Pontinia è uno dei 128 comuni italiani
(http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_novembre_22/arsenico-e-vecchi-acquedotti-ue-boccia-fulloni-1804217682750.shtml)
che rischiano la chiusura dell'acquedotto pubblico per aver richiesto (non certo il comune, ma l'Italia) la deroga sui limiti della quantità di arsenico nell'acqua.
Ovviamente le responsabilità non sono del sindaco, ma eventualmente della società privata che gestisce (o dovrebbe) il servizio.
Quando si è diffusa la notizia, non certo per fonte del governo, tanto meno del TG1, neppure del gestore privato, ho riproposto la richiesta per conoscere i dati sulle analisi.
Esami che dovrebbero essere di routine e, considerata l'importanza, diffusi a prescindere dalla richiesta.
Nel passato ci è stato detto che questi limiti erano rispettati (quali però quelli in deroga oppure quelli che garantiscono la salute pubblica?) ma senza dati oggettivi (percentuali, periodicità degli
esami, punti di prelievo, ecc.).
Quando avevo avanzato in precedenza la domanda, pubblicata dai quotidiani locali, le persone avevano chiesto informazioni in merito.
Le risposte anzichè rassicurare hanno allarmato maggiormente i cittadini perchè imprecise con l'effetto di raddoppiare la vendita di acqua minerale in bottiglia.
La mancanza di chiarezza e di risposte immediate su un fatto che dovrebbe essere pubblico e accessibile a tutti, aumenta il timore delle persone.
Di seguito alcune informazioni sull'arsenico.
Giorgio Libralato
http://www.acquabenecomune.org/aprilia/article.php3?id_article=4408
La storia
L’Arsenico, simbolo chimico As, è un elemento molto diffuso e presente nella struttura geologica terrestre.
L’Arsenico è un semimetallo o metalloide in quanto possiede proprietà intermedie tra quelle dei metalli e quelle dei non metalli.
Da sempre conosciuto per il suo potere venefico, è usato come componente di leghe metalliche e del vetro; viene impiegato anche nella realizzazione di semiconduttori ed è stato utilizzato per lungo tempo in alcuni tipi di preparazioni per il legno.
Fin dai tempi di Ippocrate, è stato impiegato in preparazioni per la cura di diverse malattie: in epoca pre-antibiotica se ne ricorda l’uso nel trattamento della sifilide.
Nel 2000, la FDA ( Food and Drug Administration) ha approvato un composto: il triossido di Arsenico, per il trattamento della leucemia promielocitica acuta.
Il problema ambientale
In epoca industriale la presenza dell’Arsenico nell’ambiente è stata notevolmente incrementata dalla combustione del carbone e di altri combustibili di derivazione fossile.
Centrali elettriche alimentate a carbone, a gas, ad olio combustibile e a biomasse, fonderie, cementifici, traffico veicolare ed aereo, incenerimento dei rifiuti e l’uso di pesticidi e fitofarmaci in agricoltura, hanno contribuito e contribuiscono alla diffusione di questo elemento nell’aria, nei terreni e nelle acque.
La centrale riconvertita a carbone di Torre Valdaliga Nord a Civitavecchia e quella ad olio combustibile di Montalto di Castro, contribuiscono notevolmente con le loro emissioni all’aumento del quantitativo di Arsenico nell’aria e quindi per ricaduta anche nel territorio dell’Alto Lazio.
Inoltre gli sversamenti illegali di rifiuti tossici e la contaminazione di corpi idrici con percolato, proveniente da discariche non a norma o del tutto abusive di rifiuti anche tossici, possono incrementare la presenza di Arsenico nei terreni e nelle falde acquifere.
Questa immissione e diffusione nell’ambiente dell’Arsenico altera gli ecosistemi e contamina la catena alimentare.
Gli esseri umani possono essere esposti all’Arsenico principalmente attraverso l’assunzione di acqua, dove esso è presente in forma inorganica: sia come Arsenico trivalente (As III) che Arsenico pentavalente (As V), ma anche tramite l’aria, le bevande, gli alimenti (principalmente con l’assunzione di pesce, molluschi, crostacei, carne, pollame, alghe e derivati, cereali e derivati, riso e derivati,
verdure).
L’esposizione delle persone all’Arsenico può avvenire anche durante comuni attività come il lavarsi e il nuotare.
Il territorio dell’Alto Lazio, a causa della sua origine geologica, presenta acque sotterranee e superficiali utilizzate per consumo umano con concentrazioni elevate di Arsenico, Fluoro e Vanadio che superano i limiti previsti dalle vigenti disposizioni di legge e gli obiettivi di qualità indicati per le acque potabili.
Gli effetti sulla salute derivanti dell’esposizione cronica all’Arsenico Le problematiche sanitarie e ambientali determinate dall’arsenico sono ben note e sono costante oggetto di studi e ricerche; sul sito on-line di una delle più importanti biblioteche mediche internazionali “PubMed” (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/), digitando “arsenic
drinking water” sono presenti, al novembre 2010, ben 1592
pubblicazioni scientifiche.
L’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.)
(http://monographs.iarc.fr/ENG/Classification/index.php) classifica
l’Arsenico come elemento cancerogeno certo di classe 1 e lo pone in
diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare
con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute.
L’esposizione ad Arsenico attraverso l’acqua destinata a consumo umano
è stata associata anche a cancro del fegato e del colon. Gli effetti
dell’Arsenico sull’epigenoma cellulare potrebbero spiegare i
meccanismi di cancerogenicità di questo elemento e questi effetti
avvalorano la tesi che anche dosi ridottissime di Arsenico possono
esercitare effetti negativi sulla salute.
L’azione cancerogena e pro-cancerogena dell’Arsenico come di altri
metalli è stata finora indagata essenzialmente in ambito
tossicologico, privilegiando lo studio dei meccanismi genotossici
(mutageni) diretti e indiretti (produzione di radicali liberi).
E’ importante sottolineare come la cancerogenesi da Arsenico e da
metalli in genere rappresenti invece un esempio ideale per introdurre
i nuovi modelli “epigenetici” di cancerogenesi, basati
sull’esposizione continua a quantità minimali di agenti
epi-genotossici, in grado di indurre in varie popolazioni cellulari
uno stato di stress genomico persistente e, per questa via, una
condizione di flogosi cronica, con progressiva attivazione di
specifiche pathways cellulari, favorenti la trasformazione del tessuto
in senso neoplastico.
L’ipotesi più accreditata è che l’Arsenico possa agire come promotore
tumorale attraverso la produzione di ROS (Radicali liberi
dell’Ossigeno) e l’attivazione e/o ipersecrezione di citochine
pro-infiammatorie e fattori di crescita.
Tuttavia, l’Arsenico potrebbe esercitare la sua azione cancerogena
anche attraverso meccanismi epigenetici, che determinano
ipometilazione del DNA (la deplezione di gruppi metilici potrebbe
essere dovuta al fatto che l’Arsenico deve essere continuamente
metilato).
I possibili meccanismi di cancerogenicità comprendono: genotossicità
diretta, stress ossidativo,
co-cancerogenesi, inibizione dei sistemi di riparazione del DNA, la
promozione della proliferazione cellulare, ma anche alterazioni della
trasduzione del segnale e alterata metilazione del DNA.
L’assunzione cronica di Arsenico è indicata inoltre da numerosissimi
studi scientifici anche quale responsabile di patologie
cardiovascolari (in particolare della “malattia del piede nero -black
foot disease-“ per compromissione della vascolarizzazione periferica,
infarto del miocardio, ictus, coronaropatie etc.); patologie
neurologiche e neurocomportamentali; diabete di tipo 2; lesioni
cutanee (iperpigmentazione ed ipopigmentazione, cheratosi, melanosi);
disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie
ematologiche.
E’ importante considerare che nel metabolismo dell’Arsenico e quindi
nel rischio di malattia da esposizione all’Arsenico, gioca un ruolo
importante anche la diversa suscettibilità individuale determinata
dalla presenza di particolari polimorfismi che codificano enzimi
coinvolti nel processo di metilazione dell’Arsenico.
Un aspetto emergente e sempre più studiato della tossicità
dell’Arsenico è inoltre quello relativo alla sua azione quale
Endocrine Disruptor (EDCs), termine corrispondente all’italiano
interferente endocrino (IE).
Gli interferenti endocrini (IE) sono un gruppo eterogeneo di sostanze
e miscele di sostanze che interferiscono sul normale funzionamento del
sistema endocrino umano e su quello di molteplici organismi quali:
pesci, foche, uccelli, rettili, anfibi, primati e persino
invertebrati.
L’azione di interferenza endocrina può determinare un aumento o una
riduzione della quantità di ormone prodotta e della sua attività
metabolica e un’azione appunto d’interferenza tra l’ormone e il legame
con i suoi recettori.
Gli interferenti endocrini dotati di potenzialità mimetiche e in grado
di interagire con recettori di membrana e nucleari e, quindi,
direttamente o indirettamente, con i (co)fattori di trascrizione,
modificando l’espressione genica e, nel lungo termine, l’assetto
(epi)genetico di cellule, tessuti, organismi, ecosistemi.
E’ stata dimostrata l’associazione significativa tra l’esposizione ad
elevati valori di Arsenico inorganico e diabete di tipo 2; studi
sperimentali hanno mostrato che l’Arsenico è in grado di inibire la
produzione e secrezione dell’insulina e la tolleranza al glucosio,
nonché di modificare l’attività del recettore nucleare per i
glucocorticoidi.
Altri studi evidenziano come l’esposizione all’Arsenico durante la
gravidanza (questo elemento attraversa la barriera placentare) può
causare dei cambiamenti nell’espressione genica del feto che possono
determinare la comparsa di gravi patologie, anche di tipo
neurocognitivo, nel corso della vita e anche a decenni di distanza
dall’esposizione materna.
E’inoltre estremamente importante considerare la possibile interazione
e sinergia tra le diverse sostanze tossiche e cancerogene che oltre
all’arsenico possono essere riscontrate nell’acqua.
Il Vanadio, il Selenio, il Fluoro, i metalli pesanti ed elementi
radioattivi, i pesticidi, i fitofarmaci, le diossine, i sottoprodotti
della disinfezione dell’acqua per clorazione, batteri, virus,
parassiti, alghe e le microcistine prodotte da particolari tipi di
alghe e cianobatteri (come nel caso del Plankthotrix rubescens,detto
anche alga rossa, presente nel lago di Vico) etc.; tutti questi
elementi possono determinare rischio e danno alla salute con
molteplici meccanismi di interazione ed amplificazione diversi da
quello della sola e semplice sommazione.
Le vigenti disposizioni di legge
Il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001
( http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/Testi/01031dl.htm)
,modificato e integrato con successivo D.Lgs. 27/02, disciplina la
qualità delle acque potabili destinate al consumo umano garantendone
la salubrità e la pulizia. Questo decreto legge, in recepimento della
Direttiva europea 98/83/CE, dal dicembre 2003 ha abbassato il limite
previsto per l’Arsenico nelle acque potabili da 50 a 10 μg/l
(microgrammi/litro), proprio in considerazione della sua
cancerogenicità e dell’evidente rischio per la salute umana.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) fornisce chiare
indicazioni riguardo alla tossicità dell’arsenico nelle acque potabili
ed indica come accettabile e solo in via transitoria, il valore da 1 a
10 microgrammi/litro di Arsenico nelle acque destinate a consumo umano
mentre auspica valori tra lo 0 e i 5 microgrammi/litro come obiettivo
realistico, in considerazione delle attuali problematiche di
dearsenificazione e dell’incertezza relativa al rischio per la salute
umana determinato da esposizioni anche a bassissime concentrazioni di
questo elemento
(http://www.who.int/water_sanitation_health/dwq/gdwq3rev/en/index.html)
.
In Italia le acque di alcune regioni: Lombardia, Toscana, Lazio,
Sardegna, Campania e Trentino presentano elevati valori di Arsenico.
La Regione Lazio sin dal 2003 ha continuamente fatto ricorso
all’istituto della deroga, tuttora vigente, che ha innalzato il limite
previsto dal D. Lgs. 31/2001 da 10 a 50 microgrammi/litro per
l’Arsenico (ma anche i limiti per altri elementi quali: il Fluoro, il
Vanadio, il Selenio) e di fatto ha reso potabili per deroga acque che
in realtà non lo sono.
I periodi di deroga sono concessi perché i gestori presentino ed
attuino piani di rientro mediante idonee tecnologie di trattamento
delle acque captate e/o individuando nuove risorse idriche sostitutive
che permettano di assicurare acque salubri e pulite.
Durante i periodi di deroga dunque devono essere individuate e
realizzate le soluzioni definitive ed efficaci per le problematiche
per le quali la deroga stessa è concessa.
Al momento e dopo anni dal recepimento della Direttiva europea
98/83/CE, nell’Alto Lazio non risulta che sia stata ancora realizzata
alcuna definitiva, efficace e complessiva soluzione per i tutti i
Comuni facenti parte dell’ATO-1 Lazio: tutti i Comuni della Provincia
di Viterbo e il Comune di Bracciano, di Mazzano e Magliano,
appartenenti alla Provincia di Roma.
I controlli sulla qualità e potabilità delle acque
I controlli sulla qualità e potabilità delle acque destinate a consumo
umano sono demandati alle ASL che si avvalgono della struttura tecnica
delle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (A.R.P.A.).
Il D. Lgs. 31/2001 prevede controlli esterni, quelli predisposti
dall’ASL, e controlli interni, sotto la diretta responsabilità dei
gestori degli acquedotti, in modo da stabilire un doppio controllo
(interno ed esterno) a garanzia della qualità e salubrità delle acque.
I controlli relativamente all’Arsenico dosano il quantitativo totale
di Arsenico nelle acque e dovrebbero sempre rilevare ed indicare i
valori di Arsenico anche al di sotto della soglia di 10μg/l.
Il D. Lgs. 31/01 prevede che il giudizio di qualità e di idoneità
d’uso delle acque destinate al consumo umano, fondato sulle risultanze
dell’esame ispettivo e dei controlli analitici, sia emesso dalle ASL
territorialmente competenti.
Il numero dei controlli programmati in situazioni di criticità delle
acque, come previsto all’art. 8 comma 1 del D. Lgs. 31/2001,
dovrebbero aumentare rispetto a quelli effettuati di routine e
dovrebbero essere tali da ”… garantire la significativa
rappresentatività della qualità delle acque distribuite durante
l’anno, nel rispetto di quanto stabilito dall’allegato II ”.
L’informazione alle popolazioni
Le popolazioni sul cui territorio ricadano provvedimenti di deroga
devono essere sempre prontamente avvisate ed informate secondo quanto
previsto dall’ art. 13 comma 11 del D. Lgs. 31/2001 : ” La Regione o
Provincia autonoma che si avvale delle deroghe di cui al presente
articolo provvede affinché la popolazione interessata sia
tempestivamente e adeguatamente informata delle deroghe applicate e
delle condizioni che le disciplinano. Ove occorra, la regione o
provincia autonoma provvede inoltre a fornire raccomandazioni a gruppi
specifici di popolazione per i quali la deroga possa costituire un
rischio particolare.
Le informazioni e raccomandazioni fornite alla popolazione fanno parte
integrante del provvedimento di deroga. Gli obblighi di cui al
presente comma sono osservati anche nei casi di cui al comma 9,
qualora la Regione o la Provincia autonoma lo ritenga opportuno”.
L’informazione deve essere la più ampia e diffusa, deve fornire
consigli comportamentali e indicazioni circa il corretto uso
dell’acqua soprattutto in particolari situazioni e per particolari
gruppi di persone : infanzia, donne in gravidanza e in stato
preconcezionale, malati ed anziani.
A distanza ormai di anni dall’entrata in vigore del D. Lgs. 31/2001
gli abitanti della Regione Lazio, in particolare quelli che risiedono
in aree con caratteristiche geologiche di natura vulcanica come il
territorio dell’Alto Lazio, sono ancora esposti all’assunzione di
acque con valori di Arsenico superiori a 10 microgrammi/litro in
assenza di una efficace e capillare informazione relativamente alle
problematiche sanitarie determinate dall’assunzione di acqua ed
alimenti con elevato contenuto di Arsenico.
Monitoraggio dello stato di salute delle popolazioni
Le popolazioni che vivono in territori, come quello dell’Alto Lazio,
dove le acque presentano valori di Arsenico ben al di sopra degli
obiettivi di qualità e di quanto disposto dalle vigenti normative di
legge, dovrebbero essere sottoposti ad un attento e periodico
monitoraggio del proprio stato di salute anche attraverso studi
osservazionali: in particolare i bambini per le peculiarità del loro
metabolismo e poiché in fase di costante e rapido accrescimento
organico.
Il monitoraggio delle condizioni di salute dovrebbe essere effettuato
con periodiche visite ambulatoriali, con la raccolta dell’anamnesi e
un attento esame obiettivo, e dovrebbe prevedere l’esecuzione di test
mirati alla valutazione del quantitativo di Arsenico e dei suoi
metaboliti nel sangue, nelle urine, nei capelli e nelle unghie delle
persone esaminate. The urine test is the most reliable test for
arsenic exposure within the last few days.
Questi test sono in grado di quantificare l’esposizione all’Arsenico
ma non sono in grado di predire come l’esposizione stessa possa
influenzare lo stato di salute di ogni singola persona e in
particolare di ogni bambino poiché la suscettibilità individuale nei
processi di disintossicazione gioca un ruolo in gran parte sconosciuto
nei suoi meccanismi.
Le soluzioni per la rimozione dell’Arsenico dalle acque
Le acque possono essere depurate dalla presenza dell’Arsenico come di
altre sostanze tossiche.
Sono attualmente disponibili diverse soluzioni tecnologiche, già
operative in Italia e nel mondo, che, con procedimenti e metodiche
diversificate, riescono a riportare nei limiti indicati dal D. Lgs.
31/2001 i valori dell’Arsenico. Le metodiche più utilizzate sono: la
precipitazione, i processi a membrana, i processi di adsorbimento, la
rimozione biologica, i processi a scambio ionico. Tutte queste
tecniche presentano elevate percentuali di rimozione dell’Arsenico che
possono arrivare sino al 99% del totale.
La scelta di una tecnica piuttosto che un’altra, si deve basare sulla
conoscenza delle proprietà dell’acqua da trattare, sulla speciazione
del tipo di Arsenico presente (l’Arsenico può essere presente in forma
trivalente- As III- o pentavalente- As V-), sul numero e sulle
caratteristiche delle fonti di approvvigionamento, sul numero degli
utenti a cui è rivolto il servizio, sulle caratteristiche
dell’impianto, relativamente anche ai costi e alla manutenzione,
sull’eventuale possibilità di ridurre la concentrazione di Arsenico
con la miscelazione di acque prive o con minor contenuto di Arsenico,
sulla minor produzione di fanghi e rifiuti generati dal processo di
depurazione, sulla conservazione delle qualità organolettiche
dell’acqua una volta depurata.
Conclusioni
L’acqua è un elemento fondamentale e prezioso per la vita del pianeta
e di ogni essere umano.
E’ una risorsa non illimitata che va protetta con il risparmio e la
razionalizzazione della sua distribuzione, con la salvaguardia e il
risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per
approvvigionamento di acque potabili, con il miglioramento del sistema
degli acquedotti e della depurazione.
“ Ex aqua salus”. L’accesso e la disponibilità di acque, salubri,
pulite e di qualità, sono le condizioni necessarie ed indispensabili
per vivere in modo sano e per tutelare e proteggere lo stato di salute
di tutte le persone ed in particolare dei bambini.
L’Arsenico presente nelle acque insieme ad altre sostanze tossiche e
cancerogene crea una inaccettabile condizione di rischio e danno alla
salute delle persone e altera l’intero ecosistema.
L’uso delle tecnologie oggi disponibili, insieme ad una sana politica
di trasformazione e controllo di tutte quelle attività industriali ed
agricole, che immettono nell’ambiente Arsenico insieme ad un numero
sempre più elevato di sostanze tossiche e dagli effetti ancora poco
conosciuti, è l’unica, rapida e fattibile soluzione per garantire in
modo compiuto il diritto alla salute e alla vita per tutti.
*
dottor Gianni Ghirga
dottoressa Antonella Litta
dottor Mauro Mocci
per il coordinamento dell’Alto Lazio dell’Isde - Associazione italiana
medici per l’ambiente
(International Society of Doctors for the Environment - Italia)
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