venerdì 27 gennaio 2023

Il Fatto di domani. Dopo i tank, gli F-16: la nuova escalation del partito delle armi. La voce dei pacifisti, intervista a Zamagni. Imbarazzo per Zelensky a Sanremo, si amplia il fronte del "no"

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Dopo i tank, gli F-16: la nuova escalation del partito delle armi. La voce dei pacifisti, sul Fatto di domani intervista a Zamagni

DOPO I TANK, GLI F-16: IL PARTITO DELLE ARMI PREPARA LA NUOVA ESCALATION. LA VOCE DEI PACIFISTI: INTERVISTA A STEFANO ZAMAGNI. Nel giorno della Memoria, Putin ha accusato Kiev di crimini neonazisti, mentre il suo portavoce Peskov ha dato ragione a Trump, che ieri ha evocato l’olocausto atomico come conseguenza dell’invio di tank. Gli esperti militari si interrogano ora sui problemi sollevati dal generale Fabio Mini sul Fatto di oggi: i carri armati occidentali sono pochi a confronto con quelli di Mosca, ma soprattutto sono molto eterogenei quanto a munizioni, carburante e funzionamento. Accontentati sui tank, gli ucraini spingono già sul tasto degli aerei: vogliono gli F-16. Il segretario del Consiglio della Difesa Oleksiy Danilov ha postato sui social un video di un caccia con la frase “presto nei cieli ucraini”. Sul punto la Casa Bianca è reticente e Berlino ha già detto di no, ma la storia dei tank insegna che possono cambiare idea. Ben più decisa la risposta dei produttori di armamenti. L’azienda americana madre degli F-16, la Lockheed Martin, ha detto che è pronta a soddisfare la domanda di nuovi jet per Kiev, sollecitando i governi a compiere questo passo. Del resto, un F-16 da solo può costare fino a 64 milioni di dollari. Nell’ultimo anno il valore delle esportazioni belliche Usa è cresciuto del 49%, raggiungendo 52 miliardi di dollari, soprattutto grazie agli acquisti della Germania e della Polonia (che ha comprato 250 tank Abrams). Dopo aver visto che gli italiani sono contro il riarmo, sul Fatto di domani daremo voce ai movimenti pacifisti e a chi sostiene la linea della soluzione negoziale al conflitto. Leggerete un’intervista su questi temi all’economista Stefano Zamagni. Dalla politica, contro “l’oltranzismo bellicista” si è levata anche la voce di Giuseppe Conte. Il leader del M5S ha usato parole nette: “L’unica prospettiva credibile è imporre una svolta diplomatica. Questo non significa essere rassegnati alle condizioni che vorrebbe dettare la Russia, noi in questa vicenda non siamo neutrali, abbiamo sempre fermamente condannato l’aggressione di Putin. Il problema è la via d’uscita. L’unica certezza in questo momento è questa escalation militare che stiamo abbracciando inviando arsenali sempre più sofisticati”.


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