giovedì 28 settembre 2017

Rifiuti, sequestrate centrale Enel di Cerano, Cementir di Taranto e parte di Ilva: ‘Sostanze pericolose nel cemento’

Trentuno gli indagati. Secondo gli investigatori le ceneri leggere vendute al cementificio sono state prodotte utilizzando anche gasolio, olio combustibile denso e carbone. Al gruppo dell'energia elettrica sequestrati per equivalente oltre 500 milioni di "ingiusto profitto": ha "trasformato una voce di costo legata allo smaltimento di rifiuti in una fonte di introiti"
La Guardia di finanza di Taranto ha eseguito il sequestro preventivo, con parziale facoltà d’uso e l’obbligo di seguire prescrizioni, della centrale Enel Federico II di Cerano, a Brindisi, della Cementir Italia di Taranto e dei parchi loppa d’altoforno (sottoprodotto della produzione della ghisa) dell’Ilva. Secondo gli investigatori le ceneri leggere vendute al cementificio sono state prodotte utilizzando anche gasolio e olio combustibile denso e carbone, con il risultato di contaminarle con sostanze pericolose: ammoniacamercurionichelvanadio. Il gip ha disposto anche il sequestro per equivalente (conti correnti, partecipazioni, beni mobili e immobili) dell’ingiusto profitto ottenuto dall’Enel tra settembre 2011 e settembre 2016, quantificato in oltre 523 milioni. Infatti la condotta illecita “ha di fatto trasformato una voce di costo aziendale legata allo smaltimento di rifiuti in una fonte di introiti”. Dalle intercettazioni è emerso che alcuni dirigenti dell’Enel, che sono tra i 31 indagati per traffico illecito di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata, erano “perfettamente a conoscenza del fatto che le ceneri erano pericolose”: parlando al telefono “fanno riferimento alla necessità di confondere gli inquirenti presentando loro dati alterati e non veritieri e, di evitare di comunicare con l’Arpa“.
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L’operazione, battezzata Araba fenice, si inserisce nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Lecce su un presunto traffico illecito di rifiuti diretta dai pm Alessio Coccioli e Lanfranco Marazia. La loppa d’altoforno venduta dall’Ilva alla Cementir secondo gli investigatori non può essere considerata un sottoprodotto: di fatto si tratta di rifiuti, perché le operazioni di vagliatura e deferrizzazione del materiale venivano effettuate “parzialmenteed in maniera insufficiente, sia dal produttore che dal destinatario Cementir, quest’ultimo in assenza di specifiche autorizzazioni in A.I.A. al trattamento della specifica tipologia di rifiuto”. Tutto questo “ne inficia la capacità di impiego allo stato tal quale nell’ambito del ciclo produttivo del cemento”.
Una volta accertate le violazioni di legge nella produzione del cemento attraverso l’utilizzo della loppa, gli inquirenti si sono concentrati sulle ceneri leggere che la Cementir ha acquistato da Enel. La quale “ha classificato le suddette ceneri come provenienti tutte dalla sola combustione di carbone” nonostante avesse “impiegato, nel proprio ciclo produttivo, combustibili (Ocd e gasolio) generando ceneri contaminate da sostanze pericolose derivanti sia dall’impiego di combustibili diversi dal carbone che dai processi di denitrificazione a base di ammoniaca“.
La gestione promiscua delle diverse tipologie di ceneri da parte di Enel si è tradotta in un “oggettivo vantaggio patrimoniale“, pari al risparmio dei costi correlati alla separazione e al corretto smaltimento di quei rifiuti. La successiva vendita “ha rappresentato per Enel un espediente dietro il quale si è celato l’intento di reperire un canale di smaltimento di questi rifiuti, alternativo e più economico rispetto a quelli conformi alla normativa vigente. Peraltro la condotta, è stata ritenuta particolarmente grave tenuto conto che presso la centrale sono presenti impianti che avrebbero consentito lo stoccaggio e la separazione delle ceneri e che tuttavia non sono mai stati utilizzati”. Enel avrebbe dovuto sostenere “costi esponenzialmente più elevati per avviare a smaltimento le proprie ceneri presso siti autorizzati a trattarli in conformità alla loro reale natura di rifiuti pericolosi anziché classificarli fraudolentementecome rifiuti non pericolosi”. Il fatto che il prezzo di vendita a Cementir fosse basso non rileva, secondo gli investigatori, visto che “l’intera condotta, nella prospettiva di Enel Produzione, assume una connotazione economica di primaria importanza se parametrato al costo che l’azienda avrebbe dovuto sostenere per smaltire correttamente le ceneri-rifiuto pericoloso ed inquinante”.
Enel Produzione ha diffuso una nota in cui fa sapere che “confida che nel corso delle indagini potrà dimostrare la correttezza dei propri processi produttivi e presterà ogni utile collaborazione alle Autorità inquirenti”. Il gruppo aggiunge che “il provvedimento di sequestro non pregiudica la corretta operatività della centrale, nel rispetto di prescrizioni coerenti con il modello operativo di Enel Produzione”.di  | 28 settembre 2017 http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/28/rifiuti-sequestrate-la-centrale-enel-di-cerano-la-cementir-di-taranto-e-parte-dellilva-sostanze-pericolose-nel-cemento/3882744/

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