Latina, ecco chi inquina le discariche
E' servita una inchiesta della Procura di Latina e la perizia tecnica di un docente universitario per mettere nero su bianco quanto, su questo territorio, era già noto da tempo: l’inquinamento proveniente dalle discariche ha dei precisi responsabili. Vicario
29 agosto 201016:53
E' servita una inchiesta della Procura di Latina e la perizia tecnica di un docente universitario per mettere nero su bianco quanto, su questo territorio, era già noto da tempo: l’inquinamento proveniente dalle discariche ha dei precisi responsabili. Le istituzioni, prima di tutto. Poi chi gestisce i bacini e ritiene di doverne fare un business a tutti i costi. Anche a spese di chi vive sul territorio di Borgo Montello e, in termini più ampi, di una intera area la cui vocazione principale, quella agricola, è stata definitivamente sepolta da indicibili compromessi politici. Perché di questo si è trattato. Lo ha messo nero su bianco il professor Rodolfo Napoli, il super consulente incaricato dalla Procura di Latina, di redigere una perizia sullo stato delle discariche. Il professor Napoli, nel documento messo a disposizione del Pm Giuseppe Miliano e arrivato in Procura nei giorni scorsi, non ha dubbi sui responsabili: Ecoambiente ma, in modo più ampio e diretto, il Comune di Latina, la Provincia e la Regione. Tutti per una sola specifica ragione: non hanno voluto vedere, non hanno voluto risolvere, non hanno cercato alternative concrete. Perfino l’Arpa Lazio non avrebbe fatto tutto il possibile, secondo il professor Napoli. Le ragioni sono le più disparate. Il bacino denominato «s zero», per esempio. L’area sotto la quale sarebbero stati interrati dei fusti tossici sulla quale, secondo il perito «il Comune di Latina non ha messo in atto alcun mezzo per controllare il contributo del bacino al fenomeno dell’inquinamento». O peggio ancora la posizione di Ecoambiente a cui il docente universitario riconosce di avere messo in piedi delle soluzioni che però, negli anni, non hanno offerto alcuna garanzia al territorio e all’ambiente. Lo dice chiaramente il professor Napoli che nella perizia, a proposito del percolato parla senza mezzi termini: «Nel progetto di raccolta della società - spiega il docente - era previsto un emungimento di percolato pari a 100mila metri cubi dal corpo della discarica», il risultato dello studio parla chiaro: «Oggi - si legge nella perizia - per quanto riguarda la raccolta del percolato durante l’abbancamento dei rifiuti nei bacini realizzati all’interno del polder... risulta che le quantità smaltite da Ecoambiente per unità di rifiuti abbancato sono meno della metà di quelle smaltite da Indeco, ovviamente a parità di apporti meteorici». L’altra metà di percolato, probabilmente, finisce nelle falde acquifere. Ecco perché, secondo il professor Napoli, «In conclusione per quanto riguarda l’attività di bonifica i mezzi impiegati da Ecoambiente per controllare il contributo dei bacini s1, s2, s3 al fenomeno di inquinamento possono ritenersi parzialmente sufficienti per quanto riguarda la fase progettuale ma non sono stati impiegati correttamente: il che ne ha vanificato l’efficienza». La perizia nelle mani di Miliano spiega le «omissioni» da parte degli enti pubblici coinvolti nella gestione dei rifiuti e le responsabilità di tutti gli attori coinvolti nella vicenda che hanno violato le precise indicazioni del decreto ministeriale 471/99 che offre indicazioni precise: «Nei siti sottoposti ad interventi di messa in sicurezza permanente - spiega il decreto - possono restare stoccati solo i rifiuti presenti nel sito stesso che costituiscono la fonte inquinante e i residui originati dal loro trattamento». A Montello, alla Ecoambiente, invece hanno continuato ad abbancare rifiuti generando veleno. Ogni giorno.
Daniele Vicario La provincia
http://www.dimmidipiu.it/stories/Cronaca/14821_latina_ecco_chi_inquina_le_discariche/
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