mercoledì 27 luglio 2022

RICERCHE CONGELATE L’Artico collassa, ma gli scienziati non si parlano: la guerra di Putin e la miopia dell’Occidente UN PATRIMONIO IN FUMO - I dati raccolti dagli esperti di Mosca sono cruciali per la salvaguardia del Pianeta, ma da quando la Commissione europea ha sospeso i fondi per le collaborazioni scientifiche e accademiche che coinvolgono gli istituti della Federazione, le università occidentali hanno fatto lo stesso DI MICHELA A.G. IACCARINO

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/07/26/il-permafrost-collassa-ma-gli-scienziati-non-si-parlano-le-conseguenze-della-guerra-sullartico/6742644/

L’Artico collassa, ma gli scienziati non si parlano: la guerra di Putin e la miopia dell’Occidente

di Michela A.G. Iaccarino

È l’ultimo avamposto siderale della terra, ma per la guerra in Ucraina collassa anche il regno del permafrost: l’Artico. A causa del conflitto, insieme al ghiaccio, sta evaporando anche la collaborazione tra scienziati russi e occidentali: il silenzio accademico calato negli ultimi mesi è peggiore di quello che divise gli esperti dei due blocchi durante la Guerra fredda. Lo dice Nature, una delle più antiche e prestigiose riviste del settore. Sempre di ghiacci ha parlato Elisabetta Ambrosi con Lorenza Pieri

Gran parte dell’Artico fa parte del territorio della Federazione, coperta per almeno il 60% del suo territorio da permafrost, che si scalda tre volte più velocemente della media globale e, nel farlo, rilascia metano, uno degli elementi che accelera il riscaldamento globale. È questo uno dei motivi per cui proprio nella tundra ghiacciata che arriva fino alla Siberia – ora avvolta dalle fiamme che divampano ogni estate – che vanno raccolti i dati necessari per combattere il riscaldamento del resto del globo. I dati raccolti dagli esperti di Mosca sono cruciali per la salvaguardia del Pianeta e se la guerra contro Kiev “sta interrompendo collaborazioni tra ricercatori all’interno e all’esterno della Russia in molti campi della scienza, sta avendo un impatto particolarmente profondo sulla scienza del clima nell’Artico” scrive Nature.

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