venerdì 1 dicembre 2023

Il Fatto di Domani. Crosetto fa la vittima e attacca di nuovo i pm. Cop28, il greenwashing di Meloni: promette soldi ma sul clima fa poco

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-1-dicembre-2023/

La giornata in cinque minuti

CROSETTO E LOLLOBRIGIDA, MINISTRI NEL MIRINO: LA MAGGIORANZA PERDONA TUTTO. IL TITOLARE DELLA DIFESA: “CONTRO DI ME UN PLOTONE D’ESECUZIONE”. Guido Crosetto conferma le accuse alla magistratura, ma smorza i toni e si erge a vittima. In occasione dell’interpellanza alla Camera, il ministro della Difesa punta il dito contro il “plotone di esecuzione sul sottoscritto”. A dire il vero, domenica scorsa con un’intervista al Corriere della Sera, era stato Crosetto ad attaccare la magistratura, paventando una iniziative giudiziarie contro il governo Meloni. Nei giorni scorsi aveva sminuito il suo j’accuse e ammorbidito i toni. Ieri anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva gettato acqua sul fuoco elogiando la “collaborazione e responsabilità” dei magistrati. Ma oggi a Montecitorio, Crosetto ha rinnovato le accuse ai magistrati, attaccando la stampa e le toghe che avrebbero travisato le sue parole: “Sono profondamente colpito dal tentativo di mistificazione delle mie parole”. Sostiene il ministro di non aver mai parlato di cospirazione. Eppure, i timori per le toghe di sinistra restano: “Qualcuno ha parlato di una magistratura che deve avere ‘una fisiologica funzione anti maggioritaria a tutela dei diritti”. Crosetto non è l’unico ministro nel mirino. Al centro delle polemiche c’è anche il titolare dell’Agricoltura – e cognato di Giorgia Meloni – Francesco Lollobrigida: l’alto papavero di Fdi con la fermata del treno ad personam. Lollobrigida, in ritardo per il taglio di nastro a Caivano, aveva chiesto e ottenuto la fermata straordinaria a Ciampino. Lo scoop del Fatto quotidiano aveva fatto esplodere il caso, il M5s ha depositato un’interpellanza parlamentare rivolta al ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Oggi però il Capitano leghista non si è fatto vedere: a rispondere in Aula, al posto suo, è arrivato il sottosegretario forzista Tullio Ferrante, ex compagno di liceo di Marta Fascina. Le due interpellanze, per Crosetto e Salvini, sono avvenute nel deserto di Montecitorio, alla presenza di una sparutissima pattuglia di parlamentari. Sul Fatto di domani vi racconteremo i ministri di Meloni nel mirino e il week-end lunghissimo dei parlamentari.


COP28, L’AFFONDO DI MELONI SULLA CARNE COLTIVATA: “NO AGLI ALIMENTI IN LABORATORIO E AI CIBI SANI SOLO PER RICCHI”. MATTARELLA FIRMA LA LEGGE CHE LA VIETA: RISCHIO PROCEDURA D’INFRAZIONE DALL’UE. Giorgia Meloni debutta alla Cop28, la conferenza per il clima che si tiene a Dubai negli Emirato Arabi, annunciando 100 milioni per il fondo “loss and damage”, destinato a risarcire i Paesi vittime dei danni del cambiamento climatico. Ieri si sono aperti i lavori nel Paese del Golfo e l’istituzione del fondo è stato il primo risultato. Cento milioni di dollari arriveranno anche dalla Germania e dagli stessi Emirati Arabi. La Gran Bretagna verserà 60 milioni di sterline, dagli Stati Uniti 17 e 10 dal Giappone. Non c’è solo il fondo destinato a sostenere i Paesi in via di Sviluppo. La premier, a Dubai, si è soffermata a lungo sull’Africa e la sicurezza alimentare: “Una delle priorità strategiche della nostra politica estera, e per questo motivo una parte molto importante del nostro progetto per l’Africa, il Piano Mattei, si rivolge al settore agricolo”. Peccato che il Piano Mattei sia solo sulla carta: c’è il decreto per accentrare la governance a Palazzo Chigi, senza l’indicazione dei tempi e i dettagli su come funzionerà, in concreto. Meloni è tornata sul tema della carne sintetica, vietata in Italia da un disegno di legge del governo approvato dal Parlamento il 16 novembre scorso. “La ricerca è essenziale, ma non per produrre alimenti in laboratorio, magari andando verso un mondo in cui i ricchi possono mangiare alimenti naturali e i poveri cibi sintetici”. L’Italia è il primo Paese europeo ad introdurre il divieto della carne coltivata. Oggi il presidente Mattarella ha promulgato il provvedimento, che è stato inviato al vaglio della Commissione Ue: il rischio è che Bruxelles apra una procedura d’infrazione. Sul Fatto di domani vi racconteremo la giornata di Meloni alla Cop28, con un dossier sui provvedimenti ambientali del governo, per capire se le parole di Meloni siano solo greenwashing.


GUERRA IN UCRAINA, L’ECONOMIST: “SEMBRA CHE PUTIN STIA VINCENDO”. LAVROV: “A MAGGIO 2022 AVEVAMO TROVATO UN ACCORDO PER LA PACE CON KIEV, JOHNSON SI OPPOSE”. “Putin sembra stia vincendo la guerra. Per ora”. Con questo titolo, l’Economist torna a parlare del conflitto in Ucraina. “Per la prima volta da quando Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022, sembra che possa vincere. Il presidente russo ha messo il suo Paese sul piede di guerra e ha rafforzato la sua presa sul potere. Si è procurato forniture militari all’estero e sta contribuendo a rivoltare il sud del mondo contro l’America. Fondamentalmente, sta minando la convinzione in Occidente che l’Ucraina possa – e debba – emergere dalla guerra come una fiorente democrazia europea”. Così inizia l’articolo, che fa una disamina della situazione, a quasi due anni dall’invasione russa. Del resto, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov in una conferenza stampa a Skopje, dopo la riunione ministeriale dell’Osce ha dichiarato: “Non vediamo nessun segnale da Kiev o dai suoi padrini circa la loro disponibilità a cercare alcun tipo di accordo politico. E noi non vediamo alcuna ragione di rivedere i nostri obiettivi”. Lavrov sostiene anche che “a maggio del 2022, a Istanbul, Russia e Ucraina avevano chiuso l’accordo per porre fine alla guerra, ma l’allora premier britannico Boris Johnson si oppose”. Oggi Mosca non vede da parte di Kiev né da parte dei suoi sostenitori occidentali nessun segnale di disponibilità a una soluzione politica del conflitto e nella fase attuale, con gli stivali dentro quattro regioni ucraine, e una controffensiva in atto, il Cremlino può dirsi soddisfatto. Sul Fatto di domani leggerete un focus, con un reportage da Kupyansk, e un resoconto sulle aspettative e le previsioni elaborate dai media occidentali rispetto ad un successo di Kiev, che sono risultate poco concrete sino a questo momento, con la controffensiva delle truppe del presidente Zelensky che non ha portato ai risultati sperati.


MEDIO ORIENTE, ISRAELE: “HAMAS HA VIOLATO LA TREGUA”. SI TORNA A COMBATTERE NELLA STRISCIA. GLI USA: STOP VISTI AI COLONI VIOLENTI. La tregua è durata pochi giorni. Lo Stato ebraico oggi ha accusato Hamas di aver sparato razzi verso il suo territorio – circa 50 – ed il conflitto è ripreso. Secondo il ministero della Sanità palestinese, sono già 109 i morti nella Striscia. Tra loro, un giornalista dell’agenzia turca Anadolu. L’esercito ha avvisato i residenti di Khan Younis, a sud, di andare via, segno che i combattimenti si spostano in quella zona. Per il Financial Times la campagna di Israele contro i fondamentalisti andrà avanti per un anno o più. Tra gli obiettivi di Tel Aviv, l’uccisione dei tre leader di Hamas: Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Marwan Issa. Si spera sempre che il dialogo per lo scambio ostaggi-detenuti possa portare ad una nuova pausa dai combattimenti. Il portavoce del governo israeliano, Eylon Levy, ritiene che siano 137 gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas; 110 sono stati consegnati, in cambio di detenuti nel rapporto 1 a 3. Restano ancora sotto sequestro 115 uomini, 20 donne e due bambini. Rimane l’apprensione per l’ostaggio più piccolo, Kfir Bibas di 10 mesi, suo fratello Ariel di 4 anni e la loro madre Shiri. L’altro fronte resta la Cisgiordania. Gli Stati Uniti hanno chiesto ad Israele di frenare le violenze e hanno anticipato che imporranno il divieto di visto ai coloni estremisti. Al confine con il Libano continua lo scambio di colpi con Hezbollah. Secondo i media di Beirut, un bombardamento israeliano ha ucciso due civili. Sul Fatto di domani leggerete un approfondimento sulla Cisgiordania e un articolo sul rapporto tra bombe sganciate nella Striscia e vittime civili.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Il dossier del Fatto su occupazione e Reddito di cittadinanza. A ottobre 2023, rispetto al mese precedente, il tasso di occupazione è salito al 61,8%. Lo dice l’Istat, evidenziando come un livello così alto non si era mai registrato nelle serie storiche. I giornali che tifano Meloni titolano sul “record”, attribuendone il merito al governo e all’abolizione del Reddito voluto dal governo Conte 1. Sul Fatto di domani verificheremo se le cose stanno davvero così.

Sciopero generale al Sud, Cgil e Uil: “Adesioni medie del 70%”. Dopo tre venerdì di mobilitazione, si chiude la protesta dei lavoratori contro la Manovra del governo per chiedere reddito e sicurezza. A incrociare le braccia e scendere in piazza sono stati i lavoratori di Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha partecipato al corteo di Napoli, a cui secondo gli organizzatori hanno partecipato 30mila persone. La manifestazione di Bari è stata chiusa dal segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri.

Le pressioni del meloniano Delmastro per le carte riservate del Dap. Il sottosegretario alla Giustizia e fedelissimo di Meloni avrebbe esercitato pressioni sul Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per avere i documenti a “limitata divulgazione”: quelle carte contenevano i colloqui dell’anarchico Alfredo Cospito con i mafiosi al 41 bis. Secondo Repubblica, Delmastro voleva le relazioni del Dap per favorire il discorso in Aula del compagno di partito Giovanni Donzelli: il deputato di FdI, il 31 gennaio, sferrò un duro attacco ai dem che visitarono in carcere l’anarchico Alfredo Cospito, accusandoli di voler aiutare i mafiosi al 41 bis.


OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO INTERNAZIONALE

Erdogan gioca su più tavoli: a parole sostiene Hamas, ma mantiene i rapporti con Israele

di Roberta Zunini

“Il macellaio di Gaza”, il soprannome che l’autocrate turco Recep Tayyip Erdogan ha coniato per accusare il premier israeliano Benjamin Netanyahu della morte di migliaia di abitanti della Striscia di Gaza, dopo il massacro di civili israeliani lo scorso 7 Ottobre, è diventato l’utile totem anche per la nuova campagna elettorale che sta per aprirsi. Il prossimo anno, a marzo, si voterà per eleggere i nuovi sindaci, tra i quali i primi cittadini dei centri cruciali come Istanbul e Ankara, attualmente appartenenti al maggiore partito di opposizione: il repubblicano Chp. Continuando ad accusare Israele di crimini contro l’umanità e a definire i terroristi islamici di Hamas come “liberatori”, il “Sultano” sorvola sui propri crimini contro i civili curdi, compresi quelli siriani, e tenta di capitalizzare la guerra tra Hamas e Israele per attrarre più voti possibili in casa, facendo leva sul diffuso sentimento filo palestinese della maggior parte della popolazione turca ( 80 milioni).

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