L'INCHIESTA
Sisma e prevenzione, l'accusa di Boschi
"Quel verbale fatto dopo la tragedia"
Interrogato a ll'Aquila il presidente dell'Ingv: "Un falso della Commissione Grandi Rischi"
di GIUSEPPE CAPORALE
L'AQUILA - C'è una prova "chiave" - secondo i magistrati della procura dell'Aquila - che dà corpo alla "negligenza fatale", "l'imprudenza e imperizia" dei vertici della Protezione civile nella tragedia del terremoto, prima della scossa mortale del 6 aprile. Ovvero, durante lo sciame sismico che fece tremare per tre mesi, quasi ogni giorno, la città. Una prova che ora è raccolta nel fascicolo d'indagine (aperto dai magistrati Alfredo Rossini e Fabio Picuti) per "omicidio colposo". Tra le carte, oltre alle ricerche scientifiche che "annunciavano" da anni il terremoto aquilano, i rapporti sugli edifici che "segnalavano" (con tanto di numero civico) quali palazzi in caso di sisma sarebbero venuti giù - come il censimento sulla vulnerabilità del patrimonio edilizio pubblico, pagato quasi centomila euro proprio dalla Protezione Civile e nel quale era evidenziata anche la Casa dello Studente - ci sono diversi interrogatori. Interrogatori fino ad oggi coperti da segreto.
Già, perché tutti i componenti della Commissione Grandi Rischi (organo tecnico-scientifico della Protezione Civile) che, secondo gli inquirenti, cinque giorni prima del terremoto tranquillizzarono la popolazione (e che adesso sono indagati per "omicidio colposo"), sono già stati ascoltati dagli agenti della squadra mobile dell'Aquila. Nei mesi scorsi, infatti sono stati interrogati come "persone informate sui fatti", Franco Barberi (presidente vicario della Commissione al cui vertice c'è Guido Bertolaso), Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Mauro Dolce e Claudio Eva. Ma l'interrogatorio "chiave" è stato quello reso da Enzo Boschi, presidente dell'Ingv.
E' stato lui a raccontare alla Polizia che ci fu un "falso" nella stesura del verbale della riunione della Commissione Grandi Rischi all'Aquila. Un "falso" in quanto il verbale fu redatto solo dopo la tragedia. Cinque giorni dopo, quindi. La firma su quel documento, datato 31 marzo, fu chiesta a Boschi da Mauro Dolce (capo dell'ufficio rischio sismico della Protezione Civile) proprio il 6 aprile, quando L'Aquila era già crollata, nel pieno del caos di tendopoli, vigili del fuoco e centinaia di persone sotto le macerie. Questo ha raccontato Boschi agli agenti della squadra mobile. Precisando che "convocare una riunione della Commissione Grandi Rischi, chiamata a valutare un'emergenza, e non stendere nell'immediato un verbale equivale a non farla...". E per la prima volta - invece di stendere un verbale - si decise di fare una conferenza stampa per "rassicurare la popolazione" alla quale "io non venni invitato", ha messo sempre a verbale Boschi davanti agli inquirenti. A quell'incontro con la stampa locale De Bernardinis e Barberi (quest'ultimo consulente della Protezione Civile) rassicurarono la popolazione: "La comunità scientifica conferma che non c'è pericolo, perché c'è uno scarico continuo di energia; la situazione è favorevole".
La riunione della commissione durò meno di sessanta minuti. "Una seduta del genere - ha aggiunto nella sua deposizione il presidente dell'Ingv - fatta con serietà, dura almeno alcune ore. Figuriamoci se si fosse voluto davvero capire la vicenda aquilana, prendendo in esame tutte le ricerche e i parametri geologici e scientifici. Sarebbe durata ore...". Invece, andò tutto diversamente. "L'Ingv - ha spiegato Boschi alla Polizia - ha sempre fatto il suo dovere, inviando alla Protezione Civile tutte le informazioni utili sullo sciame sismico ed evidenziandone la pericolosità. Non spetta ai sismologi prendere decisioni su evacuazioni o stato d'allerta...". E' nei compiti della Protezione Civile, dice la legge.
(07 giugno 2010)
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