lunedì 2 gennaio 2017

Medio Oriente Scontro tra professori per un seminario sulla tutela del patrimonio culturale, organizzato dal governo di Damasco Assad e le rovine della Siria: la guerra spacca gli archeologi

MARC LEBEAU
E 7 STUDIOSI
I nostri colleghi
prestano prestigio
e professionalità
a sostegno di questo
regime violento
È vergognoso
e riprovevole
GIORGIO
BUCCELLATI
Non c’era neanche
un ministro, solo
il direttore generale
Non vi è stata la
minima pressione
ideologica o politica
da parte dei siriani La scheda
I TESORI
DISTRUTTI
Palmira è
il più noto
di oltre
cento siti
archeologici
siriani
distrutti o
danneggiati
dall’Isis e
dalle altre
forze che si
combattono
in Siria
dal 2011
ANDREA PALLADINO
Parole di fuoco, amicizie
che rischiano di
rompersi per sempre,
accuse incrociate. La
comunità degli archeologi del
Vicino Oriente è spaccata. La
guerra civile siriana ha creato
una sorta di nuova cortina di
ferro che divide anche chi per
anni si è occupato delle grandi
civiltà dell’area mesopotamica.
Un luogo culturalmente
intenso come pochi, evocativo,
ancora pieno di misteri e
storie da raccontare.
Motivo del contendere è un
seminario per studiosi delle
antichità siriane, tenuto a Damasco
il 10 e 11 dicembre scorso
sotto gli auspici del ministero
della Cultura siriano,
Direttorato generale per le
antichità e i musei. Ovvero
l’organismo del governo di
Bashar al-Assad. Un incontro
che ha visto la partecipazione
del gotha della scuola archeologica
italiana del Vicino Oriente:
Paolo Matthiae, lo scopritore
di Ebla, che ha inviato
una relazione, Giorgio Buccellati,
professore emerito
della Ucla di Los Angeles, scopritore
della biblica Urkesh,
Stefania Mazzoni, professoressa
dell’Università di Firenze.
E poi esperti della cooperazione
italiana, come l’a r c h itetto
Antonio Giammarusti.

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