniente di essere un uomo del PdL: presidente di Unioncamere, tra i fondatori di Forza Italia, organico al sistema di potere Iorio, con cui si è candidato nel 2001 e nel 2005, è pure figlio d’arte, visto che suo padre fu assessore regionale e deputato democristiano. Ma allora perché? Secondo Leva - che nelle assemblee del partito s’era ben guardato dal sostenere questa soluzione - gli altri candidati sono perdenti e per farcela bisogna aprirsi al nuovo, all’impresa. E al PdL, evidentemente.
Ovviamente, però, più di qualcuno non ha gradito: Rifondazione e il movimento del senatore ex Idv Astore (Partecipazione democratica) sono subito usciti dal comitato per le primarie, Petraroia e D’Ambrosio si sono appellati alla segreteria nazionale del Pd, SeL e Pdci abbandoneranno il campo se il loro candidato non correrà, mentre Italia dei Valori non ha voluto partecipare alle primarie fin dall’inizio.
Insomma, un pastrocchio epico: d’altronde la data scelta, l’11 settembre, non pare di buon auspicio.
IL FATTO è che in Molise anche il centrosinistra è ammalato di “iorismo”: accanto a militanti e dirigenti che lottano contro il malgoverno regionale, c’è anche chi s’è accoccolato in quel sistema di potere e se ne lascia cullare o, peggio, ne è complice.
Tra i democratici questo andazzo può essere riassunto nel nome del vero dominus del partito a Isernia e Campobasso: Roberto Ruta, ex deputato vicino a Fioroni, talmente sbarazzino che sta nel Pd, ma ha pure un partito tutto suo – Alternativa – che si presenta alle elezioni (cosa che, a norma di statuto, ne dovrebbe comporterebbe l’immediata espulsione). È Ruta, a maggio, che lancia l’idea di candidare Frattura, è lui che - grazie agli uomini dei suoi due partiti nel comitato promotore - è riuscito a far passare per un pelo la candidatura alle primarie dell’uomo del PdL, è lui che ha “schierato ” il giovane Leva (ex Ds, unico segretario regionale eletto sia in appoggio a Bersani che a Franceschini) a sostegno del presidente di Unioncamere. Nel centrodestra se la godono un mondo: “Se volevano vincere potevano candidare me, così non perdevamo tempo”, li ha sfottuti Iorio.
NON HA tutti i torti visto che in cinque anni Ruta e Leva hanno perso tutto quel che c’era da perdere: comuni, province e politiche.
Non è nemmeno una questione di linea politica, la “iorizzazione”: basti dire che un personaggio come Candido Paglione – ex capogruppo Pd in regione, un moderato dell’area Letta – ha lasciato il partito a inizio luglio e s’è iscritto a SeL, di cui ora è coordinatore molisano. Intanto né Bersani né altri si sono fatti vivi con Petraroia e D’Ambrosio.
O meglio qualcuno, si dice, si sarebbe fatto sentire, ma non nel senso auspicato: si tratta del responsabile organizzativo del Pd Nico Stumpo – peraltro grande amico di Leva – che pare abbia chiamato D’Ambrosio per convincerlo ad abbandonare la corsa.
“Caro Pier Luigi, il Pd non può non porsi una ‘questione ideale’ che quando sbiadisce lascia riaffiorare i miasmi di quella ‘morale’, perché in assenza di valori forti si finisce con lo scadere nel pragmatismo più bieco, nel cinismo del potere per il potere, nel tatticismo senz’anima e nella politica senza cuore, né passione (…) Non rimuoviamo la nostra storia ritenendoci culturalmente inferiori alle destre e rilanciamo con grinta un progetto di cambiamento della società”. Lo ha scritto una giovane militante di Campobasso, Marinella Di Carlo, in una lettera aperta al suo segretario. A oggi, nessuna risposta. Il Fatto quotidiano 30 luglio 2011
Pontinia, Battisti e ambiente virtuoso Migliara 49
Chissà l'assessore all'ambiente prima di fare le sue dichiarazioni entusiaste alla stampa da quanto tempo non transitava per la via Migliara 49
Pontinia, Battisti e ambiente virtuoso Fiume Linea
l'assessore all'ambiente da entusiaste dichiarazioni alla stampa. Pontinia ha un ambiente virtuoso. Qui la situazione del Linea
Pontinia, via Murillo sostituiti pali rete telefonica
In seguito alla segnalazione di Giorgio Libralato Pontinia Ecologia e territorio del 21 luglio http://pontiniaecologia.blogspot.com/2011/07/pontinia-via-del-murillo-di-nuovo-fuoco.html, c'è stata la pronta sostituzione dei pali pericolanti. Si ringrazia l'Amministrazione Provinciale per il pronto intervento
ponte sullo stretto di Messina, saldi fine stagione
BERLUSCONI, IL PONTE E I SALDI DI FINE LEGISLATURA PDF | Stampa |
Un regalo da 8,5 miliardi alle lobby del cemento e degli appalti.
Ci risiamo col Ponte sullo Stretto di Messina. Dopo la TAV in Val di Susa il governo riparte all'attacco sull'ennesima opera inutile e costosa, sperperando il denaro dei cittadini. E' notizia di oggi: il Cda della Stretto di Messina spa ha approvato il progetto definitivo per la realizzazione del ponte: l'inizio dei lavori è previsto per la fine del 2012 e la conclusione dell'opera nel 2019. Adesso si attende solo l'autorizzazione del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) e i lavori potranno prendere il via. Il costo approssimativo dell'opera si aggira intorno agli 8 miliardi e mezzo: una cifra astronomica che basterebbe per realizzare 90 km di metropolitana, 621 km di rete tranviaria e per acquistare 3273 tram e 23.000 autobus ecologici, rendendo i trasporti del Meridione finalmente all'altezza delle necessità di cittadini e pendolari, che vivono una situazione drammatica.
"E' indecente che in piena crisi economica, con i conti pubblici sotto l'attacco della speculazione mondiale e con una manovra di tagli e tasse alle famiglie, il governo voglia buttare a mare 8,5 miliardi per il Ponte sullo Stretto di Messina, un'opera inutile e dannosa per l'ambiente", ha commentato il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli al margine della notizia. "Il governo ha deciso di sperperare i soldi dei cittadini – continua il leader ecologista - mentre la vera priorità dell'Italia e del Sud sono le infrastrutture da sempre inesistenti, come la messa in sicurezza del territorio e la lotta al dissesto, le ferrovie e gli acquedotti".
Si tratta dell'ennesimo regalo, incartato con i soldi dei contribuenti, che il governo Berlusconi fa alle lobbies degli appalti e del cemento: i saldi di fine legislatura di un esecutivo ormai agli sgoccioli.
http://www.verdi.it/politica/30274-berlusconi-il-ponte-e-i-saldi-di-fine-legislatura.html
Un regalo da 8,5 miliardi alle lobby del cemento e degli appalti.
Ci risiamo col Ponte sullo Stretto di Messina. Dopo la TAV in Val di Susa il governo riparte all'attacco sull'ennesima opera inutile e costosa, sperperando il denaro dei cittadini. E' notizia di oggi: il Cda della Stretto di Messina spa ha approvato il progetto definitivo per la realizzazione del ponte: l'inizio dei lavori è previsto per la fine del 2012 e la conclusione dell'opera nel 2019. Adesso si attende solo l'autorizzazione del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) e i lavori potranno prendere il via. Il costo approssimativo dell'opera si aggira intorno agli 8 miliardi e mezzo: una cifra astronomica che basterebbe per realizzare 90 km di metropolitana, 621 km di rete tranviaria e per acquistare 3273 tram e 23.000 autobus ecologici, rendendo i trasporti del Meridione finalmente all'altezza delle necessità di cittadini e pendolari, che vivono una situazione drammatica.
"E' indecente che in piena crisi economica, con i conti pubblici sotto l'attacco della speculazione mondiale e con una manovra di tagli e tasse alle famiglie, il governo voglia buttare a mare 8,5 miliardi per il Ponte sullo Stretto di Messina, un'opera inutile e dannosa per l'ambiente", ha commentato il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli al margine della notizia. "Il governo ha deciso di sperperare i soldi dei cittadini – continua il leader ecologista - mentre la vera priorità dell'Italia e del Sud sono le infrastrutture da sempre inesistenti, come la messa in sicurezza del territorio e la lotta al dissesto, le ferrovie e gli acquedotti".
Si tratta dell'ennesimo regalo, incartato con i soldi dei contribuenti, che il governo Berlusconi fa alle lobbies degli appalti e del cemento: i saldi di fine legislatura di un esecutivo ormai agli sgoccioli.
http://www.verdi.it/politica/30274-berlusconi-il-ponte-e-i-saldi-di-fine-legislatura.html
Latina tra 5. mafia ed ecomafie, allarme nazionale
Ecomafia fonte www.legambiente.eu
Ecomafia
La provincia di Latina: tra quinta mafia, illegalità ambientale e speculazione. Un caso nazionale.
Nella provincia di Latina crescono in modo preoccupante l’illegalità ambientale, le speculazioni, il radicamento della criminalità organizzata. Il settore dell’edilizia è tra quelli maggiormente colpiti di tutta Italia con una pressione sempre crescente della criminalità organizzata mafiosa, soprattutto di origine campana. Da Sperlonga, passando per Fondi, Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia, Latina sino a Cisterna è continuo l'allarme legalità lanciato dalle forze dell'ordine, dalle associazioni, dai politici e dai cittadini, che si unisce, drammaticamente, ai continui attentati subiti da uomini dello Stato e cittadini. I Parchi, i laghi e le coste, ma anche i centri delle antiche cittadine sono esposti alle continue speculazioni edilizie. Un assalto rapace e selvaggio che scaccia la moneta sana e blocca il rilancio economico, imprenditoriale e occupazionale della zona. La politica provinciale e nazionale non offre risposte adeguate e sottovaluta il problema.
L’allarme è stato lanciato oggi nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta alla Camera dei Deputati e alla quale sono intervenuti l’On. Ermete Realacci, responsabile green economy del PD, Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità Legambiente, Antonio Nicoletti, Responsabile nazionale Aree Protette di Legambiente, Marco Omizzolo, Responsabile provincia di Latina di Legambiente, Valentina Romoli, vice presidente di Legambiente Lazio.
Particolarmente esposti risultano i Comuni all’interno del Parco nazionale del Circeo, Sabaudia e San Felice Circeo in primis. Un’intera area dove si è costituito e ramificato un vero “sistema criminale” che Libera, l’associazione antimafia presieduta da don Ciotti, non ha esitato a chiamare la “Quinta mafia”. Che ha soprattutto nel ciclo del cemento la sua manifestazione più eclatante. Basti pensare che nel Parco nazionale del Circeo sono un milione e 200.000 i metri cubi fuori legge, 2 abusi edili per ogni ettaro; secondo gli investigatori, una parte è imputabile, direttamente o indirettamente, a esponenti della malavita organizzata e a quel sottobosco politico/economico che sta suscitando grande attenzione negli inquirenti.
L'esposizione dei Comuni pontini al radicamento delle mafie nel tessuto economico locale e, in alcuni casi, anche politico, denunciato più volte da Legambiente e da Libera, richiede una denuncia forte che faccia diventare la provincia di Latina un caso e un'emergenza nazionale. Il dato più preoccupante, insieme alle intimidazioni subite da uomini dello Stato come ad esempio il Questore di Latina, Nicolò D'Angelo, e del Capo della squadra mobile, Cristiano Tatarelli, ai quali è stata recapitata una busta anonima contenente proiettili, è quello che si evince analizzando il dato territoriale del rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente, dove la provincia di Latina si posiziona al 4° posto nazionale per infrazioni accertate e quella di Roma al 5°. A livello regionale, l'area pontina con le sue 264 infrazioni accertate, pesa per il 36 %, la provincia capitolina per il 34%, il reatino per il 12 %, la provincia di Frosinone e il viterbese per l'8%.
per vedere il servizio al tg3
http://www.youtube.com/watch?v=rRE1kKyBGTk&feature=player_embedded
http://noturbogaspontinia.blogspot.com/2011/07/le-mafie-in-provincia-di-latina.html
Ecomafia
La provincia di Latina: tra quinta mafia, illegalità ambientale e speculazione. Un caso nazionale.
Nella provincia di Latina crescono in modo preoccupante l’illegalità ambientale, le speculazioni, il radicamento della criminalità organizzata. Il settore dell’edilizia è tra quelli maggiormente colpiti di tutta Italia con una pressione sempre crescente della criminalità organizzata mafiosa, soprattutto di origine campana. Da Sperlonga, passando per Fondi, Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia, Latina sino a Cisterna è continuo l'allarme legalità lanciato dalle forze dell'ordine, dalle associazioni, dai politici e dai cittadini, che si unisce, drammaticamente, ai continui attentati subiti da uomini dello Stato e cittadini. I Parchi, i laghi e le coste, ma anche i centri delle antiche cittadine sono esposti alle continue speculazioni edilizie. Un assalto rapace e selvaggio che scaccia la moneta sana e blocca il rilancio economico, imprenditoriale e occupazionale della zona. La politica provinciale e nazionale non offre risposte adeguate e sottovaluta il problema.
L’allarme è stato lanciato oggi nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta alla Camera dei Deputati e alla quale sono intervenuti l’On. Ermete Realacci, responsabile green economy del PD, Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità Legambiente, Antonio Nicoletti, Responsabile nazionale Aree Protette di Legambiente, Marco Omizzolo, Responsabile provincia di Latina di Legambiente, Valentina Romoli, vice presidente di Legambiente Lazio.
Particolarmente esposti risultano i Comuni all’interno del Parco nazionale del Circeo, Sabaudia e San Felice Circeo in primis. Un’intera area dove si è costituito e ramificato un vero “sistema criminale” che Libera, l’associazione antimafia presieduta da don Ciotti, non ha esitato a chiamare la “Quinta mafia”. Che ha soprattutto nel ciclo del cemento la sua manifestazione più eclatante. Basti pensare che nel Parco nazionale del Circeo sono un milione e 200.000 i metri cubi fuori legge, 2 abusi edili per ogni ettaro; secondo gli investigatori, una parte è imputabile, direttamente o indirettamente, a esponenti della malavita organizzata e a quel sottobosco politico/economico che sta suscitando grande attenzione negli inquirenti.
L'esposizione dei Comuni pontini al radicamento delle mafie nel tessuto economico locale e, in alcuni casi, anche politico, denunciato più volte da Legambiente e da Libera, richiede una denuncia forte che faccia diventare la provincia di Latina un caso e un'emergenza nazionale. Il dato più preoccupante, insieme alle intimidazioni subite da uomini dello Stato come ad esempio il Questore di Latina, Nicolò D'Angelo, e del Capo della squadra mobile, Cristiano Tatarelli, ai quali è stata recapitata una busta anonima contenente proiettili, è quello che si evince analizzando il dato territoriale del rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente, dove la provincia di Latina si posiziona al 4° posto nazionale per infrazioni accertate e quella di Roma al 5°. A livello regionale, l'area pontina con le sue 264 infrazioni accertate, pesa per il 36 %, la provincia capitolina per il 34%, il reatino per il 12 %, la provincia di Frosinone e il viterbese per l'8%.
per vedere il servizio al tg3
http://www.youtube.com/watch?v=rRE1kKyBGTk&feature=player_embedded
http://noturbogaspontinia.blogspot.com/2011/07/le-mafie-in-provincia-di-latina.html
venerdì 29 luglio 2011
Pontinia distruzione alberi tra parassiti, roghi e pd
è in atto un progressivo attacco agli alberi e alla fascia frangivento. Ossigeno, eucaliptus quasi secolari aggrediti dalla superficialità, l'insensibilità e la scemenza. Tutto normale nel comune dove il maggior partito (come voti e rappresentanti) il pd è favorevole al mega centro commerciale pur dichiarando di non conoscere i dati tecnici, se i danni saranno peggiori dei vantaggi, se i costi saranno pubblici e i guadagni privati. Il parassita che attacca in modo grave gli eucaliptus la “psilla lerp”, simile ad una vespa di colore giallo-bruno proveniente dall'Australia, è ormai tristemente noto. L'insetto con la sua azione devastatrice colpisce il fogliame con delle macchie di colore grigiastro fino a farle seccare, poi l'azione continua danneggiando rami e tronco, provocando, nei casi peggiori, la morte dell'albero. La strada Lungobotte nel tratto tra la Migliara 48 e la Migliara 51 (4,5 km) in questa breve estate ha già visto decine di roghi di giorno che hanno fatto danni gravi alla vegetazione, agli alberi e addirittura alle apparecchiature e linee telefoniche. Secondo le cronache si tratta di incendi dolosi. Eppure il pd magnifica il grande centro commerciale e non si accorge di questa strage continua. In questo blog decine di immagini di questa triste realtà di cui si accorgono i cittadini, i viaggiatori che certo non pensano bene né di Pontinia né di chi li rappresenta visto lo stato. Le ultimi immagini di questo blog che, secondo il segretario del pd, non esiste. Un po' come nella favola del vestito dell'imperatore. Ma questa è purtroppo la triste realtà.
Pontinia, Migliara 51 segnali stradali al contrario e sbilenchi
E' ovvio che sulla Migliara 51 non abita nè transita alcun amministratore di Pontinia. Nessuno che si occupi o che sappia cosa siano i lavori pubblici, la segnaletica e la sicurezza stradale. Altrimenti avrebbe già fatto sistemare questo segnale stradale girato e piegato. Un "segnale" chiaro di quale sia l'attenzione e il messaggio trasmesso. Un esempio per chi viene da fuori e percorre il nostro territorio. Per la cronaca l'immagine è in località Mesa provenendo dall'Appia in direzione La Cotarda (Priverno - Fossanova) quindi verso la collina.
Pontinia, eliminati il vincolo sui poderi ex Onc
Delibera n. 49 del 22 luglio 2011
IL CONSIGLIO COMUNALE
Premesso
- che con deliberazione del Consiglio Comunale n. 5 del 04/03/2011 è stata adottata la variante all’art. 26 delle NTA, con la quale è stato previsto di eliminare la previsione che i nuclei poderali debbano essere conservati nei loro volumi e nelle loro caratteristiche dimensionali ed architettoniche del progetto di origine, compresi i particolari costruttivi, le colorazioni esterne, il tipo d’infissi esterni, ecc.;
-Che, ai sensi dell’art. 9 della legge urbanistica 17/08/1942 n. 1150 e s.m.i., nonché dell’art. 33 della legge regionale 38/99 e s.m.i., detta deliberazione è stata depositata nella Segreteria Comunale, per trenta giorni consecutivi, a decorrere dal 07/05/2011 fino al 07/06/2011, affinché, chiunque ne avesse interesse, potesse prenderne visione;
-Che l’effettuato deposito avvenuto in data 07/05/2011, è stato reso noto, oltre che a mezzo manifesti murali, affissi in luoghi pubblici e sull’Albo Pretorio Comunale, anche mediante specifico avviso pubblicato sui giornali quotidiani; La Provincia, il Messaggero, Latina Oggi e sul BURL n. 17 del 7/5/2011;
-Che durante il predetto periodo e nei 30 giorni successivi alla pubblicazione non è pervenuta alcuna opposizione od osservazione alla deliberazione in oggetto;
Richiamato il Verbale della Commissione Urbanistica del 19/07/2011;
Richiamato l’art. 9 della legge 1150/42 e s.m.i.
Richiamato l’art. 33 della legge regionale n. 38/99 e s.m.i.;
Udita la discussione in aula tra i consiglieri come da verbale di registrazione allegato;
Messa ai voti la proposta di delibera, la stessa viene approvata con:
Consiglieri presenti: 13
Consiglieri assenti: 4 (Belli Giuseppe Silvio, Mochi Giuseppe, Bilotta Ernesto, Medici Carlo);
Voti favorevoli: unanimità;
Voti contrari: //
All’esito della votazione;
IL CONSIGLIO COMUNALE
Premesso
- che con deliberazione del Consiglio Comunale n. 5 del 04/03/2011 è stata adottata la variante all’art. 26 delle NTA, con la quale è stato previsto di eliminare la previsione che i nuclei poderali debbano essere conservati nei loro volumi e nelle loro caratteristiche dimensionali ed architettoniche del progetto di origine, compresi i particolari costruttivi, le colorazioni esterne, il tipo d’infissi esterni, ecc.;
-Che, ai sensi dell’art. 9 della legge urbanistica 17/08/1942 n. 1150 e s.m.i., nonché dell’art. 33 della legge regionale 38/99 e s.m.i., detta deliberazione è stata depositata nella Segreteria Comunale, per trenta giorni consecutivi, a decorrere dal 07/05/2011 fino al 07/06/2011, affinché, chiunque ne avesse interesse, potesse prenderne visione;
-Che l’effettuato deposito avvenuto in data 07/05/2011, è stato reso noto, oltre che a mezzo manifesti murali, affissi in luoghi pubblici e sull’Albo Pretorio Comunale, anche mediante specifico avviso pubblicato sui giornali quotidiani; La Provincia, il Messaggero, Latina Oggi e sul BURL n. 17 del 7/5/2011;
-Che durante il predetto periodo e nei 30 giorni successivi alla pubblicazione non è pervenuta alcuna opposizione od osservazione alla deliberazione in oggetto;
Richiamato il Verbale della Commissione Urbanistica del 19/07/2011;
Richiamato l’art. 9 della legge 1150/42 e s.m.i.
Richiamato l’art. 33 della legge regionale n. 38/99 e s.m.i.;
Udita la discussione in aula tra i consiglieri come da verbale di registrazione allegato;
Messa ai voti la proposta di delibera, la stessa viene approvata con:
Consiglieri presenti: 13
Consiglieri assenti: 4 (Belli Giuseppe Silvio, Mochi Giuseppe, Bilotta Ernesto, Medici Carlo);
Voti favorevoli: unanimità;
Voti contrari: //
All’esito della votazione;
Pd contro salute e ambiente a favore inceneritore
Inceneritore di Parma: il Pd vota contro l’alternativa. Ma Bersani in piazza lo scorda Mentre il leader del Pd Pierluigi Bersani si preparava ad arringare i parmensi in piazza contro Vignali, i suoi in consiglio regionale votavano compatti a favore del progetto dell’inceneritore di Uguzzolo. Un progetto targato Iren Spa ed avallato dalla Provincia di Parma, il cui cantiere è fermo da tre settimane per una denuncia per abuso edilizio e sul quale da febbraio è aperta una procedura d’infrazione dell’Unione Europea in quanto l’affidamento diretto ad Iren Spa non avrebbe rispettato le norme comunitarie sugli appalti.
Mercoledì nel tardo pomeriggio, in un aula semideserta con 20 assenti su 50 consiglieri, è stata votata e respinta una risoluzione presentata dal consigliere Giovanni Favia del Movimento 5 Stelle che proponeva una serie d’alternative al contestato progetto e chiedeva che la provincia di Parma adeguasse il proprio piano rifiuti a quel 65% minimo di raccolta differenziata entro il 2012 come chiede la normativa italiana. “Il piano oggi invece prevede il 56% di differenziata a livello provinciale e di bruciare i fanghi di depurazione per incamerare i sussidi dei certificati verdi – ha denunciato Favia nel suo intervento – quando invece l’Europa ed esperienze anche lombarde indicano come i fanghi di depurazione si possono anche non bruciare ma trattare a freddo”.
“Nonostante l’avessimo protocollata otto mesi fa, la risoluzione era ancora attualissima: tutti sappiamo che l’inceneritore di Uguzzolo è stato fermato per sospetto abuso edilizio e che il TAR ha respinto la richiesta di sospensiva d’urgenza dell’atto amministrativo avanzata da Iren Spa. Inoltre sul progetto c’è una inchiesta della Commissione Europea perché l’affido diretto ad Iren Spa dell’opera non rispetterebbe le norme europee: il rischio di una multa minima di 9 milioni di euro”. Quello di Favia è stato l’unico intervento in aula: “Un assordante silenzio, come novelli Ponzio Pilato, quelli che dovrebbero tutelare la salute degli emiliano-romagnoli se ne sono lavati le mani, abdicando dal proprio ruolo di rappresentanti dei cittadini. È l’assordante silenzio dei difensori degli inceneritori. Una vergogna e i cittadini devono sapere”.
La risoluzione proposta dal consigliere, elaborata con l’aiuto di alcuni tecnici europei, proponeva alternative all’inceneritore per consentire al piano della Provincia di raggiungere l’obiettivo di una raccolta differenziata minima al 65%, con soluzioni alternative all’incenerimento: “Parliamo di moderni impianti di trattamento meccanico biologico e di centri riciclo totale come quello di Vedelago, che eliminano la produzione di combustibile da rifiuti, facendo diventare quel materiale invece sabbie sintetiche per edilizia e industria plastica”.
Tre i consiglieri a favore: i due rappresentanti del Movimento 5 Stelle Favia e Defranceschi, e Gabriella Meo dei Verdi. Dieci gli astenuti: Enrico Aimi, Gianguido Bazzoni, Andrea Leoni, Andrea Pollastri e Alberto Vecchi tutti Pdl, oltre a Stefano Cavalli e Mauro Manfredini della Lega Nord, Franco Grillini dell’ Idv, Silvia Noè dell’ Udc e Gian Guido Naldi di Sel.
Il Partito Democratico si è schierato in maniera compatta pro inceneritore: hanno votato contro la risoluzione Tiziano Alessandrini, Marco Barbieri, Thomas Casadei, Maurizio Cevenini, Palma Costi, Paola Marani, Mario Mazzotti, Marco Monari, Roberto Montanari, Roberta Mori, Rita Moriconi, Antonio Mumolo, Beppe Pagani, Anna Pariani il parmense Gabriele Ferrari e Luciano Vecchi, mentre Matteo Richetti ha scelto di non votare.
Intanto a Parma, mentre Bersani parlava dal palco, una ventina di attivisti dei comitati per la Corretta Gestione Rifiuti, in maniera silenziosa lo hanno contestato con bandiere (“Sì rifiuti zero, no inceneritore”) ed uno striscione che ricordava la polemica del 2006, quando l’Ordine dei medici dell’Emilia Romagna aveva chiesto una moratoria nella costruzione di nuovi inceneritori (la Regione ne ha già 8) e l’attuale segretario del Pd allora ministro dello sviluppo economico aveva minacciato di denunciare i medici. “Ci sono diecimila firme di cittadini di Parma contro questo progetto e per le alternative depositate presso la Provincia, diecimila cittadini che aspettano una risposta ed un dialogo che non c’è stato fino ad oggi” hanno denunciato gli attivisti del Comitato. Nessun accenno alla vicenda dell’inceneritore da parte del leader del Pd.
“Ci hanno già pensato i suoi votando di nuovo in maniera compatta a favore di un progetto assurdo e costoso – ha commentato Francesco Barbieri, uno dei promotori del comitato – la nostra presenza pacifica e silenziosa in piazza è stato un modo per ricordargli che noi non ci siamo dimenticati delle gravi parole di Bersani contro i medici dell’Emilia Romagna nel 2006. Ma il loro silenzio non ci fermerà, il cantiere è stato fermato ed il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva di Iren Spa. Fino a metà settembre tutto è fermo e ci sono le inchieste europee. La mancata approvazione di quella risoluzione è una occasione mancata per tutti”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/28/inceneritore-di-parma-il-pd-vota-contro-lalternativa-ma-bersani-in-piazza-lo-dimentica/148451/
Mercoledì nel tardo pomeriggio, in un aula semideserta con 20 assenti su 50 consiglieri, è stata votata e respinta una risoluzione presentata dal consigliere Giovanni Favia del Movimento 5 Stelle che proponeva una serie d’alternative al contestato progetto e chiedeva che la provincia di Parma adeguasse il proprio piano rifiuti a quel 65% minimo di raccolta differenziata entro il 2012 come chiede la normativa italiana. “Il piano oggi invece prevede il 56% di differenziata a livello provinciale e di bruciare i fanghi di depurazione per incamerare i sussidi dei certificati verdi – ha denunciato Favia nel suo intervento – quando invece l’Europa ed esperienze anche lombarde indicano come i fanghi di depurazione si possono anche non bruciare ma trattare a freddo”.
“Nonostante l’avessimo protocollata otto mesi fa, la risoluzione era ancora attualissima: tutti sappiamo che l’inceneritore di Uguzzolo è stato fermato per sospetto abuso edilizio e che il TAR ha respinto la richiesta di sospensiva d’urgenza dell’atto amministrativo avanzata da Iren Spa. Inoltre sul progetto c’è una inchiesta della Commissione Europea perché l’affido diretto ad Iren Spa dell’opera non rispetterebbe le norme europee: il rischio di una multa minima di 9 milioni di euro”. Quello di Favia è stato l’unico intervento in aula: “Un assordante silenzio, come novelli Ponzio Pilato, quelli che dovrebbero tutelare la salute degli emiliano-romagnoli se ne sono lavati le mani, abdicando dal proprio ruolo di rappresentanti dei cittadini. È l’assordante silenzio dei difensori degli inceneritori. Una vergogna e i cittadini devono sapere”.
La risoluzione proposta dal consigliere, elaborata con l’aiuto di alcuni tecnici europei, proponeva alternative all’inceneritore per consentire al piano della Provincia di raggiungere l’obiettivo di una raccolta differenziata minima al 65%, con soluzioni alternative all’incenerimento: “Parliamo di moderni impianti di trattamento meccanico biologico e di centri riciclo totale come quello di Vedelago, che eliminano la produzione di combustibile da rifiuti, facendo diventare quel materiale invece sabbie sintetiche per edilizia e industria plastica”.
Tre i consiglieri a favore: i due rappresentanti del Movimento 5 Stelle Favia e Defranceschi, e Gabriella Meo dei Verdi. Dieci gli astenuti: Enrico Aimi, Gianguido Bazzoni, Andrea Leoni, Andrea Pollastri e Alberto Vecchi tutti Pdl, oltre a Stefano Cavalli e Mauro Manfredini della Lega Nord, Franco Grillini dell’ Idv, Silvia Noè dell’ Udc e Gian Guido Naldi di Sel.
Il Partito Democratico si è schierato in maniera compatta pro inceneritore: hanno votato contro la risoluzione Tiziano Alessandrini, Marco Barbieri, Thomas Casadei, Maurizio Cevenini, Palma Costi, Paola Marani, Mario Mazzotti, Marco Monari, Roberto Montanari, Roberta Mori, Rita Moriconi, Antonio Mumolo, Beppe Pagani, Anna Pariani il parmense Gabriele Ferrari e Luciano Vecchi, mentre Matteo Richetti ha scelto di non votare.
Intanto a Parma, mentre Bersani parlava dal palco, una ventina di attivisti dei comitati per la Corretta Gestione Rifiuti, in maniera silenziosa lo hanno contestato con bandiere (“Sì rifiuti zero, no inceneritore”) ed uno striscione che ricordava la polemica del 2006, quando l’Ordine dei medici dell’Emilia Romagna aveva chiesto una moratoria nella costruzione di nuovi inceneritori (la Regione ne ha già 8) e l’attuale segretario del Pd allora ministro dello sviluppo economico aveva minacciato di denunciare i medici. “Ci sono diecimila firme di cittadini di Parma contro questo progetto e per le alternative depositate presso la Provincia, diecimila cittadini che aspettano una risposta ed un dialogo che non c’è stato fino ad oggi” hanno denunciato gli attivisti del Comitato. Nessun accenno alla vicenda dell’inceneritore da parte del leader del Pd.
“Ci hanno già pensato i suoi votando di nuovo in maniera compatta a favore di un progetto assurdo e costoso – ha commentato Francesco Barbieri, uno dei promotori del comitato – la nostra presenza pacifica e silenziosa in piazza è stato un modo per ricordargli che noi non ci siamo dimenticati delle gravi parole di Bersani contro i medici dell’Emilia Romagna nel 2006. Ma il loro silenzio non ci fermerà, il cantiere è stato fermato ed il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva di Iren Spa. Fino a metà settembre tutto è fermo e ci sono le inchieste europee. La mancata approvazione di quella risoluzione è una occasione mancata per tutti”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/28/inceneritore-di-parma-il-pd-vota-contro-lalternativa-ma-bersani-in-piazza-lo-dimentica/148451/
in Europa 80 specie di uccelli a rischio estinzione secondo Birdlife
Caccia, Birdlife lancia l’allarme: in Europa ottanta specie di uccelli a rischio estinzione I volatili se la passano piuttosto male nel Vecchio continente. L'ultimo rapporto dell'organizzazione animalista non lascia dubbi: l'uccisione illegale di animali selvatici è un fenomeno ancora molto diffuso. Alla faccia della legislazione Ue introdotta oltre 30 anni fa per tutelarliVolatili di tutte le specie uccisi per sport, consumo umano o semplicemente perché “danno fastidio”. L’associazione Birdlife ha condotto un’indagine dettagliata in 38 Paesi europei, dalla Spagna all’Ucraina, secondo la quale l’uccisione di volatili di tutte le dimensioni e specie negli ultimi anni invece che diminuire è aumentata. Un fenomeno che non si limita ai soli Paesi mediterranei, ma che vede nell’Italia una delle situazioni peggiori. Commercio illegale, caccia di specie protette, avvelenamento, trappole illegali, utilizzo di armi da fuoco senza regolare permesso e uccisioni in aree protette e fuori stagione. Insomma un pedigree di tutto rispetto.
Non viene risparmiata nessuna specie: butei, falchi, ardee, cicogne, gru, strigiformi e piciformi per sport o vandalismo; passeri per consumo umano e trappole illegali; cicogne, anseriformi, falchi, colombi per avvelenamento. Se poi aggiungiamo l’abuso illegale di armi e il commercio clandestino il quadro è completo. ”Gli uccelli vengono colpiti da pallottole ma anche intrappolati, catturati da reti, incollati o addirittura inzuppati di veleno letale, per fare da esca e uccidere altri uccelli”, spiega Boris Barov di Birdlife Europe. “La creatività di quanti violano la legge per uccidere un uccello è spaventosa”.
Un fenomeno che difficilmente si giustifica solamente con la tradizionale caccia. Secondo BirdLife, spesso gli animali vengono uccisi per altri motivi economici, ad esempio perché vengono percepiti come un danno alle colture dai proprietari di terreni, oppure perché rappresentano una fonte di guadagno per traffici illegali. ”L’uso del veleno è in crescita in diversi Paesi, con il preciso obiettivo di uccidere predatori e proteggere interessi economici”, spiega Barov. “Tutto questo non è solo pericoloso per gli esseri umani, ma mette a rischio tutti gli sforzi di conservazione”. Insomma, che diventino trofei o che siano una mera fonte di divertimento, il risultato non cambia: secondo Birdlife sono oltre 80 le specie di uccelli protetti che rischiano di scomparire.
Il paradosso è che tutto questo avviene in barba alla normativa europea. L’Ue, infatti, ben 30 anni fa ha stabilito una direttiva tutta consacrata alla tutela dei volatili selvatici, aggiornata nel 2009 con la Bird Directive che insieme alla direttiva Habitat forma la pietra angolare del network europeo Natura 2000 sulla tutela delle specie protette e la conservazione degli habitat naturali. Fenomeni come il bracconaggio e il commercio illegale di specie protette sono duramente condannati e pesantemente sanzionati da questa normativa, ma, come sempre, a controllare devono essere le autorità nazionali e locali.
Secondo la Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), “a più di 30 anni dall’adozione della normativa europea volta ad eliminare qualsiasi persecuzione nei confronti degli uccelli selvatici, la situazione appare molto lontana dall’essere risolta”. L’uccisione deliberata di uccelli protetti, in aree protette o al di fuori della stagione di caccia appare sempre più inaccettabile tanto per gli ambientalisti quanto per i cacciatori ligi alle leggi. “Occorre, da parte delle autorità di tutta Europa, una vera e propria strategia a tolleranza zero nei confronti dei colpevoli”. Ad una recente conferenza su “Illegal Killing of Birds” a Cipro, Claudio Celada, Direttore del Dipartimento Conservazione della Natura Lipu-BirdLife Italia, ha dichiarato che “quanto all’Italia, la situazione è ancora molto grave. L’Italia deve elaborare un piano dettagliato anti bracconaggio, dandosi una data, un impegno temporale entro cui il fenomeno, se non debellato, sia ridotto al minimo”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/29/caccia-birdlife-lancia-lallarme-in-europa-ottanta-specie-a-rischio-estinzione/148663/
Non viene risparmiata nessuna specie: butei, falchi, ardee, cicogne, gru, strigiformi e piciformi per sport o vandalismo; passeri per consumo umano e trappole illegali; cicogne, anseriformi, falchi, colombi per avvelenamento. Se poi aggiungiamo l’abuso illegale di armi e il commercio clandestino il quadro è completo. ”Gli uccelli vengono colpiti da pallottole ma anche intrappolati, catturati da reti, incollati o addirittura inzuppati di veleno letale, per fare da esca e uccidere altri uccelli”, spiega Boris Barov di Birdlife Europe. “La creatività di quanti violano la legge per uccidere un uccello è spaventosa”.
Un fenomeno che difficilmente si giustifica solamente con la tradizionale caccia. Secondo BirdLife, spesso gli animali vengono uccisi per altri motivi economici, ad esempio perché vengono percepiti come un danno alle colture dai proprietari di terreni, oppure perché rappresentano una fonte di guadagno per traffici illegali. ”L’uso del veleno è in crescita in diversi Paesi, con il preciso obiettivo di uccidere predatori e proteggere interessi economici”, spiega Barov. “Tutto questo non è solo pericoloso per gli esseri umani, ma mette a rischio tutti gli sforzi di conservazione”. Insomma, che diventino trofei o che siano una mera fonte di divertimento, il risultato non cambia: secondo Birdlife sono oltre 80 le specie di uccelli protetti che rischiano di scomparire.
Il paradosso è che tutto questo avviene in barba alla normativa europea. L’Ue, infatti, ben 30 anni fa ha stabilito una direttiva tutta consacrata alla tutela dei volatili selvatici, aggiornata nel 2009 con la Bird Directive che insieme alla direttiva Habitat forma la pietra angolare del network europeo Natura 2000 sulla tutela delle specie protette e la conservazione degli habitat naturali. Fenomeni come il bracconaggio e il commercio illegale di specie protette sono duramente condannati e pesantemente sanzionati da questa normativa, ma, come sempre, a controllare devono essere le autorità nazionali e locali.
Secondo la Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), “a più di 30 anni dall’adozione della normativa europea volta ad eliminare qualsiasi persecuzione nei confronti degli uccelli selvatici, la situazione appare molto lontana dall’essere risolta”. L’uccisione deliberata di uccelli protetti, in aree protette o al di fuori della stagione di caccia appare sempre più inaccettabile tanto per gli ambientalisti quanto per i cacciatori ligi alle leggi. “Occorre, da parte delle autorità di tutta Europa, una vera e propria strategia a tolleranza zero nei confronti dei colpevoli”. Ad una recente conferenza su “Illegal Killing of Birds” a Cipro, Claudio Celada, Direttore del Dipartimento Conservazione della Natura Lipu-BirdLife Italia, ha dichiarato che “quanto all’Italia, la situazione è ancora molto grave. L’Italia deve elaborare un piano dettagliato anti bracconaggio, dandosi una data, un impegno temporale entro cui il fenomeno, se non debellato, sia ridotto al minimo”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/29/caccia-birdlife-lancia-lallarme-in-europa-ottanta-specie-a-rischio-estinzione/148663/
nucleare Fukushima al via controlli tiroide popolazione
26/07/11 Fukushima: Al via i controlli alla tiroide sulla popolazione
« inserito:: 26 Lug 11, 12:07:57 »
La Prefettura di Fukushima fornirà i dati dei test alla tiroide effettuati a seguito della crisi nucleare
Traduzione di ProgettoHumus da http://mdn.mainichi.jp
Il governo della Prefettura di Fukushima ha deciso, il 24 luglio, di raccogliere tutti i dati dei test della tiroide per circa 360.000 residenti dell’area, fino ai 18 anni di età, al fine di individuare i casi di cancro alla ghiandola innescati a seguito delle radiazioni provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima.
Gli esami gratuiti verranno avviati nel mese di ottobre. I residenti ammessi saranno sottoposti a test una volta ogni due anni fino al compimento dei 20 anni, poi una volta ogni cinque anni. La mossa dell’amministrazione della prefettura non haprecedenti.
Dopo l’incidente nucleare di Chernobyl, in Unione Sovietica, nel 1986, i residenti dell’area intorno all’impianto, che consumavano latte ed altri prodotti contaminati da materiali radioattivi, vennero esposti a radiazioni internamente. Circa quattro-cinque anni dopo il disastro, venne rilevato una aumento di casi di cancro infantile alla tiroide.
La Prefettura di Fukushima ha deciso d effettuare questa operazione per la rilevazione del cancro alla tiroide nella sua fase iniziale, in modo da trattarlo più facilmente.
I test saranno disponibili per le persone nate fra il 2 aprile 1992 e l’1 aprile di quest’anno, residenti nella prefettura di Fukushima al momento della crisi nucleare o evacuati successivamente.
Per il momento gli abitanti sono sottoposti a test presso la Fukushima Medical University, ambulatori pubblici, scuole ed altri luoghi con l’aiuto di istituzioni mediche private. Il governo della Prefettura spera di avere il primo turno di test completo per tutti i residenti entro marzo 2014.
L’amministrazione conta anche di interrogare tutti i due milioni di residenti della prefettura sui movimenti effettuati correlati alla crisi nucleare, confrontando le informazioni con i livelli di radioattività misurati per stimare l’esposizione di ogni persona alle radiazioni.
Nel mese di agosto inizierà la distribuzione su larga scala di questionari, che saranno finalizzati anche ad indagare il benessere psicologico dei residenti delle aree evacuate.
Il governo centrale sta pensando di istituire un fondo per un totale di 100 miliardi di yen per far fronte alle spese dei controlli sanitari su tutti i residenti della Prefettura. Con questo fondo dovrebbero essere coperti i controlli alla tiroide sulle persone fino a 18 anni.
« Ultima modifica: 26 Lug 11, 12:59:14 da massimo »
http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?PHPSESSID=cacdr13o4a9jdcleior3h9qi05&topic=1915.0
« inserito:: 26 Lug 11, 12:07:57 »
La Prefettura di Fukushima fornirà i dati dei test alla tiroide effettuati a seguito della crisi nucleare
Traduzione di ProgettoHumus da http://mdn.mainichi.jp
Il governo della Prefettura di Fukushima ha deciso, il 24 luglio, di raccogliere tutti i dati dei test della tiroide per circa 360.000 residenti dell’area, fino ai 18 anni di età, al fine di individuare i casi di cancro alla ghiandola innescati a seguito delle radiazioni provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima.
Gli esami gratuiti verranno avviati nel mese di ottobre. I residenti ammessi saranno sottoposti a test una volta ogni due anni fino al compimento dei 20 anni, poi una volta ogni cinque anni. La mossa dell’amministrazione della prefettura non haprecedenti.
Dopo l’incidente nucleare di Chernobyl, in Unione Sovietica, nel 1986, i residenti dell’area intorno all’impianto, che consumavano latte ed altri prodotti contaminati da materiali radioattivi, vennero esposti a radiazioni internamente. Circa quattro-cinque anni dopo il disastro, venne rilevato una aumento di casi di cancro infantile alla tiroide.
La Prefettura di Fukushima ha deciso d effettuare questa operazione per la rilevazione del cancro alla tiroide nella sua fase iniziale, in modo da trattarlo più facilmente.
I test saranno disponibili per le persone nate fra il 2 aprile 1992 e l’1 aprile di quest’anno, residenti nella prefettura di Fukushima al momento della crisi nucleare o evacuati successivamente.
Per il momento gli abitanti sono sottoposti a test presso la Fukushima Medical University, ambulatori pubblici, scuole ed altri luoghi con l’aiuto di istituzioni mediche private. Il governo della Prefettura spera di avere il primo turno di test completo per tutti i residenti entro marzo 2014.
L’amministrazione conta anche di interrogare tutti i due milioni di residenti della prefettura sui movimenti effettuati correlati alla crisi nucleare, confrontando le informazioni con i livelli di radioattività misurati per stimare l’esposizione di ogni persona alle radiazioni.
Nel mese di agosto inizierà la distribuzione su larga scala di questionari, che saranno finalizzati anche ad indagare il benessere psicologico dei residenti delle aree evacuate.
Il governo centrale sta pensando di istituire un fondo per un totale di 100 miliardi di yen per far fronte alle spese dei controlli sanitari su tutti i residenti della Prefettura. Con questo fondo dovrebbero essere coperti i controlli alla tiroide sulle persone fino a 18 anni.
« Ultima modifica: 26 Lug 11, 12:59:14 da massimo »
http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?PHPSESSID=cacdr13o4a9jdcleior3h9qi05&topic=1915.0
nucleare Chernobyl cavalli cacciati per la carne
I cavalli di Przewalski a Chernobyl vengono cacciati per la loro carne
Traduzione di ProgettoHumus da http://www.bbc.co.uk
Secondo alcuni scienziati i cavalli selvaggi che popolano la zona di esclusione di Chernobyl sarebbero minacciati dai bracconieri.
I ricercatori in Ucraina, che hanno studiato la popolazione dei cavalli di Przewalski nell’area, dicono che il loro numero è in declino, perché la pratica del bracconaggio sta eliminando più animali di quanto possano riprodursi.
Trentuno cavalli di Przewalski, vennero allevati e rilasciati da uno zoo locale, nella zona di esclusione nel 1998 e 1999.
Gli scienziati della società statale SSSIE EcoCentre di Chernobyl, dicono che i cavalli sono stati introdotti in natura per”arricchire la biodiversità” dell’area intorno alla centrale nucleare distrutta. La zona venne completamente evacuata nel 1986, dopo l’esplosione del reattore n.4.
Il professor Tim Mousseau, biologo dell’Università del South Carolina, che fa visita alla zona per effettuare ricerche, almeno due volte l’anno, dice che il numero di questi cavalli è diminuito nel corso degli ultimi anni.
“Molte persone in questa parte dell’Ucraina sono povere. Così è una cosa allettante per loro accedere ad una fonte facilmente disponibile di carne di cavallo”, dice Moussau a BBC Nature. Egli mette in dubbio anche l’utilità di aver liberato degli animali così “vulnerabili” in una zona contaminata.
Inizialmente, però, i cavalli sembravano adattarsi nella zona.
Secondo una revisione pubblicata nel Bollettino della Società dei Naturalisti di Mosca, nella zona di esclusione sarebbero nati 86 cavalli di Przewalski, tra il 1998 ed il 2007.
La loro popolazione ha raggiunto un picco di 65 capi nel 2003, ma, nei successivi 4 anni, è stata dimezzata dal bracconaggio.
Oltra a minacciare la sopravvivenza dei cavalli, la forte riduzione del loro numero potrebbe influenzare la diversità genetica di questa mandria, portando ad accoppiamenti tra consanguinei.
Igor Chizhevsky, un biologo di EcoCentre Chernobyl, che studia fauna della zona, ha detto che potrebbe essere proprio il bracconaggio a colpire la popolazione dei cavalli selvatici e conferma che i ricercatori avevano trovati parecchi animali morti che erano stati uccisi illegalmente.
“Per tre anni, nessuno ha però eseguito un censimento della loro popolazione, così non abbiamo certezze su quanti cavalli sono stati cacciati dai bracconieri”, ha detto Chizhevsky a BBC Nature.
http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?PHPSESSID=cacdr13o4a9jdcleior3h9qi05&topic=1917.0
ARTICOLI CORRELATI DALLA ZONA:
>>>Nuovo studio: Cervello più piccolo negli uccelli a Chernobyl
>>>Chernobyl, flora e fauna e gli specchietti per le allodole
>>>Il DNA responsabile del declino delle specie animali a Chernobyl
« Ultima modifica: 27 Lug 11, 21:11:40 da massimo »
Traduzione di ProgettoHumus da http://www.bbc.co.uk
Secondo alcuni scienziati i cavalli selvaggi che popolano la zona di esclusione di Chernobyl sarebbero minacciati dai bracconieri.
I ricercatori in Ucraina, che hanno studiato la popolazione dei cavalli di Przewalski nell’area, dicono che il loro numero è in declino, perché la pratica del bracconaggio sta eliminando più animali di quanto possano riprodursi.
Trentuno cavalli di Przewalski, vennero allevati e rilasciati da uno zoo locale, nella zona di esclusione nel 1998 e 1999.
Gli scienziati della società statale SSSIE EcoCentre di Chernobyl, dicono che i cavalli sono stati introdotti in natura per”arricchire la biodiversità” dell’area intorno alla centrale nucleare distrutta. La zona venne completamente evacuata nel 1986, dopo l’esplosione del reattore n.4.
Il professor Tim Mousseau, biologo dell’Università del South Carolina, che fa visita alla zona per effettuare ricerche, almeno due volte l’anno, dice che il numero di questi cavalli è diminuito nel corso degli ultimi anni.
“Molte persone in questa parte dell’Ucraina sono povere. Così è una cosa allettante per loro accedere ad una fonte facilmente disponibile di carne di cavallo”, dice Moussau a BBC Nature. Egli mette in dubbio anche l’utilità di aver liberato degli animali così “vulnerabili” in una zona contaminata.
Inizialmente, però, i cavalli sembravano adattarsi nella zona.
Secondo una revisione pubblicata nel Bollettino della Società dei Naturalisti di Mosca, nella zona di esclusione sarebbero nati 86 cavalli di Przewalski, tra il 1998 ed il 2007.
La loro popolazione ha raggiunto un picco di 65 capi nel 2003, ma, nei successivi 4 anni, è stata dimezzata dal bracconaggio.
Oltra a minacciare la sopravvivenza dei cavalli, la forte riduzione del loro numero potrebbe influenzare la diversità genetica di questa mandria, portando ad accoppiamenti tra consanguinei.
Igor Chizhevsky, un biologo di EcoCentre Chernobyl, che studia fauna della zona, ha detto che potrebbe essere proprio il bracconaggio a colpire la popolazione dei cavalli selvatici e conferma che i ricercatori avevano trovati parecchi animali morti che erano stati uccisi illegalmente.
“Per tre anni, nessuno ha però eseguito un censimento della loro popolazione, così non abbiamo certezze su quanti cavalli sono stati cacciati dai bracconieri”, ha detto Chizhevsky a BBC Nature.
http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?PHPSESSID=cacdr13o4a9jdcleior3h9qi05&topic=1917.0
ARTICOLI CORRELATI DALLA ZONA:
>>>Nuovo studio: Cervello più piccolo negli uccelli a Chernobyl
>>>Chernobyl, flora e fauna e gli specchietti per le allodole
>>>Il DNA responsabile del declino delle specie animali a Chernobyl
« Ultima modifica: 27 Lug 11, 21:11:40 da massimo »
gli incentivi alle rinnovabili degli impianti fantasma
Giorgio Mottola
INCHIESTA. I pochi soldi che il governo mette a disposizione del fotovoltaico potrebbero andare a centrali mai costruite. È quanto emerge dalle graduatorie del Gse. In Puglia l’80 per cento dei fondi.
I soldi degli incentivi per il solare potrebbero finire a impianti che non esistono. Lo scorso 15 luglio il Gestore dei servizi energetici ha pubblicato l’elenco delle aziende che avranno accesso ai 300 milioni di euro messi a disposizione dal governo nel quarto conto energia (decurtando i fondi quasi del 50 per cento rispetto allo scorso anno). Nella graduatoria compaiono impianti che, sebbene abbiano ottenuto le autorizzazioni diversi anni fa, non sono stati mai costruiti. Inoltre, quasi l’80 per cento delle centrali fotovoltaiche, cui il Gse ha consentito di iscriversi al Registro per i grandi impianti, si trovano in Puglia, dove ottenere i permessi è più facile che in qualsiasi altra parte d’Italia.
Il Registro, introdotto dal governo con il decreto del 5 maggio, si sta finora rivelando un vero e proprio pasticcio. La graduatoria presentata a metà luglio è stata ritirata in fretta e furia dal Gse. Nell’elenco erano infatti inserite molte più imprese rispetto al numero che poteva essere coperto dai 300 milioni di euro incentivi. Ora bisognerà rifare tutto da capo. Non c’è alcuna certezza sui tempi e nemmeno sul fatto che chi è stato, o sarà, inserito nella graduatoria finale ne abbia davvero diritto. Al Gestore dei servizi sono arrivate infatti oltre 11mila richieste. «Di sicuro nessuno si è messo a controllarle una per una, il Gse non ha assolutamente i mezzi per un’operazione burocratica di quella portata», accusa Massimo Sapienza, presidente di Asso energie future, che raggruppa le piccole e medie imprese del settore. Nel registro sono stati ammessi alla fine 947 impianti. I più alti in graduatoria, secondo quanto stabilito dal decreto, sono quelli che hanno l’autorizzazione più vecchia.
In questo modo, chi ha ottenuto i permessi per la costruzione di una centrale fotovoltaica nel 2007, ma non l’ha mai costruita, ha più possibilità di vedersi riconosciuto il diritto ai fondi rispetto a chi invece ha già pronto l’impianto, ma ha ricevuto però l’autorizzazione in data più recente. Un paradosso che dopo i tagli decisi dall’esecutivo ai contributi statali rischia di mettere ancora più in ginocchio il settore. «Viene avvantaggiato chi vuole speculare. Da quando è stato introdotto il registro, si è già aperto il mercato delle autorizzazioni. Esiste già un tariffario. Un impianto mai costruito ma inserito nelle graduatorie del Gse viene venduto fino a 200 mila euro», denuncia Sapienza.
Ed è in virtù del meccanismo dei requisiti deciso dal governo che la Puglia, nel Registro dei grandi impianti, fa la parte del leone. Nella regione guidata da Vendola per costruire una centrale solare è sufficiente una denuncia di inizio attività. Altrove, l’iter burocratico è molto più lungo, dal momento che vengono previsti studi sull’impatto ambientale, sulla tipologia dell’impianto e sulla potenza. Per questo, ad esempio, nelle graduatorie del Gse non è presente nemmeno un impianto siciliano.
«Un meccanismo farraginoso e contorto che ha già sortito l’effetto, da un lato di incrementare i fenomeni spelculativi, dall’altro di aumentare l’incertezza nel settore delle rinnovabili», è il giudizio che Aper, Assosolare e Asso energie future danno danno del Registro. Critiche al sistema di selezione degli impianti vengono anche da alcuni esponenti della maggioranza di centrodestra. «Così non va - spiega a Terra Angelo Alessandri, presidente leghista della commissione Ambiente alla Camera - si rischia di favorire un’imprenditoria incontrollata. Va fatta una vera distribuzione degli incentivi, su base regionale e non nazionale».
http://www.terranews.it/news/2011/07/gli-incentivi-del-solare-agli-impianti-fantasma
INCHIESTA. I pochi soldi che il governo mette a disposizione del fotovoltaico potrebbero andare a centrali mai costruite. È quanto emerge dalle graduatorie del Gse. In Puglia l’80 per cento dei fondi.
I soldi degli incentivi per il solare potrebbero finire a impianti che non esistono. Lo scorso 15 luglio il Gestore dei servizi energetici ha pubblicato l’elenco delle aziende che avranno accesso ai 300 milioni di euro messi a disposizione dal governo nel quarto conto energia (decurtando i fondi quasi del 50 per cento rispetto allo scorso anno). Nella graduatoria compaiono impianti che, sebbene abbiano ottenuto le autorizzazioni diversi anni fa, non sono stati mai costruiti. Inoltre, quasi l’80 per cento delle centrali fotovoltaiche, cui il Gse ha consentito di iscriversi al Registro per i grandi impianti, si trovano in Puglia, dove ottenere i permessi è più facile che in qualsiasi altra parte d’Italia.
Il Registro, introdotto dal governo con il decreto del 5 maggio, si sta finora rivelando un vero e proprio pasticcio. La graduatoria presentata a metà luglio è stata ritirata in fretta e furia dal Gse. Nell’elenco erano infatti inserite molte più imprese rispetto al numero che poteva essere coperto dai 300 milioni di euro incentivi. Ora bisognerà rifare tutto da capo. Non c’è alcuna certezza sui tempi e nemmeno sul fatto che chi è stato, o sarà, inserito nella graduatoria finale ne abbia davvero diritto. Al Gestore dei servizi sono arrivate infatti oltre 11mila richieste. «Di sicuro nessuno si è messo a controllarle una per una, il Gse non ha assolutamente i mezzi per un’operazione burocratica di quella portata», accusa Massimo Sapienza, presidente di Asso energie future, che raggruppa le piccole e medie imprese del settore. Nel registro sono stati ammessi alla fine 947 impianti. I più alti in graduatoria, secondo quanto stabilito dal decreto, sono quelli che hanno l’autorizzazione più vecchia.
In questo modo, chi ha ottenuto i permessi per la costruzione di una centrale fotovoltaica nel 2007, ma non l’ha mai costruita, ha più possibilità di vedersi riconosciuto il diritto ai fondi rispetto a chi invece ha già pronto l’impianto, ma ha ricevuto però l’autorizzazione in data più recente. Un paradosso che dopo i tagli decisi dall’esecutivo ai contributi statali rischia di mettere ancora più in ginocchio il settore. «Viene avvantaggiato chi vuole speculare. Da quando è stato introdotto il registro, si è già aperto il mercato delle autorizzazioni. Esiste già un tariffario. Un impianto mai costruito ma inserito nelle graduatorie del Gse viene venduto fino a 200 mila euro», denuncia Sapienza.
Ed è in virtù del meccanismo dei requisiti deciso dal governo che la Puglia, nel Registro dei grandi impianti, fa la parte del leone. Nella regione guidata da Vendola per costruire una centrale solare è sufficiente una denuncia di inizio attività. Altrove, l’iter burocratico è molto più lungo, dal momento che vengono previsti studi sull’impatto ambientale, sulla tipologia dell’impianto e sulla potenza. Per questo, ad esempio, nelle graduatorie del Gse non è presente nemmeno un impianto siciliano.
«Un meccanismo farraginoso e contorto che ha già sortito l’effetto, da un lato di incrementare i fenomeni spelculativi, dall’altro di aumentare l’incertezza nel settore delle rinnovabili», è il giudizio che Aper, Assosolare e Asso energie future danno danno del Registro. Critiche al sistema di selezione degli impianti vengono anche da alcuni esponenti della maggioranza di centrodestra. «Così non va - spiega a Terra Angelo Alessandri, presidente leghista della commissione Ambiente alla Camera - si rischia di favorire un’imprenditoria incontrollata. Va fatta una vera distribuzione degli incentivi, su base regionale e non nazionale».
http://www.terranews.it/news/2011/07/gli-incentivi-del-solare-agli-impianti-fantasma
Pontinia, rifiuti smentito Battisti, virtuosi per finta
Pontinia, i no turbogas rispondono a Battisti
Rifiuti, virtuosi per finta
http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b09fc5dc0bedc2/pag24sabaudia.pdf
IN risposta alla «società virtuosa» dell’assessore all’ambiente, Valterino Battisti, arriva il reportage sul blog «No alla turbogas di Pontinia». Cassonetti vecchi,
puzzolenti, a volte completamente bruciati e poi sterpaglia abbandonate sul margine della strada, copertoni di camion e materiali ingombranti lasciati marcire accanto ai secchi della spazzatura. È questa la realtà fotografata dal blogger di Pontinia che proprio non se la sente di definire «virtuosa» la civiltà di Pontinia. «Mentre le
idrovore di Mazzocchio riscuotono finanziamenti pubblici per l'ammodernamento – si legge nell’articolo -, molti rifiuti si depositano presso la chiusa. Ma la
‘virtuosità’ dell’uomo pontino si può riconoscere dagli atti ingenui dell’appiccare del fuoco ai bordi delle strade. Come dimenticarsi poi della discarica mai rimossa vicino ai Gricilli, grandissimo esempio di rispetto per l'uomo e per l'ambiente». De resto nel 2010, secondo la legge, si sarebbe dovuta avere una copertura
della raccolta differenziata superiore al 60%. A Pontinia, invece, si è raggiunto il 40% in centro città e solo il 20% in periferia. La strada, quindi, è ancora lunga.
R.A.C. per leggere il servizio sulla situazione reale a Pontinia http://noturbogaspontinia.blogspot.com/2011/07/pontinia-la-societa-virtuosa.html
Rifiuti, virtuosi per finta
http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b09fc5dc0bedc2/pag24sabaudia.pdf
IN risposta alla «società virtuosa» dell’assessore all’ambiente, Valterino Battisti, arriva il reportage sul blog «No alla turbogas di Pontinia». Cassonetti vecchi,
puzzolenti, a volte completamente bruciati e poi sterpaglia abbandonate sul margine della strada, copertoni di camion e materiali ingombranti lasciati marcire accanto ai secchi della spazzatura. È questa la realtà fotografata dal blogger di Pontinia che proprio non se la sente di definire «virtuosa» la civiltà di Pontinia. «Mentre le
idrovore di Mazzocchio riscuotono finanziamenti pubblici per l'ammodernamento – si legge nell’articolo -, molti rifiuti si depositano presso la chiusa. Ma la
‘virtuosità’ dell’uomo pontino si può riconoscere dagli atti ingenui dell’appiccare del fuoco ai bordi delle strade. Come dimenticarsi poi della discarica mai rimossa vicino ai Gricilli, grandissimo esempio di rispetto per l'uomo e per l'ambiente». De resto nel 2010, secondo la legge, si sarebbe dovuta avere una copertura
della raccolta differenziata superiore al 60%. A Pontinia, invece, si è raggiunto il 40% in centro città e solo il 20% in periferia. La strada, quindi, è ancora lunga.
R.A.C. per leggere il servizio sulla situazione reale a Pontinia http://noturbogaspontinia.blogspot.com/2011/07/pontinia-la-societa-virtuosa.html
giovedì 28 luglio 2011
Pontinia, nomina direttore museo Cocchieri
delibera di giunta n. 127 del 19 luglio 2011 del comune di Pontinia
Premesso:
- che è in corso di realizzazione il Museo della Malaria, della Bonifica del territorio e della Fondazione della Città;
- che con delibera di Giunta n. 37 del 19.02.2009 è stato costituito il Comitato Scientifico del predetto Museo demo-etno-antropologico per la redazione del progetto scientifico e l’allestimento dello stesso, composto da professionisti qualificati e specializzati in materia;
- che i lavori sono in avanzato stato di esecuzione;
Vista la deliberazione n. 45 del 25.06.2010 con la quale il Consiglio Comunale ha istituito il museo Demo–etno–antropologico, prendendo atto del percorso scientifico museale e contestualmente ha approvato il Regolamento del Museo stesso ove, tra l’altro, è prevista la nomina del Direttore;
Ravvisata la necessità di reperire a tempo determinato una figura altamente qualificata per il posto di Direttore Tecnico Scientifico;
Vista la deliberazione n. 14 del 25.01.2007 con la quale la Giunta Municipale ha approvato il regolamento per l’affidamento degli incarichi professionali esterni e dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa;
Visto:
- che questo Ente, oltre ad essere oltremodo carente di personale è sprovvisto della figura di che trattasi;
- che il dott. Alessandro Cocchieri è dotato dei requisiti necessari, in quanto, in possesso di laurea in lettere moderne con indirizzo specifico demo–etno-antropologico e geografico, già direttore del Museo sopra citato e, facente parte quale esperto specialista, del Comitato tecnico scientifico a rappresentare il Comune in tutto ciò che riguarda l’Associazione Nazionale Città di Fondazione ed assumere eventuali decisioni tecniche;
- che come da accordi con questa amministrazione il dott. Alessandro Cocchieri intende collaborare con questo Ente a titolo gratuito e senza esclusività con l’Ente stesso, salvo il rimborso delle spese di viaggio;
Visto il vigente Regolamento interno, per l’affidamento di incarichi professionali;
Vista la delibera C.C. n. 45/2010;
Visto lo Statuto Comunale;
Visto l’art. 46 L. 112/08 e S.M.I;
D E L I B E R A
1- di conferire, per i motivi sopradescritti, al dott. Alessandro Cocchieri l’incarico di natura occasionale di Direttore Tecnico – Scientifico – del Museo demo–etno–antropologico, istituito con delibera consiliare n. 45 del 25.06.2010;
2- di prendere atto che la collaborazione va intesa a titolo gratuito come da accordi presi con il dott. Alessandro Cocchieri, salvo il rimborso delle spese di viaggio;
3- di approvare l’allegata bozza di convenzione;
4- di dare atto che l’incarico avrà decorrenza dalla data di esecutività della presente deliberazione fino alla fine del mandato del Sindaco;
5- di demandare al Responsabile di Settore tutti gli atti consequenziali;
6- di dichiarare la presente deliberazione immediatamente esecutiva.
C O M U N E D I P O N T I N I A
(Provincia di Latina)
CONVENZIONE PER L’AFFIDAMENTO DELL’ INCARICO DI DIRETTORE DEL MUSEO “DEMO-ETNO ANTROPOLOGICO DELLA PALUDI PONTINE”
L’anno duemilaundici, il giorno ________________, del mese di _______________, alle ore ________, in Pontinia, nella Sede comunale, la presente convenzione da valore a tutti gli effetti di Legge,
tra
il Comune di Pontinia (cod. fisc. 80004270593), rappresentato dal Rag. Carmela Pupo, nata a Guardavalle (CZ) il 17.08.1954, Responsabile del 2° Settore “Servizi alla Persona”, il quale agisce in nome, per conto e nell’esclusivo interesse del Comune, deliberazione G.C. n. ______________________
e
il Dott. ALESSANDRO COCCHIERI, nato a Latina il 29.3.1979 e residente a Pontinia (LT), Via A.Moro, snc – C.F.: CCCLSN79C29E472X,
Premesso:
Il Museo è un istituzione permanente al servizio della comunità, aperta al pubblico, che ha in custodia, conserva, valorizza e promuove lo studio e la conoscenza del patrimonio culturale della città al fine di assicurare la conservazione, l’ordinamento, l’esposizione, la conoscenza e la fruizione pubblica del suo patrimonio, attraverso diverse e specifiche attività, nonché di documentare la storia e la cultura di cui esso è espressione.
In particolare il Museo:
· incrementa il suo patrimonio attraverso acquisti, depositi, donazioni di beni coerenti alle proprie raccolte e alla propria missione;
· garantisce l’inalienabilità delle collezioni, salvo casi eccezionali che motivino l’alienazione e/o la cessione dei beni, nel pieno rispetto delle norme di tutela vigenti e degli accordi stipulati con donatari delle raccolte.
· sviluppa, a partire dalla raccolta, la documentazione, l’informazione, lo studio, la ricerca scientifica e storica nell’ambito territoriale e nelle materie di pertinenza (L.R. 42/97 Art.21 comma1 b);
· organizza mostre temporanee, incontri, seminari, convegni, corsi di aggiornamento ed ogni altra iniziativa atta ad individuare il museo come servizio culturale pubblico e polifunzionale;
· promuove e partecipa a scambi, confronti e progetti, in sinergia con altri sistemi ed istituti museali;
· svolge attività educative e didattiche rivolte al mondo della scuola (L.R. 42/97 art.21 comma1 d), atte a favorire uno scambio intergenerazionale e una maggior comprensione del territorio Pontino attraverso l’architettura e natura;
· cura la produzione di pubblicazioni scientifiche e divulgative;
· promuove la valorizzazione del museo e del suo patrimonio;
· si confronta, collega e collabora con istituti e Enti analoghi a livello locale, nazionale e internazionale ( L.R. 42/97 comma 21 c);
· aderisce, nelle modalità previste dalla normativa, a formule di gestione associata con altri musei, in aggregazione territoriale o tematica.
Si conviene quanto segue:
Art. 1 – Oggetto e durata
1.1 - L’incarico di Direttore viene assegnato al Dott. Alessandro Cocchieri, come sopra indicato, in possesso del titolo di studio di “LAUREA IN LETTERE INDIRIZZO SCIENTIFICO SCIENZE ANTROPOLGICHE E GEOGRAFICHE”, figura professionale idonea, in relazione agli standard museali prescritti dalla Regione.
1.2 L’incarico decorre dalla data di stipula della convenzione e fino alla scadenza del mandato del Sindaco pro-tempore.
Il Direttore, nel rispetto delle funzioni di indirizzo e controllo dell’amministrazione competente, è responsabile del funzionamento del Museo, dello sviluppo e dell’attuazione del progetto culturale e scientifico, della gestione complessiva, della conservazione, valorizzazione, promozione e godimento pubblico del patrimonio museale e della ricerca ad esso connessa. Risponde del suo operato al Sindaco o all’Assessore competente.
1.3 Il Direttore in particolare svolge i seguenti compiti:
· concorre alla definizione del progetto culturale e istituzionale del Museo;
· provvede alla realizzazione delle iniziative programmate per la valorizzazione delle raccolte;
· dirige il personale scientifico, tecnico ed amministrativo assegnato alla struttura;
· individua le strategie di reperimento delle risorse economiche necessarie;
· coordina le attività di informazione, di promozione e di comunicazione al pubblico;
· sovrintende alla conservazione, all’ordinamento, all’esposizione, allo studio delle collezioni, alle attività didattiche ed educative, coordinando l’operato degli addetti a tali funzioni;
· sovrintende alla gestione scientifica del Museo e alla formazione di piani di ricerca e studio;
· dà il parere per il prestito e il deposito delle opere e sovrintende alle relative procedure;
· cura i rapporti con Soprintendenze, con la Regione Lazio, Provincia, Musei;
· rilascia permessi per studi e riproduzioni;
· analizza le potenzialità finalizzate all’organizzazione di eventi culturali, configura e valuta un evento culturale;
Art. 2 – Obblighi
2.1 – Ai fini della corretta esecuzione dell’incarico, il Direttore del Museo si impegna a svolgere le attività indicate all’art. 1.3, nel rispetto delle indicazioni fornite dall’Amministrazione Comunale. Si impegna, pertanto, ad effettuare, per quanto di sua competenza, tutte le attività previste, con le modalità e i tempi stabiliti.
Art. 3 – Natura dell’incarico
3.1 – L’incarico ha natura di prestazione professionale occasionale e, senza vincolo di subordinazione e con possibilità di prestare l’attività sia presso il proprio studio professionale che presso gli uffici dell’Ente dove avrà libero accesso e potrà utilizzare gratuitamente i locali, gli strumenti necessari allo svolgimento ottimale dell’incarico.
Art. 4 – Risoluzione e recesso
4.1 – L’Amministrazione Comunale potrà risolvere anticipatamente il presente contratto, ai sensi e per gli effetti dell’art.1453 e segg. del Codice Civile, in caso di suo inadempimento ad una o più delle obbligazioni previste dalla Convenzione.
4.2 – Resta esclusa per entrambe le parti la facoltà di recesso anticipato di cui all’art. 2237 del Codice Civile.
Art. 5 - Corrispettivo
5.1 – A titolo di rimborso spese, per l’opera professionale prestata ai sensi del presente accordo, nonché per tutte le obbligazioni assunte con la presente Convenzione, l’Amministrazione Comunale, si impegna a corrispondere un rimborso spese di viaggio.
Art. 6 – Trattamento dati personali
6.1 - Il Comune potrà procedere al trattamento dei suoi dati personali (non sensibili) esclusivamente ai fini dell’esatto adempimento e per tutti gli usi convenuti nella presente convenzione, e ciò ai sensi dell’art. 24 – comma 1 – lett. b) del D. Lgs. 196/2003.
Art. 7 – Informazioni riservate
7.1 - Il Direttore del Museo si obbliga a trattare come riservate le notizie e/o informazioni che dovesse ricevere o acquisire in esecuzione della presente Convenzione in merito a contenuti, modalità e tempi, al fine di garantire la massima riservatezza.
Art. 8 – Legge applicabile e foro competente
8.1 - Il presente contratto è regolato dalla Legge italiana.
8.2 – Per tutte le controversie che dovessero sorgere in relazione alla presente Convenzione sarà competente, in via esclusiva, il Foro di Latina.
Art. 9 – Modifiche della Convenzione
9.1 – Eventuali modifiche ed aggiunte alla presente Convenzione dovranno risultare, a pena di nullità, da atto scritto firmato da entrambe le parti.
Per sottoscrizione ed accettazione
Il Direttore Il Responsabile
Dott. Alessandro Cocchieri 2° Settore “Servizi alla Persona”
Rag. Carmela Pupo
Premesso:
- che è in corso di realizzazione il Museo della Malaria, della Bonifica del territorio e della Fondazione della Città;
- che con delibera di Giunta n. 37 del 19.02.2009 è stato costituito il Comitato Scientifico del predetto Museo demo-etno-antropologico per la redazione del progetto scientifico e l’allestimento dello stesso, composto da professionisti qualificati e specializzati in materia;
- che i lavori sono in avanzato stato di esecuzione;
Vista la deliberazione n. 45 del 25.06.2010 con la quale il Consiglio Comunale ha istituito il museo Demo–etno–antropologico, prendendo atto del percorso scientifico museale e contestualmente ha approvato il Regolamento del Museo stesso ove, tra l’altro, è prevista la nomina del Direttore;
Ravvisata la necessità di reperire a tempo determinato una figura altamente qualificata per il posto di Direttore Tecnico Scientifico;
Vista la deliberazione n. 14 del 25.01.2007 con la quale la Giunta Municipale ha approvato il regolamento per l’affidamento degli incarichi professionali esterni e dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa;
Visto:
- che questo Ente, oltre ad essere oltremodo carente di personale è sprovvisto della figura di che trattasi;
- che il dott. Alessandro Cocchieri è dotato dei requisiti necessari, in quanto, in possesso di laurea in lettere moderne con indirizzo specifico demo–etno-antropologico e geografico, già direttore del Museo sopra citato e, facente parte quale esperto specialista, del Comitato tecnico scientifico a rappresentare il Comune in tutto ciò che riguarda l’Associazione Nazionale Città di Fondazione ed assumere eventuali decisioni tecniche;
- che come da accordi con questa amministrazione il dott. Alessandro Cocchieri intende collaborare con questo Ente a titolo gratuito e senza esclusività con l’Ente stesso, salvo il rimborso delle spese di viaggio;
Visto il vigente Regolamento interno, per l’affidamento di incarichi professionali;
Vista la delibera C.C. n. 45/2010;
Visto lo Statuto Comunale;
Visto l’art. 46 L. 112/08 e S.M.I;
D E L I B E R A
1- di conferire, per i motivi sopradescritti, al dott. Alessandro Cocchieri l’incarico di natura occasionale di Direttore Tecnico – Scientifico – del Museo demo–etno–antropologico, istituito con delibera consiliare n. 45 del 25.06.2010;
2- di prendere atto che la collaborazione va intesa a titolo gratuito come da accordi presi con il dott. Alessandro Cocchieri, salvo il rimborso delle spese di viaggio;
3- di approvare l’allegata bozza di convenzione;
4- di dare atto che l’incarico avrà decorrenza dalla data di esecutività della presente deliberazione fino alla fine del mandato del Sindaco;
5- di demandare al Responsabile di Settore tutti gli atti consequenziali;
6- di dichiarare la presente deliberazione immediatamente esecutiva.
C O M U N E D I P O N T I N I A
(Provincia di Latina)
CONVENZIONE PER L’AFFIDAMENTO DELL’ INCARICO DI DIRETTORE DEL MUSEO “DEMO-ETNO ANTROPOLOGICO DELLA PALUDI PONTINE”
L’anno duemilaundici, il giorno ________________, del mese di _______________, alle ore ________, in Pontinia, nella Sede comunale, la presente convenzione da valore a tutti gli effetti di Legge,
tra
il Comune di Pontinia (cod. fisc. 80004270593), rappresentato dal Rag. Carmela Pupo, nata a Guardavalle (CZ) il 17.08.1954, Responsabile del 2° Settore “Servizi alla Persona”, il quale agisce in nome, per conto e nell’esclusivo interesse del Comune, deliberazione G.C. n. ______________________
e
il Dott. ALESSANDRO COCCHIERI, nato a Latina il 29.3.1979 e residente a Pontinia (LT), Via A.Moro, snc – C.F.: CCCLSN79C29E472X,
Premesso:
Il Museo è un istituzione permanente al servizio della comunità, aperta al pubblico, che ha in custodia, conserva, valorizza e promuove lo studio e la conoscenza del patrimonio culturale della città al fine di assicurare la conservazione, l’ordinamento, l’esposizione, la conoscenza e la fruizione pubblica del suo patrimonio, attraverso diverse e specifiche attività, nonché di documentare la storia e la cultura di cui esso è espressione.
In particolare il Museo:
· incrementa il suo patrimonio attraverso acquisti, depositi, donazioni di beni coerenti alle proprie raccolte e alla propria missione;
· garantisce l’inalienabilità delle collezioni, salvo casi eccezionali che motivino l’alienazione e/o la cessione dei beni, nel pieno rispetto delle norme di tutela vigenti e degli accordi stipulati con donatari delle raccolte.
· sviluppa, a partire dalla raccolta, la documentazione, l’informazione, lo studio, la ricerca scientifica e storica nell’ambito territoriale e nelle materie di pertinenza (L.R. 42/97 Art.21 comma1 b);
· organizza mostre temporanee, incontri, seminari, convegni, corsi di aggiornamento ed ogni altra iniziativa atta ad individuare il museo come servizio culturale pubblico e polifunzionale;
· promuove e partecipa a scambi, confronti e progetti, in sinergia con altri sistemi ed istituti museali;
· svolge attività educative e didattiche rivolte al mondo della scuola (L.R. 42/97 art.21 comma1 d), atte a favorire uno scambio intergenerazionale e una maggior comprensione del territorio Pontino attraverso l’architettura e natura;
· cura la produzione di pubblicazioni scientifiche e divulgative;
· promuove la valorizzazione del museo e del suo patrimonio;
· si confronta, collega e collabora con istituti e Enti analoghi a livello locale, nazionale e internazionale ( L.R. 42/97 comma 21 c);
· aderisce, nelle modalità previste dalla normativa, a formule di gestione associata con altri musei, in aggregazione territoriale o tematica.
Si conviene quanto segue:
Art. 1 – Oggetto e durata
1.1 - L’incarico di Direttore viene assegnato al Dott. Alessandro Cocchieri, come sopra indicato, in possesso del titolo di studio di “LAUREA IN LETTERE INDIRIZZO SCIENTIFICO SCIENZE ANTROPOLGICHE E GEOGRAFICHE”, figura professionale idonea, in relazione agli standard museali prescritti dalla Regione.
1.2 L’incarico decorre dalla data di stipula della convenzione e fino alla scadenza del mandato del Sindaco pro-tempore.
Il Direttore, nel rispetto delle funzioni di indirizzo e controllo dell’amministrazione competente, è responsabile del funzionamento del Museo, dello sviluppo e dell’attuazione del progetto culturale e scientifico, della gestione complessiva, della conservazione, valorizzazione, promozione e godimento pubblico del patrimonio museale e della ricerca ad esso connessa. Risponde del suo operato al Sindaco o all’Assessore competente.
1.3 Il Direttore in particolare svolge i seguenti compiti:
· concorre alla definizione del progetto culturale e istituzionale del Museo;
· provvede alla realizzazione delle iniziative programmate per la valorizzazione delle raccolte;
· dirige il personale scientifico, tecnico ed amministrativo assegnato alla struttura;
· individua le strategie di reperimento delle risorse economiche necessarie;
· coordina le attività di informazione, di promozione e di comunicazione al pubblico;
· sovrintende alla conservazione, all’ordinamento, all’esposizione, allo studio delle collezioni, alle attività didattiche ed educative, coordinando l’operato degli addetti a tali funzioni;
· sovrintende alla gestione scientifica del Museo e alla formazione di piani di ricerca e studio;
· dà il parere per il prestito e il deposito delle opere e sovrintende alle relative procedure;
· cura i rapporti con Soprintendenze, con la Regione Lazio, Provincia, Musei;
· rilascia permessi per studi e riproduzioni;
· analizza le potenzialità finalizzate all’organizzazione di eventi culturali, configura e valuta un evento culturale;
Art. 2 – Obblighi
2.1 – Ai fini della corretta esecuzione dell’incarico, il Direttore del Museo si impegna a svolgere le attività indicate all’art. 1.3, nel rispetto delle indicazioni fornite dall’Amministrazione Comunale. Si impegna, pertanto, ad effettuare, per quanto di sua competenza, tutte le attività previste, con le modalità e i tempi stabiliti.
Art. 3 – Natura dell’incarico
3.1 – L’incarico ha natura di prestazione professionale occasionale e, senza vincolo di subordinazione e con possibilità di prestare l’attività sia presso il proprio studio professionale che presso gli uffici dell’Ente dove avrà libero accesso e potrà utilizzare gratuitamente i locali, gli strumenti necessari allo svolgimento ottimale dell’incarico.
Art. 4 – Risoluzione e recesso
4.1 – L’Amministrazione Comunale potrà risolvere anticipatamente il presente contratto, ai sensi e per gli effetti dell’art.1453 e segg. del Codice Civile, in caso di suo inadempimento ad una o più delle obbligazioni previste dalla Convenzione.
4.2 – Resta esclusa per entrambe le parti la facoltà di recesso anticipato di cui all’art. 2237 del Codice Civile.
Art. 5 - Corrispettivo
5.1 – A titolo di rimborso spese, per l’opera professionale prestata ai sensi del presente accordo, nonché per tutte le obbligazioni assunte con la presente Convenzione, l’Amministrazione Comunale, si impegna a corrispondere un rimborso spese di viaggio.
Art. 6 – Trattamento dati personali
6.1 - Il Comune potrà procedere al trattamento dei suoi dati personali (non sensibili) esclusivamente ai fini dell’esatto adempimento e per tutti gli usi convenuti nella presente convenzione, e ciò ai sensi dell’art. 24 – comma 1 – lett. b) del D. Lgs. 196/2003.
Art. 7 – Informazioni riservate
7.1 - Il Direttore del Museo si obbliga a trattare come riservate le notizie e/o informazioni che dovesse ricevere o acquisire in esecuzione della presente Convenzione in merito a contenuti, modalità e tempi, al fine di garantire la massima riservatezza.
Art. 8 – Legge applicabile e foro competente
8.1 - Il presente contratto è regolato dalla Legge italiana.
8.2 – Per tutte le controversie che dovessero sorgere in relazione alla presente Convenzione sarà competente, in via esclusiva, il Foro di Latina.
Art. 9 – Modifiche della Convenzione
9.1 – Eventuali modifiche ed aggiunte alla presente Convenzione dovranno risultare, a pena di nullità, da atto scritto firmato da entrambe le parti.
Per sottoscrizione ed accettazione
Il Direttore Il Responsabile
Dott. Alessandro Cocchieri 2° Settore “Servizi alla Persona”
Rag. Carmela Pupo
Renzi, Firenze e Pontinia
ricevo da Paolo Cima e pubblico:
Il 17/06/2011 12.09, paolo-cima ha scritto:
Gentilissimo Sindaco Matteo Renzi,
ho chiamato la segreteria nazionale del PD per chiedere informazioni e mi hanno detto che - ad oggi - non si sa quale sarà la coalizione di centro-sinistra che nel 2013 (forse prima?) si contrapporrà a Berlusconi e - cosa ancor piu' grave - quale sarà il candidato premier.
Chiedo: Le sembra normale? Vogliamo perdere pure le prossime elezioni? perchè non ci organizziamo per tempo cercando di costruire una coalizione omogenea dove le persone contino piu' dei partiti?
Con stima,
Paolo Cima
Pontinia
Caro Paolo,
grazie per la mail.
Io credo che serva più coraggio per prepararsi a quando toccherà a noi governare il Paese, se non vogliamo perdere pure le prossime elezioni. Il conto alla rovescia, ormai, è cominciato e il centrosinistra deve essere pronto.
Guai a fare come l'altra volta quando, per tenere insieme tutti, fu scritto un programma di 280 pagine e litigavamo sempre. Scriviamone 28 ma governiamo 5 anni, dicendo però chiaramante - e fin da subito - che idee abbiamo per far ripartire questo Paese. È sulle idee che possiamo segnare davvero un cambio di passo.
Teniamoci in contatto.
Un saluto cordiale,
Matteo Renzi
sindaco@comune.fi.it
www.matteorenzi.it
http://www.facebook.com/matteorenziufficiale
Penso che Renzi possa aver ragione.
Occorre essere chiari e netti.
Dire cosa e come fare e poi realizzarlo.
Altrimenti non si è credibili.
Come il pd a Pontinia che dopo aver fatto la campagna elettorale per l'acqua pubblica poi non fà nulla per attuarla.
Se si è per i posti di lavoro occorre esserlo sempre.
Non solo quando un amico presenta un progetto.
Anche quando si fa risparmiare la collettività e attuano le leggi.
Giorgio Libralato
Il 17/06/2011 12.09, paolo-cima ha scritto:
Gentilissimo Sindaco Matteo Renzi,
ho chiamato la segreteria nazionale del PD per chiedere informazioni e mi hanno detto che - ad oggi - non si sa quale sarà la coalizione di centro-sinistra che nel 2013 (forse prima?) si contrapporrà a Berlusconi e - cosa ancor piu' grave - quale sarà il candidato premier.
Chiedo: Le sembra normale? Vogliamo perdere pure le prossime elezioni? perchè non ci organizziamo per tempo cercando di costruire una coalizione omogenea dove le persone contino piu' dei partiti?
Con stima,
Paolo Cima
Pontinia
Caro Paolo,
grazie per la mail.
Io credo che serva più coraggio per prepararsi a quando toccherà a noi governare il Paese, se non vogliamo perdere pure le prossime elezioni. Il conto alla rovescia, ormai, è cominciato e il centrosinistra deve essere pronto.
Guai a fare come l'altra volta quando, per tenere insieme tutti, fu scritto un programma di 280 pagine e litigavamo sempre. Scriviamone 28 ma governiamo 5 anni, dicendo però chiaramante - e fin da subito - che idee abbiamo per far ripartire questo Paese. È sulle idee che possiamo segnare davvero un cambio di passo.
Teniamoci in contatto.
Un saluto cordiale,
Matteo Renzi
sindaco@comune.fi.it
www.matteorenzi.it
http://www.facebook.com/matteorenziufficiale
Penso che Renzi possa aver ragione.
Occorre essere chiari e netti.
Dire cosa e come fare e poi realizzarlo.
Altrimenti non si è credibili.
Come il pd a Pontinia che dopo aver fatto la campagna elettorale per l'acqua pubblica poi non fà nulla per attuarla.
Se si è per i posti di lavoro occorre esserlo sempre.
Non solo quando un amico presenta un progetto.
Anche quando si fa risparmiare la collettività e attuano le leggi.
Giorgio Libralato
Lazio, graduatorie e ammessi scomparsi, vincitori parenti dei dipendenti
QUELLE STRANE G R A D U AT O R I E ALLA REGIONE LAZIO di Stefano Caselli Il Fatto quotidiano 28 luglio 2011
Pubblicati e subito ritirati gli ammessi alla prova scritta di un concorso
Tra i vincitori esterni molti omonimi (anche coppie di fratelli) di dipendenti della Polverini
“Ieri ho fatto il concorso e mi sono disgustata.
Un ragazzo seduto accanto a me aveva le risposte in un foglietto di carta attaccato al polsino della camicia.
Quando l’ho fatto presente, magicamente il foglietto è sparito e per poco non mi becco una denuncia per calunnia”. Morgana77, una delle circa 3.000 persone che il 25 luglio hanno partecipato alla preselezione per i 40 posti a tempo indeterminato banditi dalla Regione Lazio per “Assistenti Area Amministrativa del ruolo del personale della Giunta Regionale del Lazio”, affida il suo sfogo al forum di Mininterno.net, sito dedicato al mondo dei concorsi pubblici.
Forse è soltanto rabbia per una prova non andata a buon fine, eppure intorno a questo concorso si addensa più di un interrogativo .
LA PRIMA anomalia è la pubblicazione degli elenchi degli ammessi alla prova scritta, comparsa (e poi rimossa) nella notte tra martedì e mercoledì sul sito della Regione per pochi minuti, sufficienti tuttavia perché qualche attento navigatore li mettesse in rete nel forum Concorsi.it.
I dati che emergono sono quanto meno interessanti: si tratta di due distinti elenchi, uno riservato ai candidati “esterni”, uno a quelli “interni” che già lavorano in Regione, poiché i 40 posti disponibili saranno equamente distribuiti tra le due categorie (20 e 20). Le graduatorie separate sono una giusta tutela per gli esterni che, dovendo affrontare un quiz che – oltre a nozioni generali di diritto – conteneva domande su “Organizzazione della Regione Lazio”, “Ordinamento contabile degli enti locali” e “Normativa relativa al rapporto di lavoro con le pubbliche amministrazioni ”, partivano oggettivamente svantaggiati con gli “interni”.
Eppure i punteggi sono sorprendenti: tra i 62 vincitori esterni (ci sono quattro pari merito) ben 11 candidati hanno totalizzato il massimo del punteggio (70) e gli ultimi raggiungono un ragguardevole 62,35. Il confronto con gli interni è impietoso: un solo “70” e ben 21 candidati al di sotto della soglia della sufficienza (36) con picchi minimi di 23,41.
INSOMMA, i casi sono due: o gli impiegati della Regione Lazio hanno scarsa dimestichezza con le loro mansioni oppure la vulgata secondo cui i giovani sono sempre meno preparati è una bufala. Già, perché tra gli 11 vincitori a punteggio pieno, ben cinque hanno un’età compresa tra i 19 e i 23 anni; e anche scorrendo l’elenco fino in fondo la media si mantiene molto bassa.
Oppure c’è una terza possibilità, decisamente la meno gradevole: tra i primi in graduatoria, infatti, ci sarebbe una frequente omonimia con alcuni dipendenti della Regione Lazio, fatto confermato da fonti interne del Consiglio Regionale: “Da una rapida verifica con l’elenco telefonico interno alla Regione sono emersi casi di omonimia”.
Due sorelle di 20 e 25 anni, classificate al terzo e al sesto posto, risultano avere lo stesso cognome di un addetto al Trattamento economico, direzione del Personale e Patrimonio; due fratelli di 21 e 23 anni, classificati al quarto e quinto posto, si chiamano come un dipendente della Direzione regionale Attività della Presidenza; l’ottava classificata, infine, ha lo stesso cognome di un impiegato del genio civile di Latina. Il sospetto è che il quiz sia circolato in anticipo tra i dipendenti della Regione Lazio, tra cui anche qualche apprensivo genitore o parente (qualcuno insinua iscritto all’Ugl, sindacato di provenienza del presidente Renata Polverini) che avrebbe provveduto a farne “dono”a figli o nipoti. Oggi, forse, se ne saprà qualcosa di più.
L’Ufficio relazioni con il pubblico comunica che l’elenco sarà pubblicato nelle prossime ore (e della fugace apparizione notturna nessuno sembra sapere nulla) e i candidati potranno accedere all’area riservata per la consultazione degli atti concorsuali online: “Se la graduatoria fosse confermata – scrive Andrea08 su Concorsi.it – sarebbe un’irregolarità talmente palese che avremmo ogni titolo per avanzare ricorsi”. Mario Perilli ed Enzo Foschi, consiglieri regionale del Pd, intendono chiedere spiegazioni.
Insomma, nemmeno il tempo di godersi il viaggio in elicottero della Protezione civile alla fiera del Peperoncino di Rieti: per Renata Polverini sono in agguato nuovi grattacapi.
Pubblicati e subito ritirati gli ammessi alla prova scritta di un concorso
Tra i vincitori esterni molti omonimi (anche coppie di fratelli) di dipendenti della Polverini
“Ieri ho fatto il concorso e mi sono disgustata.
Un ragazzo seduto accanto a me aveva le risposte in un foglietto di carta attaccato al polsino della camicia.
Quando l’ho fatto presente, magicamente il foglietto è sparito e per poco non mi becco una denuncia per calunnia”. Morgana77, una delle circa 3.000 persone che il 25 luglio hanno partecipato alla preselezione per i 40 posti a tempo indeterminato banditi dalla Regione Lazio per “Assistenti Area Amministrativa del ruolo del personale della Giunta Regionale del Lazio”, affida il suo sfogo al forum di Mininterno.net, sito dedicato al mondo dei concorsi pubblici.
Forse è soltanto rabbia per una prova non andata a buon fine, eppure intorno a questo concorso si addensa più di un interrogativo .
LA PRIMA anomalia è la pubblicazione degli elenchi degli ammessi alla prova scritta, comparsa (e poi rimossa) nella notte tra martedì e mercoledì sul sito della Regione per pochi minuti, sufficienti tuttavia perché qualche attento navigatore li mettesse in rete nel forum Concorsi.it.
I dati che emergono sono quanto meno interessanti: si tratta di due distinti elenchi, uno riservato ai candidati “esterni”, uno a quelli “interni” che già lavorano in Regione, poiché i 40 posti disponibili saranno equamente distribuiti tra le due categorie (20 e 20). Le graduatorie separate sono una giusta tutela per gli esterni che, dovendo affrontare un quiz che – oltre a nozioni generali di diritto – conteneva domande su “Organizzazione della Regione Lazio”, “Ordinamento contabile degli enti locali” e “Normativa relativa al rapporto di lavoro con le pubbliche amministrazioni ”, partivano oggettivamente svantaggiati con gli “interni”.
Eppure i punteggi sono sorprendenti: tra i 62 vincitori esterni (ci sono quattro pari merito) ben 11 candidati hanno totalizzato il massimo del punteggio (70) e gli ultimi raggiungono un ragguardevole 62,35. Il confronto con gli interni è impietoso: un solo “70” e ben 21 candidati al di sotto della soglia della sufficienza (36) con picchi minimi di 23,41.
INSOMMA, i casi sono due: o gli impiegati della Regione Lazio hanno scarsa dimestichezza con le loro mansioni oppure la vulgata secondo cui i giovani sono sempre meno preparati è una bufala. Già, perché tra gli 11 vincitori a punteggio pieno, ben cinque hanno un’età compresa tra i 19 e i 23 anni; e anche scorrendo l’elenco fino in fondo la media si mantiene molto bassa.
Oppure c’è una terza possibilità, decisamente la meno gradevole: tra i primi in graduatoria, infatti, ci sarebbe una frequente omonimia con alcuni dipendenti della Regione Lazio, fatto confermato da fonti interne del Consiglio Regionale: “Da una rapida verifica con l’elenco telefonico interno alla Regione sono emersi casi di omonimia”.
Due sorelle di 20 e 25 anni, classificate al terzo e al sesto posto, risultano avere lo stesso cognome di un addetto al Trattamento economico, direzione del Personale e Patrimonio; due fratelli di 21 e 23 anni, classificati al quarto e quinto posto, si chiamano come un dipendente della Direzione regionale Attività della Presidenza; l’ottava classificata, infine, ha lo stesso cognome di un impiegato del genio civile di Latina. Il sospetto è che il quiz sia circolato in anticipo tra i dipendenti della Regione Lazio, tra cui anche qualche apprensivo genitore o parente (qualcuno insinua iscritto all’Ugl, sindacato di provenienza del presidente Renata Polverini) che avrebbe provveduto a farne “dono”a figli o nipoti. Oggi, forse, se ne saprà qualcosa di più.
L’Ufficio relazioni con il pubblico comunica che l’elenco sarà pubblicato nelle prossime ore (e della fugace apparizione notturna nessuno sembra sapere nulla) e i candidati potranno accedere all’area riservata per la consultazione degli atti concorsuali online: “Se la graduatoria fosse confermata – scrive Andrea08 su Concorsi.it – sarebbe un’irregolarità talmente palese che avremmo ogni titolo per avanzare ricorsi”. Mario Perilli ed Enzo Foschi, consiglieri regionale del Pd, intendono chiedere spiegazioni.
Insomma, nemmeno il tempo di godersi il viaggio in elicottero della Protezione civile alla fiera del Peperoncino di Rieti: per Renata Polverini sono in agguato nuovi grattacapi.