sabato 1 aprile 2023

Il Fatto di domani. Mentre Meloni sui social negava i condoni, il governo infilava lo scudo penale per gli evasori nel decreto bollette

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-1-aprile-2023/

LO SCUDO PENALE NEL DECRETO BOLLETTE: BLITZ PRO-EVASORI CONDANNATI ANCHE IN PRIMO GRADO. E fortuna che solo ieri Meloni aveva negato che il suo governo avesse mai pensato a condoni. A tarda sera invece si è scoperto che nel decreto bollette pubblicato in Gazzetta ufficiale è stato infilato lo scudo penale per la dichiarazione omessa o infedele. In altre parole, un salvacondotto per i grandi evasori che, scoperti, scelgono di pagare il dovuto. Nelle bozze del decreto bollette non ce n’era alcuna menzione. Ideato dal viceministro della giustizia con delega al Fisco Maurizio Leo, la maggioranza avrebbe voluto introdurlo già con la manovra di bilancio di fine anno, ma è stata costretta alla retromarcia dalle proteste delle opposizioni. Di fatto la norma estende la non punibilità per l’evasore che accetti di pagare fino alla conclusione del secondo grado di giudizio, cioè all’appello. Attualmente, la non punibilità è in vigore fino al primo grado, oltre i 150 mila euro quando scatta la sanzione penale (250 mila per l’Iva). Secondo l’esperto di diritto penale dell’economia Gian Gaetano Bellavia, l’intervento “sembra palesemente una norma ad personam, scritta per qualcuno che ha procedimenti in corso e, avendo alle spalle altre condanne, non ha diritto alla condizionale e rischia il carcere o le misure alternative”. Sul Fatto di domani leggerete la nostra analisi della misura, inclusi i dubbi di incostituzionalità (il provvedimento non è urgente, non si giustifica l’inserimento in un decreto). Qui il quadro delle norme pro-impunità in gestazione o già approvate dal governo Meloni.


I RITARDI DEL PNRR E LE RIFORME: IL MONITO DI MATTARELLA DURA UNA NOTTE. GENTILONI: “MARGINE PER RINEGOZIARE MA PRESENTATE PROPOSTE”. Non sfugge il pessimo tempismo del blitz sullo scudo penale, infilato in un decreto legge su tutt’altro tema, a meno di 24 ore dal lungo colloquio di Meloni con Sergio Mattarella. Ufficialmente solo “un giro d’orizzonte” con il capo dello Stato, in realtà un faccia a faccia che il Colle ha voluto per mettere qualche paletto istituzionale sulle riforme. Soprattutto quelle legate al Pnrr, tema di discussione centrale nel colloquio con Mattarella, e su cui il governo prima ha ammesso che non riuscirà a rispettare gli impegni presi, poi ha accusato la gestione precedente, il governo Draghi, per aver sottoscritto quegli impegni, e ora sembra voler ingaggiare una battaglia con l’Europa per modificarli. Il commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni è intervenuto su questo tema oggi da Cernobbio, ospite del Forum Ambrosetti. Gentiloni ha detto che un margine per rinegoziare i termini del Pnrr esiste, visto che l’hanno già fatto Lussemburgo, Germania e Finlandia, ma prima devono arrivare proposte concrete che il governo non ha formulato. Il ministro dell’Economia Giorgetti, allo stesso forum, ha annunciato che sta pensando a una riforma della pubblica amministrazione: “È una proposta che vorremmo portare anche in Europa per contribuire a migliorare il sistema che permette alle imprese, soprattutto quelle che affrontano grandi progetti infrastrutturali, di avere un sistema più ‘friendly’, e avere la possibilità quantomeno di partire con il cantiere”. Parole che ricordano quelle del capo leghista Matteo Salvini e il suo codice degli appalti, che con la scusa della semplificazione è invece un incentivo criminogeno per il malaffare.


CGIL E UIL CON GLI EDILI CONTRO IL CODICE DEGLI APPALTI: “A RISCHIO SICUREZZE E TRASPARENZA”. CONTE IN PIAZZA, SCHLEIN A DISTANZA: “FITTO IN AULA”. C’è la critica contro il taglio lineare sul superbonus, ma anche la preoccupazione per i nuovi cantieri delle opere pubbliche. Il Pnrr è “un’occasione irrepetibile per il nostro Paese”, ma “introdurre la regola che non ci sono più gare fino ad appalti di 5 milioni e 800 mila euro è una cosa sbagliata e folle che non affronta il problema della trasparenza”. Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil oggi in piazza con gli edili in 5 città (Roma, Torino, Napoli, Palermo, Cagliari). Anche per il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri la logica dei subappalti a cascata prevista da Salvini “mette in discussione l’applicazione dei contratti e la sicurezza sul lavoro”. ­“A Salvini vogliamo dire che in edilizia senza regole adeguate negli appalti si muore, hanno detto gli operai dal palco di Torino”. A Roma si è presentato in piazza anche Giuseppe Conte, che oltre ad attaccare il governo sull’ecobonus 110% ha messo l’accento sulla legalità: “Se aboliamo la trasparenza e rendiamo tutto opaco favoriamo il malaffare. Per il governo bisogna dare fiducia alle imprese? Quali, quelle amiche? Non bisogna dare fiducia all’impresa amica, bisogna dare fiducia a tutto il sistema”. Conte ha lanciato un appello a governo e opposizioni per collaborare sui progetti del Pnrr per evitare di sprecare i fondi. Elly Schlein, da Modena dove partecipava a un Festival, si è detta disponibile e ha chiesto che Fitto riferisca in aula sulla situazione. Sul Fatto di domani continueremo a parlare del principio di legalità vietato dal governo Meloni con un’intervista all’ex procuratore antimafia, oggi deputato 5S, Federico Cafiero De Raho.


UCRAINA, I SERVIZI DI KIEV ARRESTANO IL METROPOLITA. LO STATO MAGGIORE USA: “IMPROBABILE CHE LA GUERRA FINISCA NEL 2023”. Il vicario del monastero delle Grotte di Kiev è stato arrestato oggi dalle autorità ucraine con l’accusa di “incitare all’inimicizia religiosa” ed essere filo-russo. In aula, Pavel ha dichiarato di essere “contro l’aggressione” ma non ha mai nominato la Russia. Kiev ha attaccato anche l’Onu per il passaggio di consegne nella presidenza del Consiglio di sicurezza tra i membri permamenti, che oggi è passato alla Russia. “Esorto gli attuali membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a contrastare qualsiasi tentativo russo di abusare della sua presidenza”, ha twittato il ministro degli Esteri ucraino Dmiytro Kuleba. Il presidente Volodymyr Zelensky invece ha avuto una conversazione telefonica con Emmanuel Macron, in cui secondo lo stesso Zelensky “è stata efficacemente discussa l’interazione difensiva tra Ucraina e Francia”. Ma il leader di Kiev oggi sembra aver seppellito anche la speranza di una mediazione cinese per un cessate il fuoco: “Il fatto che la Russia dispiegherà armi nucleari sul territorio della Bielorussia indica che la mediazione della Cina ha fallito”, ha dichiarato riferendosi alle ultime dichiarazioni del leader di Minsk Lukashenko sull’arsenale dispiegato nel suo Paese. Dagli Usa, poi, arriva una doccia fredda sulle prospettive della guerra. Il capo dello stato maggiore congiunto Mark Milley ha detto di ritenere “improbabile che l’Ucraina riesca a cacciare le forze russe dal suo territorio entro quest’anno. Si tratta di 200mila russi che si trovano ancora nell’Ucraina occupata. Non dico che non si possa fare. Dico che è difficile”. Minley ha aggiunto che comunque la Russia sta fallendo l’offensiva su tutta la linea. Sul Fatto di domani vedremo alcune novità preoccupanti a proposito degli armamenti impiegati nel conflitto.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Via Rasella e Fosse ardeatine, La Russa si scusa a metà. 48 ore dopo le sue dichiarazioni revisioniste, il presidente del Senato fa marcia indietro: “Voglio scusarmi con chi anche in forza di resoconti imprecisi abbia comunque trovato motivi di sentirsi offeso”, scrive in una nota e aggiunge che “forse” avrebbe dovuto specificare che i soldati uccisi in Via Rasella erano nazisti. Sul Fatto di domani una lettura di Daniela Ranieri.

Finlandia, il crepuscolo di Marin. Ieri la Turchia ha dato l’ok per l’ingresso di Helsinki nella Nato, ma la premier Sanna Marin sembra avviata a lasciare la guida del Paese. Domani, domenica, si terranno le elezioni politiche e gli ultimi sondaggi consegnano un testa a testa tra i centristi e l’estrema destra: i socialdemocratici di Marin sono solo terzi.

Papa Francesco lascia l’ospedale. È stato dimesso stamattina dal Gemelli a Roma e ha fatto ritorno in Vaticano. “Come sto? Ancora vivo. Ho sentito solo un malessere, ma non ho avuto paura”, ha detto Bergoglio ai cronisti, poi ha annunciato che domani celebrerà la domenica delle Palme.

Morta Ada D’Adamo, finalista dello Strega. Con il suo romanzo d’esordio Come d’aria era entrata solo un paio di giorni fa nella dozzina finalista del premio Strega. Aveva 55 anni ed era malata da tempo.

Intervista a Sara Serraiocco. L’attrice è protagonista dell’ultimo film di Gabriele Salvatores, Il ritorno di Casanova. Nel cast anche Toni Servillo.

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