domenica 25 luglio 2021

L'esempio fiero e forte di Antonio Dal Cin per sostenere le vittime del dovere e i loro familiari: "“Il loro esempio vivrà per sempre nella memoria collettiva”. Chi dona la propria vita agli altri, vivrà in eterno. Vittime del dovere, vittime dell’amianto."

continua imperterrito l'impegno di Antonio Dal Cin per la difesa dei lavoratori, la tutela dei diritti civili e sociali e delle loro famiglie. Antonio è l'artefice di una strenua difesa dal male invisibile e potentissimo che è l'amianto che avvelena il corpo, responsabile della malattia grave che ha colpito lavoratori e anche cittadini inconsapevoli del pericolo che corrono. Dal Cin è l'esempio dignitoso di lavoratore, padre e anche di lavoratore con grande attaccamento al suo ruolo e al suo Corpo della Guardia di Finanza che ha servito per decenni con convinzione. Antonio continua a lottare affinchè questo dramma si fermi e non colpisca altri, ma anche per avere il giusto riconoscimento in quanto colpito nell'adempimento del dovere, dall'amianto. La giusta rivendicazione dei trattamenti per la malattia ha avuto il riconoscimento degli alti vertici della Guardia Di Finanza che con fierezza e orgoglio affiancano per il riconoscimento del trattamento sanitario e pensionistico. Antonio anche se colpito dalla malattia continua a tracciare la giusta strada con la stessa fierezza dei suoi "comandi" e "signorsì" senza tentennamenti, anche se con qualche cedimento fisico, mai morale. Le parole che seguono sono un inno alla vita, un incoraggiamento ai tanti familiari delle vittime del lavoro affinchè anch'essi continuino a lottare sull'esempio di Antonio:  

Le vittime del dovere, non moriranno mai: “Il loro esempio vivrà per sempre nella memoria collettiva”.

Chi dona la propria vita agli altri, vivrà in eterno.

Vittime del dovere, vittime dell’amianto.

Uomini forti, che nulla hanno potuto fare contro un nemico invisibile, perché un nemico invisibile è come se fosse inesistente, e lo è ancor più se non sai che esiste, com’è avvenuto per l’amianto che da decenni uccide indisturbato, senza alcuna pietà, e in egual misura ha colpito il Comparto Sicurezza e Difesa dello Stato.

Vittime del dovere, ma anche vittime del progresso e del profitto, così come dell’errore dell’uomo, di quella consapevole mancata applicazione delle più basilari norme di sicurezza nei luoghi di lavoro, in violazione delle norme del diritto costituzionale, delle leggi dello Stato e della CEDU che la Repubblica Italiana ha ratificato con la legge 4 agosto 1955 n. 848.

Vittime del dovere che non si sono mai arrese, dimostrando dignità nella malattia, così come nel momento della morte.

Vittime del dovere, il cui unico pensiero è sempre stato la famiglia, perché potesse continuare a vivere dignitosamente.

Una disciplina chiara quella delle vittime del dovere, ma di difficile applicazione anche quando l’evento è un requisito tanto lampante, quanto essenziale.

Vittime del dovere, ma anche vittime della sperequazione esistente tra le varie tipologie di vittime che la legislazione ha creato e meriterebbero parità di trattamento, atteso e considerato quanto espressamente richiamato nell’articolo 3 della Costituzione: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Vittime del dovere, quasi sempre prive di giustizia su questa vita terrena.

Vittime del dovere, che in modo del tutto assurdo e contraddittorio appaiono colpevoli nei confronti dei carnefici che in realtà hanno colpito coloro che in quel momento hanno rappresentato lo Stato.

Vittime del dovere, costrette ad affrontare un percorso ad ostacoli, intrapreso da chi è ferito, così come dai famigliari delle vittime, che insieme al dolore e la sofferenza, ereditano quella “via crucis” giudiziaria, dove paradossalmente si ritrovano a doversi difendere da quello stesso Stato e dalle sue libere Istituzioni a cui i loro cari hanno solennemente giurato fedeltà, fino all’estremo sacrificio.

Vittime del dovere, i cui orfani con gli occhi pieni di lacrime ed un dolore senza fine nel cuore, si ritrovano a dover affrontare ingiuste ed estenuanti battaglie giudiziarie, per vedere riconosciuti diritti sacrosanti e legittimi che dovrebbero essere applicati e non rincorsi nelle aule di giustizia.

Vittime del dovere che per le prestazioni previdenziali, come per quelle risarcitorie dovrebbero ottenere il risarcimento integrale del danno, sulla base delle tabelle prestabilite, senza dover affrontare alcun contenzioso.

Vittime del dovere, troppo spesso lasciate sole, abbandonate a se stesse, al loro destino, soprattutto quando risultano colpite da una malattia mortale, determinata da una bomba invisibile qual è quella di amianto che ne ha devastato il corpo e l’anima.

Antonio Dal Cin



https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Veneto_(C_550)

L'incrociatore lanciamissili Vittorio Veneto (C 550) ex nave ammiraglia della Marina Militare, in servizio dal 1969 al 2003 (anno in cui è stato collocato in status di Ridotta tabella di disponibilità in attesa del disarmo, avvenuto nel 2006, e della radiazione dal libro registro del naviglio militare), è la seconda unità italiana a portare questo nome dopo la nave da battaglia Vittorio Veneto della seconda guerra mondiale.

Il giorno 8 giugno del 2021 la nave attraversa per l'ultima volta a rimorchio il ponte girevole di Taranto con destinazione Aliaga, in Turchia, dove verrà demolita e riciclata.

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