Latina Oggi http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/29_11_2009/pag07latina.pdf
Domenica 29 Novembre 2009 Latina 7
DIETRO LA DISCARICA DI BORGO MONTELLO UNA RAGNATELA DI INTERESSI CHE VIENE DA MOLTO LONTANO FUSTI, PRIME PROVE
Dopo gli scavi altri elementi a supporto della presenza di rifiuti tossici
LA polizia provinciale non si sbottona, la Procura tiene il riserbo più stretto e l’Arpa si muove con i piedi di piombo, Nella melma scura che copre i segreti della discarica di Borgo Montello qualcosa, però, si muove lo stesso. Ci sono le prime tracce concrete della presenza di fusti tossici sotto al sito di stoccaggio di immondizia più grande della provincia. E ci sono buone possibilità che lì siano finiti perché ce li ha portati la camorra, come raccontato dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, tredici anni fa senza che alcuno, fino ad agosto 2009, andasse a verificare l’attendibilità delle sue osservazioni. Siamo di fronte allo schema classico del traffico illegale di rifiuti tossici, collaudato con le drammatiche conseguenze che si conoscono in vaste zone della Campania.
E, in fondo, era forse inevitabile che accadesse anche a Latina, considerata feudo dei casalesi già alla fine degli anni 80. E’ il periodo in cui comincia l’esilio di Ernesto Bardellino a Formia, il periodo in cui comincia a costituirsi la cellula di Ettore Mendico a Castelforte e l’epoca in cui i fratelli Carmelo e Venanzio Tripodo rialzano la testa e riprendono la fornitura di armi ai casalesi nonché la copertura di qualche latitante. E’ allora che a Borgo Montello, proprio a ridosso della discarica, arrivano gli agricoltori di Casal di Principe e sono già molto ricchi quando si presentano in questa landa di piccole e piccolissime aziende a conduzione familiare, fatte da ex coloni. Pure loro, i fattori casertani, sgobbano sulla terra, però vanno in giro con certe macchine che i coltivatori diretti di Montello non possono prendere neppure a rate. Difficile comunque contrapporsi a questo stato di cose, anzi fino a due giorni fa a Montello era persino complicato mettersi a parlare al bar dei «problemi di camorra».
Per non dire dei fusti tossici. L’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente ha cominciato a scavare all’inizio dell’estate grazie ai soldi messi a disposizione dalla Regione Lazio e alla caparbietà dell’assessore all’ambiente, più l’insistenza di un consigliere regionale di Latina, Fabrizio Cirilli. Il quale per cinque anni ha cercato il rapporto dell’Enea che dieci anni fa parlava della presenza di masse ferrose dentro al sito S0. E quando finalmente il documento è saltato fuori dai cassetti del
Comune e della Provincia, dove era stato dimenticato, c’è stata finalmente la prima vera prova che fusti tossici fossero stati interrati dentro ad una discarica che all’epoca era addirittura comunale. Mancati controlli.
Di questo si è trattato. Però qualcuno deve aver girato la faccia dall’altra parte se, come ha detto Carmine Schiavone, per entrare a Montello si pagava « a carico».
Adesso questa vecchia storia comincia a sollevare tutta la polvere sotto la quale era stata sepolta.
La polizia provinciale ha raccolto anche dichiarazioni di fonti confidenziali. E intanto l’Arpa continua a scavare dopo aver fornito le prime conferme circa la presenza di masse non giustificabili
dentro il vecchio sito S0 ma anche in altri punti ben identificati.
Una coincidenza di cronaca vuole che proprio in questi giorni sia stato arrestato quello che già nel 1996 veniva indicato da Carmine Schiavone come «l’uomo dei casalesi a Latina», Michele Coppola. Ecco cosa è scritto nel verbale del pentito: «Michele Coppola, da me e da Sandokan (ovvero Francesco Schiavone, ndr) sistemato qui a Latina in quanto si era sposato e non aveva una casa.
Lo piazzammo lì e gli passavamo tre milioni al mese dalla cassa dei clan». Michele Coppola nel 2005 venne assolto alla fine del processo Spartacus e questo probabilmente gli ha consentito di restare indisturbato a Montello con la sua terra, le sue macchine e l’allure criminale che intimorisce
gli altri abitanti della zona. Nei prossimi giorni gli investigatori incaricati dalla Procura potrebbero procedere ad un ulteriore sopralluogo a Montello, ma la conferma definitiva potrà arrivare solo in seguito alla prima analisi approfondita sui punti definiti «critici». E’ una corsa contro il tempo perché intanto i rifiuti tossici insistono sulla falda.
Ma è anche una sfida al passato, alle verità nascoste, ai fascicoli ignorati e ai rapporti spariti.
Graziella Di Mambro
Quello dei fusti tossici è uno dei misteri più insidiosi della discarica di Montello
MANI DELLA CAMORRA
IL RILANCIO DI ANNI ‘90
IL Partito Democratico, Libera, Legambiente e molte associazioni della zona da anni chiedono che sia fatta luce sull’u so distorto della discarica di Montello (o di una parte
dei siti).
Ma è solo per caso che si arriva ai fusti: un atto del voluminoso fascicolo del processo «Anni 90» conclusosi a luglio scorso contiene le dichiarazioni di Carmine Schiavone che confermano ciò che gli abitanti e alcune forze politiche e sociali hanno s e m p re t e m u t o .
Se il dibattimento di « Anni 90» fosse r i m a s t o in ombra come è stato nel c o r s o delle prime udienze, forse gli scavi a Borgo Montello non sarebbero mai neppure cominciati.
11600 fusti contenenti materiale inquinante trovati in area mazzocchio nel 1996 che fine hanno fatto?
RispondiEliminaLo abbiamo chiesto più volte, senza risposta.
RispondiEliminalo avete chiesto a Tombolillo?
RispondiEliminamiccia
Anche pubblicamente
RispondiEliminae che ti ha risposto? scommetto che è tutto a posto! Non li votiamo piu'. Tanto sono uguali a Mochi, non c'è differenza!!!
RispondiEliminamiccia
Al contrario. E' stato chiesto agli enti competenti (presenti) di indagare.
RispondiEliminama qualcuno ha chiesto di sondare il terreno sul quale erano depositati i fusti? è risaputo che in aree industr. non sono pochi quelli seppelliscono i rifiuti!
RispondiEliminanon solo l'ho chiesto ma l'ho anche proposto al comitato.
RispondiEliminaCi dovrebbe essere un fascicolo con altri incartamenti sul caso 11600 fusti, chiedi al Sindaco la documentazione allegata al ritrovamento e relative indagini nonchè l'esito della Commissione Parlamentare d'Inchiesta dell'epoca, oppure la relazione della Camera dei Deputati Senato della Repubblica.
RispondiEliminaLo farò grazie.
RispondiEliminaLo farò grazie.
RispondiElimina