domenica 5 febbraio 2017

Terremoto, la sofferenza degli allevatori e dei loro animali. ‘Gelo, stalle crollate e troppa burocrazia. Aiuti o andiamo via’

le zone colpite dalla devastazione del terremoto, oltre ai lutti, alle case e agli immobili distrutti o danneggiati, hanno subito un grave danno alla loro economia. Chi viveva con l'allevamento di animali o con la produzione agricola, terminati i riflettori sembra stiano perdendo la speranza e rischiano, per l'ennesima volta, di morire per burocrazia e per leggi poco umane.

Capi di bestiame dispersi, morti e sotto stress. Che non producono più latte, non mangiano abbastanza o sono troppo deboli per affrontare la gestazione. Prima il sisma, poi la neve hanno messo in ginocchio gli allevatori del Centro Italia. “Stavolta è davvero dura", dicono. E parlano di aiuti inadeguati e soluzioni inefficaci calate dall'alto: "Non decidano a Roma, vengano qui e parlino con noi" C’è la desolazione, certo. Che nasce dalla consapevolezza di aver perso tanto, in alcuni casi tutto. E c’è lo sconforto, “un principio di rassegnazione che fai di tutto per ricacciarlo indietro, ma alla fine non puoi rimuoverlo fino in fondo, quando ti ritrovi davanti a certe scene”. Ma c’è pure “la voglia di ripartire”, una sorta di frenesia che si concretizza in progetti, speranze, desiderio di dimostrare che resistere si può. “Si deve”. Ed è proprio quest’ansia di ricominciare che genera la rabbia. Rabbia per gli aiuti: “Arrivati in ritardo, pochi e difettosi”. Rabbia per le lentezze di “una burocrazia assurda, che spesso complica più problemi di quanti non ne risolva”. E rabbia per quello che si sarebbe potuto fare, per evitare i disagi attuali, e non è stato fatto.
A due settimane dalle scosse che hanno di nuovo colpito il Centro Italia, e che insieme alla neve hanno messo in ginocchio molti comuni appenninici di Lazio, Abruzzo e Marchegli allevatori locali si ritrovano nel bel mezzo di un’emergenza che inizialmente è stata sottovalutata, e ora si preannuncia lunga e faticosa come non mai. “Siamo gente di montagna, a rialzare la testa dopo una batosta siamo abituati: ma stavolta è davvero dura”, dicono in tanti. Qualcuno – ci si basa su singole testimonianze, perché per avere un quadro puntuale è ancora presto  – decide di mollare, vendere stalle e bestiame e trasferirsi in città: L’Aquila, Ascoli, Rieti, Roma. Altri invece non desistono: “Ci siamo nati e cresciuti, quassù. Ma pretendiamo che le istituzioni ci aiutino: subito, ora”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/05/terremoto-la-sofferenza-degli-allevatori-e-dei-loro-animali-stalle-crollate-animali-morti-e-troppa-burocrazia-senza-aiuti-andiamo-via/3363695/

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