venerdì 26 novembre 2021

26.11.2016 Arpa Lazio dottor Marco Lupo Audizione regione Lazio. Il sito delle discariche di Borgo Montello è localizzato a circa 2 Km in direzione SW dall’abitato del Borgo lungo la strada di viaMonfalcone in località Colle Pero. L’attività di deposito rifiuti ha avuto origine agli inizi degli anni settanta all’interno del fondo agricolo di proprietà dei Signori Chini e Proietto, che si estendeva per circa quaranta ettari ed era ricompreso tra la citata via Monfalcone ed il fiume Astura: èproprio sullo sversatoio naturale, costituito dalla sponda sinistra dell’area golenale del fiume Astura , che vengono riversati i rifiuti urbani indifferenziati raccolti dal comune di Latina.

26 novembre 2016 Il sito delle discariche di Borgo Montello è localizzato a circa 2 Km in direzione SW dall’abitato del Borgo lungo la strada di viaMonfalcone in località Colle Pero. L’attività di deposito rifiuti ha avuto origine agli inizi degli anni settanta all’interno del fondo agricolo di proprietà dei Signori Chini e Proietto, che si estendeva per circa quaranta ettari ed era ricompreso tra la citata via Monfalcone ed il fiume Astura: èproprio sullo sversatoio naturale, costituito dalla sponda sinistra dell’area golenale del fiume Astura , che vengono riversati i rifiuti urbani indifferenziati raccolti dal comune di Latina.Bisogna, infatti, ricordare che in quel periodo non era ancora vigente alcun tipo di normativa che regolamentasse la gestione dei rifiuti, ed era prassi comune disfarsi degli stessi scaricandoli in sversatoi naturali quali le sponde dei fiumi, i declivi collinari, le vecchie cave o qualunque altro luogo in località isolata, ma non molto lontana dal centro urbano, che si prestasse bene al recapito dei rifiuti: questi erano depositati direttamente sul terreno senza alcun accorgimento tecnico volto alla protezione del suolo, in balia degli eventi meteorologici e spesso oggetto di incendi più o meno spontanei. L’area in parola, ben visibile nelle foto storiche del 1965 e 1975 ( vedi foto allegate ), venne, successivamente, acquisita in gestione dallo stesso comune di Latina che la utilizzerà fino al 1984 (anno di chiusura) per il conferimento dei propri rifiuti. Si viene così a formare il primo nucleo della discarica che assumerà la denominazione di “bacino S0” e che, come detto, è privo di qualsivoglia tipo di presidio atto alla tutela ambientale. All’inizio degli anni 80 (1980-1984) nella stessa area, incominciò ad operare la Società PRO.CHI (Proietto e Chini) che realizzerà un nuovo invaso, denominato S1, seguito negli anni da un secondo invaso denominato S2 (vedi fotografia degli anni 1984-1986 ). L’area di S1 viene gestita come semplice accumulo di rifiuti e solo più tardi, con il subentrare delle varie normative acquisirà i connotati di invaso. Tuttavia sia S1 che S2 nasceranno senza alcuna protezione del fondo ed entrambi verranno utilizzati con criteri di gestione che se non hanno favorito, sicuramente non sono stati di ostacolo alla infiltrazione del percolato nella falda soggiacente il sito I rifiuti che vennero conferiti all’interno dei Bacini S1 ed S2 erano rifiuti misti, aventi origine sia da attività di tipo industriale che da attività più propriamente domestiche; infatti, solo a seguito dell’avvento della prima legge sulla gestione dei rifiuti (Dpr 915/82) e con la successiva normativa tecnica (Delibera del Comitato Interministeriale del 27/07/1984), avrà inizio la gestione razionale dei rifiuti sulla base di una loro precisa catalogazione, e saranno messi in atto tutti quegli accorgimenti, man mano sempre più stringenti, atti alla adozione di forme di smaltimento compatibili con la tutela ambientale. Negli anni successivi al 1984, con il subentro della Società Guastella Impianti, nella gestione dei siti, venne realizzato un ulteriore invaso denominato S3, che possedeva le caratteristiche di impermeabilizzazione dettate dalla vigente normativa (fondo e pareti con strato di argilla ed apposizione di telo plastico per la impermeabilizzazione); subentrerà quindi la Società Ecomont che avrebbe dovuto garantire la gestione post mortem dei siti.Il successivo fallimento della Società Ecomont avrà come effetto l’abbandono della gestione dei tre bacini con una conseguente e progressiva degradazione dello stato manutentivo degli stessi associato inevitabilmente a fuoriuscite consistenti di percolato. Il subentro, dopo vari passaggi, della Società Ecoambiente Srl porterà ai primi interventi volti alla “bonifica” dell’area dei tre invasi con il ripristino dell’aspirazione del percolato e alla captazione di biogas. Le verifiche sulla qualità delle acque di falda, eseguite utilizzando alcuni piezometri presenti nell’area, avevano reso evidente un interessamento della stessa a fenomeni di contaminazione da percolato (alti valori di COD, Ammoniaca, Ferro e Manganese) e pertanto nel 1998 venne autorizzata la realizzazione di un “Polder” (barriera impermeabile di cemento spinta fino alla base dell’acquifero) che operando una cinturazione dei tre invasi avrebbe confinato le sorgenti dell’inquinamento consentendo nello stesso tempo ulteriori abbancamenti sull’area per il recupero di volumetrie. In conseguenza del fallimento della Società Ecomont, ed in modo quasi contemporaneo all’insediamento della Società Ecoambiente Srl, iniziò ad operare all’interno del sito anche la Società Ind.Eco Srl che ha proceduto all’abbancamento dei rifiuti urbani e realizzato nel tempo, in aree viciniori, i bacini S4, S5 ed S6: tutti questi bacini furono realizzati secondo i criteri costruttivi dettati dalle norme di tutela ambientale, che nel frattempo erano evolute. Nello stesso periodo venne realizzato anche l’invaso denominato B2, costruito secondo criteri di sicurezza molto spinti (B2 super) previsti dalla Delibera del Comitato Interministeriale; detto invaso (gestito dalla Società Ecotecna) era originariamente destinato al ricevimento di “rifiuti di tipo speciale non pericoloso”; tuttavia, una serie di non conformità amministrative portarono al mancato completo utilizzo della stessa ed alla sua riconversione per lo smaltimento dei rifiuti urbani e, di fatto, darà luogo alla formazione del bacino S7. Visti gli esiti del controllo ambientale che mostravano la presenza di una contaminazione in falda nei piezometri allora denominati P6 e P7 (poi ridenominati MW1 e MW2), nel 2005 si diede inizio, oltre all’avvio del procedimento ai sensi dell’art.8 del DM 471/98, anche ad un monitoraggio finalizzato per un verso alla verifica della efficacia dell’opera di messa in sicurezza dei bacini S1,S2 ed S3 (polder) e per l’altro al monitoraggio dello stato della falda, esteso a tutta l’area del sito di discarica. Il monitoraggio in parola è stato condotto per tre anni da ARPA Lazio a partire dal 2005 realizzando una rete di 42 di piezometri dislocati in modo da poter monitorare la falda sia in prossimità degli invasi (da S0 ad S7), sia ai confini del sito della discarica, ed in modo particolare, lungo la direzione di deflusso della falda stessa. I risultati del primo triennio di studio (2005-2008) hanno messo in evidenza come all’interno del sito sia intervenuta una forma di inquinamento che interessa l’acquifero; tale contaminazione è riconducibile alla presenza di sostanze organiche clorurate, e più precisamente l’1,2 Dicloropropano e (1,2-DCP) e l’1,4 Diclorobenzene (1,4-DCB), nonché la presenza dei metalli Ferro, Manganese e Arsenico, uniti alla sporadica presenza di Piombo e Cadmio. L’inquinamento si presenta con alti livelli di concentrazione in prossimità degli ex bacini S1 ed S2 lungo la dorsale costituita dalla strada che separa le proprietà Ecoambiente ed Ind.Eco. La presenza di tale nucleo di inquinamento può essere fatta risalire, con ogni evidenza, alla infiltrazione di percolato fuoriuscito, sicuramente prima della costruzione del polder, dal fondo dei bacini S1 ed S2 che, anche in considerazione del bacino di utenza altamente industrializzato, tra le varie tipologie di rifiuti hanno ricevuto con tutta probabilità anche rifiuti di natura diversa da quella urbana . Un ulteriore nucleo di inquinamento è rilevabile in prossimità dei piezometri MW25 ed MW5, posti all’altezza dell’ex bacino S3 sul lato Nord del sito e sono probabilmente il frutto del recapito ed infiltrazione di percolato durante il periodo in cui lo stesso bacino è stato lasciato in abbandono. Da segnalare, inoltre la presenza di un hot-spot localizzato sul lato sud della discarica e localizzato nel piezometro MW20. Un forma importante di inquinamento, ma diversa da quella rilevata in prossimità di S1, S2 ed S3, si è manifestata lungo il piede del bacino di discarica S0 sul versante del fiume Astura che scorre nelle immediate adiacenze. Nei piezometri MW21, MW22, MW23 e MW24, infatti, si rileva un valore estremamente alto di Manganese e Ferro, mentre non si sono rilevati valori particolari degli altri inquinanti: tale fatto è sicuramente ascrivibile alla contaminazione dovuta al percolato dei rifiuti abbancati fin dagli anni ’70 ed alla totale assenza di strutture di contenimento. Tale fenomeno è attualmente oggetto di ulteriori approfondimenti volti a valutare l’eventuale contributo del fiume Astura, le cui acque presentano già a monte del sito di discarica caratteristiche di elevato inquinamento. Gli esiti del primo monitoraggio triennale, hanno quindi reso necessario estendere l’attività di controllo e monitoraggio all’esterno del sito, al fine di valutare l’eventuale estensione della “plume di contaminazione” ad aree oltre i confini dello stesso. Dal 2009 al 2013, previa realizzazione di una nuova rete piezometrica di controllo, costituita da ulteriori 15 piezometri, si è proceduto a verificare lo stato della falda freatica in aree prossime alla discarica. Gli esiti di tale monitoraggio, condotto sempre da ARPA Lazio in collaborazione con ISPRA, mostrano che le aree poste a monte idrogeologico del sito sono indenni da forme di inquinamento e che anche le aree poste sul lato sud ovest del sito (potenzialmente interessate allo sviluppo del fenomeno di inquinamento) sono tuttora immuni da particolari forme di inquinamento. Diversa risulta, invece, la situazione delle aree esterne poste ad Ovest del sito (a valle idrogeologico), ed in particolare l’area della cosiddetta Valle d’Oro, posta in riva destra del fiume Astura: in tale area è stata rilevata una significativa forma di inquinamento dovuta alla presenza di metalli quali Manganese, Arsenico e soprattutto Ferro. Bisogna, tuttavia, osservare che il chimismo delle acque di falda, le caratteristiche geopedologiche dell’area e la diversa forma quali-quantitativa dell’inquinamento riscontrato in sponda destra dell’Astura rispetto a quanto rilevato in sponda sinistra (lato discarica), sollevano perplessità circa il meccanismo di diffusione degli inquinanti e l’attribuzione della paternità dell’inquinamento in questione. Risulta, infatti, di difficile attribuzione la forma inquinamento riscontrata in alcuni piezometri (MWE14 ed MWE13) che vanno a monitorare l’acquifero in un’area che secondo la direzione di propagazione della falda, così come individuata dal modello idrogeologico, dovrebbe risultare indenne da forme di contaminazione dovute alla eventuale diffusione della “plume” di contaminazione del sito di discarica : la comprensione di detto fenomeno e la elaborazione di un modello concettuale definitivo è tuttora oggetto di studio e rappresenta l’obiettivo finale del monitoraggio finora eseguito sul sito di Borgo Montello.Si deve osservare come il modello testé esposto sia un punto fermo per la comprensione del meccanismo che ha dato origine al fenomeno dell’inquinamento ed è stato, direttamente o indirettamente, più volte oggetto di confronto nell’ambito delle varie indagini condotte dalla Magistratura (perizia del 2005 dei Dott. Ottaviani e Ziemacki, e perizia del 2014 a cura del Dott. Munari): aldilà della non condivisibilità di alcune delle considerazioni fatte dal Dott. Munari, le indagini condotte dai periti della Procura della Repubblica di Latina e le risultanze da queste scaturite hanno sempre confermato e mai modificato nella sostanza la rappresentazione delle dinamiche dell’inquinamento così come è stato presentato dai lavori di ARPA Lazio e di ISPRA. Come precedentemente accennato, il sito delle discariche di Borgo Montello è attualmenteassoggettato ad un procedimento di bonifica che, nell’ambito del vigente dettato normativo (art. 242 e segg. del Dlgs 152/06 e smi), consente l’esercizio in condizioni di messa in sicurezza. Il monitoraggio effettuato sulla falda, (tuttora operativo a carico delle Società che esercitano sul sito in quanto parte integrante della autorizzazione AIA), ha consentito di caratterizzare compiutamente il sito, ha portato ad individuare le aree oggetto di inquinamento ed ha permesso di determinare un modello concettuale sulla base del quale è stato adottato un piano di bonifica per fasi, approvato e reso operativo con Determinazione n. 913/2009 del comune di Latina. Detto piano viene realizzato e condotto dalla Società ECOAMBIENTE e prevede sia la realizzazione di un “capping”(copertura impermeabile) del bacino S0, sia un intervento di risanamento della falda di tutto il sito mediante immissione di agenti ossidanti che diffondendo all’interno di essa sono in grado di demolire la struttura molecolare degli inquinanti di natura organica (1,2-DCP e 1,4-DCB) e di immobilizzare mediante la trasformazione in sali insolubili i metalli responsabili dell’inquinamento. Nella foto in allegato, sono riportati i punti dove è previsto l’intervento secondo un programma prestabilito che contempla per ogni punto il controllo in continuo dei parametri che permettono di monitorare il processo ed una successiva fase di verifica del raggiungimento degli obiettivi. Un cenno particolare deve essere fatto sull’iter della bonifica del bacino S0 per il quale era prevista la realizzazione immediata del capping. Detto bacino era già stato oggetto nel 1995 di uno studio sperimentale da parte dell’ENEA per la messa a punto di un protocollo di indagine per lostudio dei siti di discarica. Tale studio portò alla individuazione di una anomalia magneticariconducibile a presenza di masse metalliche; questo fatto, unitamente alle dichiarazioni rilasciate dal pentito Carmine Schiavone relative al conferimento di rifiuti tossici nell’area del Sud pontino, fece ritenere opportuna l’effettuazione di ulteriori indagini interrompendo di fatto l’iter della realizzazione del capping. Fu pertanto richiesto l’intervento dell’INGV che procedette ad una mappatura del bacino S0 individuando tre aree con anomalie magnetiche significative. Dette aree furono indagate mediante escavazione fino al ritrovamento della causa di dette anomalie che sono risultate essere originate in un caso da ammassi di copertoni, nell’altro da un manufatto in cemento armato (muro di contenimento della rampa per favorire lo scarico di rifiuti) e nel terzo caso da ammassi vari di rifiuti contenenti vari elementi metallici (scatolame in banda stagnata, parti di elettrodomestici ecc).La rimozione di quanto rivenuto, la ricopertura e la successiva verifica dell’area con la scomparsa del segnale di anomalia magnetica confermavano l’avvenuta rimozione della causa stessa delle anomalie. Bisogna rilevare che le previste attività di bonifica condotte dalla Società ECOAMBIENTE sono state soggette a numerosi ritardi a motivo di asserite difficoltà societarie e, comunque, dietro le continue pressioni degli Enti, ad oggi le attività di bonifica sul sito stanno proseguendo mediante l’immissione degli agenti ossidanti nei piezometri ove si manifesta il superamento delle CSC dando anche inizio alle operazioni di realizzazione del capping di S0. Nell’ambito delle proprie prerogative ARPA Lazio segue costantemente l’evoluzione delle attività di bonifica dell’acquifero del sito esplicando nel contempo anche tutte le attività di controllo connesse alle modalità di conduzione e gestione dello stesso da parte delle Società INDECO ed ECOAMBIENTE che operano al suo interno. Queste, infatti sono munite di Autorizzazione Integrata Ambientale e pertanto, conformemente alla normativa statale e regionale, sono oggetto di regolari controlli, nell’anno, secondo quanto previsto dal Piano di monitoraggio e controllo approvato in allegato all’AIA ed alle varie prescrizioni della autorizzazione stessa. In piùARPA Lazio, come nel caso del Bacino S8 della Società INDECO, è chiamata anche ad assolvere a compiti di vigilanza sulle attività di manutenzione finalizzate alle operazioni di messa in sicurezza del bacino posto sotto sequestro preventivo da parte della Procura della Repubblica c/o il Tribunale di Latina. Da quanto sopra esposto è facile intuire che il sito delle discariche di Borgo Montello è una realtà estremamente complessa che è inserita in un contesto abbastanza urbanizzato, circondata nelle immediate vicinanze da vari nuclei di case sparse e dalla realtà abitativa di Borgo Montello e Borgo Bainsizza.Questo fatto inevitabilmente porta a delle ripercussioni sulle realtà locali che paventano tra gli altri anche impatti di natura sanitaria attribuiti al sito di Discarica oltre che le molestie di tipo olfattivo. In riferimento a queste ultime si deve evidenziare che allo stato dei fatti non esiste alcuna normativa europea, statale o regionale che fissi dei limiti e dei parametri per la verifica dei disturbi olfattivi provenienti da impianti di gestione dei rifiuti. Ne consegue che le uniche possibili verifiche all’interno degli impianti riguardano l’accertamento della corretta gestione di rifiuti come ad es. la ricopertura giornaliera del fronte di abbancamento rifiuti, la chiusura delle porte dei centri di trasferenza, ecc.; dette verifiche sono periodicamente effettuate da ARPA con controlli all’interno del sito e con sopralluoghi di rilevazione olfattiva soggettiva esterni al sito: ne fanno fede verbali redatti negli anni 2013, 2014 e 2015 attivate anche a seguito di esposti dei residenti delle zone limitrofe. A queste attività, si è aggiunta, a partire dalla fine dello scorso anno, anche un’attività di monitoraggio della qualità dell’aria per la verifica del rispetto di quanto previsto dalla Direttiva Comunitaria 2008/50/CE recepita con il D.Lgs. 155/10. In particolare, mediante l’utilizzo di un laboratorio mobile, sono state eseguite due campagne di monitoraggio che hanno interessato rispettivamente il periodo invernale, dal 4 dicembre 2015 al 2 febbraio 2016, e il periodo estivo, dal 28 luglio al 25 agosto 2016. Tale laboratorio mobile è stato collocato all’interno del cortile di un’abitazione localizzata su via Monfalcone, in posizione frontale rispetto alla discarica (vedi immagine sotto riportata). Per entrambe le campagne di misura il mezzo mobile è stato dotato di tutta una serie di analizzatori in grado di rilevare in continuo la presenza di sostanze inquinanti presenti nell’aria ambiente e di misurarne le concentrazioni, i cui valori registrati sono stati confrontati con i limiti riportati nella normativa vigente (D.Lgs. n.155 del 13 Agosto 2010 e s.m.i.).Gli inquinanti monitorati nelle campagne sperimentali comprendono: NO2 (biossido di azoto), SO2 (anidride solforosa), O3 (ozono), Pm10, Pm 2.5, idrocarburi BTEX (Benzene, Toluene, Etilbenzene, Xileni) e H2S (acido solfidrico). I dati rilevati hanno fatto registrare per gli inquinanti atmosferici andamenti tipici della stagionalità, con concentrazioni più elevate nel periodo invernale e significativamente più basse nel periodo estivo. In generale non sono stati riscontrati superamenti del valori limite normativi. Si evidenzia che in merito al particolato atmosferico è stato possibile riscontrare nel periodo invernale e precisamente per tutto il mese di dicembre 2015, alcuni superamenti del valore di 50 μ g/m3 (individuato dal D.Lgs. n. 155/10 quale soglia da non superare per più di 35 volte l’anno). Si rappresenta tuttavia che le concentrazioni di particolato atmosferico, come peraltro anche degli altri inquinanti atmosferici, riscontrate a Borgo Montello nel periodo indicato (mese di dicembre 2015) di fatto sono in linea con tutti i dati di qualità dell’aria di tutta di tutta la Regione Lazio e di una massima parte di Italia, ove in quel periodo, a causa di prolungate condizioni di stabilità atmosferica, si è creata una condizione di massima allerta nazionale per problemi di qualità dell’aria. A titolo di esempio anche tutte le altre stazioni di Latina registravano nello stesso periodo eventi significativi di concentrazioni di particolato (PM10 e PM2,5) analoghi alla stazione di Borgo Montello. Il rilevamento della qualità dell’aria, effettuato all’esterno del sito di discarica di Borgo Montello nei due periodi sopra indicati, ha consentito di approfondire le caratteristiche di qualit à dell’aria del sito sulla base della normativa vigente in materia non facendo riscontrare, come sopra riportato superamenti dei limiti tabellari. In merito alle continue segnalazioni di odori sgradevoli, particolarmente frequenti nel periodo estivo e avvertite dai residenti locali, si evidenzia che la campagna di misura eseguita con le metodiche e i parametri indicati dal D.lgs 155/10, non ha fatto riscontrare a Borgo Montello connessioni tra qualità dell’aria e molestia olfattiva.Quest’ultimo tema infatti, ancorchè sia verificabile che presso l’area di Borgo Montello periodicamente si manifestino eventi odorogeni sgradevoli, l’assenza di una specifica regolamentazione legislativa nonché le incertezze ancora diffuse dal punto di vista scientifico sulla problematica in generale e sulla sua strategia di controllo, non hanno ancora consentito allo stato attuale di effettuare azioni ulteriori rispetto a quanto sopra evidenziato (controlli interni alla discarica e sopralluoghi esterni per la rilevazione olfattiva soggettiva della presenza/assenza della molestia olfattiva). Arpa Lazio dottor Marco Lupo Audizione regione Lazio


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