Spesso l’Italia in generale e nella provincia di Latina in particolare si va contro corrente. Dobbiamo ridurre le emissioni perché il pianeta si sta autodistruggendo? Non fa niente aumentiamole con inutili e dannose centrali a turbogas in una regione che produce il doppio dell’energia che consuma. I petrolieri, gli economisti invitano a puntare sull’energia rinnovabile creando decine di migliaia di posti di lavoro? Noi usiamo il gas che importiamo e che si esaurirà in 50 anni creando centrali a turbogas che hanno bisogno di 10 posti di lavoro anziché delle migliaia per provincia. I rifiuti vanno differenziati, riciclati e riusati per risparmiare (cittadini e amministrazioni), prevenire inquinamento, recuperare risorse ed energia, anche qui ridurre le emissioni, creare nuovi posti di lavoro? Da noi si pensa agli inceneritori che aumentano emissioni, diossina, inquinamento, hanno bisogno di discariche per rifiuti speciali, magari militarizzati come in Campania e che creano una decina di posti di lavoro con costi esorbitanti e insostenibili? Fa niente tanto se gli amministratori, o i tecnici o i dipendenti sbagliano non c’è dolo anche se danneggiano i cittadini. Pontinia 22 novembre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
L’ORO DI ROMA
di Paolo MondaniReport in onda domenica 23 novembre ore 21.30
Il 24 giugno 2008, dopo 9 anni di commissariamento straordinario, la regione Lazio è uscita finalmente dall'emergenza con un nuovo piano per i rifiuti che prevede, entro il 2011, la realizzazione di alcuni gassificatori. La commissione europea era sul punto di sanzionare l'Italia perché l'ultimo piano rifiuti che mancava era proprio quello della regione Lazio che ha un bilancio disastroso: solo il 14% di raccolta differenziata contro il 42% della Lombardia. In questi mesi i cittadini romani hanno spesso dato vita a forme di protesta: se si facesse la raccolta differenziata, dicono, non ci sarebbe bisogno di bruciare tutto. La discarica di Malagrotta è la più grande d'Europa, ci finiscono dentro i rifiuti di Roma, Ciampino, Fiumicino e della Città del Vaticano. Appartiene alla società E. Giovi di Francesco Rando, mentre il capitale è dell'avvocato Manlio Cerroni: il monopolista romano dello smaltimento dei rifiuti. Nella zona di Malagrotta, oltre alla discarica e al futuro gassificatore ci sono: un inceneritore per i rifiuti ospedalieri, una raffineria e quattro impianti per lo stoccaggio dei carburanti. Tutte strutture che secondo la legge “Seveso 2” del 1999 vanno monitorate anche perché secondo l'Arpa le condizioni della falda e dei corsi d'acqua della zona sono pessime. Il gassificatore di Roma, che è ancora sotto collaudo e che è finito in questi giorni sotto l’occhio della magistratura, è costato a Manlio Cerroni 350 milioni di euro, la metà recuperati con il contributo dello stato sul Cip6 e smaltirà fino a 500 tonnellate di combustibile da rifiuti al giorno e genererà energia per 36 megawatt che verranno venduti sul mercato. L'Unione europea aveva emanato nel ‘99 una direttiva in base alla quale avrebbero potuto essere smaltiti solo rifiuti pretrattati, cioè quelli scartati dalla raccolta differenziata. Ma da noi la direttiva Ue viene trasformata in decreto nel 2003 e applicata solo nel 2005. E comunque fino al 2008 le discariche italiane, in barba all’Ue, hanno continuato a smaltire rifiuti indifferenziati grazie al meccanismo delle proroghe. Malagrotta è in proroga dal 2005 e dovrebbe essere chiusa il 31 dicembre del 2008. Nel piano regionale di Marrazzo, si prevede che al suo posto, venga individuata un'altra discarica, sempre di proprietà di Manlio Cerroni. A Roma l'Ama, l'azienda municipalizzata che si occupa dei rifiuti, non gestisce alcuna struttura di peso nel ciclo dello smaltimento. Confronto con Berlino, una città che ha più abitanti di Roma, dove la differenziata raggiunge il 41% e dove le discariche anziché aprirle si chiudono.
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