sabato 1 luglio 2023

Il Fatto di domani. I guai di Meloni: schiaffi sui migranti dagli alleati europei (Polonia e Ungheria). Sul Mes non passa la sua linea dura: sospeso solo per 4 mesi. Violenze in Francia: il pugno duro di Macron sulle banlieue

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-30-giugno-2023/

La giornata in cinque minuti

 Ascolta il podcast del Fatto di domani

SCHIAFFI A MELONI: GLI ALLEATI DI GIORGIA FANNO MURO SUI MIGRANTI. MELINA SUL MES, LA MAGGIORANZA RINVIA LA RATIFICA. L’Italia resta l’unico Paese a non aver approvato il Meccanismo europeo di stabilità. Il testo della ratifica è approdato stamattina alla Camera, giusto il tempo di rinviare la discussione al prossimo autunno, tra 4 mesi. La linea del governo è far slittare il provvedimento alle calende greche, per ottenere concessioni sulla riforma del Patto di stabilità. Non è l’unico guaio per Meloni, fiera avversaria del Mes ai tempi dell’opposizione. Sul fronte interno preoccupa il caso Santanchè, travolta dalle inchieste del Fatto e Report sulla gestione “opaca” delle sue aziende. Le altre grane arrivano dall’Europa: Polonia e Ungheria (gli alleati di Visegrad di Fratelli d’Italia) hanno bocciato l’accordo sui migranti discusso ieri al Consiglio d’Europa, sbandierato dalla premier come un successo italiano. Varsavia e Budapest rifiutano la solidarietà obbligatoria prevista dal Patto sui migranti tracciato nel Consiglio europeo del 9 giugno in Lussemburgo: dunque nessun ricollocamento obbligatorio dai Paesi di primo sbarco (come l’Italia), né sanzioni per gli Stati che si rifiutano di accogliere i migranti. Il premier polacco Mateus Morawiecki ha chiuso il discorso: “Con la mia amica Giorgia abbiamo convenuto di non essere d’accordo, ma lo siamo su tutto il resto”. Oltre ai migranti, resta aperto il fascicolo dei circa 190 miliardi destinati all’Italia in virtù del Pnrr. La scadenza della terza rata da 19 miliardi era prevista il 31 dicembre dello scorso anno: ma l’Ue ha congelato la tranche e le trattative sono ancora in corso. I dubbi maggiori riguardano la costruzione dei nuovi alloggi per gli studenti universitari. Nemmeno la quarta rata da 16 miliardi (in scadenza oggi) sarà erogata nei tempi, poiché l’Italia è indietro su asili nido e scuole della prima infanzia. Eppure, il 28 giugno Meloni ha negato rallentamenti: “Non ci sono ritardi, ma c’è semplicemente un lavoro serio che stiamo cercando di fare”. Sul Fatto di domani vi racconteremo tutti i guai della premier.


GUERRA IN UCRAINA, Il VATICANO INSISTE SULLA VIA DELLA TRATTATIVA. MOSCA: “CON ZUPPI SCAMBI UTILI MA NON CI SONO PROPOSTE SPECIFICHE”. A ROMA SI RITROVA IL FRONTE PACIFISTA. USA: ALTRI MISSILI A KIEV. Nei tre giorni di viaggio, il cardinale Zuppi ha incontrato Yuri Ushakov, assistente del Presidente della Federazione Russa per gli affari di politica estera, e Maria Lvova-Belova, Commissario presso il Presidente della Federazione Russa per i diritti del bambino. Zuppi riferirà a Papa Francesco. Non ci sono risultati immediati, ma il Cremlino afferma di apprezzare la posizione “equilibrata e imparziale” del Vaticano ed è pronto a discutere ulteriori proposte: “Il Vaticano vuole intervenire sulle questioni umanitarie”. Ushakov ritiene inoltre che ci sia stato “uno scambio di vedute utile per entrambe le parti”, ma “non è stata avanzata alcuna idea specifica”. Sullo stallo delle trattative con Kiev, Putin si è lamentato telefonicamente con l’omologo indiano Narendra Modi: per il presidente russo “c’è il rifiuto categorico di Kiev di adottare misure politiche e diplomatiche per risolvere il conflitto”. Sul giornale di domani leggeremo, inoltre, del convegno sulla pace tenutosi a Roma, dove è intervenuto anche il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte che ha ribadito la posizione: “Abbiamo detto subito a Draghi assolutamente anche aiuti militari, ma non può essere questa la strada: bisogna lavorare subito a un negoziato”. E ha aggiunto: “Se qualcuno ha l’obiettivo della sconfitta militare della Russia e della caduta di Putin, dobbiamo anche dirci che quel sistema è così complesso che difficilmente dopo Putin si insedierà un campione di democrazia. Con questo non sto difendendo Putin e nessuno si permetta di scriverlo, perché sono passato per filoputiniano per molto meno. Chi banalizza è un superficiale”. Leggeremo anche altri particolari sull’intenzione degli Stati Uniti di rafforzare le consegne di missili a Kiev con l’invio degli Atacms, che hanno una gittata fino a 300 chilometri. Il presidente americano Joe Biden non ha ancora firmato il trasferimento, dato che diversi funzionari statunitensi temono che l’Ucraina possa usare gli Atacms per colpire il territorio russo, e intensificare il conflitto. Sulle tensioni create dal gruppo Wagner di Prigozhin con la marcia su Mosca emergono altre notizie sul ruolo del generale russo Surovikin, che non appare in pubblico da giorni.


FRANCIA NEL CAOS DOPO LA MORTE DI NAHEL, IL PRESIDENTE MACRON SI APPELLA ALLE FAMIGLIE: “TENETE I FIGLI A CASA”. L’ONU: PROBLEMI DI RAZZISMO TRA LE FORZE DELL’ORDINE”. Il presidente francese ha presieduto la riunione dell’unità di crisi, dopo tre notti di violenze e disordini seguiti alla morte di Nahel, 17 anni, ucciso a Nanterre da un poliziotto durante un controllo di routine che il ragazzo ha cercato di evitare. I funerali di Nahel si svolgeranno domani. Il capo dell’Eliseo ritiene che “Nulla giustifica la violenza” e c’è “una strumentalizzazione inaccettabile della morte di un adolescente, che tutti deploriamo, mentre dovremmo riflettere e avere rispetto”. Il presidente francese si è rivolto “al senso di responsabilità dei padri e delle madri di famiglia”, aggiungendo che “un terzo degli arrestati ieri sera sono giovani, anche giovanissimi” e ha puntato il dito su alcuni social che “hanno avuto un ruolo” nell’organizzazione degli scontri con la polizia. Sul Fatto di domani leggeremo le difficoltà di Macron nella gestione della nazione, il cui malcontento non è solo quello delle banlieue; le proteste riguardanti la riforma delle pensioni delle scorse settimane sono state evidenti rispetto a una mancanza di fiducia verso l’Eliseo e verso il governo Borne, tanto da far immaginare da più parti un rimpasto. Un richiamo a Macron e ai suoi apparati di sicurezza arriva anche dall’Onu con il portavoce dell’Alto commissariato per i diritti umani, Ravina Shamdasani: “Il Paese deve affrontare seriamente le questioni profonde di razzismo e discriminazione razziale tra le forze dell’ordine”. Anche l’allenatore Galtier, del Psg, è finito nei guai per “sospetti di discriminazione razziale”; è una indagine della Procura di Nizza, i fatti risalgono al 2021/2022 quando il tecnico era alla guida del club Rmc Sport e prendono spunto dalle indicazioni dell’allora direttore generale Fournier. Galtier si sarebbe lamentato per i troppi musulmani in squadra.


BELLINI, IL FILO NERO CHE LEGA TUTTE LE STRAGI DI MAFIA ALL’ESTREMA DESTRACome abbiamo scritto oggi, l’ex esponente di Avanguardia Nazionale, già condannato definitivamente per vari omicidi e in primo grado per la strage di Bologna, è indagato anche a Firenze e a Caltanissetta. Nel capoluogo toscano, secondo l’inchiesta coordinata dal Procuratore Luca Tescaroli, avrebbe istigato i vertici di Cosa Nostra a realizzare gli attentati del 1993. Attraverso le interlocuzioni con il boss Antonino Gioè, avrebbe fatto arrivare i suoi consigli a Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella e Totò Riina. A Caltanissetta, invece, Bellini è accusato come concorrente morale per la strage di Capaci, anche sulla base di una serie di telefonate inedite del 1992: i magistrati hanno ricostruito la sua presenza in Sicilia, in un hotel di Enna il 6 dicembre 1991. E proprio in provincia di Enna, tra l’autunno del 1991 e il febbraio del 1992, si tennero riunioni della Commissione regionale di Cosa Nostra, nel corso delle quali si decise la strategia stragista. Le Procure di Firenze e Caltanissetta hanno analizzato tablet e cellulari di Bellini alla ricerca di contatti utili alle indagini e lo hanno interrogato tre giorni fa, subito prima che venisse arrestato (ieri) per minacce alla sua ex moglie e al figlio del magistrato bolognese che lo ha condannato. Sul giornale di domani vedremo che le inchieste di Firenze e Caltanissetta riservano, però, altre sorprese.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Salario minimo, accordo fra tutte le forze di opposizione. O quasi: l’unico a smarcarsi è Renzi. Una proposta di legge strutturata in 7 punti, che stabilisce un salario minimo di 9 euro lordi l’ora, soglia sotto cui mai si potrà scendere per retribuire un lavoratore. È questo il frutto dell’accordo fra le opposizioni: M5s, PD, Alleanza Verdi-Sinistra e Azione. Tutte tranne una: Italia Viva di Matteo Renzi, che ha commentato: “Il fatto di essere all’opposizione del governo Meloni non significa essere in una coalizione alternativa”.

Trattamenti con farmaci oncologici non approvati in Europa, coinvolti oltre 15 ospedali italiani. Pazienti sottoposti a cure anti cancro con farmaci scadenti privi delle autorizzazioni europee. Lo ha rivelato un’inchiesta del Fatto Quotidiano, Politico e Bureau of Investigative Journalism. Sul Fatto di domani torneremo su questa inquietante vicenda, che avrebbe coinvolto anche bambini.

Berlusconi, chiuso il processo Escort a Bari. “Non doversi procedere per morte dell’imputato”. Si chiude così, con questa motivazione della giudice Valentina Tripaldi, il processo in cui Berlusconi era imputato a Bari, con l’accusa di aver indotto a mentire ai pm l’imprenditore Giampaolo Tarantini rispetto alla vicenda delle escort condotte nell’abitazione privata di B. (all’epoca presidente del Consiglio) nel 2008 e 2009. Berlusconi, morto il 12 giugno scorso, era stato rinviato a giudizio in questo processo nel novembre 2018.


OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO INTERNAZIONALE

Uk, anche la Corte d’Appello ferma la deportazione in Rwanda

Ricorderete che una delle politiche più dure e controverse della linea anti-immigrazione povera del governo britannico è l’accordo con il governo ruandese per la deportazione di immigrati ritenuti irregolari, di qualsiasi provenienza. Significa che un afgano in fuga dai Talebani o un congolese in fuga da guerra e carestia può ritrovarsi detenuto in Rwanda, paese terzo con il quale non ha alcun legame e che, pochi mesi prima dell’approvazione degli accordi, l’ambasciatore Uk per i Diritti Umani aveva condannato per abusi dei diritti umani. Comunque: l’accordo costato finora 140 milioni di dollari, non si è mai concretizzato, perché finora i tribunali hanno bloccato per violazione dei diritti umani perfino voli pronti a partire.

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