mercoledì 29 marzo 2023

il fatto di domani. Il governo taglia i sussidi sulle bollette per aiutare i "poveri" evasori. A Parigi 450 mila contro Macron: dalla Francia a Israele, quando i "decisori" fanno i conti con l'opinione pubblica. Gas, corrente elettrica, Eni, Enell

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-28-marzo-2023/

BOLLETTE, IL GOVERNO TAGLIA LO SCONTO: STANGATA DA 300 EURO. Il Consiglio dei ministri si è riunito, in ritardo, con un nutrito ordine del giorno. Aiuti per il caro bollette, fisco, sanità, codice degli appalti: sono alcuni dei dossier sul tavolo. La Manovra di fine anno esaurirà entro marzo i fondi contro i rincari energetici. Per il secondo trimestre, fino a giugno, il governo deve rinnovare misure a sostegno per famiglie e imprese: taglio all’Iva sul gas al 5%; bonus sociale ai poveri per le bollette di luce e gas; credito d’imposta per le aziende ad alto consumo energetico. L’esecutivo, tuttavia, inizia a chiudere il rubinetto degli aiuti: dovrebbero tornare gli oneri generali sulla bolletta elettrica; sul gas, invece, lo sconto viene tagliato del 65% (per i consumatori fino a 5.000 metri cubi l’anno) e confermato solo per aprile. L’unione dei consumatori stima un rialzo annuo di 298 euro, qualora lo sconto fosse confermato per tutto il 2023. Se gli oneri generali tornassero integralmente da maggio, invece, la stangata salirebbe a 459 euro. Poi il capitolo sanità: per sanare la voragine negli organici degli ospedali, il governo vorrebbe aumentare le indennità degli straordinari dei camici bianchi, tagliando il costo dei medici “gettonisti” (chi lavora a chiamata).


MELONI “AIUTA” I POVERI CON I CONDONI FISCALI. Nel decreto bollette dovrebbe entrare pure la proroga della “tregua” (o condono) fiscale: per sanare le irregolarità si potrà pagare la prima rata entro il 31 ottobre (non più entro il 31 marzo). Il provvedimento, nato per aiutare i poveri, diventa un favore a chi non ha pagato le tasse. Il governo ha già mostrato un occhio di riguardo per gli evasori, con i condoni della finanziaria. Con la delega fiscale, è spuntata l’idea di uno scudo penale per le grandi aziende che aderiscono alla cooperative compliance. Ovvero: nessun processo o sanzione in caso di evasione, se l’impresa già collabora con l’Agenzia delle Entrate. Un salvacondotto valido per i colossi (oggi sono 90) dal giro d’affari sopra il miliardo di euro. Ma il viceministro dell’Economia, il meloniano Maurizio Leo, vorrebbe concedere il beneficio anche alle persone fisiche, cioè ai super ricchi. “I neo-Paperoni non sono ostili – ha esortato Leo – è gente che porta i soldi in Italia”. Sul Fatto di domani approfondiremo i nuovi decreti e le misure sul fisco. Poi vi racconteremo il nuovo codice degli appalti, con i decreti legislativi varati dal governo. Il rischio è che per accelerare i lavori pubblici e la realizzazione del Pnrr, si allarghino le maglie dell’impunità.


DALLA FRANCIA A ISRAELE, LE PIAZZE, L’OPINIONE PUBBLICA E LA DEMOCRAZIA. INTERVISTA A EDWY PLENEL. È stata la decima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni voluta da Macron, in Francia. A Parigi 450 mila persone in strada, secondo il sindacato Cgt (93 mila per la prefettura), poco più della metà degli 800 mila dello sciopero di giovedì scorso 23 marzo. I cortei si sono tenuti anche in altre 200 città, in alcuni casi con scontri e tensioni soprattutto nella capitale, dove gli arresti sono decine. Il dispositivo di forze dell’ordine era imponente: 13 mila poliziotti schierati nelle strade, di cui 5.500 soltanto nella capitale. Poche ore prima dell’inizio della mobilitazione il governo di Elisabeth Borne ha fatto sapere che non intende mettere in pausa la legge che alza l’età pensionabile da 62 a 64 anni, approvata con l’aiuto del ricorso all’articolo 49.3. La richiesta di una sospensione veniva dal leader del sindacato Cfdt Laurent Berger. Sul Fatto di domani parleremo del ruolo dell’opinione pubblica nelle democrazie con un’intervista al direttore del media investigativo Mediapart Edwy Plenel. Torneremo anche sulle tensioni sociali e politiche in IsraeleDopo il rinvio della riforma giudiziaria di un mese, su spinta delle proteste oceaniche di ieri, oggi sono cominciati i negoziati tra governo e i principali partiti di opposizione, guidati da Yair Lapid e Benny Gantz. Lo aveva chiesto il presidente Herzog. Nel Paese c’è scetticismo per la capacità di Bibi di tenere le fila dell’esecutivo: il ministro della Difesa Gallant, licenziato per la sua contrarietà alla riforma, non sembra aver mai lasciato il suo posto, e si teme che il premier abbia fatto troppe concessioni all’estrema destra. Ieri sera i simpatizzanti dei partiti estremisti al potere sono scesi in strada per sostenere la riforma, alcuni di loro hanno aggredito passanti arabi e giornalisti.


UCRAINA: LE ARMI FANNO MALE ANCHE A CHI LE MANDA. L’invio di armi all’Ucraina non è gratis, anzi qualche volta ci si guadagna pure. Lo sanno bene alcuni Paesi Ue, (non l’Italia di Giorgia Meloni a quanto pare), che secondo uno scoop di Politico Europe starebbero approfittando del Fondo europeo per la Difesa (o European Peace Fund) per rifarsi gli arsenali a spese dei loro vicini. Le fonti diplomatiche consultate dal media puntano il dito contro 6 Paesi del fronte est, i più oltranzisti sulla linea bellicista, e in particolare contro l’Estonia. La questione riguarda i rimborsi comunitari sulle armi inviate a Kiev. Ufficialmente, tutti i Paesi ricevono la stessa percentuale, ovvero circa l’80% del costo delle attrezzature inviate, pagata con i soldi del Fondo Epf a cui i 27 contribuiscono in proporzione al Pil. Il problema è che non è stato concordato il metodo di calcolo per i prezzi delle armi inviate. Così, alcuni Stati hanno chiesto i rimborsi in base al prezzo di acquisto dei dispositivi nuovi comprati per rimpiazzare quelli inviati a Kiev, non in base al valore effettivo delle forniture (solitamente giacenze di magazzino o residui di fabbricazione sovietica). Sul Fatto di domani leggerete il nostro approfondimento su questa notizia. A proposito di armi, ieri sono arrivati a Kiev i 18 carri armati Leopard 2 promessi da Berlino: per Mosca questo “aumenta il coinvolgimento diretto e indiretto nel conflitto” della Germania, come ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Mentre sul terreno prosegue la battaglia per il controllo della città di Bakhmut, il ministro degli Esteri ucraino Kuleba è intervenuto al summit virtuale per la democrazia voluto da Joe Biden e ha detto che la pace a ogni costo è un’illusione: “Il popolo ucraino accetterà la pace solo se garantirà la cessazione completa dell’aggressione russa, il completo ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino e il ripristino dell’integrità territoriale del nostro stato all’interno dei confini riconosciuti a livello internazionale”. Il segretario di Stato Usa Blinken ha ribadito che un cessate il fuoco ora favorirebbe la Russia.


INCHIESTA SUL FAR WEST DELLA LOGISTICA. ROMA “CAMORRIZZATA”, INTERVISTA A VIRGINIA RAGGI. Ieri l’amministrazione giudiziaria per Brt e Geodis per sfruttamento dei lavoratori, oggi un’inchiesta che accende un faro sui subappalti selvaggi nel mondo della logistica. Con l’aggravante, secondo l’inchiesta rivelata dalla Procura di Milano, che il sistema illecito di false fatture e crediti fittizi era messo in piedi da una presunta organizzazione per delinquere di matrice cinese: “una sorta di sistema parabancario che consente di spostare e trasferire denaro fuori da qualsiasi sistema di controllo e antiriciclaggio”, hanno spiegato gli inquirenti. Un sistema di false cooperative attivo, secondo le indagini, da 20 anni e che riusciva a movimentare centinaia di milioni di euro in frodi sui contributi dei lavoratori, che venivano fatti gravare su imprese intestate a prestanome che venivano chiuse prima di pagare gli oneri. Sul Fatto di domani racconteremo l’estensione di questo reticolato criminale. Torneremo anche sulla scia di omicidi legati alla criminalità organizzata a Roma, di cui sul Fatto di oggi è intervenuto sul tema il magistrato Alfonso Sabella. Sul giornale di domani ne parleremo con Virginia Raggi.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Il Pd ha due nuovi capigruppo: Boccia al Senato e Braga alla Camera. Sono stati eletti per acclamazione nel partito targato Schlein. Non senza malumori: l’ex capogruppo Simona Malpezzi ha ribadito che avrebbe preferito un confronto interno e non un dibattito sui giornali. Ancora più duro Andrea Marcucci: Per i riformisti e ancor più per i liberaldemocratici nel Pd non c’è spazio”.

Auto elettriche, sì allo stop al 2035: l’Italia isolata si astiene. I ministri europei dell’Energia hanno ratificato a maggioranza il regolamento sullo stop ai motori termici alimentati a benzina e diesel nel 2035. L’Italia si è astenuta nel voto sulla ratifica finale, insieme a Sofia e Bucarest. L’unico voto contrario della Polonia. La Germania ha votato a favore dopo il sì all’inserimento degli e-fuel. Nel frattempo è stata votata la prima intesa fra Consiglio e Parlamento Ue per la realizzazione delle stazioni di ricarica elettriche e a idrogeno sulle principali reti stradali dell’Unione. Il ministro Pichetto Fratin si è inventato un’apertura sui biocarburanti che non c’è.

Estradizione di 10 ex Br, anche la Cassazione francese dice no. Non torneranno in Italia Giorgio Pietrostefani (condannato in via definitiva per l’omicidio del commissario Calabresi), Marina Petrella, Roberta Cappella e gli altri 7 ex terroristi arrestati durante l’operazione “Ombre rosse” nel 2021. Nel giugno scorso, era arrivato il parere contrario della Corte d’appello di Parigi, decisione poi impugnata dalla Procura. Alcuni di loro, che avevano beneficiato della Dottrina Mitterand, sono stati condannati all’ergastolo.

L’ultimo saluto a Gianni Minà. Sarà allestita domani, in Campidoglio a Roma, la camera ardente per il giornalista scomparso ieri all’età di 84 anni. I funerali saranno, invece, celebrati in forma privata. Sul giornale lo ricorderanno Nanni Delbecchi e Tommaso Rodano.


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Cardoletti (UNHCR): “Guerre? Migranti in aumento per l’emergenza climatica”

Intervista di Elisabetta Ambrosi

Dal Sahel all’Asia meridionale, l’emergenza climatica sta costringendo sempre più persone ad abbandonare le proprie case e, allo stesso tempo sta aumentando la vulnerabilità di coloro che sono già stati costretti a fuggire, riflettendo ed amplificando le profonde disuguaglianze ed ingiustizie del mondo”. Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR (Agenzia Onu per i Rifugiati), spiega come solo nell’ultimo decennio gli eventi legati al clima, soprattutto inondazioni e tempeste, “abbiano provocato una media di 21,5 milioni di nuove migrazioni interne ogni anno, più del doppio di quelle causate da conflitti e violenza. Il 20% della popolazione mondiale vive in paesi altamente vulnerabili al clima, e tuttavia l’80% delle persone sfollate a causa di conflitti, violenze e persecuzioni, proviene da uno di questi Paesi”.

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