domenica 28 maggio 2017

Paghi l'Autostrada, finanzi il nucleare francese Nella cordata a cui Atlantia ha ceduto il 10 per cento di Autostrade per l'Italia c'è anche Edf Invest, il fondo creato dall'utility transalpina per finanziare il "decommissioning"

di Luca Pagni Pensateci, la prossima volta che vi fermate al casello: ogni volta che pagate, una parte del pedaggio incassato sulla maggior parte della rete italiana serve per finanziare il nucleare francese. Per la precisione, finisce nel fondo che è stato creato per sostenere, un domani, il processo di decommissioning delle centrali atomiche transalpine. Perché mandarle in pensione non sarà facile (bisogna trovare una alternativa "energetica") e soprattutto non sarà economico (le centrali atomiche attive in Francia sono 54): secondo gli ultimi dati occorreranno almeno 70 miliardi, conto che ogni anno sale sempre di più.

Peccato che le autorità francesi, fino a questo momento, ne abbiano messi da parte meno di un terzo. Per evitare un salasso al momento decisivo, il colosso dell'energia Electricitè de France - che ha in gestione gli impianti - ha creato una divisione chiamata Edf Invest: la quale ha anche il compito di gestire il fondo dedicato al decommissioning, ma soprattutto di investire in progetti remunerativi per alimentarlo. Una delle operazioni che ha visto protagonista Edf Invest porta proprio in Italia: il gruppo Atlantia ha appena ceduto il 10% di Autostrade per l'Italia, il principale concessionario del nostro paese, per 1,48 miliardi: un 5% è andato al fondo infrastrutturale cinese Silk Road (impegnato, tra l'altro, alla realizzazione della nuova Via della Seta), mentre l'altro 5% a un consorzio formato da Allianz (74%), Edf Invest (20%) e Dif Infrastructure (6%).

Così, una parte dei proventi che ogni anno arrivano dalle principali tratte austostradali italiane (dall'Autosole alla Milano-Venezia) vengono messi da parte a Parigi per il cappottino di cemento che servirà a mettere in sucurezza le centrali nucleari quando arriveranno a fine vita. I francesi, fino a oggi, hanno cercato di rinviare il problema il più possibile: il presidente uscente Hollande aveva promesso che avrebbe iniziato l'opera, cominciando dall'impianto più vecchio che si trova in Alsazia, ma non c'è riuscito. Ora la palla passa a Macron, facilitato dal fatto che la Francia sta investendo sempre di più in rinnovabili (eolico, in particolare); il che dovrebbe facilitare la transizione. Bisognerà (con)vincere le resistenze dei sindacati e dalle comunità locali sede delle centrali, le quali hanno goduto in questi anni di benefici economici non indifferenti.

A ogni buon conto, Edf Invest - che al momento gestisce 4 miliardi di euro - va avanti nel suo compito e si porta avanti con i soldi. Guarda caso, incrociando in più di una occasione le società italiane. Sempre con Atlantia ha vinto la gara per la privatizzazione dell'aeroporto di Nizza: il 60% dello scalo sulla Costa Azzurra è stato aggiudicato alla cordata composta dalla holding della famiglia Benetton (65%), da Edf Invest (25%) e da Aeroporti di Roma (10%) che fa sempre riferimento ad Atlantia. Una operazione che ha provocato più di una polemica in Francia, con accuse a Edf di voler utilizzare i guadagni dell'aeroporto di Nizza non tanto per il decommissioning quanto per il progetto che la vede protagonista in Inghilterra per la costruzione di una grande impianto nuclare sulla costa del Mare del Nord.

Sempre Edf Invest è tra i partner del gruppo Snam nella gara vinta per la vendita di Tigf, la rete del gas del sud-ovest della
Francia appartenuta a Total e dove ha una quota anche il fondo sovrano di Singapore. In altre parole, Edf Invest è diventato
lo strumento con cui l'Eliseo (proprietario al 75% dell'utility) si ritaglia un ruolo nelle privatizzazioni e nella vendita di asset che considera stretegici. Il cha tradotto significa: se vuoi comprare uan società francese devi prendermi a bordo come socio di minoranza. http://www.repubblica.it/economia/finanza/2017/05/27/news/autostrade-166593624/?ref=RHPPBT-VE-I0-C6-P7-S1.6-T1

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