Oggetto: Pontinia, no a nuove emissioni, no alle centrali a biomasse e a turbogas, no all’inceneritore
Sappiamo che i progetti delle centrali elettriche progettate a Pontinia che sarebbero dovute essere alimentate a biomasse e a turbogas sono sbagliate da un punto di visto tecnico, insufficienti come documentazione prodotta, come certificato dall’amministrazione provinciale e dall’Apat e dal Ministero dell’ambiente.
Sappiamo anche che sono inutili in quanto il Lazio produce già il doppio dell’energia che consuma, che l’Italia consuma per l’87% l’energia prodotta nella penisola e che l’esportazione dell’energia è maggiore dell’importazione.
E’ noto che i progetti delle centrali a biomasse e a turbogas, insieme, arriverebbero a meno di 50 nuovi posti di lavoro, che invece la produzione di energia naturale e rinnovabile per alimentare l’intero comune di Pontinia ne creerebbe 5 volte tanto.
Altrettanto è noto che le 2 centrali non porterebbero alcun beneficio né alle tasse comunali (l’ici sarebbe pari a quella che già adesso dovrebbero corrispondere), né all’illuminazione pubblica locale, in quanto andrebbe nella cabina di trasformazione di Sezze.
Gli studi del settore evidenziano tutti i danni (sempre più gravi dalle nuove scoperte delle università straniere dopo gli studi del professor Stefano Montanari) all’apparato respiratorio e in genere la produzione di tumori causati dagli impianti a biomasse, a turbogas e degli inceneritori.
Tutte le previsioni sulle emissioni in atmosfera in Italia sono saltate, anziché diminuirle sono aumentate. Ciascuno deve fare la sua parte. A cominciare dall’Italia, dal Lazio e da Pontinia che ha già una situazione di emissioni e quindi di malattie gravi dell’apparato respiratorio, oltre la soglia di pericolo e la media regionale.
Per questi motivi l’amministrazione comunale di Pontinia è schierata contro le 2 centrali.
Pontinia 20 marzo 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
ENERGIA: ENEA, UE DEVE TAGLIARE 50% EMISSIONI CO2 ENTRO 2050
(ANSA) - ROMA, 18 MAR - Gli scenari dell'Agenzia Internazionale dell'Energia indicano che, a livello mondiale, la domanda di energia crescera' del 55% entro il 2030 con tendenza al raddoppio prima del 2050. In un quadro di questo tipo, le emissioni di CO2 passerebbero dagli attuali 26 a circa 42 miliardi di tonnellate all'anno nel 2030, per raggiungere livelli dell'ordine di 58 miliardi di tonnellate nel 2050. Per questo bisogna elaborare strategie per ridurre del 50-60%, entro il 2050, le emissioni globali di gas serra. Un 'taglio' che impone di introdurre nuove tecnologie energetiche. E su questo fronte sono necessari interventi nel breve termine, perche' le azioni intraprese nei prossimi 10-15 anni saranno determinanti sul lungo termine. Se n'e' discusso nel corso di un convegno organizzato dall'Enea in cui e' stato presentato il dossier ''Tecnologie per l'energia: quali innovazioni e strategie industriali in Europa? Il Set Plan e le sue proposte''. L'incontro e' stato l'occasione per fare il punto sul Set Plan (Strategic Energy Technology Plan), stilato dalla Commissione Ue nel 2007 per affrontare le sfide del clima e dell'energia, che punta il dito contro la stagnazione degli investimenti in ricerca e sviluppo dei paesi membri negli ultimi due decenni. In base alle cifre sottolineate nel dossier, il costo di una azione tempestiva in questo campo e' dell'ordine dell'1% del prodotto interno lordo globale su base annua, di gran lunga inferiore ai danni derivanti dall'inazione, (stimati nell'ordine del 5% del Pil) o da azioni ritardate nel tempo. Ma ''le attuali tendenze e le relative proiezioni per il futuro - sottolinea il dossier - mostrano che non siamo sulla strada giusta per realizzare gli obiettivi della politica energetica''. Basti dire che ''se i governi dell'Ue investissero oggi agli stessi livelli degli anni Ottanta, la spesa pubblica totale dell'Ue per lo sviluppo di tecnologie energetiche sarebbe quattro volte superiore all'attuale livello di investimenti di circa 2,5 miliardi di euro all'anno''. I piani su cui l'Europa deve muoversi sono molteplici. E numerose sono le iniziative da intraprendere nei prossimi 10 anni: rendere commerciali le tecnologie di cattura di Co2, raddoppiare la capacita' eolica, dimostrare la fattibilita' commerciale su larga scala del fotovoltaico e del solare a concentrazione, sfruttare le potenzialita' del nucleare individuando soluzioni definitive per le scorie, rendere competitiva la produzione di biocombustibili di seconda generazione. (ANSA). BOS
18/03/2008 13:22
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