AL SIGNOR SINDACO DEL COMUNE DI PONTINIA
Oggetto: energia e alternative ai combustibili fossili e al nucleare
Il comune di Pontinia è interessato dalla progettazione di una centrale a turbogas e di una a biomasse, dell’inceneritore nel nucleo industriale di Mazzocchio.
Questo farebbe aggravare una situazione già evidenziata di inquinamento atmosferico, di malattie dell’apparato respiratorio (oltre la media regionale), ma aggraverebbe ulteriormente la situazione già seria dell’economia locale, delle aziende esistenti e dell’agricoltura di qualità.
I 3 progetti da soli o insieme, impedirebbero qualsiasi ipotesi di sviluppo e di economia sana, nel rispetto della qualità della vita, della salute per le generazioni presenti e future.
Per questi motivi dopo che l’amministrazione ha detto no in modo chiaro e completo ai progetti delle 2 centrali, spero, si esprimerà al più presto all’ipotesi dell’inceneritore voluto dall’amministrazione provinciale il cui sito più probabile è proprio Mazzocchio.
Ma c’è un’altra ipotesi che potrebbe avere sicuramente ripercussioni sull’economia e sulla salute locale, quella delle 2 centrali nucleari in provincia di Latina.
Siccome l’amministrazione comunale deve dare risposte concrete ai cittadini favorendo uno sviluppo sano e armonico e una conseguente gestione del territorio non è più rinviabile l’adozione di iniziative di alternative, mediante il risparmio e l’efficienza energetica, oltre che l’uso di energia naturale e rinnovabile.
Partendo quindi dalle proposte del Kyoto club di alternativa al nucleare che allego, vi sono una serie di iniziative che un’amministrazione attenta alla salute, all’efficienza e al risparmio, come quella di Pontinia, deve immediatamente attuare, considerando che un normale lampione stradale a Pontinia, spreca energia perché costituito da tecnologie obsolete:
- Non utilizza apparecchi ad alta efficienza: impiega lampade a bassa efficienza energetica (vapori di mercurio, vapori di sodio, ioduri metallici);
- Non utilizza sistemi di controllo: utilizza lampade senza elettroniche di controllo come i riduttori del flusso luminoso;
- Non utilizza armature adeguate: utilizza armature che irradiano la luce in tutte le direzioni perdendo in efficienza luminosa sul piano stradale e determinando inquinamento luminoso;
Utilizzare, in alternativa, un lampione a LED determina invece una riduzione dei consumi fino al 70% rispetto ai lampioni tradizionali. I LED ormai sono una tecnologia matura, di notevole affidabilità nel tempo, con una durata commerciale 10 volte superiore a quella dei lampioni convenzionali, lavora a bassa tensione e, producendo un flusso luminoso unidirezionale, elimina automaticamente l’inquinamento luminoso, riduce i consumi, le emissioni inquinanti associate e la potenza impegnata.
Un esempio concreto esiste già. Il piccolo comune di Torraca, 1200 abitanti in provincia di Salerno, grazie all’iniziativa del suo sindaco Daniele Filizola (PdL) ha sostituito nel 2007 tutti i lampioni del Comune con lampioni a LED. Nei primi 6 mesi di funzionamento della nuova rete di illuminazione pubblica, nonostante i lampioni siano addirittura aumentati, il contatore ha registrato una riduzione del consumo di oltre 115.000 kWh corrispondenti a un risparmio di oltre 20.000 €, con una potenza impegnata che è passata da 42 a 17 kW.
Se lo Stato e le Regioni promuovessero un piano nazionale di cinque anni che completasse la conversione di tutte le reti di illuminazione pubblica con lampioni a LED si otterrebbero i seguenti vantaggi:
1. Un risparmio di energia elettrica di circa 4 miliardi di kWh corrispondente allo spegnimento o non accensione di una centrale nucleare di piccola taglia pari ad una potenza di circa 570 MW, cioè grande più del doppio della ex centrale di Trino Vercellese;
2. Generazione di risparmio sulle spese correnti e nuove risorse a disposizione delle Amministrazioni locali da re-investire in altre interventi di efficienza e di riduzione dei consumi energetici;
3. Lo sviluppo e potenziamento di un’industria italiana (ad esempio, i lampioni di Torraca impiegano LED di produzione americana ma l’armatura, l’elettronica e il brevetto sono italiani)
4. La creazione di posti di lavoro diretti e dell’indotto per circa 3.500 addetti.
Ringraziando per l’attenzione si inviano distinti saluti.
Pontinia 30 giugno 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
Il Kyoto Club propone dieci alternative al nucleareL'efficienza energetica può far risparmiare miliardi di chilowattora
30/06/2008 - Il Kyoto Club ritiene che la scelta del Governo di riportare il nucleare in Italia sia profondamente sbagliata per motivazioni tecnologiche, organizzative e soprattutto economiche.
In particolare, l’opzione nucleare nel nostro paese richiederebbe un massiccio impiego di risorse pubbliche che avrebbe l’immediato effetto di distogliere per i prossimi anni ingenti investimenti dal settore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Rinnovabili ed efficienza energetica che noi riteniamo scelte alternative alla costruzione, alla gestione e alla dismissione dei reattori nucleari.
Mentre le prime rispondono a criteri di maggiore convenienza economica, ambientale e consentono di ottenere risultati significativi in tempi rapidi, l’attuale nucleare è una tecnologia obsoleta e senza futuro. Dopo oltre 50 anni non ha ancora risolto i problemi di sicurezza intrinseca delle centrali e dello stoccaggio delle scorie e dovrà affrontare il prossimo esaurimento delle risorse di uranio.
Da un punto di vista economico, Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, citando in un suo articolo uno studio del 2006 di Amory Lovins del RMI, ha messo in evidenza che “nel contesto statunitense per ogni centesimo di dollaro speso per 1 kWh nucleare si potrebbero acquistare 1,2-1,7 kWh eolici o si potrebbe risparmiare fino a 10 kWh grazie ad interventi di efficienza energetica”.
“Proprio su questi aspetti il Kyoto Club vorrà dimostrare l’inadeguatezza di una scelta nuclearista per l’Italia”, ha detto Mario Gamberale, direttore operativo dell’associazione. “Oggi infatti sono pronte una pluralità di soluzioni tecnologiche alternative alla costruzioni di nuove centrali nucleari - spiega Gamberale - e nel corso delle prossime settimane informeremo i cittadini, le imprese e i decisori pubblici su come sfruttare la ‘risorsa efficienza energetica’ attingendo da tantissimi potenziali ‘serbatoi o riserve’ ancora pressoché inesplorati che, insieme, potrebbero consentire in circa 5-6 anni (meno della metà del tempo necessario per la costruzione un reattore) di “evitare” la generazione di decine di miliardi di chilowattora.
L’illuminazione pubblica è uno di questi settori. Si è stimato che l’illuminazione pubblica italiana ha un consumo elettrico di circa 6,5 TWh all’anno.
Un normale lampione stradale spreca energia elettrica perché è generalmente costituito da tecnologie obsolete:
- Non utilizza apparecchi ad alta efficienza: impiega lampade a bassa efficienza energetica (vapori di mercurio, vapori di sodio, ioduri metallici);
- Non utilizza sistemi di controllo: utilizza lampade senza elettroniche di controllo come i riduttori del flusso luminoso;
- Non utilizza armature adeguate: utilizza armature che irradiano la luce in tutte le direzioni perdendo in efficienza luminosa sul piano stradale e determinando inquinamento luminoso;
Utilizzare, in alternativa, un lampione a LED determina invece una riduzione dei consumi fino al 70% rispetto ai lampioni tradizionali. I LED ormai sono una tecnologia matura, di notevole affidabilità nel tempo, con una durata commerciale 10 volte superiore a quella dei lampioni convenzionali, lavora a bassa tensione e, producendo un flusso luminoso unidirezionale, elimina automaticamente l’inquinamento luminoso, riduce i consumi, le emissioni inquinanti associate e la potenza impegnata.
Un esempio concreto esiste già. Il piccolo comune di Torraca, 1200 abitanti in provincia di Salerno, grazie all’iniziativa del suo sindaco Daniele Filizola (PdL) ha sostituito nel 2007 tutti i lampioni del Comune con lampioni a LED. Nei primi 6 mesi di funzionamento della nuova rete di illuminazione pubblica, nonostante i lampioni siano addirittura aumentati, il contatore ha registrato una riduzione del consumo di oltre 115.000 kWh corrispondenti a un risparmio di oltre 20.000 €, con una potenza impegnata che è passata da 42 a 17 kW.
Se lo Stato e le Regioni promuovessero un piano nazionale di cinque anni che completasse la conversione di tutte le reti di illuminazione pubblica con lampioni a LED si otterrebbero i seguenti vantaggi:
1. Un risparmio di energia elettrica di circa 4 miliardi di kWh corrispondente allo spegnimento o non accensione di una centrale nucleare di piccola taglia pari ad una potenza di circa 570 MW, cioè grande più del doppio della ex centrale di Trino Vercellese;
2. Generazione di risparmio sulle spese correnti e nuove risorse a disposizione delle Amministrazioni locali da re-investire in altre interventi di efficienza e di riduzione dei consumi energetici;
3. Lo sviluppo e potenziamento di un’industria italiana (ad esempio, i lampioni di Torraca impiegano LED di produzione americana ma l’armatura, l’elettronica e il brevetto sono italiani)
4. La creazione di posti di lavoro diretti e dell’indotto per circa 3.500 addetti.
E questa è solo una delle dieci di azioni che potrebbero essere intraprese a livello nazionale per rendere superflua l’energia nucleare.
Fonte: Ufficio stampa Kyoto Club
(riproduzione riservata)
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