sabato 1 ottobre 2022

Il Fatto di domani. Gas, dopo Berlino il calcio di Bruxelles all'Unione: chi ha i soldi si salva. Il draghismo di Meloni: taglio anche al superbonus

 dalla newsletter de il fatto quotidiano

ENERGIA, NIENTE TETTO. IN EUROPA OGNUNO PER SÉ (CHI PUÒ) E CINGOLANI FISCHIETTA. Il price cap è stato lasciato fuori dal tavolo del Consiglio straordinario dei ministri dell’energia di Bruxelles oggi. E forse non lo sarà mai perché la Germania è contraria. La pietra definitiva l’ha messa proprio il cancelliere tedesco Scholz ieri, varando a poche ore dalla riunione europea un tetto nazionale sul modello spagnolo e portoghese. Berlino ha fissato un massimo di prezzo pagato dai cittadini impegnando 200 miliardi per pagare ai fornitori la differenza. Oggi la Germania, che al livello continentale si è sempre opposta al tetto alle importazioni generalizzato chiesto da Italia Francia e altri 13 membri, assicura di essere pronta “a collaborare con i governi dei paesi partner”, sottolineando la “profonda” amicizia con il nostro Paese. Ieri sera Mario Draghi aveva criticato la fuga in avanti tedesca, invece oggi il ministro Cingolani da Bruxelles nega che esistano tensioni tra i due Paesi e ricorda che anche Roma ha stanziato fondi per calmierare i prezzi al livello nazionale. Solo che noi abbiamo trovato 60 miliardi, tutt’altra cosa dei 200 tedeschi. Tornando alla riunione di oggi, l’unica intesa ottenuta è stata sui razionamenti dei consumi energetici (del 10%) e sul tetto agli extra-profitti dei produttori di energia da rinnovabili e nucleare. Sul resto, i 27 dovranno adottare piani nazionali, sempre che ne abbiano le risorse, con evidenti squilibri tra Paesi più o meno ricchi. Cingolani ha parlato anche di un “tetto forchetta” che sarebbe allo studio: un range variabile tra un minimo e un massimo di prezzo, ma non ci sono dettagli. Sul Fatto di domani approfondiremo la questione. A ogni modo, il piano energia definitivo sarà presentato tra una settimana al Consiglio europeo di Praga.


LE (POCHE) CARTE DI MELONI: LINEA DRAGHI E TAGLI A RDC E SUPERBONUS. Che farà Giorgia Meloni sul bollente dossier energetico, in un quadro europeo così disunito? Oppure, cosa non potrà fare? Il debito pubblico italiano non dà a Roma lo stesso margine di manovra di Berlino. Poi ci sono dati macroeconomici preoccupanti: l’inflazione sfiora ormai il 9% e calano anche i numeri del lavoro: ad agosto 74 mila posti in meno, in due mesi abbiamo perso 96 mila occupati e sono aumentati gli inattivi. In tema di economia la premier in pectore ha mostrato una volta di più la sua sintonia con le posizioni del governo Draghi. Poco dopo che l’ex Bce aveva lanciato il suo monito contro le divisioni “a seconda dei bilanci nazionali”, la leader di Fdi mandava un comunicato per invocare una una strategia comune in Europa (lei che nel 2014 voleva uscirne), ma anche per l’unità nazionale nel Paese: “questo non è il tempo di polemiche strumentali o di divisioni, ma quello della responsabilità”, ha scritto in un significativo post su Facebook. Sul Fatto di domani leggerete la nostra analisi sulla nuova “Melonomics”, ovvero su quello che ha in mente di fare Meloni per trovare risorse contro il caro bollette. Abbiamo già scritto dell’idea di ridurre il Reddito di cittadinanza, domani vedremo che nel mirino c’è anche il superbonus e gli altri bonus edilizi. Anche su questo la sintonia con Draghi è forte. Leggerete anche il primo di una serie di ritratti sui fedelissimi di Fratelli d’Italia che sono in lizza per i posti di governo.


IL PD DOVREBBE SCIOGLIERSI”. I DEM SI SCONTRANO CON IL BISOGNO DI RADICALITÀ. “Cari Pd e 5S: basta divisioni, ora serve un cantiere nuovo e radicale”. Sul Fatto di oggi abbiamo pubblicato un appello sottoscritto, tra gli altri, da Rosy Bindi e alcune firme del nostro giornale come Gad Lerner, Domenico De Masi, Tomaso Montanari. La proposta indirizzata al partito di Enrico Letta è radicale anch’essa: sciogliere il Pd e rifondarsi in una nuova “cosa progressista”, con il Movimento di Conte. Il segretario dem risponde indirettamente nella lettera che proprio oggi ha inviato agli iscritti, in vista del congresso che porterà al cambio di leadership: “Abbiamo perso, ma ne usciamo vivi”, scrive Letta. “Abbiamo il tempo e la forza morale, intellettuale e politica per rimetterci in piedi”. La spaccatura con l’opzione di sinistra sembra forte. Sul Fatto di domani parleremo di questo tema con Marco Revelli, sociologo esperto di partiti e di politiche di sinistra.


L’ANNESSIONE DI PUTIN: “TERRITORI NOSTRI, ORA PRONTI AI NEGOZIATI”. KIEV FIRMA L’ADESIONE ALLA NATO. La giornata in Ucraina si è aperta con un bombardamento di un convoglio umanitario a Zaporizhzhia con 23 morti e 28 feriti tutti civili. Ma è proseguita a Mosca con l’attesa cerimonia di annessione dei quattro territori occupati dove si è tenuto il referendum. In sintesi, Putin ha detto che dal punto di vista del Cremlino quei territori fanno ormai parte della Russia: “Voglio che mi sentano a Kiev, che mi sentano in Occidente: le persone che vivono nel Lugansk, nel Donetsk, a Kherson e Zaporizhzhia diventano nostri cittadini per sempre”. E su queste basi offre un cessate il fuoco e negoziati. Condizioni che Kiev e il resto dell’Occidente non accetta. Zelensky in risposta ha firmato una domanda di adesione rapida alla Nato e dichiarato che finché Putin resterà in sella il dialogo sarà impossibile. Netta anche la risposta di Washington. Biden ha garantito che il sostegno militare Usa all’Ucraina continuerà e che oltre all’ultimo miliardo stanziato è “ansioso di firmare altri 12 miliardi di aiuti”, esortando poi gli alleati a fare lo stesso. Intanto Usa e Gran Bretagna varano nuove sanzioni contro l’entourage di Putin, tra cui la presidente della Banca centrale russa. Sul Fatto di domani leggerete la nostra cronaca e un’intervista a Yuri Felshtinsky, co-autore con Alexander Litvinenko di uno storico libro sul terrore del Kbg (Blowing Up Russia). Litvinenko, ex agente dei servizi e dissidente russo, è stato avvelenato con il polonio a Londra nel 2006. Nel capitolo del sabotaggio al Nord Stream: mentre proseguono le indagini la nube di gas rilasciata dalle falle si sposta verso l’Italia, senza costituire un pericolo per la salute ma inquinando molto.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

La ripresa del Covid. Sono 34.479 i nuovi casi e 38 i morti in 24 ore. Aumentano i ricoveri (+252).

Carcere e libertà: il Mondo di mezzo si divide. Salvatore Buzzi è tornato in carcere la notte scorsa, Massimo Carminati, invece, potrebbe andare ai servizi sociali. La vicenda giudiziaria sta arrivando al suo capitolo finale con la decisione della Cassazione che ha confermato le condanne per i due personaggi simbolo della maxi-inchiesta che ha scoperchiato un giro corruzione e malaffare negli appalti a Roma.

Le proteste in Iran. Su FQ Extra i video in esclusiva della repressione contro i manifestanti iraniani, insieme all’intervista di Maddalena Oliva a Shirin Ebadi.

Che c’è di Bello. Nell’inserto culturale del sabato parleremo del film d’animazione su Anna Frank di Ari Folman, la storia di un cazzo ebreo a teatro, il romanzo Il giovane Mungo, la figura di Nabokov e le lettere inedite di Andreotti alla moglie.

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