Domenica 11 Luglio 2010 Il messaggero
di CHRISTIAN CAPUANI
Soddisfazione per gli automobilisti (e per i loro legali) che si sono visti accogliere i primi 50 ricorsi, l’intenzione di ricorrere in appello per l’amministrazione comunale di Sezze. Sentimenti contrapposti quelli che emergono a qualche giorno di distanza dalle sentenze emesse dal giudice di pace contro le multe elevate a partire dal maggio 2009 tramite gli autovelox sulla Monti Lepini. Il giudice di pace Adelaide Ferrante, accogliendo le numerose osservazioni prodotte dal consulente tecnico d’ufficio Mario Carlo Tesei nella sua perizia sugli autovelox, sembra aver spianato la strada ai ricorsi ancora in giacenza, che ammontano a più di 1.200 (mentre quelli inviati in prefettura sono circa 2.500). «Una sentenza impeccabile - la definisce l’avvocato Luigi Di Palma, che assieme al collega Tonino Centra aveva preparato il ricorso del signor Santoro, a cui il giudice di pace di Sezze ha dato ragione - che ha accolto tutti i punti e le difformità segnalate dal consulente tecnico».
La motivazione principale con cui il giudice Ferrante ha dato ragione ai ricorrenti è legato alla mancanza agli atti dell’ordinanza che fissa in 70 chilometri orari il limite di velocità sul tratto della Monti Lepini dove erano collocati gli autovelox: l’atto dell’Anas, risalente al 1978, non è presente negli archivi dell’Astral, responsabile della strada. «Il giudice ha ritenuto questa motivazione sufficiente per far ritenere viziato il procedimento d’installazione degli autovelox. In più l’ha considerata assorbente di tutti gli altri elementi sollevati nella perizia» sottolinea l’avvocato Di Palma.
Ma intanto il Comune di Sezze, come anticipato dal comandante della polizia locale Lidano Caldarozzi, sembra intenzionato a fare ricorso in appello (in tribunale) contro le sentenze del giudice di pace. L’amministrazione promette di produrre la contesta ordinanza dell’Anas. Ma le contestazioni al procedimento di installazione degli autovelox non si limitano alla vicenda dei limiti di velocità: la non conformità della segnaletica, l’altezza a cui erano collocate le apparecchiature, la natura dell’utenza elettrica (un’utenza privata) utilizzata per alimentare il funzionamento dei rilevatori di velocità. «Mi auguro che l’amministrazione comunale, che ovviamente deve tutelare la sua posizione, valuti in modo ponderato la possibilità di ricorrere in appello - sottolinea l’avvocato Di Palma - perché questo significherebbe lasciare nell’incertezza chi ha fatto ricorso».
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