Pontinia e i posti di lavoro
Tante persone che evidentemente ignorano storia, caratteristiche, potenzialità del territorio comunale di Pontinia, hanno espresso pareri e notizie che lasciano perplessi.
Cominciamo dall’occupazione verso la quale 2 impianti, uno con 20 posti di lavoro, l’altro con 30 potrebbero risolvere il problema occupazionale della nostra provincia (che perde invece migliaia di posti l’anno) o del nostro comune, per un periodo che non potrà andare oltre (secondo quanto dichiarato dai suoi promotori) 12 o 15 anni.
Attuare la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani nel nostro comune produrrebbe una ventina di posti di lavoro.
Adottare l’energia naturale e rinnovabile (quella vera non quella che la legge definisce assimilata con un concetto sanzionato dalla comunità europea perché nasconde la verità), cioè l’energia solare produrrebbe in provincia oltre mille nuovi posti di lavoro (vedere la Germania) con una ricaduta nel comune di Pontinia oltre 50 nuovi posti di lavoro l’anno e non per 15 anni.
Evidentemente investire nell’energia rinnovabile produrrebbe molti più posti di lavoro.
La storia di Pontinia è una serie di industrie venute dal nord che hanno lasciato, dopo e durante la chiusura della cassa del mezzogiorno, impianti più o meno inquinanti, ruderi e problemi.
Dall’ex Mira Lanza, alla Frine Fashion, alla Prefabbricati, alla Metalca, solo per citare alcuni casi che hanno aperto per qualche mese o anno, qualcuno facendo profitto anche magari con la compiacenza oppure con il mancato controllo di qualche funzionario pubblico.
Queste aziende che evidentemente avevano poca attinenza con il territorio non hanno portato indotto, né tecnologie, ma appunto, impianti da smantellare.
O come segnalato nell’incontro con Angelo Bonelli, nel giugno 2005 nella sua prima visita a Pontinia quand’era assessore regionale prima di diventare capogruppo alla Camera dei Deputati, deposito di fusti interrati con non si sa quale sostanza.
Entrambi questi impianti decantati, con gli impianti simili ubicati in altre zone d’Italia, non hanno portato indotto, né creato un’economia vera.
Senza contare che le aziende agricole comunali, quelle che sono rimaste nonostante tante promesse, di aziende o dei soliti politici poi scomparsi come neve al sole, non hanno molti ricordi favorevoli di aziende venute dal nord che hanno trascinato nel loro fallimento (come la Parmalat per esempio) anche i risparmi di una vita o di precedenti generazioni.
Verso le magie, le proposte allettanti, i decantati posti di lavoro che esistono solo nella campagna elettorale di qualche politico improbabile a Pontinia hanno imparato a rispondere con un sorridente “eccone un altro” oppure con “abbiamo già dato”.
Non si tratta di rifiutare posti di lavoro, quindi, ma di chiedere impianti, aziende, iniziative che diano le risposte alle esigenze del territorio, migliorino le aziende e le attività che, nonostante tutto, ancora continuano, che possano essere realizzate nel rispetto della programmazione.
Pontinia 15 febbraio 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
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