giovedì 23 novembre 2023

il fatto quotidiano di domani in edicola LOLLOBRIGIDA E LA FERMATA DEL TRENO AD PERSONAM: “NON MI DIMETTO, MI SONO COMPORTATO DA CITTADINO COMUNE”. ROMEO (LEGA) LO SCARICA.

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-23-novembre-2023/

La giornata in cinque minuti

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LOLLOBRIGIDA E LA FERMATA DEL TRENO AD PERSONAM: “NON MI DIMETTO, MI SONO COMPORTATO DA CITTADINO COMUNE”. ROMEO (LEGA) LO SCARICA. Il cognato d’Italia non si dimetterà per la storia della fermata del treno ad personam. Francesco Lollobrigida – ministro dell’agricoltura e marito di Arianna Meloni – è convinto di aver agito “nell’interesse dello Stato”. Quando l’alto papavero ha chiesto al capotreno di poter scendere in una fermata non prevista, dunque, lo avrebbe fatto nel nome del bene comune. Lo scoop del Fatto, tuttavia, ha sollevato un polverone con le opposizioni che invocano lo “scalpo” del ministro. Breve riassunto: martedì scorso, alla stazione Termini di Roma, Lollobrigida è salito a bordo del Frecciarossa 9519: destinazione Napoli Afragola, per partecipare all’inaugurazione del nuovo parco di Caivano. Problema: il treno è in ritardo e l’agenda fitta. Dopo il taglio del nastro, il cognato della premier deve tornare a Roma per registrare un’intervento al programma Avanti Popolo di Nunzia De Girolamo, su Rai 3. Risultato: Lollobrigida chiede di poter scendere e Trenitalia glielo concede, a Ciampino, dove non era prevista sosta. Trenitalia si giustifica citando il regolamento europeo 782 del 2021, in particolare l’articolo 18 sugli “itinerari alternativi” in caso di ritardi superiori ai 60 minuti. Una soluzione, secondo l’azienda, scelta per Lollobrigida ma anche in altri 207 casi negli ultimi sei mesi. Il ministro è convinto “di aver agito come qualsiasi altro cittadino”. Non la pensano così le opposizioni. Per il leader M5s Giuseppe Conte è stato “un segnale devastante”. La segretaria dem Elly Schlein (Pd) ha parlato di “comportamento arrogante e indegno”. Renzi ha chiesto le dimissioni e Calenda ha invocato almeno le scuse. Gli alleati di Lega e Forza Italia, per lo più, tacciono o lo scaricano. Come il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo: “Capisco che ci sono situazioni istituzionali, ma bisogna cercare di evitare di generare polemiche”. A difendere Lollobrigida sono rimasti i Fratelli d’Italia. Ma non è un mistero come Giorgia Meloni stia valutando la candidatura del cognato a Bruxelles a giugno 2024, per tenerlo a distanza da Roma. Tommaso Foti, capogruppo FdI alla Camera, ha rievocato i 207 episodi citati da Trenitalia. Per il M5s la toppa è peggio del buco: “Quindi le migliaia di pendolari che vivono disagi, da domani potranno chiedere di fermare i convogli e far aprire le porte?”. Sul Fatto di domani vi racconteremo nuovi retroscena sul caso Lollobrigida.


FEMMINICIDIO CECCHETTIN, LA PROCURA INDAGA SU DUE TELEFONATE AL 112. TURETTA A VENEZIA SABATO MATTINA. Quasi nelle stesse ore in cui decine di migliaia di persone si troveranno in piazza sabato per manifestare contro la violenza sulle donne, Filippo Turetta arriverà a Venezia con un aereo dell’Aeronautica militare. Oggi è emerso che dopo la telefonata al 112 dell’uomo che ha assistito dalla finestra all’aggressione di una ragazza, a 150 metri dalla casa di Giulia Cecchettin, nessuna pattuglia dei carabinieri è intervenuta. Il testimone ha raccontato di avere sentito una voce femminile urlare “così mi fai male”, di averla vista a terra e di aver visto una Fiat Grande Punto scura allontanarsi. In quel momento non era ancora stata segnalata la scomparsa della ragazza. La telefonata del testimone ora sarà acquisita dalla Procura di Venezia, così come una seconda chiamata ai soccorsi, giunta un’ora dopo, da parte di un vigilantes del capannone del calzaturificio Dior, che avrebbe visto dalle telecamere di sorveglianza due persone litigare vicino a un’auto scura. Non si esclude che la procura di Venezia possa aprire un fascicolo parallelo con l’ipotesi di reato di omissione di soccorso. Quasi contemporaneamente all’arrivo di Turetta in Italia, dicevamo, a Roma partirà la grande manifestazione, alla quale potrebbe partecipare anche la sorella di Giulia Cecchettin, Elena. Oggi Giorgia Meloni ha ricordato la vittima durante il premier time al Senato: “Esiste un terreno sul quale siamo in grado di lavorare insieme, e su questo terreno noi siamo sempre a disposizione” ha detto riferendosi all’unanimità con la quale ieri è stato votato il ddl Roccella sulla violenza di genere. Sul giornale di domani torneremo sulla piaga dei femminicidi, raccogliendo un allarme dei magistrati.


MELONI AL QUESTION TIME: SILENZIO SU LOLLOBRIGIDA E SI VANTA DELLA FIDUCIA DEI MERCATI FINANZIARI. MA UNA VOLTA STAVA “SOLO CON I MERCATI RIONALI”. Il Question time al Senato si apre con un minuto di silenzio per Giulia Cecchettin. Anche se i temi erano predefiniti, la premier non ha fatto alcun accenno al caso Lollobrigida. L’Aula si accende con l’intervento di Matteo Renzi e la risposta piccata della premier. Il leader di Italia Viva ha rimproverato l’inerzia del governo di fronte all’emergenza economica. La premier ha rivendicato “i giudizi positivi delle agenzie di rating e la fiducia dei mercati”. Lontani i tempi in cui Meloni diceva di stare “con i mercati rionali e non con quelli finanziari”. Renzi ha rinfacciato alla premier anche i rincari della benzina, incassando la battuta di Meloni: “Il costo dipende dai petrostati, ci aiuti lui con il suo amico Bin Salman”. Dopo il duetto Renzi-Meloni, a impugnare il microfono è Giuseppe De Cristofaro di Alleanza verdi e sinistra. Il senatore rimprovera i ritardi dei ristori dopo gli alluvioni in Emilia Romagna. La premier scarica le colpe sulla Regione e la piattaforma digitale Sfinge: “È operativa solo dal 15 novembre, 2 mesi dopo l’ordinanza del commissario Figliuolo”, ha accusato Meloni. La replica dem arriva dal capogruppo Francesco Boccia: “La piattaforma è stata modificata per ordine di Figliuolo”. Durante il Question time interviene anche la forzista Licia Ronzulli, invisa alla premier e appena traslocata alla vicepresidenza del Senato, per lasciare l’incarico di capogruppo a Maurizio Gasparri. Parole, le sue, per vantare i risultati del governo. Invece Stefano Patuanelli (M5s) inchioda la premier alle parole sull’Ucraina pronunciate al telefono con i due comici russi, che si erano spacciati per il presidente dell’Unione centrafricana: “In privato parla di negoziati e soluzioni gradite a entrambe le parti, in pubblico chiede la ritirata dei russi”, ha accusato il pentastellato. Meloni ha rivendicato coerenza e ammesso la stanchezza dell’opinione pubblica sulla guerra, ma “la politica guida la società, non la insegue”. Patuanelli le ha ricordato quando, dall’opposizione, chiedeva al governo Conte di dare mille euro a ogni italiano con un click: “Non mi è chiaro se guidava la società oppure la inseguiva”. Sul Fatto di domani approfondiremo la battaglia in Senato.


GUERRA ISRAELE-HAMAS, DOMANI LA TREGUA: SARANNO LIBERATI I PRIMI 13 OSTAGGI IN CAMBIO DI 39 PALESTINESI. La tregua tra Israele e Hamas che permetterà lo scambio tra ostaggi e prigionieri scatterà domani alle 7 (le 6 in Italia), e alle 15 è prevista la liberazione di 13 tra donne e bambini, che dovrebbero essere affidati agli egiziani, al valico di Rafah, in cambio di 39 detenuti palestinesi. A confermarlo fonti del Cairo e del Qatar, i due Paesi che hanno fatto da intermediari tra lo Stato ebraico e i fondamentalisti. L’intesa prevede che 50 persone saranno rilasciate nell’arco di quattro giorni di pausa dai combattimenti. Per i diplomatici di Doha i criteri con i quali sono stati scelti i primi ostaggi che verranno liberati da Hamas sono “puramente umanitari, l’obiettivo era quello di mettere donne e i bambini fuori pericolo il più presto possibile”. Sono ore di attesa, dunque, al 48esimo giorno di guerra, dopo che il 7 ottobre scorso gli estremisti islamici hanno firmato un massacro con 1.200 vittime e la cattura di 237 ostaggi. Nel frattempo la battaglia nella Striscia continua e le truppe israeliane hanno arrestato il direttore dell’ospedale al-Shifa perchè – sostiene l’Idf – “sotto la sua direzione la struttura è servita come comando e centro di controllo di Hamas”. Inoltre “dopo il massacro del 7 ottobre, terroristi di Hamas hanno cercato rifugio all’interno dell’ospedale, alcuni di loro portando con sé ostaggi provenienti da Israele. Una perizia patologica ha confermato anche che l’omicidio della soldatessa Noa Marciano è avvenuto all’interno dell’ospedale”. L’altro fronte è al confine con il Libano. Hezbollah, la milizia filo iraniana, ha affermato di aver lanciato 48 razzi nel tentativo di colpire una base israeliana vicino a Safed e 11 attacchi con missili anticarro. L’Idf ha risposto con artiglieria e attacchi di jet. Sul Fatto di domani leggerete un focus sul conflitto in Medio Oriente, con altri particolari di cronaca, il diario di Manuela Dviri da Tel Aviv e un reportage dal nord di Israele con le testimonianze degli abitanti dei kibbutz che si preparano a fronteggiare Hezbollah, se la milizia dovesse passare il confine.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Sciopero dei trasporti il 27 novembre, Salvini pensa ad una nuova precettazione. La mobilitazione è stata indetta dai sindacati base, a differenza delle proteste del 17 novembre promosse da Cgil e Uil. Come allora, il ministro dei Trasporti sta provando a limitare lo sciopero: “Non accetto 24 ore di blocco del trasporto pubblico perché sarebbe il caos. Se applicano il buon senso non intervengo, ma se pensano di fermare tutta l’Italia per 24 ore non lo permetterò e farò tutto quello che la legge mi permette di fare”. Salvini ha inviato una lettera ai sindacati per invitarli a desistere. Altrimenti, “scatterà la convocazione al ministero per un tavolo di confronto”.

Evasione fiscale, indagati i figli della ministra Casellati. Alvise e Ludovica, come ha riportato oggi il Corriere della Sera, sono indagati per evasione fiscale con l’accusa di aver usato fatture false. I due hanno ricevuto la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini da parte della procura di Milano.

L’Agenzia internazionale dell’energia striglia le compagnie petrolifere: “Più soldi alle rinnovabili”. Per contenere l’aumento delle temperature globali entro gli 1,5 gradi (centrando gli obiettivi stabiliti a Parigi nel 2015) Big Oil dovrebbero investire il 50% delle loro spese in conto capitale in progetti di energia pulita entro il 2030. Una missione (quasi) impossibile. Secondo l’ultimo rapporto dell’Aie, infatti, nel 2022 l’industria del petrolio e del gas ha investito in energia pulita appena 20 miliardi di dollari (il 2,5% della spesa in conto capitale totale).

Irlanda, armato di coltello in azione vicino ad una scuola: cinque feriti, 3 sono bambini. Aggressione a Dublino, dove un uomo armato di coltello si è scagliato su un gruppo che si trovava vicino a una scuola femminile, colpendo un adulto e una donna, e tre bambini. Due delle vittime sono in gravi condizioni. Il responsabile è stato bloccato e disarmato da alcuni passanti. Poi la polizia lo ha preso in consegna e portato in ospedale per alcune ferite, probabilmente autoinflitte. Gli investigatori non hanno tracciato un movente.

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