Azzerare o ridurre fortemente l’Irpef per le famiglie che hanno tre figli sotto i 10 anni: con una misura che riguarderebbe poche centinaia di migliaia nuclei (di solito molto ricchi o molto poveri), la premier e il suo governo pensano di risolvere facilmente il problema della denatalità cronica. Ispirandosi a Polonia e Ungheria, Meloni è convinta che basti aiutare finanziariamente una donna per consentirle di “regalare figli alla nazione”. Al di là del fatto che, in un’ottica di parità di genere, bisognerebbe smettere di pensare che i figli sono delle madri, sono le stesse statistiche a smentire questo approccio pro-natalista. Francesco Ridolfi ha indagato sui numeri proprio di Ungheria e Polonia e ha scoperto che quel sistema di incentivi non ha funzionato. L’“amico” Orbán, per esempio, dà contributi bassi per il primo figlio, circa 30 euro, cifra che sale leggermente per il secondo e per il terzo. A partire dal quarto c’è l’esenzione totale delle tasse a vita, oltre a un contributo per acquistare un’auto a 7 posti. Ebbene, per qualche anno il tasso di natalità è risalito un po’, per stabilizzarsi poi attorno all’1,5% (noi siamo all’1,2). Le donne non fanno figli non solo perché non hanno soldi. Non li vogliono perché il sistema di welfare non funziona, perché sono spesso costrette a rinunciare al lavoro, perché i ruoli di cura sono sbilanciati. O solo perché non li vogliono e basta. Ed è un loro diritto. E sono disposte anche ad abortire, nel caso. Ma ci si chiede mai cosa si prova ad abortire? Di più: cosa prova una femminista? Cosa accade al suo corpo? Ce lo spiega egregiamente Pauline Harmange, la scrittrice e attivista francese divenuta nota per il suo Odio gli uomini: adesso torna in libreria con il racconto del suo aborto, un evento privato che si fa politico. Lo ha letto per noi Federica Di Martino. Che il patriarcato generi mostri, lo sappiamo. E lo sa anche Jude Doyle, caustico autore trans statunitense che si vendica attraverso una creatura aberrante mangiatrice di uomini: l’ha resa protagonista di una graphic novel sullo stupro appena edita in Italia. A raccontarcela è Riccardo Antoniucci. Per la pagina letteraria, ospitiamo un racconto di Silvia Montemurro, da oggi in libreria con il suo nuovo romanzo, La piccinina. La scrittrice ripercorre la storia delle “piscinine” di Milano, bambine e adolescenti a bottega dalle sarte che, nel 1902, diedero vita a uno sciopero contro lo sfruttamento cui erano sottoposte. Torna, infine, il nostro appuntamento con la satira di Amalia Caratozzolo, che questa settimana prova a convincerci di quanto sia triste la vita da single… Buona lettura A cura di Silvia D’Onghia Ascolta questa newsletter su FqExtra o su Spotify
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