Una lista per il bene comune alle elezioni provinciali?
I cittadini alle prese con i problemi reali della provincia guardano con perplessità le trattative in vista delle prossime elezioni provinciali di giugno.
Problemi irrisolti da decenni sembrano lasciare il passo al solito ballo delle candidature, alleanze, poltrone creando un solco incolmabile tra questa antipolitica e questioni irrinunciabili, quali:
- gestione dell’acqua pubblica;
- gestione dell’intero ciclo dei rifiuti;
- infrastrutture necessarie;
- efficienza dei servizi pubblici ed amministrativa;
- sanità pubblica;
- scuola, formazione e informazione;
- occupazione;
- energia naturale e rinnovabile;
- ambiente, agricoltura, turismo.
Tutti aspetti di cui l’amministrazione provinciale dovrebbe essere la protagonista e la coordinatrice di un sentire comune, di un obiettivo condiviso, il bene comune appunto, allontanando squallidi tentativi di speculazione.
Invece i cittadini avvertono un crescente conflitto tra le varie istituzioni come se ci potesse essere una che, anziché difendere la comunità, possa propendere per gli interessi, siano essi di parte o aziendali o privati.
Una gara, non sappiamo se tra poveri o ricchi, alla ricerca del guadagno individuale mentre l’occupazione da diversi anni registra la perdita di migliaia di posti di lavoro l’anno, aumento dei servizi pubblici con percentuali non solo di gran lunga all’inflazione, ma, in molti casi, del 2/3/400%.
Stranamente continuano invece ad aumentare o comunque a rimanere stabili i costi dei beni di prima necessità, delle case, manca l’edilizia pubblica economica e popolare, tranne qualche raro caso.
Le uniche continue richieste continuano ad essere di centri commerciali e di impianti bocciati dalla situazione mondiale ed europea che non risolvono i problemi, ma anzi li amplificano.
Inceneritori, centrali a turbogas, biomasse nonostante gli studi, indagini epidemiologiche, casi crescenti di tumore e malattie gravi da essi originati o aggravati, in contrasto addirittura alle indicazioni di statisti ed economisti di valore mondiale che indicano altre strade.
Il tutto ovviamente trascurando gli unici metodi che possono avere un futuro, cioè risolvere il problema, senza alimentare emergenze che, a volte, sembrano create apposta per finanziare opere inutili e devastanti.
Quindi raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, trasporto pubblico, messa in sicurezza di strade, incroci, energia naturale e rinnovabile con l’ambiente, l’agricoltura di qualità e finalmente un piano turistico collegato alla storia, alle caratteristiche per valorizzare i tanti aspetti positivi.
Ce la farà la provincia di Latina a diventare più che l’espressione di tante, troppe, classifiche negative, una provincia attenta, solidale, economicamente sostenibile, con investimenti mirati e all’avanguardia nelle soluzioni in difesa dei diritti civili e sociali?
Saprà indicare la giusta programmazione in modo da evitare le tensioni sociali create dalla gestione dell’acqua, dai progetti incompatibili con il territorio come turbogas, maxi-biomasse, inceneritori?
Oppure la programmazione sarà fatta da estenuanti giudizi e ricorsi in tutti i tribunali civili, penali, amministrativa?
Vinceranno finalmente il buon senso comune oppure chi ha avvocati migliori?
Pontinia 18 gennaio 2009 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
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