Assalto alla biomassa del pianeta
Martedì 01 Settembre 2009 07:51 Ecoportal
Esiste una grande disputa industriale tra le grandi imprese
biotecnologiche, che riguarda l'appropriazione della maggior quantità
possibile di biomassa del pianeta, che, senza dubbio, non è né
abbondante né facilmente convertibile in agenti chimici, plastici e
combustibili rinnovabili ed, ancor meno, sufficiente ad esaudire tutti
i propositi previsti.
Mentre cento delegati si riuniscono nella Sesta Conferenza Annuale di
Biotecnologia e Bioprocesso Industriale nel Palazzo dei Congressi di
Montreal, un gruppo di ONG – Gruppo ETC, Greenpeace e Biofuelwatch –
si sono unite per una conferenza stampa allo scopo di avvertire che le
nuove energie “verdi” dell'industria biotecnologica sono poco meno che
propaganda, che i governi non dovranno incrementare i sussidi a queste
imprese e che la materia prima su cui si fonda questa industria –
chiamata, in termini generali, “biomassa” - non è né abbondante, né
convertibile in agenti chimici, plastici o combustibili rinnovabili.
Jim Thomas, investigatore del Gruppo ETC, ha affermato che dietro il
sottile velo verde dell'”energia pulita” e dei “plastici rinnovabili”,
si nasconde un'enorme disputa industriale che coinvolge le imprese
biotecnologiche, nell'intento di appropriarsi della maggior quantità
possibile di biomassa del pianeta: “Il controllo che esercitano i
giganti genetici sulle componenti più piccole della vita, come il DNA,
è diventato sempre più rapido e sofisticato con l'investimento di
mille milioni di dollari in nuove tecnologie, come la metagenomica e
la biologia sintetica. Il s5% della cosiddetta biomassa mondiale – di
tutti i tipi, compresi vegetali, boschi, residui ed altre fonti di
biomassa – è stata già messa in commercio... L'industria è interessata
al restante 75%.
La ricerca di maggiori quantità di cellulosa vegetale – il materiale
organico più abbondante della terra – farò in modo che le riserve
naturali diventeranno terre da nulla. Da tre anni molte organizzazioni
non governative avvertono che la domanda di etanolo di mais provocherà
un aumento dei pressi degli alimenti. Abbiamo ragione. Ora lanciamo
l'allerta su questo accaparramento massiccio della biomassa, che avrà
conseguenza altrettanto devastanti per la gente – specialmente nei
paesi del Sud, perchè è qui che le compagnie andranno a cercare
materia prima quando finirà o non potranno più cercarla nei loro
paesi”.
Rachel Smolker di Biofuelwatch, che ha sede nel Regno Unito, sfida le
compagnie presenti alla conferenza BIO a porsi la domanda findamentale
“Esiste abbastanza biomassa nel mondo per tutti i propositi previsti?
La risposta è ovviamente un 'no'”. Parla dei mezzi e dei modi di
utilizzo della biomassa da parte dei governi e dall'industria per
argomentare la sua tesi: gli USA hanno adottato una meta di produzione
di 36 mila milioni di galloni di biocombustibile all'anno per il 2022,
giustificandosi con la presenza di 300milioni di tonnellate di
biomassa disponibili. Secondo quanto affermato da alcune analisi, per
ottenere un risultato del genere bisognerà colpire l'80% della
biomassa disponibile in terre agricole, boschi e pascoli. E questa è
solo una delle mete previste.
La forza aerea statunitense pretende di sostituire il 25% della sua
domanda di combustibile con biocombustibile, e l'industria aerea
commerciale sta ricalcando i suoi passi. L'industria chimica ha come
obiettivo sostituire il 10% della sua materia prima in biomassa. La
maggior parte, il 70% dei sussidi, delle politiche di sostegno alle
energie rinnovabili – principalmente per l'elettricità ed il
riscaldamento – si traducono in un consumo contemporaneo di biomassa e
carbone o altre tecnolgie di biomassa. La combinazione dei diversi
obiettivi è insostenibile, specie nel contesto della necessità di
sfamare una popolazione sempre crescente, un ecosistema in declino e
la degradazione di terre ed acqua.
Eric Darier, direttore di Greenpeace Quebec, ha esortato i governi e
gli investitori privati a fare attenzione ad i loro contatti con le
imprese biotecnologiche ed a non seguire passivamente “il treno
dell'innovazione”:”Abbiamo bisogno di appoggiare ed applicare il
principio precauzionale riconosciuto dalla legislazione internazionale
e valutare l'intero ciclo vitale delle tecnologie proposte prima di
dichiararle 'verdi'”. Darier denuncia la mancanza di partecipazione
pubblica nei dibattiti sulla biotecnologia. “La società richiede una
valutazione strategica completa di ciascuna tecnologia durante il suo
sviluppo. Se non lo facciamo, dovremmo subirne le conseguenze tra
decenni, come stiamo subendo oggi le conseguenze dell'uso di prodotti
chimici e pesticidi”.
www.ecoportal.net
Grupo ETC / Greenpeace / Biofuel Watch
www.etcgroup.org
http://www.asud.net/index.php?option=com_content&view=article&id=792&Itemid=39
Traduzione di Maddalena Natalicchio
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