sabato 29 novembre 2008

a proposito della centrale a biomasse di Pontinia

http://www.altracitta.info/images/stories/Ambiente/Rifiuti/impianto%20a%20biomasse.pdf
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Lo scopo finale del WWF è fermare e far regredire il degrado dell’ambiente naturale del nostro pianeta e contribuire a costruire un futuro in cui l’umanità possa vivere in armonia con la natura.
A proposito della centrale a biomasse progettata nel comune di Pontinia Il WWF non si oppone in maniera acritica e ideologica ad una centrale che usi combustibile
alternativo a quello di origine fossile, anzi ha sempre sostenuto il passaggio alle fonti rinnovabili assimilando ad esse anche il risparmio e l’efficienza energetica. Non capisce, comunque, ritenendola ingiustificata, questa espansione del mercato dell’energia che non si adegua alle necessità, ma sovradimensionandosi comporta un consumo eccessivo di territorio e di risorse fino a far nascere, nel caso dell’uso di biomasse, una competizione tra il territorio per l’energia e territorio per il cibo. In provincia di Latina è plateale questa tendenza dell’imprenditoria del settore con i progetti delle centrali a turbogas di Aprilia e di Pontinia e, in
quest’ultima città, di una centrale a biomasse.
Per quanto riguarda la strategia della combustione delle biomasse, la prima regola in assoluto è quella di bruciare solo legno vergine e secco, cioè legno trattato soltanto meccanicamente.
In assenza di linee guida nazionali, da tempo sollecitate dal WWF, occorre riferirsi al DPCM 8.3.02, che ha apportato un importante cambiamento in quanto considera come combustibile, oltre alla legna tal quale (come intesa dall’abolito DPCM 02/10/95), anche altro materiale che in precedenza era considerato e classificato dal D.M. 05/02/98 n°72 come rifiuto non pericoloso.
In particolare, secondo il D.P.C.M. 08/03/02 si definiscono come biomassa combustibile le seguenti categorie:
1. Materiale vegetale prodotto da coltivazioni dedicate;
2. Materiale vegetale prodotto da trattamento esclusivamente meccanico di coltivazioni agricole non dedicate;
3. Materiale vegetale prodotto da interventi selvicolturali, da manutenzioni forestali e da potatura;
4. Materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di legno vergine e costituito da cortecce, segatura, trucioli, chips, refili e tondelli di legno vergine, granulati e cascami di sughero vergine, tondelli, non contaminati da inquinanti, aventi le caratteristiche previste per la commercializzazione e l’impiego;
5. Materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di prodotti agricoli, avente le caratteristiche previste per la commercializzazione e l’impiego.
Rimangono esclusi gli scarti di lavorazione del legno trattato.
Inoltre, nel caso in cui si utilizzi legna in pezzi, la caratterizzazione merceologica del prodotto è la legna da ardere e può essere quindi commerciata da utilizzatori del bosco iscritti alla Camera di Commercio come produttori di legna da ardere.
La strategia corretta delle dimensioni delle caldaie è quella di forni di piccola taglia perchè l’impianto si localizza dove si genera la biomassa e si evitano i trasporti e le importazioni da altre regioni o addirittura dall'estero. Assolutamente è da evitare l’importazione di legna dai Paesi in via di sviluppo che incentiverebbe ulteriormente la deforestazione in atto abbassando notevolmente il tenore di vita delle popolazioni locali..
Occorre dimensionare bene l'autonomia delle forniture che deve essere coperta in poche decine di chilometri di raggio (anche il petrolio per i veicoli di trasporto, e non solo, fra qualche anno finirà e comunque sarà estremamente costoso). Questa pianificazione del rifornimento di energia rinnovabile locale di biomasse (scarti sottobosco, segherie, silvicoltura dedicata, residui agricoli, etc) è la cosa più importante e difficile
perchè il territorio per l'energia entra in competizione col territorio per il cibo. Non si può non far notare che in qualche mese il prezzo del grano si è raddoppiato e quello dei prodotti alimentari in genere continua ad aumentare da mesi molto di più dell’inflazione, tanto che si parla ormai apertamente di Agflazione (inflazione
generata da costi dei prodotti per l’alimentazione umana ed animale).
Per la combustione occorre dedicare particolare attenzione agli scarti di mobilifici, all'erba e alle siepi verdi, alle potature delle viti e dei frutteti non di agricoltura biologica. Questi ultimi sono trattati da dieci a quindici volte con fitofarmaci, in prevalenza idrocarburi clorurati, i quali se bruciati in presenza di sostanze
organiche, sia in modo controllato, vedi inceneritori, che incontrollato, vedi fuochi all'aperto o piccoli forni, possono emettere diossine. A questo proposito in Trentino ci sono state recentemente due sentenze di condanna di agricoltori colti a bruciare potature considerate nel dispositivo rifiuti a tutti gli effetti.
Per la biomassa di scarto come le potature, non va scartata l’opzione del compostaggio perchè durante il processo anche i residui dei fitofarmaci e dei diserbanti sono degradati e non, come nella combustione, trasformati in diossine, inquinanti e CO2. Il compost salvifica il terreno che è in buona parte già
desertificato per mancanza di humus (meno del 2%) dovuto all'uso decennale di concimi chimici.
L'organizzazione della raccolta delle potature può avvenire tranquillamente usando i Centri Ecologici per la Raccolta Differenziata (CERD) comunali ampliati, o CERD dedicati con cippatura periodica e conferimento ai centri di compostaggio. Il cippato da potatura è molto ricercato dai centri di compostaggio. Sarebbe opportuno
obbligare al conferimento i produttori di potature, che ormai non sono più contadini a ciclo chiuso ma imprenditori a ciclo aperto di un'industria intensiva normalmente monoculturale.
Il WWF, quindi, propone di puntare su filiere corte di produzione locale, sul modello dei distretti agroenergetici, con impianti tarati sulle reali disponibilità della risorsa in loco per evitare che il consumo energetico del trasporto sia maggiore della produzione ed in modo che le eccedenze energetiche prodotte
entrino in rete in modo più diffuso e quindi più sicuro.
L’associazione chiede che per ogni progetto per colture bioenergetiche su estensioni superiori a 100 ettari venga fatta la valutazione di impatto ambientale per valutare i rischi di erosione, di riduzione della biodiversità, di aumento della diffusione di malattie delle piante a causa della semplificazione operata, causati dal prelievo dei residui forestali a scopo energetico che potrebbe impoverire eccessivamente i suoli. Il tutto coinvolgendo le comunità locali.
L’impianto che si sta progettando a Pontinia va in direzione opposta a quanto sopra affermato. Si parla, infatti, di 22 MW elettrici ottenuti bruciando 275 mila tonnellate di legno vergine prodotto in un’area molto ampia intorno al sito. Tale produzione necessiterebbe di oltre 16.000 ettari di terreno agricolo, se risponde al vero quanto affermato nella relazione tecnica allegata al progetto secondo la quale un ettaro di pioppeto rende 17 tonnellate all’anno di legna. Considerando l’estensione dell’intero territorio comunale che si aggira sui 12.000 ettari si evince che il progetto non risponde alla prima delle condizioni di un impianto
ecosostenibile, in collegamento armonico e stretto con la realtà locale. La produzione, poi, di tanta biomassa, se a coltivazione forzata convenzionale, ha bisogno di acqua e protesi chimiche pesanti e questo porterà ulteriormente a confliggere con le necessità dell’agricoltura sana destinata all’alimentazione. E’ da notare che la provincia pontina è spesso in difficoltà per la carenza di acqua.
Non prendiamo nemmeno in considerazione la possibilità di bruciare nell’impianto del Combustibile Da Rifiuti (CDR); le comunità della provincia, in contrasto con quanto auspicano certi amministratori, sono consapevoli dei rischi sanitari cui andrebbero incontro e si mobiliterebbero per garantire un ambiente sano per le proprie famiglie.
Il WWF, quindi, non si oppone a una centrale a biomasse, e quindi alternativa all’uso dei combustibili fossili, bensì contesta le carenze di questo progetto, le sue dimensioni assolutamente fuori scala, la scarsa considerazione del pregio dei terreni della ex palude che verranno certamente sottratti all’agricoltura per la
produzione della biomassa necessaria ad alimentare l’impianto stesso.
Roma, 25 agosto 2007 Il Presidente del WWF- Lazio Raniero Maggini

altre informazioni sulla centrale a biomasse
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2008/07/turbogas-e-biomasse-oggi-commissione.html
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2008/07/osservazioni-centrale-biomasse-turbogas.html

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