sabato 1 ottobre 2022

Il Fatto di Domani. Meloni, tutte le grane lasciate da Draghi. Gas, Mosca chiude il rubinetto all'Italia. Rischio atomico in Ucraina

 dalla newsletter de il fatto quotidiano

MELONI “SOVRANISTA”, LA PRIMA USCITA PUBBLICA. Giorgia Meloni ha parlato dal palco del Villaggio Coldiretti a Milano. Nella sua prima uscita pubblica dopo il voto di domenica scorsa, la premier in pectore rispolvera toni nazionalistici. Dinanzi alla platea degli agricoltori sventola la bandiere del “sovranismo alimentare” e cambia tono con l’Europa, dopo i toni più ecumenici dei giorni scorsi: l’ “Italia deve tornare a difendere il suo interesse per trovare soluzioni comuni”. Le “priorità” del nuovo governo, ha detto la leader Fdi, saranno il caro-bollette e l’economia. Sul dossier energetico, ha aggiunto, “siamo in contatto costante con il governo uscente”. Sul Fatto di domani leggerete un reportage dalla piazza con un’analisi del discorso di Meloni. Per lei applausi scroscianti dal pubblico della Coldiretti: sempre accogliente, del resto, con l’ospite di turno (qualche tempo fa il ministro pentastellato Stefano Patuanelli fu accolto con standing ovation). Prima del bagno di folla, la futura premier si è incontrata con Silvio Berlusconi per cercare la quadra sul nuovo governo: ma nulla trapela, eccetto le formule di rito. La grana principale – non è un mistero – si chiama Matteo Salvini, a caccia di un ruolo di peso dopo la batosta elettorale. Oggi il forzista Antonio Tajani ha aperto all’ipotesi del Capitano al Viminale, con una postilla: “è il capo dello Stato e il presidente del Consiglio che esamineranno la lista di ministri”. Domani vi racconteremo delle faide nel Carroccio, dove il Capitano resta in sella con gli avversari interni pronti allo sgambetto.


IL PARLAMENTO “MASCHILISTA”, L’OPPOSIZIONE DI CONTE. A palazzo Chigi siederà per la prima volta una una donna. Ma il voto del 25 settembre consegna anche un altro (e per nulla lusinghiero) record: negli ultimi vent’anni (dal 2001) non era mai accaduto che la percentuale di donne in Parlamento diminuisse da una legislatura all’altra. Camera e Senato ospiteranno infatti 186 donne e 414 uomini. La quota femminile retrocede al 31 per cento dei seggi. Nel 2018 il “gentilsesso” occupava il 35,3 per cento degli scranni, la quota più alta nella storia. Eppure, sulla carta, la legge elettorale Rosatellum avrebbe dovuto promuovere la parità di genere. Su dieci candidati in lista, 4 devono essere donne. Qualcosa però è andato storto. Di sicuro, i partiti con meno donne elette sono Fratelli d’Italia e Partito democratico (che dei diritti civili ha fatto la sua bandiera). Il Nazareno – in attesa di una “palingenesi” congressuale – sonda intanto il Movimento 5 Stelle sui “fascicoli” dell’opposizione, cui spettano tradizionalmente le presidenze del Copasir e della Vigilanza Rai. Sul giornale racconteremo i giorni di Giuseppe Conte dopo il voto, per capire le future strategie.


L’EREDITÀ DEI MIGLIORI: UN PAESE IN CRISI NERA. Per il nuovo governo di centrodestra, l’eredità di Mario Draghi è un Paese in pessima salute. Sul tavolo di Giorgia Meloni non c’è solo il dossier energia con l’inaudito aumento delle bollette elettriche (l’Arera ha già annunciato rincari del 59%). Presto a lievitare (in modo esponenziale) saranno anche le bollette del gas. E nemmeno lo spread lascia tranquilli, soprattutto in vista del rialzo dei tassi d’interesse da parte della Bce. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha messo in guardia Francoforte paventando il “rischio di far deragliare il debito pubblico”, qualora si scegliesse la via già tracciata dalla Fed americana. Del resto, con l’impennata dell’inflazione in tutta Europa, l’aumento del costo del denaro è solo questione di tempo. Un altro tema spinoso, per Meloni, è il Pnrr che procede a rilento: nella Nadef approvata il 28 settembre, il governo ammette come le risorse utilizzate nel biennio 2020-2022 siano solo 20,5 miliardi; il cronoprogramma prevedeva di spenderne più di 41. Sul Fatto di domani elencheremo i dossier più urgenti lasciati dai Migliori al centrodestra, già in ambasce. Poi daremo uno sguardo dentro viale Mazzini, per capire cosa accade in Rai col cambio della guardia di palazzo Chigi.


STOP AL GAS RUSSO IN ITALIA, RISCHIO ATOMICO IN UCRAINA. Oggi le forniture di gas dalla Russia si sono interrotte, Gazprom ha azzerato i flussi di metano dal gasdotto del Tarvisio. Lo ha annunciato Eni, senza specificare se e quando le forniture all’Italia potranno riprendere. Il colosso energetico di Mosca ha addebitato la causa dello stop ai problemi burocratici con l’Austria, il Paese di transito, e auspica di “risolvere il problema insieme ai buyer italiani”. L’Italia resta in attesa. La quantità di gas lungo il Tarvisio era già scarsa: meno di un decimo rispetto ai valori precedenti lo scoppio del conflitto in Ucraina. In 7 mesi di guerra, la dipendenza dal gas russo è scesa dal 40 al 10% dell’import. Ma ogni goccia in più potrebbe essere utile per scongiurare i razionamenti invernali. Intanto, sul fronte di guerra ucraino, un convoglio civile è stato attaccato a Kharkiv: 24 morti, 13 sono bambini. A Lyman, nel Donetsk, le truppe di Zelensky hanno ripreso il controllo del territorio, con le milizie di Mosca in fuga. Problema: per i russi, la località è stata appena annessa al Cremlino grazie ai referendum (illegali secondo la comunità internazionale). Non a caso, il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha esortato Putin a valutare l’uso di un’arma nucleare a bassa intensità. Anche Henry Kissinger, preoccupato per il rischio di un’escalation verso l’atomica, ha lanciato l’appello al negoziato: “La Russia ha perso ma ora bisogna parlare con Mosca”. Sul giornale faremo il punto sulla guerra, poi voleremo in Iran, dove non si placano le proteste innescate dalla morte di Masha Amini. Migliaia gli arresti e quasi un centinaio le vittime.


BRASILE AL VOTO, LO SPECIALE VIDEO DEL FATTO EXTRA. Domani si aprono le urne del primo turno delle elezioni presidenziali. Il Brasile è al bivio tra la via sovranista dell’uscente Jair Bolsonaro e l’ex presidente di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva. L’esito sarà fondamentale per il destino dei popoli indigeni minacciati dalle politiche del “Trump dei tropici”. Una sua vittoria sarebbe nefasta per il destino loro e della Foresta amazzonica. Il Fatto Extra pubblica il documentario dello scrittore Angelo Ferracuti (guarda il video): un viaggio – a ridosso del voto – tra le comunità indigene dell’Amazzonia. L’autore ha incontrato lo sciamano Davi Kopenawa – capo spirituale e il massimo leader dell’Amazzonia brasiliana. Il viaggio sulla Br 174 assume anche un valore simbolico, perché la costruzione di quella strada, tra il 1967 e il 1977, significò la strage di 2000 indigeni tra gli Waimiri Atroari. Oltre al documentario, il Fatto Quotidiano ha intervistato l’avvocato indigenista Ricardo Rao (guarda il video), per capire gli scenari elettorali. Oltre al documentario, il Fatto Quotidiano ha ascoltato l’avvocato indigenista Ricardo Rao (guarda il video), per capire gli scenari elettorali. Sul giornale di domani potrete leggere l’intervista.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Covid. 33.876 nuovi casi, 38 i decessi, tasso di positività al 18,7%. Secondo l’Iss, salgono casi bimbi età scolare, da 11% a 14,9%.

La relazione della Dia. Approfondiremo il nuovo rapporto della Direzione Antimafia: il potere di Matteo Messina Denaro; le mani dei clan sui fondi del Pnrr; le infiltrazioni negli appalti di Milano-Cortina.

Ricordando Franco e Ciccio. Intervista al figlio d’arte Giampiero Ingrassia, per il centenario della nascita del padre.

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