sabato 14 settembre 2024

anticipazioni de il fatto quotidiano. Il Fatto di domani. Sistema di corruzione in Liguria, l'ex governatore Toti patteggia due anni. Guerra Russia-Ucraina, Zelensky insiste sul nulla osta per colpire Mosca in profondità. Gli Usa per ora lo negano

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-13-settembre-2024/

La giornata in cinque minuti

LIGURIA, CASO TOTI: DOPO MESI DI “SONO INNOCENTE” L’EX GOVERNATORE PATTEGGIA DUE ANNI DI CONDANNA PER CORRUZIONE. L’ex governatore aveva gridato la sua innocenza, mentre persino alte cariche dello Stato come il ministro della Difesa, Crosetto, parlava dell’inchiesta come un “teorema” difficile da comprendere. Giovanni Toti, arrestato lo scorso maggio per corruzione, evita il processo fissato il 5 novembre e raggiunge con la procura di Genova l’accordo per patteggiare una condanna a 2 anni e un mese. Ora si attende la ratifica del giudice per l’udienza preliminare, il 15 ottobre. La pena dovrebbe essere convertita in 1.500 ore di lavori di pubblica utilità e la confisca di 84.100 euro. Sulla stessa scia l’altro protagonista del caso Liguria: l’ex amministratore delegato di Iren, Paolo Emilio Signorini, ha chiesto il patteggiamento. Signorini, ex presidente del porto di Genova e unico tra gli indagati finito in carcere lo scorso 7 maggio, ha pattuito una pena di tre anni e cinque mesi, oltre alla confisca di 100 mila euro. Anche in questo caso si attenderà il via libera del gup. Sul Fatto di domani leggerete la storia dell’inchiesta, e come la vicenda di Toti e i riflettori sul “sistema Liguria” potranno incidere anche sulle prossime elezioni regionali.


GUERRA RUSSIA-UCRAINA, ZELENSKY SOLLECITA IL VIA LIBERA PER COLPIRE OBIETTIVI A LUNGO RAGGIO. GLI USA: “NESSUN CAMBIO DI POLITICA”. MA IL ‘SÌ’ POTREBBE ARRIVARE DALL’EUROPA. La questione del via libera a Kiev sull’utilizzo di armi concesse dall’Occidente per colpire basi russe nel territorio di Mosca resta aperta. Come raccontato oggi sul Fatto, Washington è propensa a superare anche questo limite. Il presidente ucraino Zelensky sollecita una decisione: “Chiunque veda sulla mappa da dove la Russia colpisce, dove prepara le forze e mantiene le riserve, dove colloca le strutture militari e quale logistica utilizza, chiunque veda tutto questo ovviamente capisce a cosa servano le armi a lungo raggio”. Da Mosca si fa notare che se queste restrizioni cadranno, vorrà dire che l’Occidente sarà entrato in guerra con la Russia, mentre il ministro della Difesa, Crosetto, ha confermato che “non esiste una decisione collettiva” sull’utilizzo delle armi, ma che ogni Paese prenderà la sua decisione. Gli Stati Uniti nel pomeriggio hanno ribadito che “non c’è alcun cambio nella nostra politica”. Tuttavia, il benestare potrebbe arrivare dall’Europa. In questo modo la Casa Bianca si metterebbe al riparo dalle critiche russe. Zelensky non parla solo di missili; ha detto che mostrerà al presidente Biden il suo “piano di pace” affermando che al prossimo summit “la Russia sarà invitata”. Nell’incontro avvenuto in Svizzera, lo scorso giugno, non c’erano rappresentanti del Cremlino. Sul giornale di domani leggerete le ultime sul conflitto ad Est, con un reportage dalle zone di guerra.


BOICOTTAGGIO ALL’UNGHERIA, A BUDAPEST PER ECOFIN DIECI MINISTRI SU 27: L’UNIONE SI DIVIDE. L’Unione europea di mostra divisa sul boicottaggio della presidenza di turno ungherese; se la maggioranza ha deciso di isolare Budapest, dopo la visita del primo ministro Viktor Orban a Mosca – una decisione non concordata con Bruxelles – dieci rappresentanti hanno stabilito di partecipare alla riunione dell’Ecofin: oltre al padrone di casa Mihály Varga hanno assicurato la presenza Giancarlo Giorgetti e i suoi colleghi di Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Slovenia e Slovacchia. Assenti i commissari europei Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni. Il presidente dell’Eurogruppo, l’irlandese Paschal Donohoe, ha deciso di convocare ugualmente la riunione, malgrado le numerose assenze, perché quello che presiede è un consesso informale e perchè “i lavori devono proseguire”. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sul meeting dei ministri delle Finanze e sulla posizione non unitaria rispetto alle istanze di Budapest.


LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE

Taranto, annullata la sentenza sull’Ilva della gestione Riva del processo “Ambiente svenduto”. La sezione distaccata di Taranto della Corte d’assise d’appello di Lecce ha annullato la sentenza di primo grado del processo “Ambiente Svenduto” a carico di 37 imputati e tre società per il presunto disastro ambientale causato dall’ex Ilva negli anni di gestione dei Riva. È stata accolta la richiesta dei difensori di spostare il procedimento a Potenza in quanto i giudici tarantini, togati e popolari, che hanno emesso la sentenza di primo grado, sarebbero a loro volta da considerare “parti offese” del disastro ambientale.

Milano, tre ragazzi cinesi morti nel rogo di un magazzino: l’ombra del racket. Avrebbe parlato di minacce relative alla pretesa di una somma di denaro il titolare del magazzino andato a fuoco ieri sera a Milano; nel rogo hanno perso la vita tre ragazzi cinesi, due cugini dello stesso titolare, e un loro amico. Non ci sarebbe una denuncia pregressa relativa alle minacce e alla pretesa di soldi, ma gli investigatori avrebbero raccolto anche queste indicazioni.

Covid, meno casi ma più morti. Meno casi Covid, ma più morti nell’ultima settimana in Italia. Dal 5 all’11 settembre sono 9.670 i nuovi contagi, in calo del 25% circa rispetto ai 12.876 del periodo 29 agosto-4 settembre. I decessi passano invece da 75 a 97, in aumento di circa il 30%. I dati sono contenuti nel bollettino settimanale del ministero della Salute.


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Turchia, altro schiaffo per Erdogan: la richiesta di adesione ai Brics viene messa in sospeso da Russia, Cina e India

di Roberta Zunini

Quando la Turchia all’inizio del mese ha presentato la domanda ufficiale per diventare membro del gruppo “economico” Brics, il primo paese a commentare la richiesta è stata la Russia, pur essendo in termini economici molto meno rilevante della Cina, e anche politicamente.

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